Ambiente alpino a rischio in Valle d’Aosta (2)

I lavori di costruzione della centrale idroelettrica nel Plan de Breuil al cospetto del Mont Gelé

Grazie all’aiuto di Ruggero Franceschini (CAI di Bollate), a cui ho chiesto i dettagli del sentiero che attraversa il Plan du Breuil (siamo in Valle d’Aosta in un vallone laterale della bellissima Valpelline: leggete questo post), e di Andrea Sappino (membro della Commissione Tutela Ambiente Montano Piemonte e Valle d’Aosta del CAI e di Legambiente; sue le foto che vedete in questo post fatte la scorsa estate: grazie della sua gentilezza), possiamo sapere qualcosa di più della stupenda zona alpina che è oggetto dell’appello di Alberto Conserva (pubblicato da Mountain Wilderness), socio cinquantennale del CAI.

Tanto per cominciare proviamo a “zommare” sull’area in questione per capire dove si sta costruendo la centrale idroelettrica con relative strade camionabili che stanno cancellando parte del sentiero escursionistico (il n.6, come mi ha informato Ruggero).

Mi faccio aiutare dagli svizzeri che in tema di carte topografiche sono dei maestri. Raggiungo il sito http://map.wanderland.ch. che, rispetto a quello della Valle d’Aosta, è molto più facile da utilizzare e permette di scaricare le mappe in pdf con una qualità davvero impressionante (con un dettaglio fino alla scala 1:10.000).

Trovandoci in una zona di confine con la Svizzera, ho pensato che forse qualche porzione della zona italiana fosse visibile.

Ecco i risultati (in Italia solo pagando – forse – si trovano mappe così precise; il sentiero che parte da Glacier è tratteggiato di nero):

  • Vallone di Ollomont e Mont Gelé (scala 1:50.000): qui la mappa in pdf (la zona della centrale idroelettrica si trova nella Comba des Eaux Blanches, a Sud Ovest del Mont Gelé);
  • Mont Gelé e Bivacco Regondi (scala 1:25.000): qui la mappa in pdf (con la quale si può individuare il Plan du Breuil).

Come mi ha spiegato via mail Ruggero, il sentiero da lui percorso è il n. 6 con partenza da Glacier, borgata che si trova alla testata del Vallone di Ollomont (vallone laterale della Valpelline).

Nel giugno del 2009 sono stato al Bivacco Regondi, grazie ad una stupenda escursione organizzata dal CAI Uet Torino, ma con partenza da Ollomont (questo percorso, sempre identificato col n.6, passa attraverso il Col Cormet lasciando a sinistra il Torrent des Eaux Blanches: la zona incantevole del Plan du Breuil è comunque visibilissima).

Eaux Blanches
Foto di Andrea Sappino (estate 2012)

La sezione CAI di Desio, proprietaria del Bivacco Regondi-Gavazzi (2590 m), ha messo online le indicazioni per accedervi lungo i due percorsi con partenza da Ollomont (1356 m) e da Glacier (1549 m): www.caidesio.net/joomla254/la-sezione/rifugi/bivacco-regondi-gavazzi

Le foto scattate da Ruggero Franceschini (qui le sue foto su flickr) ci mostrano un ambiente straordinario che è stato immortalato partendo dalla borgata di Glacier, (ubicata al termine del Vallone di Ollomont), e seguendo l’itinerario n. 6.

Quelle scattate invece da Andrea  Sappino ci mostrano come si sta deturpando un luogo davvero stupendo  compromettendo anche la rete sentieristica (cliccateci sopra per ingrandirle; per vederle in slideshow cliccate qui):

“[…] Il CAI vanta un ruolo istituzionale nel far conoscere e mantenere i sentieri montani d’Italia.

In qualità di socio cinquantennale segnalo al presidente Umberto Martini ed alla Commissione Centrale per l’Escursionismo che le opere in corso sul torrente delle Eaux Blanches e al Plan du Breuil nel comune di Ollomont, nel cuore dell’Alpe di By, hanno completamente sconvolto la rete di sentieri della zona. In particolare il sentiero segnalato e numerato, documentato su ogni carta topografica, che conduce al bivacco Regondi e viene percorso ogni anno da centinaia di escursionisti è stato trasformato in una pista per camion. A loro rivolgo le seguenti domande:

  • La sezione di Aosta, che avrebbe dovuto conoscere questo stato di cose prima di altri, non ha preso alcuna posizione contro queste opere?
  • Il CAI non ritiene di dovere richiedere alla regione che venga ripristinato un percorso escursionistico, non camionabile per raggiungere il bivacco Regondi, sovrastante l’area delle Eaux Blanches?

Alberto Conserva (qui il suo appello)

16 pensieri riguardo “Ambiente alpino a rischio in Valle d’Aosta (2)

  1. Passo veloce per salutarvi… non riesco ad aprofondire qui a casa abbiamo tanto d’affare… hanno detto che dovrebbe anche nevicare… uffa… (io adoro la neve.. ma non in questo momento) vi abbraccio Pif

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  2. Stavo pensando tristemente a queste devastazioni ed all’importanza del fotografare anche le brutture del territorio quando mi e’ arrivata la newsletter dei Musei che informa di un grande evento espositivo al Forte di Bard. E come si intitola? Dalla Terra all’uomo – Un ritratto aereo del pianeta – Leggete qua:
    http://fortedibard.it/mostre/mostre/dalla-terra-alluomo-dal-7-dicembre-2012-forte-bard-yann-arthus-bertrand

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      1. Grazie per averlo segnalato.

        Anche questo è un modo per attivarci in difesa dell’ambiente alpino dalle aggrssioni danarose…perché ormai si sà che di energia prodotta ce ne è davvero poca in quegli impianti… basterebbe risparmiarne un pochino…si raggiungerebbe lo stesso risultato…

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  3. Non c’è molto da dire o da aggiungere… più che le parole dicono molto le immagini.
    Come dice giustamente Beppe io ho visto e fotografato un ambiente straordinario, confrontarlo con gli scatti di Andrea fa davvero male al cuore; il danno ormai è fatto e non possiamo che protestare (e magari vigilare meglio in futuro…..)

    Le acque bianche lo sono ancora, ma per il cemento disciolto……
    Ruggero

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    1. Mi hai fatto capire che hai una passione genuina versa la montagna, verso quelle acque.

      L’ho capito con la tua mail.

      Con persone come te, comprendersi è solo questione di secondi.

      Con tante altre, invece, mi sembra di parlare con alieni. Con gente che arriva da altri mondi.

      Cemento, automobili, grattacieli, ipermercati, outlet, autostrade, code, puzza da inquinamento, rumore da inquinamento, mega tunnel, mega centrali, mega olimpiade, grandi cose, gigantismo da favola.

      Anche il riscaldamento globale è cosa da giganti.

      Ma i loro piedi non sono quelli di escursionisti.

      Sono quelli di un gigante di argilla.

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  4. Ti lascio il link alla mappa Open Street Map della zona, non ci sono tutti i sentieri, forse (perlomeno quelli che sono stati perrcorsi dai mappatori), adesso sarebbe molto da aggiornare quindi http://www.openstreetmap.org/?lat=45.8883&lon=7.329&zoom=14&layers=M, oppure (Opne Cylce Map) http://www.openstreetmap.org/?lat=45.8883&lon=7.329&zoom=14&layers=C (basta cliccare suul’icona a “fogli sovrapposti” in alto a destra e scegliere il tipo di render. Ovviamente si può zoomare ingrandendo o riducendo (e muoversi su tutto il pianeta)

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  5. Aggiungo che in VDA il passo successivo è, ovviamente asfaltare le strade (o lastricarle come nel Vallone di Chasten, ancora più costoso forse se pensiamo solo alla mano d’opera), cosa logica dal punto di vista tecnico (meno erosione) ma meno da quello ambientale. Vi sono delle strade agricole, come ad esempio quella nel Vallone di Dondeuil (Challand S.V:, asfaltata a tratti) o quella per Salomon (Brusson, ormai quasi interamente asfaltata) che non hanno più nulla della sterrata originaria, ma sono sempre agricole, ossia a transito limitato ai sensi della L.R. 17/85. Ma il fatto deriva dalla stessa mentalità del montagnino valdostano, che vede nella montagna un ambiente ostile da addomesticare (mentre il turista moderno cerca sempre più il contatto con la natura ed un ambiente un po’ selvaggio da scoprire ed esplorare), Parlavo due gg fa con un simpatico signore che conosco, che ha ristrutturato un alpeggio (non proprio ma simile) a 15 minuti a piedi dalla strada comunale e altrettanti di sterrata (che compie un percorso più lungo). E’ pensionato, non è agricoltore, ma a vedere le baite di tanto in tanto con il Land Rover. E sapete che diceva ? “Me la dovrebbero asfaltare”, non “la dovrei fare asfaltare”, come se fosse un suo diritto, senza pensare a quanti soldi pubblici servirebbero per fargli fare comodamente quei 2-3 Km un paio di volte all’anno. Eppure in VDA è così, sui sentieri si incontrano quasi sempre solo turisti e in alpeggio, dopo 2-3 ore di cammino, spesso si trova un parcheggio di auto targate AO, agricoltori e non, proprietari dei fondi e non 🙂

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    1. …fa parte di una pessima e nefasta abitudine, tutta italica, ovvero quella di venire incontro agli interessi di pochi, ai particolarismi. E tutto ciò sovente si attua per far piacere all’amico, al potente di turno che poi garantirà voti alla tornata elettorale.

      Il paesaggio è un bene comune e fa a pugni, questo tipo di interessa generale, con il personaggio rozzo di turno a cui interessa solo i fattacci suoi. Solo il suo personalissimo feudo.

      Difficilmente queso Paese riuscirà a smettere di guardare solo al porprio giardinetto, alle meschinità della propria inutile vita.

      E infatti, così facendo, ai nostri giovani si è consegnato un Paese profondamente egoista, che avanza miope, come nella nebbia, arroccato su pochi e squallidi interessi che hanno divorato il futuro.

      Visione di ampio respiro… e pensare che in montagna tutto ciò dovrebbe essere favorito…
      penso a quei sindaci che non sanno come si chiamano le montagne di fronte a casa propria… o forse dovrei pensare che vivono al mare?

      Zero passione per il territorio. Zero visione del futuro.

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  6. Ti linko un articolo sul Vallone di Chasten a Challand S.A., luogo che io amo particolarmente (ci stiamo girando un documatario), è scritto da sindaco e segretario comunale che, se non se lo sono fatto scrivere, conoscono bene le loro montagne http://www.regione.vda.it/gestione/riviweb/templates/aspx/environnement.aspx?pkArt=1484. Le premesse ad una riscoperta dei luoghi dal punto di vista escursionistico complice il lavoro anche su siti internet di alcuni appassionati negli ultimi anni (che non nomino qua) che hanno riportato escursionisti in zona, ci sono tutte ma l’articolo non parla del cattivo stato dei sentieri e si conclude con una frase a mio parerer un po’ ambigua (forse sono malfidente io… ma sai, conosco la zona e la sua gente), perchè parla di “via di accesso realmente fruibile” (per me un sentiero, per loro chissà). Speriamo bene…

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    1. Ho visto il “trailer” del documentario e vi faccio i complimenti. Mi piace il modo che avete di comunicare quei luoghi stupendi.

      Sono davvero molto contento che ritorni qui ogni tanto a parlare delle montagne che ami. Per me è molto importante poter prendere contatto con altri “sguardi” autentici.

      Non vedo l’ora di fare qualche bella uscita in quel Vallone. Ti farebbe piacere accompagnarmi?

      Magari combiniamo un’uscita con gli amici del blog? Cosa ne pensi?

      Fammi sapere!

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  7. Ciao, Beppeley, per chasten e dintorni sono a tua disposizione assieme agli amici del forum Around Ayas dove si incontrano proprio gli amanti di quei luoghi http://aroundayas.mastertopforum.org/ (troverai qua alcune discussioni in merito), ci si può sentire ed organizzare. Anche a me piacerebbe scoprire alnche altre valli, come Valle dell’Orco o Valli di Lanzo (e magari si potrebbe studiare un documentario pure lì). Sicuramente ci torneremo e non solo per il documentario, conosciamo chi sta in alpeggio in estate e andiamo a fargli visita, è in previsione di andare al Biv. Cravetto partendo da Issime per fare altre riprese, un vallone selvaggio come un po’ tutta la zona.

    Il post che avevo messo era per fare notare che, se ci sono sindaci che non conoscono le loro montagne, ce ne sono altri che le conoscono bene e spero comprendano le possibilità escursionistiche delle stesse. Quello che vorrei con sito, documentario, cartografia e robette varie sarebbe fare in modo che queste montagne vengano scoperte non solo dai veri appassionati (e soprattutto da gente che le rispetta, non dal turismo maleducato e di massa che pure esiste) ma anche da chi le ha davanti agli occhi tutti i giorni e a volte non le conosce neppure o non ci fa caso o, come dico io, non si rende conto di “quello che ha nelle mani” (una ricchezza enorme da non sprecare), per farle rivivere si, ma in modo un po’ diverso, partendo dal passato e, soprattutto, guardando al futuro. Se in VDA (ma anche altrove) si punterà sul turismo dolce, sostenibile, ecc. ne guadagneremo tutti perchè come dico nel sito, la montagna siamo noi, siamo anche noi. 🙂

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    1. Sono d’accordo con te e ti ammiro molto per l’impegno che stai mettendo per fare conoscere le montagne meno famose e soprattutto per trasmettere la piacevolezza e l’importanza dell’escursionismo, se esso è praticato con il desiderio di ricercare anche la cultura della montagna (fondamentale) oltre alla semplice attività motoria.

      Tu avrai capito quanto mi piace “tirare fuori” dalle pieghe delle vallate quegli aspetti culturali che attengono alla vita dei montanari e al territorio. Se riusciremo a non far morire quella cultura, sotterrandola sotto le macerie delle malghe che crollano, allora credo che le montagne italiane potranno rivivere conferendo loro la dignità che meritano.

      E’ importante far si ché le terre alte non continuino ad essere considerate esclusivamente come aree marginali – buone solo per farci gli snow-park o come serbatoio per produrre energia elettrica – bensì è necessario uno sforzo di tutti, cittadini compresi, per riconsiderare il ruolo fondamentale delle montagne, nella vita di tutti noi, come luogo “altro” diverso e quindi necessario per vivere con consapevolezza.

      Dalle montagne possiamo spostare il “centro” dell’osservazione sul mondo, che oggi è prevalentemente urbanocentrico (decadente), per andare alla ricerca di nuovi e salvifici orizzonti.

      L’escursionismo è un’attività stupenda che può aiutarci molto a spostare quel “centro di osservazione”.

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