Dalla parte del lupo cattivo

Riporto molto volentieri la mail dell’amico Marco Blatto, che ho ricevuto oggi, in merito al problema del ritorno del lupo sulle Alpi occidentali, in particolare sulle Valli di Lanzo. Al termine riporterò la mia personale opinione in merito.

Cari amici,
è in atto, credo non solo nelle Valli di Lanzo, una diffusione d’informazioni errate circa la presenza del lupo, che, di conseguenza, viene recepito dalla popolazione locale e da malaccorti amministratori come una minaccia reale per l’uomo e per le attività agropastorali. E’ preoccupante leggere sulla stampa locale taluni commenti, che rischiano di sfociare nella legittimazione del bracconaggio, attività frutto di un retaggio culturale da medioevo mai sopito. Si vede, insomma, non già nella prevenzione, ma nell’abbattimento la soluzione unica. Fatto ancor più grave, è l’apatia degli amministratori, che in realtà non stupisce dal momento che si è arrivati a vendere pezzi di montagna a privati o a deturpare oasi naturalistiche di massimo interesse per opere inutili. E’ questo il frutto di una radicata non conoscenza delle risorse paesistiche della montagna.
In controtendenza, ho inteso utilizzare il mio spazio “Storie di montagna” sul settimanale “Risveglio” per spezzare una lancia a favore del “lupo cattivo”; Ma invito tutti voi a vigilare nelle rispettive realtà vallive, per cogliere gli eventuali segnali di “campagne di disinformazione” che potrebbero rinforzare una cultura allarmistica anziché di tutela, e a creare il più possibile “controcultura”.
Il mio breve contributo (che come già accaduto in passato sarà seguito da minacce anonime e no), per chi non legge il “Risveglio del Canavese e delle Valli di Lanzo” è sul mio blog (quello locale):
http://marcoblatto.blogspot.it/

Un caro saluto a tutti
Marco Blatto – Mountain Wilderness

Dalla parte del lupo cattivo” credo che non si debba solo intendere come difesa di un animale che rischiava l’estinzione,  ma anche e soprattutto come difesa del lato selvatico del nostro mondo, di cui noi esseri umani facciamo parte, anche se talvolta sembra che non ce ne vogliamo accorgere.

Difendere il lupo è lecito e doveroso, così come lo è difendere il pastore che lavora sulle montagne. Ma difendere questo predatore è anche una grande “scusa” per tentare di erigere “barriere” verso la nefasta invadenza dell’artificioso, dell’ipertecnologico, delle macchine di ogni tipo che, con il pretesto della crescita economica a tutti i costi e al profitto senza limiti, non si fermano davanti a niente, né di fronte alla bellezza di un lago alpino, né di fronte al simbolo della vita racchiuso in un melodioso corso d’acqua, né nei confronti di un magico e leggendario vallone alpino.

E’ lo scontro tra natura e cultura? E come lo vogliamo affrontare? Eliminando la natura e innalzando la specie umana, nuovamente e drammaticamente, ad essere onnipotente e superiore a tutto e a tutti?

Personalmente ritengo che il dibattito sul ritorno del lupo sia benefico. Riterrei, invece, molto stupido eliminare il problema con una soluzione immediata e non meditata.

Un sano “attrito” tra la nostra “cultura” (decadente?) e la natura del lupo credo che possa aiutarci a convivere meglio con il lato selvatico della vita, imparando nuovamente a dialogare con esso.

Se sapremo escludere quelle soluzioni dettate dall’emotività, avviandoci invece verso una maggiore consapevolezza e comprensione di questo problema, che  deve riguardare tutti, anche coloro che vivono in città,  allora riusciremo anche ad erigere una valida barriera che fermi un’ulteriore regressione della nostre capacità di vivere su questo Pianeta.

https://camoscibianchi.wordpress.com/2012/03/12/il-ritorno-del-lupo-nel-gran-paradiso/

8 pensieri riguardo “Dalla parte del lupo cattivo

  1. Istintivamente sono dalla parte del lupo, ma ammetto che la paura per chi ci ha a che fare davvero, sia grande, anch’io avrei paura del lupo, ma anche dell’orso e della lince. Ma le montagne sono habitat naturale umano o animale?
    Sai ho una talpa in giardino, la prima cosa che ho fatto è cercare su internet le varie soluzioni, e ce ne sono, dalle bottiglie capovolte agli ultrasuoni, ma ho deciso di tenermi la talpa, sta facendo un ottimo lavoro di movimentazione del terreno, visto che è insettivora male non fa. Solo che una talpa non è un lupo.

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    1. In montagna natura e cultura devono sapersi incontrare: se l’uomo (inteso come animale culturale, ovvero che usa la cultura per sopravvivere) pensa di poter fare a meno della natura, succede quello che assistiamo nella nostra epoca: rischiamo l’estinzione perché non comprendiamo più pienamente quanto gli “aspetti selvatici” del mondo siano indispensabili.

      Anche nel XXI secolo.

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  2. Sovente ho letto opinioni e commenti “contro” il lupo, anche da parte di persone molto sensibili agli argomenti di difesa della natura. Certo il problema per chi basa il proprio reddito sull’allevamento e sulla vita d’alpeggio può essere serio, ma come dici tu va affrontato cercando soluzioni che permettano la convivenza tra uomo e animali selvatici e non con le pratiche sbrigative dell’abbattimento. MI sono sempre astenuto dal controbattere in quanto non sono parte in causa e quindi per me è molto facile essere dalla parte del lupo. La mia convinzione di base comunque è che l’uomo non è il padrone del mondo e che gli animali selvatici hanno diritto quanto noi di vivere e di avere il loro habitat su questa terra, che l’uomo ha già in gran parte “sterilizzato” e distrutto.

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  3. Animale totemico per eccellenza da sempre il lupo riveste un significato ambivalente: da un lato crudeltà dall’altra saggezza. Il lupo è cattivo e mangia i bambini nelle favole ma è sempre un lupo, anzi una lupa, che allatta Romolo e Remo e permette quindi la nascita di Roma capitale di uno dei più grandi imperi della storia.
    Il lupo fa il lupo: è un grande predatore e non è né buono né cattivo è un animale che si ciba di altri animali. Punto.
    Mi fa star male sentire sempre più spesso in valle commenti (dettati dalla disinformazione) del tipo che non era il caso di reintrodurre il lupo, che dopo tanto impegno ad abbatterlo nel passato non era il caso di “rimetterlo” o altri ancora dei “poveri” cacciatori che hanno un concorrente nelle caccia a caprioli e ungulati vari e hanno paura di veder ridotto il numero delle prede (ahimè!).
    A chi mi chiede se non ho paura di andare in montagna da sola rispondo che non vedo l’ora di incontrare il lupo sperando veramente che mi capiti una tale fortuna.
    Forse gli unici che hanno diritto a lamentarsi sono gli allevatori, i pastori. E’ innegabile che la presenza del lupo cambi gli equilibri equilibri che possono però essere ricomposti da una sana presenza delle istituzioni che, con passione (sigh), informazione e conoscenza del territorio sappiano coniugare i due lati da sempre presenti in montagna: il lato selvatico e quello antropico. Ci vogliono discussioni, sana informazione e non allarmismo. Perchè non si parla più, allora, dei danni dei cinghiali? A ben vedere nel budget della regione Piemonte i rimborsi per i danni dei cinghiali sono di gran lunga maggiori di quelli dei danni che crea il lupo.
    Credo seriamente che il lupo e l’uomo possano convivere …in alcune valli addirittura hanno fatto del lupo una risorsa turistica. Bisogna parlare, confrontarsi anche con esperienze di altri paesi…ovviamente bisogna avere come obiettivo la convivenza se manca questo ogni discorso è destinato a morire e con esso i lupi.
    claudia

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  4. Credo che il problema del lupo nasconda dei problemi ben più grossi che interessano sia la montagna che il rapporto che ha l’uomo con la natura. Mi spiego meglio. In merito al fatto che il lupo provochi danni agli animali negli alpeggi non è una novità, una specie predatrice come il lupo nel momento in cui viene a contatto con un branco di pecore “pensa bene” di mangiarsele anzichè mettersi a inseguire con grande fatica un capriolo o un cinghiale, animale con il quale comunque non c’è da scherzare. ll problema è che l’uomo si era ormai abituato alla non-presenza del lupo (gli ultimi esemplari, se non ricordo male, furono abbattuti sopra Pragelato verso il 1916) e il pascolo allo stato brado era (ed è ancora) la norma. In realtà una conduzione allo stato brado non è compatibile con la presenza di un animale come il lupo per le considerazioni che ho esposto sopra. La convivenza però è senz’altro possibile. Ci sono a tal proposito dei sistemi di recinti elettrificati, di utilizzo di cani da guardiania (con qualche problema a dire il vero), di ricovero delle greggi in un luoghi chiusi durante la notte, sistemi che inibiscono l’avvicianarsi dell’animale. So che non sono semplici da attuare come soluzioni ma, uscendo dalla solita visione antropocentrica che continua a caratterizzarci, il lupo ha gli stessi nostri diritti di vivere in montagna!! Anzi, a ben vedere e proprio per essere ultrapignoli, è un animale la cui presenza è senz’altro più datata di quella dell’uomo nelle nostre lande. Ri eliminare il lupo sarebbe un po’ come voler eliminare tutte le api e le vespe in un prato fiorito perchè ci passano gli uomini, mi sembra un’impresa folle. Folle sia perchè di fatto irrealizzabile sia perchè l’uomo non vive SOPRA la natura, l’uomo vive NELLA natura. Tutte le nostre ricchezze che attibuiamo ai processi economici sono TUTTI basati su risorse naturali. Il fatto di vivere in città in abitazioni con 25° tutto l’anno e all’interno di (tristi) shopping-malls non fanno altro che allontanarci dalla natura! Tornando “a bomba”, l’ultima considerazione che volevo fare è in merito al problema del lupo come quantità di danni arrecati. Premetto che sono perfettamente consapevole che, soprattutto localmente, i danni possono essere seri tuttavia sento spesso lamentele da parte di “politici” in merito al “problema lupo” che asseriscono che l’allevamento in montagna è in crisi a causa del ritorno del lupo. ?!? Tali personaggi propongono pertanto ora dei piani di eradicazione, ora dei piani di contenimento, ecc. E’ bene chiarire che la crisi dell’allevamento in montagna è una crisi molto complessa nella quale il lupo rappresenta nenache la punta di un iceberg ma il cubetto di ghiaccio in punta all’iceberg! Sono moltissime le variabili che entrano in gioco nel determinare la crisi dell’allevamento in montagna (almeno in Piemonte) e dire che la causa sia il lupo mi suona un po’ come le celebri frasi: “Non c’è più lavoro perchè ce lo portano via gli immigrati”…. Senza sapere quali siano e quali siano stati nel tempo i fattori complessi che hanno portato a situazioni spiacievoli…..
    Forse però far promesse del genere sul problema lupo può portare ad un certo aumento dei voti in periodo elettorale…….

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    1. Mi è molto piaciutoil tuo paragonare l’uso del lupo come capro espiatorio dei problemi della montagna, con l’uso degli immigrati come capro espiatorio dei problemi del lavoro. Sono perfettamente daccordo con la tua analisi.

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