Nell’ormai lontano anno 1994, Pro Natura Torino pubblicava un libretto, scritto da Balocco, Gubetti e Perotto, che riportava una riflessione sul problema delle strade agricole e forestali di montagna, come recita il sottotitolo.
Riporto qui la premessa (il grassetto è mio), giusto per aggiungere un punto di vista al problema delle sterrate percorse dai mezzi motorizzati (vedere il post Il limite nel Vallone d’Ovarda e seguenti).
“Le giuste ambizioni di sviluppo dei territori montani rimangono, salvo rare eccezioni, indissolubilmente legate all’apertura di nuove strade. Gli amministratori locali, in adesione al nesso atavico strade-progresso, chiedono strade per avere progresso. Di conseguenza la maggior parte degli interventi a favore della montagna si concretizza in opere viarie.
Ma i benefici per la montagna sono realmente adeguati all’entità dei finanziamenti dispensati? Noi ne dubitiamo, infatti le imprese costruttrici provengono quasi sempre dalla pianura; i finanziamenti si avviano quindi al fondovalle, e in montagna rimangono le opere. Nulla da eccepire sull’utilità di collegare i centri abitati con una buona rete stradale, ma, almeno per alcune delle strade o piste della viabilità minore, riteniamo sia doveroso interrogarsi sull’utilità effettiva dei manufatti che rimangono in montagna a fronte di cospicui finanziamenti. Ciò che rimane sono alcuni chilometri di pista sconnessa e sassosa, sommariamente rifinita – dal destino quanto mai incerto al sopraggiungere delle piogge stagionali – che si inerpica fino ad un alpeggio ancora encomiabilmente utilizzato; ma condotto come? e con quali prospettive? fino a quando? realmente beneficiato dalla strada? o forse le centinaia di milioni (il costo delle piste si aggira sui 100-200 milioni al km) avrebbero potuto essere utilizzate in modo più utile e proficuo per il margaro? Continua a leggere “Piste o peste?”