A,B,C Acqua Bene Comune

Scopro sul sito http://www.cai-tam.it/ che il CAI Veneto (il raggruppamento regionale delle sezioni del Club Alpino Italiano), sta tentando di sensibilizzare le istituzioni sui rischi di veri e propri attentati al bene pubblico “acqua” da parte di imprese che hanno come precipuo obiettivo il profitto ad ogni costo da realizzare con progetti miopi che non fanno  altro che sottrarre un bene così importante, come l’acqua e tutto quello che c’è intorno, alle generazioni future. Ai nostri figli.

Trovate cinque minuti di tempo per leggere cosa ci stiamo giocando a forza di essere distratti e rimbabiti dalle sciocchezze che quotidianamente ci offre il vergognoso panorama mass-mediatico, vera dittatura della nostra epoca.


Il recente proliferare di nuovi progetti di centraline idroelettriche (vedete anche i vari post sul progetto del Piano di Vassola), soprattutto per lo sfruttamento dei corsi d’acqua della provincia bellunese, ha spinto il C.A.I. Veneto a chiedere a tutte le istituzioni competenti un ripensamento in merito a queste iniziative. Ed invero la solerzia dei soggetti pubblici e privati proponenti appare esclusivamente ispirata da esigenze finanziarie che, per quanto apprezzabili possano essere, non debbono precludere ogni più appropriata riflessione, anche sullo specifico versante della salvaguardia dei delicati equilibri ambientali. Durante lo scorso Congresso di Predazzo il giornalista Paolo Rumiz scriveva che “…non esiste in Europa un Paese con i fiumi nello stato pietoso di quelli italiani. Le nostre acque non mormorano più, sulle nostre valli scende una cortina di silenzio funebre di cui nessuno parla. La gravità della situazione non sta solo in quelle ghiaie allucinanti, ma nel fatto che pochissimi le notino, nel fatto che tutto attorno a noi – dalla pubblicità audiovisiva nelle stazioni alla dipendenza nazionale dai telefonini – è costruito perché non ci rendiamo conto del disastro e continuiamo a dormire sonni tranquilli fino a requisizione ultimata delle risorse superstiti…”. Il CAI Veneto, in collaborazione con la Commissione Regionale per la Tutela dell’Ambiente Montano, cogliendo l’importanza della questione riguardante il patrimonio idrico e conscio del proprio ruolo di associazione di protezione ambientale, ha deciso di sostenere la campagna di raccolta firme “A, B, C Acqua Bene Comune”, volta a richiedere una gestione delle risorse idriche e idropotabili attraverso processi trasparenti e partecipativi. Chiediamo, quindi, alle sezioni diffondere questa iniziativa ed a collaborare alla petizione, invitando i propri soci ad aderire firmando on-line attraverso il sito http://www.acquabenecomunebelluno.info/, dove è anche possibile accedere a tutte le informazioni riguardanti questa campagna.

Ecco il testo della nostra richiesta:

“A, B, C Acqua Bene Comune”

Il bacino del fiume Piave è tra i più artificializzati d’Europa; meno del 10% dei corsi d’acqua dei territori di montagna può essere oggi classificato come naturale. In difformità alle normative nazionali ed europee di settore si continua ancora a vendere e concedere per finalità speculative più acqua di quella realmente disponibile. Le conseguenze oggettive di tutto ciò sono: l’incremento dei rischi idrogeologici, l’avanzamento del cuneo salino, la drammatica perdita di diversità naturali e di paesaggio, l’erosione dei litorali, la banalizzazione dei corsi d’acqua e dei laghi di montagna, l’abbassamento delle falde freatiche e l’aumento dell’inquinamento dei corpi idrici e delle acque sotterranee, la difficoltà di vita e di riproduzione della fauna ittica. I fiumi sono ecosistemi essenziali alla vita ed arterie della nostra storia ed in quanto tali vanno difesi e governati in modo sostenibile e solidale attraverso processi trasparenti e partecipativi: su questo e per questo come cittadini intendiamo agire e vigilare. Con queste premesse noi sottoscritti chiediamo alle Istituzioni ed agli Enti di competenza di:

1) attuare una moratoria di tutte le richieste di ulteriori concessioni di derivazione (stop alle nuove centrali);

2) verificare la congruità e legittimità delle grandi concessioni storiche idroelettriche e di quelle irrigue scadute da tempo; rivedere il bilancio idrico di bacino del fiume Piave e attuare gli obblighi di vigilanza, misura e monitoraggio continuativi sugli aspetti quantitativi e qualitativi dei rilasci e dei deflussi vitali;

3) trasferire canoni e gestione integrata del demanio idrico di competenza alla Provincia di Belluno;

4) eliminare le deroghe al rispetto del deflusso minimo vitale come indicate nel Piano regionale tutela delle acque in quanto immotivate rispetto ai criteri previsti dalle norme specifiche nazionali ed europee;

5) stabilire un livello minimo d’invaso dei laghi;

6) dare piena attuazione al diritto di accesso agli atti, consultazione e partecipazione dei cittadini e delle comunità locali nelle scelte di gestione e pianificazione dell’acqua;

7) riconoscere negli statuti degli Enti Locali il diritto umano all’acqua ed il suo status di bene comune pubblico;

8) confermare il principio della proprietà e gestione pubblica del servizio idrico integrato quale servizio locale privo di rilevanza economica in quanto servizio pubblico essenziale. Massimo Collavo Presidente Commissione Veneta per la Tutela Ambiente Montano

Massimo Collavo

Presidente Commissione Veneta per la Tutela Ambiente Montano


E da noi? Cosa fa la Regione Piemonte per tutelare un bene pubblico così prezioso? Così importante da consegnare intatto alle future generazioni?

Acqua è vita, non profitto.

by Beppeley

6 pensieri riguardo “A,B,C Acqua Bene Comune

  1. in regione non abbiamo neppure più un assessore alla montagna… ne parlo oggi sul blog. quando ho letto la notizia, una volta in più mi sono detta che i politici fan tutti pena e che pensano solo alla loro poltrona

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  2. marzia, vai serena che le acque non le seguiva la Bruna Alpina ma l’assessore all’ambiente, e il problema, almeno da me, sembra l’opposto. Non si fa nulla, arriva il vincolo dalla Regione. La riflessione è più ampia: quanti soldi porta una concessione al piccolo comune di montagna (fermo restando la questione ambiente)? Quanti ha senso di esistere quel comune (inteso come P.A.)?

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  3. @ Beppeley: alla tua domanda ” cosa fa la Regione Piemonte per tutelare un bene pubblico cosi’ prezioso?” mi vien da pensare che, come la stragrande maggioranza degli Italiani, sara’ impegnato a seguire le vicende “semi-serie” del ns.Presidente del Consiglio!

    Serpillo

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  4. Sono tutte domande impegnative, quelle contenute in questo post (ed anche le risposte,vero @serpillo?).
    L’impressione strisciante è che il concetto di pianificazione, inteso come utilizzo ocualto di risorse e territorio, sia ormai scomparso dalle menti e dalle preoccupazioni di molti (e non mi riferisco solo ai politici).

    A noi bastano indignazione e mugugno?

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  5. La Regione ha varato il piano delle acque (ricca sezione a proposito sul sito regionale): la pianificazione purtroppo esiste fin troppo a livello alto, manca la concertazione della stessa sul territorio. A volte è lo stesso territorio che non sa “autoregolarsi” perchè il campanile di uno è più grosso di quello del vicino. Non se ne uscirà mai

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  6. @ gp: vero, a me non basta indignazione e mugugno, servono delle risposte/fatti che tardano ad arrivare.
    Non posso neanche dire di sedermi in riva al fiume ed aspettare…

    Serpillo

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