[…] “ormai la montagna è il peggior nemico di se stessa: da una parte per un discorso speculativo, dall’altra perché non ha più la capacità di opporsi a nulla. Ad esempio, oggi un sindaco di un piccolo paese di montagna, privato dell’ICI, venderebbe anche sua madre per avere qualcuno che gli finanzi l’illuminazione pubblica; i Sindaci sono in balia di ricatti: è chiaro che se arriva un signore da fuori con una valigia piena di soldi e dice: “ti secco il tuo fiume o le tue sorgenti in cambio di un contributo sostanzioso”, ecco che il sindaco non può far altro che accettare. Ma così si svende il paesaggio, si svende la nazione si svende il grande bene pubblico che è la cosiddetta res publica..” […]
Così scrisse Paolo Rumiz in una intervista pubblicata dalla Rivista del CAI nel 2009.
Qui il piccolo paese di montagna si chiama Chialamberto. Ci troviamo in Val Grande di Lanzo, in provincia di Torino. Il Vallone di Vassola ha una “porta” meravigliosa che si trova a 1600 metri circa, dalle parti di Vonzo, bellissimo borgo a monte di Tchalambèrt. E’ il Piano di Vassola che ci introduce al fantastico Vallone omonimo, vero gioiello delle Valli di Lanzo (vedete il post Il Vallone di Vassola: un museo del “paesaggio naturale” a cielo aperto). Il Comune in questione ha deciso di svenderlo ai privati, in particolare alla società Clear Energy di Mondovì che tanto ama scorazzare per le vallate piemontesi alla ricerca di comuni con cui scambiare denaro con denaro e non energia elettrica con soldi perché quella quantità insignificante prodotta potrebbe essere semplicemente generata stando attenti a non sprecarla (leggete alpMedia della CIPRA e poi date un’occhiata a questo sito: www.famigliesalvaenergia.eu/it).
Ma come si fa a scambiare denaro con denaro? Ci mettiamo in mezzo la Montagna, quella che dovrebbe essere tutelata e valorizzata, quella ricca di significati per l’uomo, quella da consegnare intatta alle future generazioni, giusto per non dimenticarci dell’avvenire, di chi verrà dopo di noi. Quella Montagna da considerare anche e soprattutto nei valori dell’escursionismo.Quell’escursionismo, così come proposto dal CAI, che ci permette di proiettarci verso orizzonti di autenticità. Giusto per non scordarci di quanto benessere è in grado di trasmetterci questa Montagna quando ci stendiamo su di un bellissimo pascolo lasciando vagare la nostra mente, permettendole così di ricrearsi al di fuori dei meccanismi della vita consumistica, al di fuori delle asfissianti logiche urbanocentriche.
Come fa allora un piccolo e povero paese di montagna a finanziarsi la rete fognaria e l’asfalto per le strade? Come fanno in sostanza i circa 360 abitanti di Chialamberto ad ottenere il denaro necessario per tali opere? Svendendo la loro acqua, facendo seccare i torrenti e stravolgendo l’ambiente alpino, in cambio di denaro. Ma quanto denaro? Attenzione alla cifra: si parla di 70 mila euro all’anno, per dieci anni, che il Comune intascherà dalla Clear Energy, con un progetto idroelettrico che costa ben 10 milioni di euro (chi li tira fuori? Trattasi magari di fondi pubblici, ovvero di soldi che appartengono a tutti noi contribuenti?), la quale li preleverà dalla montagna di quattrini che otterrà con i certificati verdi, i titoli che permettono di vendere energia pulita (quella derivante dalle fonti rinnovabili) alle grandi società, come l’Enel, che devono produrne per legge un certo quantitativo ogni anno.
E’ lecito domandarsi se esiste una via d’uscita a queste logiche deleterie per il nostro ambiente? Personalmente ritengo di sì, soprattutto se ci soffermiamo un attimo a fare qualche semplice calcolo che dovrebbe farci riflettere su come si fa politica in Italia. Una politica che non coinvolge i cittadini nelle scelte importanti e che non richiama a quel senso di responsabilità che tutti noi dovremmo avere, soprattutto quando certe decisioni hanno pesanti ricadute sul nostro avvenire. I politici dovrebbero coinvolgere i propri cittadini (e non solo quelli di Chialamberto, ma tutti coloro che hanno un interesse verso la montagna) prima di svendere la res pubblica, i beni collettivi, quelli di tutti, come un bellissimo paesaggio (vero è proprio bene, tutelato dalla legge) che non ha alcun prezzo se pensiamo che esso appartiene all’uomo, da tempo immemore, in quanto anch’esso facente parte di un tutt’uno, non estraneo all’ambiente ma appartenente ad esso. Lo abbiamo ricevuto dai nostri avi, lo dobbiamo consegnare il più possibile intatto, magari migliorato, alle future generazioni.
E allora proviamo a fare questi calcoli, mettendo da parte per un attimo le imprese a caccia di business tra i monti e facendo comparire sulla scena i contribuenti a cui per esempio si potrebbe domandare se sarebbero disposti a mettere di tasca propria i 70 mila euro annui a cui aspira il Comune di Chialamberto. Se dividiamo questa cifra per i suoi 362 abitanti scopriamo che si tratta di meno di 200 euro all’anno per abitante. Dividiamo ancora questa cifra per il numero dei giorni (365) e otteniamo 53 centesimi di euro al giorno. Forse non è molto corretto ragionare considerando il numero degli abitanti (un neonato non ha un reddito) e allora possiamo tentare di affinare questo calcolo considerando il numero delle famiglie. I dati del 2001 dicono che sono 197 dalle parti di Chialamberto. Rifacciamo i conti e scopriamo che per meno di 1 euro al giorno per famiglia si potrebbero finanziare le opere che tanto stanno a cuore al Sindaco Giuseppe Drò.
“A voi la scelta”, così si potrebbe rivolgere un sindaco ai propri cittadini: “Preferite tenervi in tasca un euro al giorno, per dieci anni, svendendo il nostro ambiente ai privati, che vedono la montagna semplicemente come un’ottima occasione per fare profitti, oppure preferite tenervi intatto questo bellissimo angolo delle Alpi rinunciano ad 1 euro al giorno?
E’ così che si svende la montagna? Per meno di 1 euro al giorno per famiglia?
Siamo arrivati a questo punto nel nostro Paese? E nessuno si indigna?
Ma allora se ogni comune di montagna baratta le proprie risorse con quattro soldi, per finanziarsi le opere pubbliche, cosa rimane del nostro Paese? Cosa rimane del nostro paesaggio, invidiato in tutto il mondo? Ma non dovrebbe essere considerato una risorsa turistica, non si dovrebbe iniziare finalmente a favorire l’escursionismo trasformando la montagna in un’occasione di sviluppo economico a vantaggio di tutti? Senza doverla devastare bensì valorizzandola per consegnarla intatta alle prossime generazioni?
Sul questo tema potete anche leggere l’interessantissimo articolo di Mario Tozzi comparso sul quotidiano La Stampa.
Il rispetto dell’ambiente per la Fondazione Simone Cesaretti:
“Disposizione ad astenersi da atti offensivi o lesivi, implicita nel riconoscimento del diritto di tutti, delle generazioni presenti e future, ad usufruire delle funzioni dell’ambiente, conservando “l’identità” dei relativi giacimenti naturali, paesaggistici e culturali”.
Perché non devono avere il diritto i nostri figli di godere di un bene che appartiene a tutti? Perché dobbiamo predarlo per soddisfare bisogni immediati e sovente non così essenziali? Ma un torrente vivo, non è un bene fondamentale ed essenziale? Come si può accettare di seccare un torrente, l’acqua di tutti noi, per 70 mila euro all’anno?
Non ci si vergogna più di nulla in questo Paese forse perché nessuno si accorge che dietro certe scelte politiche terribili si scorge una perniciosa indifferenza nei confronti della res publica. Le cose di tutti noi. Quelle che non si acquistano nei centri commerciali.
Certo, così facendo forse ragioniamo da ingenui perché non permettiamo di attivare i 10 milioni di euro che fanno gola a chi dovrà sventrare la montagna e seccare i suoi torrenti: tagliamo fuori i privati ed a contrattare con il nostro ambiente rimangono i politici ed i loro elettori. Ma non pensiamo a solo quelli di Chialamberto: non si può più immaginare che un torinese si disinteressi delle risorse e dei beni di cui lui stesso è un beneficiario soprattutto quando lo immaginiamo beato tra i monti a trascorrere una domenica fuori dal cemento della città. Questo modo di dialogare intorno alle cose si chiama partecipazione alla vita pubblica, partecipazione alle vicende dei beni di tutti e non al loro saccheggio.
Cosa ha fatto Domenico Finiguerra (www.domenicofiniguerra.it), Sindaco del Comune di Cassinetta di Lugagnano, per evitare di vedere cementificato il proprio territorio? Si è rivolto ai cittadini, richiamandoli alla loro responsabilità, soprattutto verso i propri figli, chiedendogli se preferivano vedere la loro terra mangiata dalle imprese del cemento oppure se desideravano lasciarla intatta dovendo però accettare di pagare più ICI. A questo proposito potete vedere il video della trasmissione Report su you tube (www.youtube.com/watch?v=0b6FUeEzVkE).
E voi, cosa preferireste? Vedere lo splendido Piano di Vassola deturpato dal cemento, dall’asfalto, dalle vasche di 30 e più metri, dagli scavi e dai tubi che attraverseranno splendidi pascoli, dalle logiche asfissianti del consumo del territorio e delle sue risorse, oppure pagare 1 euro al giorno per dieci anni ed avere in cambio la possibilità di beneficiare di uno spettacolare ambiente alpino? Per voi e per i vostri figli? Godere del semplice fatto che una nostra piccolissima rinuncia quotidiana ha permesso di lasciare intatto un angolo incantevole delle nostre Alpi?
Ma queste domande non dovrebbero essere i nostri politici a farle ai cittadini? E dove sta il senso di responsabilità in questo Paese? Cosa diremo un domani ai nostri figli?
“Caro Giovanni, per potermi vedere la tv a pagamento, ho venduto il Piano di Vassola alla Clear Energy e così ci siamo fatti le fognature un anno, l’asfalto un altro, e l’illuminazione pubblica un altro ancora”. “Ne è valsa la pena, c’era la Champions ed io me la sono goduta con l’abbonamento alla pay TV”.
Per 1 euro al giorno.
Documenti consultabili:
– Delibera del Comune di Chialamberto, del 27 aprile 2010, che approva la bozza di convenzione con la Clear Energy srl.
Da notare in particolare il punto 3) che dimostra quanto sia inadeguata la conoscenza della montagna da parte dei nostri politici:
“Il Comune autorizzava la società ad effettuare gli studi e la progettazione sui torrenti laterali, in quanto, eventuali impianti sul Torrente Stura, erano considerati di impatto ambientale rilevante per il paese stesso;“
Picchetti abbandonati sui torrenti laterali (in questa foto il torrente Vassola sull’omonimo Piano a 1600 metri di altezza) come da autorizzazione concessa dal Comune di Chialamberto alla società Clear Energy srl
Quindi il Comune di Chialamberto preferisce impattare gli ambienti incontaminati più a monte di Chialamberto, andando a prelevare l’acqua a 1600 metri di quota, per non rovinare l’ambiente di fondovalle (!).
E’ un po’ come se la provincia di Torino decidesse di approvare una discarica di rifiuti al Piano del Nivolet, per evitare un ulteriore impatto ambientale nei pressi di Basse di Stura, dove passa la tangenziale.
– Slide relative ai certificati verdi, alle F.E.R. e al parere di Confindustria sono state estratte dagli atti del Convengno Energia dall’acqua in montagna: costi e benefici, in particolare dal lavoro di Carlo Brambilla: Fabbisogni energetici, programmi di governo, superincentivi per F.E.R.
– La Provincia di Torino istituisce un premio alla qualità ambientale per porre freno alla proliferazione di piccole centraline idroelettriche nei corsi d’acqua montani:
www.provincia.torino.it/natura/fauna_flora/gestione/certificati_blu
Obiettivi del bando (il grassetto è mio):
“Le portate dei corpi idrici superficiali del reticolo idrografico della Provincia di Torino, soprattutto in ambito montano, hanno subito, e continuano a subire, un forte depauperamento per l’accrescersi di derivazioni a fini diversi. In una fase storica in cui l’industria delle valli è stata dimessa o ricollocata in altri contesti, l’agricoltura montana ha difficoltà a sopravvivere, il turismo invernale è in crisi e anche le attività del terziario paiono dover abbandonare i piccoli centri montani, la compromissione del territorio con infrastrutturazioni atte alle captazioni idriche e, di fatto, il prosciugamento di lunghi tratti dei corpi torrentizi, mettono in forse anche uno degli ultimi aspetti di richiamo delle nostre montagne: la valenza paesaggistica. Il riconoscimento di premi di qualità ai Comuni che hanno saputo e ancora intendono tutelare le loro risorse idriche superficiali e le loro zone umide ha quindi l’obiettivo, oltreché di attestare l’impegno a tutela degli ecosistemi di alcuni Enti virtuosi, di evitare utilizzazioni non strategiche delle risorse ambientali e di salvaguardare l’integrità del territorio quale ricchezza duratura delle comunità di valle, in grado di garantire nel tempo una economia non basata unicamente su disposizioni normative temporanee”.
“Sappiamo che l’uomo bianco non comprende i nostri costumi.
Per lui una parte di terra è uguale ad un’altra, perché è come uno straniero che irrompe furtivo nel cuore della notte e carpisce alla terra tutto quello che gli serve.
La terra non è suo fratello ma suo nemico e quando l’ha conquistata passa oltre.
Egli abbandona la tomba di suo padre dietro di sé e ciò non lo turba.
Rapina la terra ai suoi figli, e non si preoccupa.
La tomba di suo padre, il patrimonio dei suoi figli cadono nell’oblio.
Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose da comprare, sfruttare, vendere come si fa con le pecore o con le perline luccicanti.
La sua ingordigia divorerà la terra e lascerà dietro di sé solo deserto.”
Dal discorso di Capo Seattle all’Assemblea Tribale del 1854
Mi stavo giusto chiedendo che ne fosse del Piano di Vassola, ed ecco che intervieni a gamba tesa sull'argomento. Come al solito ho letto a spizzichi il post, sul quale mi ritrovo pienamente d'accordo. Non c'è molto da dire, il mio punto di vista lo conosci. Sconfortano la miopia dell'amministratore e – ancora di più – la mancanza di una politica intesa come programmazione, decisione, pianificazione che vadano oltre il mero guadagno di pochi euro a scapito della conservazione del territorio. Al di là del pavoneggiamento patetico non si vedono evoluzioni, progetti, speranze di una variazione del sentire e pensare rivolto al futuro, e questo riempie di amarezza, soprattutto considerando che i nostri vicini di casa (svizzeri e francesi), che spesso sono considerati con sufficienza ed antipatia dal comune italico, se non altro problemi e domande se le pongono e cercano comunque di guardare avanti.
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Anonimo:Firmato GP
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Come giustamente dici, si tratta di "perniciosa indifferenza nei confronti della res publica". Questo vale per tutti gli abitanti di questo (?bel?) paese, ma lo si nota in misura maggiore negli abitanti delle poche zone ancora intatte. Non avendo più un legame diretto con il territorio come fonte di vita e di reddito, che si può rinnovare di anno in anno solo se il territorio viene preservato, si cerca di ricavare del reddito dal territorio stesso in qualunque altro modo. Paradossalmente allora sono proprio i cittadini/turisti (e purtroppo solo una piccola parte) ad essere sensibili nei confronti di questi tesori naturali. Da qui le solite accuse-ritornelli es. "parli bene tu, ma quando poi abbiamo un metro di neve nelle strade ed il comune non ha i soldi per l'appalto dello sgombero neve, voi siete nelle vostre case di città dove vi viene comunque garantita la strada pulita per uscire di casa".P.S. abbiamo perso un'altra occasione per conoscerci di persona nell'escursione notturna a Vassola di sabato, purtroppo annullata.Paolo
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Il discorso sull'autotassazione a meno di un euro al giorno per famiglia è stato molto chiaro, ma il problema è che, anche in una comunità così piccola come quella in esame non troverai mai il 100% di accordo, qualunque sia la questione in oggetto.Noi possiamo analizzare i fatti, farci un'opinione, difendere ciò che ci sta a cuore e cercare di far aprire gli occhi alle altre persone: ma se queste la pensano in modo diverso siamo obbligate a rispettarle, questa è la democrazia.Se davvero, come in questo caso a mio avviso, c'è da tutelare un bene collettivo è fondamentale che dai piani superiori vengano istituiti provvedimenti adeguati per la salvaguardia della res-publica, è l'unica strada.A Paolo: l'osservazione di sabato con gita al Piano è stata spostata a questo sabato 17. Sperando che il tempo sia bello, perchè con questa ondata di caldo alla sera si copre tutto di umidità e non si vede neanche una stella.. :-(((
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Di spunti e notizie, in questo post, ce ne sono.Speriamo che non sia un dialogo tra sordi ma si trasformi, finalmente, in un qualcosa di costruttivo, valido non solo per la montagna ma per tutta l’Italia.Serpillo
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Questo tuo articolo è un esempio di tanti che purtroppo si potrebbero citare.Credo che il problema sia doppio.Da un lato c'è l'egoismo, la chiusura, la solitudine che ci spinge a ragionare sempre in termini di diritti mai di doveri, sempre in termini di invidie verso gli altri, mai in termini di apprezzamento di ciò che si ha. Dall'altro c'è la crescita senza limiti. E' una questione fisica una crescita infinita in uno spazio finito è fisicamente impossibile e più ci si avvicina alla saturazione più si presentano problematiche.Mi spiego meglio. Faccio un esempio tratto da uno dei commenti al tuo articolo.Chi vive in un paese di montagna, ovviamente, in città magari ci lavora e quindi si deve adattare ai relativi modi di essere.Così non è pensabile di stare a casa perchè la strada non è sgombra, anche perchè l'azienda dove lavori non accetta di non averti lì a lavorare solo perchè abiti in paese.Però mi chiedo non si potrebbe spalare ognuno un pezzo. Non si potrebbe organizzare un lavoro collettivo. Uno mette il trattore, uno lo guida, l'altro paga la benzina e simili. No, nessuno accetterebbe. Nessuno sarebbe convinto e contento e tutti penserebbero di far di più degli altri. Ci sarebbero i furbi che non farebbero nulla, ecc. ecc. In un mondo razionale e civile sarebbe semplice, nel mondo reale impossibile.Chi abita in paese vuole la comodità della città. Vuole l'ADSL, l'energia, la strada sgombra, l'acqua, la TV, le fognature, ecc.ecc. Però non si rende conto dei vantaggi di abitare in paese. Non apprezza la natura che vede al mattino quando si sveglia invece che il solito immutabile freddo e brutto cemento, l'aria pulita invece che lo smog, i suoni dell'ambiente invece degli antifurto e dei motori. Si vedono gli svantaggi, che ci sono, ma non i vantaggi che parimenti esistono.Ragioniamo tutti così.Chi è in città si lamenta del traffico e del cemento ma non apprezza la comodità di aver tutto sottomano, tutto comodo e magari di poter andare a lavorare in bici (cosa che però fanno in pochi…., ma questa è un'altra storia).Chi è in paese si lamenta per le distanze, per la neve, per i costi ma non apprezza la libertà e la natura in cui vive. Non voglio essere pessimista ma è certo che la mentalità deve cambiare altrimenti il sistema collassa.Si dovrebbe cercare l'equilibrio, la via di mezzo, il bilancio (il che prevede anche la rinuncia a qualcosa). Nella nostra società però è la cosa più difficile da ottenere.Il secondo punto è più semplice. Siamo tanti, siamo sempre più e la terra è sempre ugualmente grossa.Dobbiamo accettare anche qui, il giusto equilibrio. A tutti piacerebbe vivere nella villetta fuori città, magari con il giardino ed il boschetto (a me per primo, sia chiaro). Ovviamente con tutti i comfort, dalla strada pulita ed asfaltata al riscaldamento, alla TV, ecc. ecc. Se però tutti vivessimo in casette così, non ci sarebbe spazio per tutti neppure costruendo sul Monte Bianco. Posta una popolazione di 6.5 miliardi di esseri umani abbiamo circa un quadrato di 150 m di lato a testa di terra libera dalle acque.In futuro occorrerà far delle scelte. Dovremmo vivere gli uni sugli altri (come nei condomini) e dovremmo accettare di stare in città dense e con i grattaceli oppure colonizzare gli oceani e poi altri pianeti.Non è filosofia è geometria, è fisica. A questo si somma il consumo. Tutti consumiamo sempre più ma anche qui le risorse son finite ed anche ipotizzando sorgenti di energia finite, il trasporto costa, quindi la strada è una sola ridurre i consumi da un lato, ottimizzando, dall'altro rinunciando.Tutti qui dovremmo imparare a rinunciare ad accettare il compromesso.Non credo che la nostra società ne sarà mai capace, ma saranno gli eventi a farcelo comprendere….Ti saluto. Scusa la logorrea ma avevo voglia di scrivere perchè queste cose mi urtano nel profondo.Sergio
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Riporto un brano tratto dal documento di Domenico Finiguerra Terra – Un bene comune da preservare (nel post è linkato nell'immagine qui a sinistra) Benessere o benavere?Il benessere, dopo più di un ventennio di dominio incontrastato del superindividualismo, del consumismo e dello slogan usa e getta (valido non solo per piatti e bicchieri di plastica, ma anche per i rapporti umani e per l'ambiente), è ormai confuso con il ben-avere.Le suggestioni pubblicitarie e i bisogni indotti ci fanno credere che possiamo stare meglio solo acquistando e possedendo l'ultimo modello di cellulare o di autovettura.Ma come spiega benissimo Francesco Gesualdi nel suo ultimo saggio (Francesco Gesualdi, L'altra via, Altraeconomia, 2009), l'illusione dura poco e il ben-avere influenza per poco tempo il nostro stato d'animo.Il concetto di benessere andrebbe ridefinito, da ciascuno di noi.Come?Misurando e acquistando consapevolezza della nostra impronta ecologica.Cercando di fare in modo che il segno del nostro passaggio, del nostro camminare, non pregiudichi nulla per chi verrà dopo di noi.Cominciando a domandarsi in ogni occasione e per ciascuna decisione che compiamo, pubblica o privata che essa sia, se davvero l'opzione preferita farà vivere meglio noi, i nostri figli e i figli di chiunque altro in qualunque parte del mondo.Dalla definizione di un piano regolatore alla scelta del mezzo di trasporto da impiegare per raggiungere il proprio posto di lavoro, dall'acquisto della carta per gli uffici comunali a quello di un telefonino, dalla preferenza per l'acqua del rubinetto piuttosto che per quella in bottiglia, da ciascuna decisione deriva una conseguenza positiva o negativa per il benessere.Per tutte le decisioni, dobbiamo domandarci se davvero crescerà il benessere.Il benessere inteso come stare bene, che non è da confondersi con il PIL.Un indicatore, il Prodotto Interno Lordo, del tutto inadatto a dirci quanto sta bene un paese.Un numero virgola un numero che è una vera e propria farsa, venduto all'opinione pubblica come un'entità quasi soprannaturale in grado di condizionare tutto.Il dibattito politico in primis.Un indicatore che un democratico come Bob Kennedy, in un celebre discorso di 40 anni fa (Discorso di Robert Kennedy all'Università del Kansas, 18 marzo 1968), metteva seriamente e appassionatamente in discussione.Prodotto Interno Lordo che cresce se aumentano gli incidenti stradali sulle nostre nuove autostrade ma che invece cresce poco se consumiamo un pasto a km zero, magari osservando e preservando un bel paesaggio.PIL che cresce se ci spostiamo in automobile (e che cresce tantissimo se abbiamo la sfortuna di percorrere parecchi chilometri di coda) e che invece sta fermo se usiamo la bicicletta o andiamo a piedi.PIL che cresce se condiamo la pasta con passata industriale di pomodori coltivati in terreni contaminati e che invece non si muove se la pastasciutta la gustiamo con i pomodorini coltivati sul nostro balcone o nell'orto del nostro vicino.PIL che cresce molto se facciamo una bella colata di cemento in un campo agricolo, costruendo infrastrutture inutili, padiglioni fieristici o quartieri residenziali, e che invece si muove appena se quello stesso campo è coltivato a ortaggi da pensionati per un gruppo d'acquisto solidale o popolare.Tornando ai democratici, dispiace dover constatare quanto i democrats di casa nostra, pur proiettando spesso, in occasione di congressi e kermesse, le foto dei fratelli Kennedy, insieme a quelle di Berlinguer e di Ghandi, siano abbagliati dal faro della rincorsa ipersviluppista, della competitività e della crescita.Un accecamento che impedisce la ricerca di un nuovo modello di società (con nuove pratiche, nuove modalità organizzative, nuovi stili di vita, rispettosi dell'ambiente e dell'uomo, traducendo e sviluppando i messaggi di austerità e sobrietà, lanciati proprio da alcuni deisuddetti pensatori e politici) e che conduce ad una triste omologazione culturale, trattenendo dirigenti politici, che un tempo “sognavano il sol dell'avvenir”, a discutere all'interno di un modello di sviluppo disegnato dai veri attori protagonisti della commedia tragica in corso di rappresentazione sul teatro mondiale e che sta mostrando il suo limite maggiore: non aver tenuto in conto la limitatezza delle risorse.Un accecamento che fa perdere l'opportunità di ritrovare una missione politica nella storia.Peccato davvero.Però speriamo, con l'aiuto di intellettuali e commentatori che cominciano a rendersi conto che il mito della crescita infinita non è che un enorme paravento ideologico (1), di smuovere le acque torbide di un dibattito politico monotono e monocorde.(1) Michele Serra, L'amaca, da “la Repubblica” domenica 20 settembre 2009: “Chi la dura la vince. Fino a pochissimi anni fa mettere in dubbio la sacralità del Pil equivaleva a dimettersi dal dibattito politico. Cose da fricchettoni, da estremisti, dafrange utopiste. Oggi sono gli economisti (perlomeno: alcuni economisti) a negare che il Pil basti a valutare il benessere. Repubblica di ieri presentava uno studio davvero rivoluzionario sulle regioni italiane. Lombardia e Veneto, ricchissime ma inquinate e meno vivibili delle regioni del Centro, scendono in classifica: "inutile guadagnare più degli altri se poi ci si ammala di asma bronchiale", scriveva giustamente Roberto Petrini a commento dello studio. Regioni meno ricche ma più vivibili, come Marche Umbria e Toscana, salgono in graduatoria. Vent’anni di pensiero unico avevano quasi azzerato ogni valutazione eccentrica dello stato delle cose. Perfino una ovvietà, che la quantità non necessariamente sia qualità, suonava stravagante. Produrre di più, a qualunque costo, guadagnare di più, a qualunque costo, questa era la sola legge. I pochi che hanno tenuto accesa la fiammella del pensiero critico oggi possono essere fieri di se stessi. I pazzi sembravano loro. Pazzesco, oggi, sembra l’avere vissuto per produrre anziché produrre per vivere.”
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a Sergio che dice "Non voglio essere pessimista ma è certo che la mentalità deve cambiare altrimenti il sistema collassa".NON SONO PESSIMISTA, ma il sistema sta già collassando.a BeppeLey sulla citazione di Serra: che qualcuno cominci ad accorgersi che il PIL non è sacro è fantastico; prima che questo venga accettato e condiviso da una parte significativa della gente ci vorrà tantissimo tempo, troppo secondo me rispetto a quello che abbiamo a disposizione per evitare il disastro.Paolo
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Solo a pensare a quello che potrà succedere con la costruzione dell'impianto della Vassola, c'è da inorridire….dove faranno i cantieri, deposito materiali, gli scavi…la montagna non sarà più la stessa.Lottare per un ideale, ne vale sempre la pena, ma noi siamo piccola cosa, però sono estremamente fidicioso che esistono persone serie preposte al controllo, non potranno autorizzarlo, il progetto scricchiola da troppe parti, basta leggere un pò di documentazione inerente, il verbale comunale di delibera e si può capire! (e sopratutto, solo un pò logici)Faccio una piccola analisi sul risparmio energetico.Io, a casa mia, con i miei risparmi (quanto è duro farlo quando c'è la cassa integrazione che uccide i progetti che fai) ho applicato il cappotto termico ai muri della casa, il solare termico è installato da 3 anni, e l'impianto fotovoltaico comincerà a produrre a settembre.La raccolta differenziata, è sempre fatta piuttosto accuratamente…, ora guardando i miei figli, posso dire loro, che io, nel mio piccolo, faccio qualcosa perchè a loro non rimanga solo una discarica. E anche per la Vassola farò il possibile, perchè i miei figli possano dire "qui mia nonna pascolava le pecore, assieme a sua nonna", e chissà che non lo dicano ai loro nipoti. (e che si ricordino di "Beppeley e di Serpillo" e del "branco dei Camoscibianchi" che ci sono riusciti!, a salvarla!)IO CI CREDO!ROK64
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ci sarebbe tanto da scrivere, ma sono giornate impegnative (ed il caldo non aiuta)…ecco, riprendo solo l'ultimo commento di rok 64 che… citando le pecore, inevitabilmente mi ha toccato il cuore…spero che questa vostra/nostra (perchè la montagna è NOSTRA! è di chi la vive, di chi la ama, non di chi vuole violentarla) battaglia si concluda con la vittoria della montagna, appunto
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OK, ma in pratica, a parte scrivere ed arrabbiarsi sul blog, possiamo/riusciamo a fare qualcosa?Paolo
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“Una mano lava l’altra e tutte due lavano il viso”Chissa’ se un giorno non lontano sara’ possibile raccontare la bellissima storia umana del Vassola “dietro le quinte”: delle splendide persone che abbiamo conosciuto grazie al blog e che ti fan sentire meno soli, di tutte le storie personali, gli interventi, le corse ed i ricordi legati a quel luogo…….L’ indignarsi ed il vergognarsi di fronte a queste brutture e’ gia’ tanto: il resto arrivera’.Serpillo
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A Paolo.Penso che il lavoro che si fa con il blog dei Camoscibianchi, sia meraviglioso, il mettere in rete i vari documenti concede a tutti di leggerli e di coglierne varie sfumature, elaborarli secondo le propie possibilità e capacità, e poi, facendo "rete" ci trasmettiamo. Ci può dare qualche appiglio in più, perciò buona lettura a tutti!Insieme si può fare!Rok64
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@ Paolo ed ad integrazione di Rok64:ogni singolo cittadino puo’ partecipare ed interessarsi alla vita dei Comuni.Il Sindaco convoca il Consiglio Comunale periodicamente. Tu puoi sapere l’ordine del giorno, partecipare alle riunione e richiedere anche il verbale. Non sono cose segrete.Esistono Comuni che mettono su internet l'ordine del giorno:http://www.comune.pompiano.brescia.it/amministrazione/riunioni-del-consiglio-comunale/riunioni-del-consiglio-comunale-anno-2010Se ci sono dei progetti (come quello della Vassola) che devono essere presentati in Provincia, puoi rivolgerti allo Sportello Ambiente in cso Inghilterra a Torino: http://www.provincia.torino.it/ambiente/sportelloambiente/indexe se ti interessa seguire l’iter della pratica (quando i progetti vengono depositati) qui c’e’ un altro link della Provincia dove ti indica i modi ed i tempi di attuazione:http://www.provincia.torino.it/ambiente/sportelloambiente/via/ La domanda d’avvio del progetto viene pubblicata sul Bollettino Ufficiale e c’e’ un periodo di tempo (30 gg) nel quale il pubblico puo’ consultarla e far pervenire le proprie osservazioni; c’e’ la pubblicazione su un quotidiano nazionale, ecc ecc …..Puoi altresi' essere appoggiato da un’ Associazione Ambientalista (Pro Natura, Legambiente, Mountain Wilderness, CAI-TAM, WWF……..) piu’ vicina a te.Pensa se ciascuno curasse il proprio “orticello” come si potrebbe vivere meglio.Serpillo
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tutto vero, tutto orrendo e terrificante, tutto in grado di far indignare chiunqe e quindi? come si contrasta tutto questo? facendo circolare la notizia tra persone già sensibili a questi argomenti e ovviamente concordi nel condannare o credi/credete che si possa fare qualcosa di più concreto? io non ho esperienza e non conosco le fonti di documenti/informazioni ma sono dell'idea che indignarsi non basta…"Perché il male trionfi basta che i brav'uomini non facciano niente". (Edmund Burke)
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non e' solo svendere la montagna per un euro, ma tutto quello che c'e', dal mare al Bianco. Il mondo cosiddetto civile si regge sulla legge del mercato, se c'e' un amministratore che vende il territorio del proprio comune e' perche' c'e' qualcuno che compra il territorio per rivenderlo trasformato a qualcun altro che a sua volta lo impiega. e guarda caso l'utilizzatore finale (cosi' sta parola l'ho usata anche io!!) e' sempre il miope comune uomo della strada. Che e' contro le centraline, ferrovie, impianti per i rifiuti o la produzione di energia solo se gliele piazzano nel suo orticello, mentre basta che gli venga detto che la cosa viene spostata di 50 km per farlo pontificare sulla sua utilita' ed indispensabilita'.Sostituire la tv con un libro o internet, dove non stai le ore a sorbirti la pubblicita', gestire bene il risparmio idrico ed energetico, vivere senza troppe cose e saper godere di quelle genuine. Quando sapremo fare questo, il Vassola e chi per lui non si fara' perche' manchera' lo scopo economico che lo muove.. Non mi risulta che ci siano state civilta' collassate per la sobrieta' e la tendenza al risparmio dei propri singoli componenti, ma semmai e' sempre stato l'esatto contrario.. Tira e tira la corda si rompe..Proviamo a togliere il di piu', si vive lo stesso e forse meglio.
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