Alla ricerca del limite perduto

Era dal 2008, in occasione della XI Settimana Nazionale dell’Escursionismo, che non percorrevo più l’anello  del Lago di Viana, passando per il bellissimo Lago di Lusignetto (2174 m), con partenza da Ala di Stura in località “La Fabbrica” (1060 m circa) lungo il sentiero 211.

Le citazioni che trovate qui di seguito le ho prese dall’articolo di Paolo Rumiz che parlava degli impianti di risalita “fantasmi” ovvero quelli abbandonati perché ormai non più funzionanti. Ne avevo parlato nel post “Seggiovie ed alberghi fantasma…” scritto nel 2009.

Questa volta parlerò invece di impianti sciistici che sperano in un futuro radioso lasciando –  come sempre – un altro segno di desolazione sulle nostre Alpi.

“Il legame con la terra è saltato, i montanari ormai ignorano il brutto. Piloni, immondizie, terrapieni, sbancamenti: tutto invisibile. Si cerca di riprodurre il parco-giochi, e così si svende il valore più grosso: l’incanto dei luoghi”.

L’acqua succhiata dal Lago di Lusignetto (2174 m) per soddisfare gli impianti di innevamento artificiale del comprensiorio sciistico di Ala di Stura

“E intanto il conflitto tra ambiente e ski-business aumenta in modo drammatico. Servono piste sempre più lisce e veloci, così si lavora a colossali sbancamenti e si prosciugano interi fiumi per l’innevamento artificiale. E c’è di peggio: la monocultura dello sci finisce per “cannibalizzare” tutte le altre opzioni (albergo diffuso, mobilità alternativa ecc.) perché distrugge i luoghi. Vedi Recoaro, dove le gloriose terme sono in agonia, ma si finanzia un impianto a quota mille, dove nevica un anno su cinque.”

Tubi per l’innevamento artificiale che scendono dal Lago del Lusignetto (il Lago si trova al di sopra del colletto). Il sentiero 211 passa a destra della foto

“Ruggisce Fausto De Stefani, scalatore dei quattordici Ottomila e leader carismatico di Mountain Wilderness: “Uno: tutti gli impianti sono in passivo. Due: il clima è cambiato. Tre: gli italiani sono più poveri. Basta o non basta a dire che un modello di sviluppo va ridisegnato? E invece no, siamo furbi noi italiani. Continuiamo a vivere come progresso un fallimento che ha i suoi monumenti arrugginiti in tutto il Paese”.

Pezzi di tubi abbandonati a 2000 metri

In questo caso si parla di sciovie che vogliono continuare a vivere e non ad essere abbandonate sebbene gli studi degli ultimi anni, fatti sui cambiamenti climatici, ci ammoniscono che gli impianti sciistici ubicati al di sotto dei 1500 metri nei prossimi decenni avranno grosse difficoltà a sopravvivere.

Le vecchie logiche di sviluppo economico (attuate a spese dei contribuenti) sono sempre ben salde come questo tubo. Chi lo toglierà dai pascoli alpini a 2000 metri quando non servirà più? Un regalo per le prossime generazioni che non vedrannò più la neve e i ghiacciai?

Di fronte a tali evidenze si continuano a spendere soldi pubblici per finanziare opere che non garantiranno il ritorno economico sperato: la Regione Piemonte destinerà inizialmente ben 400mila euro per gli impianti sciistici di Ala di Stura e, nel frattempo, l’acqua per produrre neve artificiale per le piste è già pronta per essere succhiata dallo stupendo Lago di Lusignetto alla faccia dei cambiamenti climatici in atto che dovrebbero invece indurci a preservarla per utilizzi molto più importanti ed urgenti, come, per esempio, garantire il salvataggio del paesaggio affinché anche le prossime generazioni possano capire e “sentire” che vivono su di un Pianeta fatto di natura e non di devastazione.

Tutto perfetto: oramai sappiamo che di neve naturale ce ne sarà sempre meno per due cause concomitanti: meno precipitazioni nevose e temperature in aumento. E tutti sanno (o dovrebbero sapere, soprattutto i nostri lungimiranti politici) che per fabbricare la neve artificiale ci vogliono temperature sotto lo zero (su Dislivelli: “Quando la neve tarda ad arrivare“).

In basso a sinistra si nota la dimensione del tubo rispetto a quella dei bastonicini telescopici

Gli impianti in questione arrivano ad una quota massima di circa 1800 metri.

E poi, siamo propri sicuri che, visto la profonda crisi in atto, nell’immediato futuro molti sciatori potranno ancora permettersi questo sport così costoso?

Di tutte queste cose la nostra Regione non ne sa nulla? Eppure leggete che entusiasmo bianco emerge  in questo articolo del 5 luglio scorso (tratto dal settimanale “il Risveglio”):

Ad Ala di Stura in arrivo 400mila euro per la nuova sciovia di Pian Belfè

“Considerata l’imminente necessità di ricorrere alla sostituzione degli impianti, sia Cirio sia Feira avevano assicurato la disponibilità a reperire le somme occorrenti, quantificabili approssimativamente in 3 milioni e 700mila euro. E il primo passo è stato compiuto.”

L’imminente necessità” la si affronta con i soldi dei contribuenti piemontesi che ovviamente possono solo assistere impassibili all’ennesimo sperpero di denaro pubblico. Senza neanche sapere che quegli impianti forse funzioneranno grazie al prosciugamento di un bellissimo lago alpino posto a 2200 metri di quota.

Il tubo per l’innevamento artificiale che si immerge nell’acqua

Finanziamo cosa? La neve? O la devastazione ambientale e paesaggistica?

Finanziamo la requisizione delle ultime risorse delle Alpi per perpetuare un modello di sviluppo ormai becero ed agonizzante che ci sta conducendo diritti verso la catastrofe?

Il Lago di Lusignetto (chiamato anche Lago Scuro) salendo verso il Lago di Viana (30 minuti circa di marcia).

Lo so, molti di voi diranno che non è vero niente: il clima non sta cambiando, nevicherà sempre di più, la siccità è una grandissima bugia… e quindi è più che lecito usare i soldi dei contribuenti per progetti che garantiranno uno sviluppo portentoso a quelle aree, come la Val d’Ala, che dispongono di piste da sci.

“Ruggisce Fausto De Stefani, scalatore dei quattordici Ottomila e leader carismatico di Mountain Wilderness: “Uno: tutti gli impianti sono in passivo. Due: il clima è cambiato. Tre: gli italiani sono più poveri. Basta o non basta a dire che un modello di sviluppo va ridisegnato? E invece no, siamo furbi noi italiani. Continuiamo a vivere come progresso un fallimento che ha i suoi monumenti arrugginiti in tutto il Paese”.

Se poi provate a fare un’escursione proprio lungo quel sentiero, che attraversa luoghi alpini di grandi suggestioni e ricchi di segni dell’uomo (compresi quelli brutti ed odiosi della nostra “civiltà”), vi renderete conto dello stato pietoso in cui versa quel percorso, appena usciti dallo stupendo bosco di larici.

Alpe Lusignetto Est (1651 m)

Ma forse non sarebbe più furbo e sostenibile favorire con decisione il turismo legato all’escursionismo garantendo una rete sentieristica curata, segnata e perfettamente percorribile? Proprio in queste zone dove non esistono comprensori sciistici a quote elevate?

E poi, è accettabile il fatto che un comprensorio sciistico, come per esempio quello del Sestriere (e qui siamo sopra i 2000 metri), chieda i soldi alla Regione Piemonte (2 milioni e mezzo di euro circa) per finanziare l’innevamento artificiale? Per uno sport che, tra l’altro, è sempre più per ricchi?

Segnaletica malconcia. Per questo tipo di “sviluppo turistico”, più sostenibile ed in crescita, non ci sono finanziamenti?

Una politica a favore del turismo lento, personalmente la ritengo molto più lungimirante e sostenibile rispetto a quella miope sbandierata dai nostri consiglieri regionali che così facendo contribuiscono a sottrarre risorse, quelle di tutti, quelle della nostra Terra, alle future generazioni.

Alla faccia della responsabilità intergenerazionale.

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Per chi vuole approfondire segnalo questo documento: “I cambiamenti climatici e le Alpi“, con l’avvertenza che tale relazione, elaborata dalla CIPRA, è del marzo 2002. In dieci anni, in base a quanto sostengono gli esperti con gli ultimi dati e studi disponibili, le previsioni, in merito agli sconvolgimenti climatici, sono più pessimistiche.

5 pensieri riguardo “Alla ricerca del limite perduto

  1. In montagna notiamo subito quando un corpo estraneo invade l’ambiente, Tralicci abbandonati, tubi, cavi invadono i nostri “paradisi”. L’ENEL ad esempio ha anche le strade ad uso esclusivo e potrebbe benissimo fare opera di bonifica, ma costa e preferisce lasciare gli scheletri dove sono. E poi i privati delle piste luna park che mettono su sciovie che poi abbandonano per mancanza di neve. Per farti rabbrividire nel caldo di agosto, vai a questo indirizzo http://news.valbrembanaweb.com/index.php/impianti-ski-dellalben-e-arera-storie-di-sfregi/
    qualche giorno fa ci commentavamo con Ross sul “sentiero dei fiori”, ecco il posto si trova a poca distanza, avevano costruito impianti e un hotel da un centinaio di camere, finito il tutto, alla prima neve una slavina ha detto forte quel no che gli uomini non avevano voluto pronunciare.

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  2. Nella vicina valchiusella stanno svenendo dall’emozione – e in molti si sfregano già le mani – alla notizia che si provvederà nuovamente a rimettere in sesto l’impianto di Palit… altri soldi gettati per una stazione di bassa quota, dove nevica un anno su tre e la neve resta per quindici giorni. Poi ci ammazzano di chiacchiere sullo spread e la spending review e i mercati che ci vogliono male. Diciamola tutta: saremo noi stessi a scrivere la parola fine sulla nostra effimera esistenza, perché alla propria imbecillità non c’è scampo.

    Giusta l’osservazione sulla sussistenza economica dello sci: si vorranno forse fare delle stazioni low cost, dove dirottare gli italiani sempre più spiantati? perchè non penso che il facoltoso russo o l’emiro arabo partiranno da samarcanda per venire a sciare su due pistine in valli di lanzo – o val chiusella, o qualsiasi altro piccolo impianto “locale”

    Appena riesco scarico un po’ di foto di un impianto sciistico fantasma che giace nel cuore di un certo parco nazionale. Concorso per chi indovina dov’è, primo premio seghetto da ferro per tagliare via il primo pilone- ma non dite nulla all’ente parco, si vede che gli sta bene che rimanga lì in bella vista!

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  3. Concordo con te. Se non cambiamo rotta al più presto, ci troveremo molto presto con gravi problemi di sopravvivenza.

    Ho seguito la conferenza di Luca Mercalli che ha tenuto ad Usseglio qualche giorno fa e con l’occasione ho comprato, e poi “divorato”, il suo libro “Prepariamoci” (edito nel 2011 ma già con svariate ristmpe).

    Spero di fare un post proprio su quello straordinario lavoro di Mercalli.

    P.S.
    E’ arrivato ad Usseglio con l’auto elettrica che si è “caricata” a casa sua grazie ai pannelli fotovoltaici che ha piazzato sul suo tetto…

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