Sergio e Chiara

[…] “per il resto le cose procedono come sempre. Siamo precari, siamo appassionati e probabilmentecime siamo stupidi, perchè invece di andarcene come fanno in molti, vogliamo continuare a sperare, a crederci, ad avere fede nel restare qui a Torino, vicino alle “nostre” montagne, nella “nostra” terra. Vedremo se il tempo ci darà ragione, oppure ci travolgerà…” […]

[…] e come sempre non perdere la voglia di salire e la determinazione di andare avanti, un passo dopo l’altro incurante della fatica e degli ostacoli […]

Sergio e Chiara sono due persone davvero speciali. Non se ne trovano tanto facilmente in giro di questi tempi. Immersi nei percorsi impossibili della carriera universitaria, manifestano così, con una passione davvero senza confini, il loro amore per le loro montagne, per la loro terra e per la fatica. Per i profani può davvero risultare incomprensibile. E lo è anche per me, che profano della montagna non sono, ma che ho sempre pensato che al loro posto me nei sarei andato molto presto. Se il nostro Paese, a dispetto di tutto, riesce ancora a stare in piedi, con i suoi spaventosi barcollamenti, è solo grazie a persone come loro.

Sinceramente credo che la maggioranza degli italiani non lo sa. Non sa che, al di là di tutte le amarezze che tutti i giorni questo Paese ci propina, ci sono ancora persone che ci credono, che lottano per un futuro migliore. Per tutti, non solo per loro.

Questa sera l’Italia è davvero un posto speciale. Unico.

Grazie Chiara. Grazie Sergio. A presto tra le nostre montagne.

Beppeley

4 pensieri riguardo “Sergio e Chiara

  1. andarsene… una volta, da ragazza, sognavo di farlo.
    poi, agli inizi di “carriera”, me n’era passata la voglia. pur ancora libera da legami affettivi, non potevo pensare di andarmene da queste montagne!
    adesso ho anche combattuto una piccola lotta con la mia dolce metà per non andare ad abitare in pianura, troppo lontano dai monti (e non è che adesso io abiti a 1700m!!!).
    poi leggo quello che mi scrive un lettore del mio blog, emigrato in polonia: mi parla di altri ritmi lavorativi, di persone che cantano ancora mentre sono nei campi ed è felice, anche se gli manca il dialetto piemontese, gli incontri con gli amici alle fiere zootecniche…

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