[…] “Tra tutti gli insegnamenti, ve n’è uno in particolare che Salsa ricorda volentieri: “la cultura del limite”. Per le genti di montagna, per i rustici montanari di un tempo, ciò significava non spingersi in zone pericolose o non chiedere troppo alla natura che li nutriva: insomma non eccedere con le proprie azioni per evitare di sbilanciare i delicati equilibri naturali. La cultura del limite, accolta poi anche dagli alpinisti, significa conoscere proprietà e limiti, per esempio, dell’attrezzatura per la scalata. “Sia per i popoli di montagna, sia per gli alpinisti d’oggi, la conoscenza di ciò che si può e non si può fare è alla base della sicurezza, del non mettere a repentaglio la propria vita. Ma per imparare questa cultura, per sapere fino a dove ci si può spingere, bisogna conoscere il territorio”. Solo così si può conoscere meglio anche se stessi, le proprie potenzialità ed i propri limiti.” […]
Tratto da “ lo “sguardo” di Annibale Salsa“
Venerdì scorso, sul quotidiano La Stampa, mi imbatto in un articolo, che potete leggere integralmente alla fine di questo post, di cui riporto qui un breve pezzo che mi ha
particolarmente colpito. L’articolo in questione si intitola “Dal fondo dell’oceano una lezione per l’umanità – Non siamo onnipotenti“, ed è davvero molto illuminante. E’ stato scritto da Luca Mercalli che da qualche tempo a questa parte è una delle firme più prestigiose de La Stampa. Ritrovo così, con immenso piacere, anche tre le sue affermazioni, quel concetto del limite, tanto connaturato nelle genti di montagna quanto pericolosamente assente nella nostra epoca progettata da filosofie “no limits” che purtroppo possiamo notare in tanti aspetti della nostra vita: no limiti allo sviluppo, no limiti alle acrobazie finanziarie che hanno affossato l’economia globale, no limiti allo sfruttamento dell’uomo come macchina per far soldi, no limiti al consumismo, no limiti allo spreco, no limiti ai rifuti, no limiti all’avidità,…
[…] Quindi la macchia oleosa, che fa danni dilagando sulle acque, e che ne avrebbe fatti comunque altri anche se fosse andata in fumo al termine del suo canonico destino verso un motore termico, porta con sé il messaggio del limite. Lo stesso elemento che cent’anni fa svincolava l’umanità dal limite della fatica fisica e della penuria materiale, oggi è foriero di una verità che non si può più nascondere: la Terra, le sue potenzialità di erogare risorse e metabolizzare rifiuti, non sono infinite.” […]
L’articolo integrale di Luca Mercalli, che vi suggerisco vivamente di leggere, lo trovate cliccando qui.
Beppeley
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