Arposes

Alcuni anni fa ho avuto ancora la fortuna di risalire in alta montagna verso la punta Carlera in Val d’Ala, ove vi sono tuttora alcuni alpeggi. Salendo su sentieri ripidi e sconnessi, spesso pericolosi, mi ritornavano alla mente una valanga di ricordi. Forse l’età ci fa osservare e riflettere di più, essendo ormai lontana la frenesia del tempo veloce della gioventù.

Salendo con calma, sono ritornata al tempo passato quando, con i miei nonni, facevamo la transumanza: era davvero una faticaccia, ma era anche molto bello accompagnare gli animali lungo i sentieri, sempre più in alto.

Tutti, allora, portavano il garbin o la gerla, carichi dello stretto necessario per vivere lassù tra i monti e il cielo, sempre però molto pesanti, tanto che era necessario sostare più volte lungo il cammino.

Salendo ho ancora ritrovato le vecchie arposes (riposi) che i montanari costruivano per poter riprendere fiato, lungo le dure salite. Erano piccoli muretti, fatti con pietre raccolte fra le pietraie vicine: aiutandosi con un rudimentale piccone, le spostavano sul sentiero e mettevano i pezzi più adatti in modo fermo e sicuro per posarci sopra il carico ed evitare il rischio che rotolasse giù lungo il pendio.

Ma la cosa più bella erano le piccole nicchie in cui si collocava una Madonnina: ogni arposa aveva la sua nicchia, ben riparata dalla pioggia, dal vento e dalla neve.

Alcuni di questi muretti erano bellissimi, fatti non solo per posare il carico, ma anche per appoggiare il corpo stanco, giunto quasi al limite della fatica. Ricordo con tanto affetto la nonna che, posato il carico sullo spazio giusto, si sedeva vicino alla nicchia e noi tutti, lì seduti con lei, pregavamo insieme: com’era bella quell’Ave Maria!

In alto, ove il cielo è più azzurro, più limpido, più terso, si sente la vera fede, la fede pura; lassù, ove risplende tutta la bellezza di Dio e del suo creato, ogni miseria scompare, ci invade tanta pace, mentre nasce dal cuore una semplice invocazione: “Grazie mio Dio”!

Come tutte le cose del passato, oggi anche le arposes sono quasi scomparse a causa del passare del tempo, dell’incuria umana, dell’abbandono delle nostre splendide montagne, della perdita dei valori. E sono anche quasi scomparsi quei fiori piccoli e profumati, di ogni sorta, di ogni colore che fiorivano attorno a quelle nicchie e si protendevano verso la Madonnina.

Forse qualcuno un dì si siederà ancora stanco sul piccolo muretto guardando tutto la spettacolo che solo l’alta montagna sa dare?

Forse per un attimo qualcuno guarderà ancora la piccola Madonnina e dirà ancora una preghiera?

Lia Poma

2 pensieri riguardo “Arposes

  1. Da ragazzo, con gli scout, era regola non togliere lo zaino ma appoggiarsi ad un parapetto, a un tronco o un masso. Non ricordo chi ci consigliò allora il comportamento, rimane valido a tutt’oggi e difatti non lo stacco mai se non è indispensabile, si perde il ritmo, schiena e gambe perdono la tensione 🙂

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