Cultura del limite

cultura del limiteHo fatto un giretto su http://amoredipendente.wordpress.com/ e ho letto l’ultimo post di Ameya (Champagne e altri piaceri). Ho pensato che gli ultimi due periodi del suo pensiero fossero particolarmente significativi per esprimere anche le sensazioni che provo dopo che ho camminato tra le montagne. Ve le riporto, invitandovi a fare un salto sul suo blog, davvero interessante (qui c’è il mio commento).

[…] Trovare il bello in ogni condizione, saperne gioirne senza l’attaccamento morboso del ‘voglio di più’ è il segreto intimo della felicità, quella felicità che non fa rumore ma fa dire grazie con semplicità. C’è una bellezza nel pieno, nell’incontro, nella fusione e c’è una bellezza nel ritorno a sé, nel silenzio, utile e necessario per integrare, riflettere e far proprio ciò che si è vissuto […]

Ho pensato così alla cultura del limite, la grande assente della nostra epoca. I montanari la conoscevano. Era la parte più importante della loro sopravvivenza in ambienti così duri. A me dispiace soltanto che non hanno avuto la possibilità di tramandarla, di consegnarla al nostro mondo. Ho avuto l’immensa opportunità di incontrare i montanari delle Valli di Lanzo ed è stato come fare un viaggo nel tempo non solo quantitativo ma anche e soprattutto qualitativo. La qualità risiede nelle loro parole colme di pace. Con se stessi, con il mondo, con la natura. Questa parola, oggi troppo abusata, è quella che rintraccio quando sono lassù a vagabondare tra valli e montagne.

E’ solo quando si è lì, presenti con tutto il nostro spirito, mentre camminiamo, che si può  comprendere davvero il senso di quella importantissima e bellissima parola.

Beppeley

5 pensieri riguardo “Cultura del limite

  1. Putroppo c’è anche da notare che il “no limits” è un ottimo slogan per agevolare il mercato di prodotti legati all’industria del tempo libero… Peccato però che così facendo si induca ad un rapporto poco sano con se stessi, con gli altri, con lo sport in generale e anche con la frequentazione della montagna…

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  2. Al di là dello slogan pubblicitario, il concetto del “no limits” è estremamente deleterio. Da un lato ci induce ad accumulare, volere, cercare e spremere sempre di più da noi stessi e dal mondo, dall’altro ci fa dimenticare che tutto – tutti – abbiamo un inizio ed una fine (ad altri piace pensare ad un ciclo, il concetto non cambia). Accettare e conoscere i propri limiti è il modo migliore per andare “oltre”, superarli in Qualità piuttosto che in Quantità.

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  3. Sono d’accordo con te Beppeley,al giorno d’oggi la cultura del limite non esiste più, è stata soppiantata esattamente dal pensiero opposto. E questo in quasi tutti gli ambiti, a partire da quello economico. Il problema è che questo modo di pensare ti viene instillato sin da bambino dai modelli che vengono proposti…culturali,sociali,umani…E il non avere limiti porta all’implosione della persona in quanto uomo, porta all’insoddisfazione perenne, al continuo tentativo di raggiungere l’impossibile..un concetto che non esiste! E “guarire” da questa condizione è un percorso lungo…
    Probabilmente una volta, e in contesti diversi, più naturali e a misura d’uomo, tutto ciò era molto meno radicato e sentito…delle culture “sorpassate” si dovrebbe conservare il buono e progredire oltre. Ma non a tutti questo porta vantaggio.

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