Il CAI per la salvaguardia dell’ambiente alpino

paraloupA settembre dello scorso anno avevo scritto un post (Apocalypse Alps) riportando un articolo scritto da un camminatore per l’editoriale dei lettori de La Stampa. In quell’articolo, che mi aveva molto colpito, Davide Sapienza lamentava giustamente l’invadenza del traffico motorizzato sia per aria che per terra, durante un’escursione al Monte Alto (Alpi Orobie) segnalando anche che da lì a poco il Consiglio Direttivo del Cai Bergamo avrebbe discusso le linee di indirizzo e autoregolamentazione in materia di ambiente e tutela del paesaggio.

L’altro giorno, navigando sul notiziario on-line del Cai (Lo Scarpone), rintraccio la notizia che tratta proprio delle linee di indirizzo in merito al divieto di circolazione dei mezzi motorizzati sui sentieri di montagna, elaborate dall’Unione Bergamasca delle Sezioni e Sottosezioni – Conferenza Stabile delle Sezioni e Sottosezioni Vallecamonica e Sebino (documento prodotto il 8.10.12).

In particolare si invitano e sollecitano tutti gli Enti competenti:

• a stilare ed approvare i Regolamenti comunali (sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta Regionale) che regolano il traffico e, di seguito, a realizzare un’adeguata segnaletica su percorsi di montagna vietati al traffico dei mezzi motorizzati;

• a svolgere efficaci controlli del transito dei mezzi motorizzati non autorizzati su sentieri;

• a ricercare le soluzioni più idonee per impedire i rischi alle persone e limitare il negativo impatto ambientale del fenomeno;

• a realizzare fattivi interventi per ridurre i pesanti danni sui sentieri e tracciati di montagna, che vanificano il faticoso lavoro svolto da centinaia di volontari per il mantenimento dell’intera rete sentieristica bergamasca al servizio di tutti;

• a contribuire significativamente alla gestione, manutenzione e promozione dell’intero capitale sentieristico bergamasco, affiancando, sostenendo e integrando l’indispensabile lavoro dei volontari;

• a sviluppare interventi di sensibilizzazione che possano concretizzarsi anche in una campagna permanente di educazione, rispetto e promozione dell’ambiente, del territorio e dell’intera rete sentieristica della Provincia di Bergamo.

Qui il documento completo: “Linee di indirizzo mezzi motorizzati” (pdf 168 kb).

Il problema dell’assalto alla montagna da parte del traffico motorizzato è molto sentito anche in Piemonte (emblematica l’esperienza vissuta a fine novembre a Paraloup: qui il post) e proprio il Cai Piemonte ha ultimamente diffuso, tramite l’ultima newsletter del Cai (17.01.13), un comunicato con il quale manifesta la propria contrarietà all’ipotesi di modifica dell’attuale Legge regionale che vieta i precorsi fuoristrada ai mezzi motorizzati (qui la Legge regionale 2 novembre 1982, n. 32; vedere in particolare l’Art. 11).

Ecco il comunicato:

Il Cai Piemonte per la salvaguardia dell’ambiente alpino

L’ambiente alpino è un ambiente splendido ma estremamente fragile. La sua frequentazione escursionistica nelle sue varie declinazioni (alpinismo, scialpinismo, trekking, ciclismo) è un importante volano dello sviluppo economico delle terre alte.

In questo quadro permettere l’attività fuoristrada ai mezzi motorizzati per scopi ludici e sportivi avrebbe implicazioni disastrose. La convivenza di pedoni e ciclisti e motociclisti su sentieri, mulattiere e tratturi è difficilmente praticabile, se non impossibile.

Le dimensioni ridotte di tali percorsi a fondo naturale, infatti, non permettono l’utilizzo contemporaneo da parte delle due categorie di fruitori, con la conseguenza che laddove si permettesse la circolazione dei mezzi motorizzati, essi sarebbero abbandonati dai pedoni e dai ciclisti con il rischio di un gravissimo pregiudizio economico, posto che ultimi sono in numero di gran lunga maggiore rispetto ai motociclisti.

Per info:
Franco De Giovanni, degio5@tin.it

In Lombardia ci sono leggi che vietano i percorsi fuoristrada ai mezzi motorizzati (vedere il documento sulle linee di indirizzo sopra riportato) come in Piemonte. Da quanto apprendo in entrambe le Regioni non si riesca ad applicare la legge. Addirittura in Piemonte si vorrebbe modificarla.

Rinnovo l’invito a tutti gli amanti della montagna silenziosa e libera dall’invadenza dei mezzi motorizzati di segnalare prontamente alle autorità competenti ogni violazione della medesima.

Tocca a noi fare da sentinelle (qui una recente segnalazione fatta da escursionisti  in una zona a cavallo della Valle Varaita e Po).

Ne vale la pena.

10 pensieri riguardo “Il CAI per la salvaguardia dell’ambiente alpino

  1. E’ un problema di mentalità: uso ludico o no (ci sarebbe da discutere anche sull’uso non ludico ma è OT) chi ha il fuoristrada, moto o altro a motore HA (secondo lui) il diritto di usarla, anche per godersi la montagna (in modo rispettoso si intende), basta guardare discussioni come queste http://www.avventurosamente.it/vb/22-mezzi-motorizzati/19008-nuova-legge-regionale-emilia-romagna.html. E la crisi economica non sembra fermare la tendenza. Da qua il passo ad asfaltare tutte le sterrate delle montagne il passo (costo a parte) non è così breve (e si finisce con il discorso della riminizzazione dei monti, montanari che fanno gite con il fuoristrada a fianco di cittadini a piedi ecc.). Ma il turismo sta cambiando, anche grazie ad internet, ai siti, ai blog, ecc. speriamo che gli amministratori se ne accorgano prima che non resti nulla da salvare, aòtrimenti andremo a camminare altrove (Canada ?). Intanto in città senti discorsi tipo: “Hai bisogno l’auto ? Perchè serve a me” ” e dove vai ?” “in palestra” “e che fai ?” “ciclette e spinning, no?” 🙂

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    1. Ti ringrazio molto del tuo commento e della segnalazione del forum degli amanti dell’enduro dell’Emilia Romagna.

      Personalmente ritengo che certe materie (come quella relativa alla tutela della montagna) dovrebbero essere normate a livello nazionale e non lasciarle alle singole Regioni.

      In Italia si fa una fatica terribile (molto pericolosa e indice delle stato pietoso in cui versiamo) a comprendere il concetto di BENE COMUNE in cui ci sono appunto i vari patrimoni escursionistici disseminati lungo lo stivale.

      Ma credo che non dovrei dire “vari”: c’è un bene fondamentale, rappresentato dalla rete escursionistica italiana (da nord a sud) che deve essere tutelata perché è il “portale” che permette di accedere al luogo Montagna (che non è un campo sportivo).

      Accedere a PIEDI. Così si può conoscere profondamente la montagna e permetterne uno sfruttamento economico sostenibile ed equilibrato.

      Tutelare chi cammina è un grande gesto di CIVILTA’.

      E non solo in montagna.

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  2. Beh, per precisare la discussione a propisito di una legge regionale era su un forum di “avventurosi” tra i quali gli amanti dell’enduro, fuoristrada e compagnia bella direi che sono proprio in minoranza, anche se presenti, rispetto ad escursionisti e colleghi dediti ad attività più compatibili con l’ambiente (ed avventurose). Anzi, è perfino strano che su un forum molto indirizzato alla natura vi sia presente una sezione mezzi motorizzati, vi sono discussioni e spunti di riflessione di tutt’altro genre. Questo per correttezza verso un sito che io consulto e leggo volentieri soprattutto per la parte naturalistia e tecnica. Il problema è che alcune attività non sono compatibili con l’ambiente per loro natura, non tanto per come vengono svolte ossia per questioni di correttezza ed educazione, Per quanto sia educato il conducente (e a parità di educazione con altre categorie), l’impatto sul territorio di attività come fuoristrada, moto enduro, ecc. ovvero mezzi motorizzati è sempre molto maggiore di quelli di escursionisti e bikers. La differenza è nel mezzo.

    La cultura che porta a voler arrivare persino in vetta con 4 ruote sotto il se..dile, poi è un’altra questione (ho l’auto, ho il diritto di viaggiare, dice qualcuno, ho il fuoristrada non dovrò usarlo solo in città, ecc.).

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  3. Attenzione che, anche in questo caso, la logica a cui contrapporsi con ogni mezzo è “la montagna per tutti”, slogan tanto caro a certi improvvisati “economi” alpini ma anche a molti nostri amici appassionati che, sulle nostre montagne, spesso rivendicano il diritto di godersi una salita sicura ed una discesa altrettanto rapida. E poca differenza fa se in un caso vi è l’impattante mezzo a motore e nell’altro un qualche addomesticamento della montagna (la “palestra” è un’altra storia ovviamente, complessa ma un’altra storia). La logica, pericolosa, è la medesima. Il godersi certi ambienti ha un prezzo, è inutile negarselo:è un prezzo che passa dal “senso del limite” che ciascuno di noi dovrebbe comprendere e accettare.

    M.B.

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    1. Per taluni la montagna è solo una delle tante varianti con cui fare business senza badare ad alcuna etica.

      Il tempo libero degli esseri umani può essere mercificato obbedendo alle leggi quantitative dell’economia: più offerta = più guadagno (visto che la domanda non manca, anzi…).

      Ma tra i monti obbedire alle leggi quantitative (Salsa la chiama la moderna “dittatura della quantità”) significa, come tu ci spieghi molto bene, renderla accessibile a quasi tutti, comprimendo il rischio e riducendo l’uomo ad un povero cerebroleso che se non ha tutto pronto ed apparecchiato, non si muove più di casa.

      La montagna che noi “difendiamo” contiene un’immagine dell’uomo che vive un’esperienza profonda di libertà piena e non fasulla.

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        1. E’ il “senso del limite”, come ha scritto M.B., che oggi manca a tutti i livelli ed in ogni ambito della società.

          A mio modesto parere le varie crisi che attanagliano oggi il mondo (finanziaria, economica, ambientale, ecc.) sono un po’ tutte figlie di “superamento dei limiti”.

          Se impariamo ad amare la montagna, lei ci insegnerà un piacevole e sano “senso del limite”.

          Salvifico.

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          1. Sì, concordo anche io sul fatto che la mancanza di un senso del limite sia percepibile in molte situazioni e in molti contesti ambientali. La montagna poi ne risente più di ogni altro ambiente, almeno nelle nostre lande, vuoi per la sua fragilità vuoi per la sua realtà che localmente è ancora relativamente integra e non troppo “contaminata” da necessità di sviluppo fuori controllo.

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