
Sebbene percepite dalla cultura urbanocentrica come barriere naturali, le montagne in verità hanno spesso favorito l’unione tra gli abitanti delle Terre Alte.
Sono stati gli esseri umani ad erigere le montagne come frontiere (per motivi politici), tracciando a tavolino dei confini.
In compagnia di Sajjad ed Ahmad si sono trascorse due intense giornate a camminare in montagna con il Cai Uget Torino all’insegna della conoscenza e del rispetto reciproco.
Ahmad (iraniano) nella sua breve vacanza di otto giorni a Torino (mai vista prima) non si è fatto sfuggire l’occasione per realizzare un suo sogno: fare un’escursione nel cuore della Alpi Graie Meridioniali.
E di sogno ha anche realizzato il mio: ovvero di conoscere finalmente un turista che sapesse coniugare le bellezze di una città italiana con il contorno strepitoso delle sue montagne. Insomma… Torino e le Alpi.
Ahmad è rimasto molto sorpreso nell’accorgersi che noi italiani, quando camminiamo, non cantiamo e non condividiamo insieme la gioia di un’uscita tra i monti. Lui sostiene che con l’unione delle voci si trova la forza per andare avanti ed essere liberi.
Mi ha canticchiato una nostalgica canzone persiana che parla di partigiani e di libertà.
Ed io gli ho intonato la nostra “Bella ciao“. Ha sorriso perché già la conosceva e mi ha accompagnato con la melodia della bocca.
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Proprio sul quotidiano “La Stampa” del 17 luglio scorso, il giornalista Vittorio Sabadin ci parla dei benefici del cantare in coro paragonandolo allo yoga.
Ne riporto uno stralcio che mi ha colpita:
[…] Forse anche per questo c’è uno stretto legame tra l’abitudine a cantare insieme e la coesione dei cittadini di un Paese. Dove si canta molto, come in Irlanda e in Inghilterra, l’identità nazionale è molto forte. Dove lo si fa poco e male, e magari in dialetti diversi come in Italia, prevalgono gli interessi individuali. Per averne una prova, basta andare una volta alla serata finale dei Proms della BBC, alla Royal and Albert Hall di Londra. I Proms sono la stagione concertistica che si tiene tutte le estati a South Kensington con l’orchestra filarmonica della BBC, e l’ultima giornata, il secondo sabato di settembre, è quella dedicata ai canti patriottici e tradizionali.
Niente mette i brividi e fa venire la pelle d’oca più del vedere decine di migliaia di persone, all’interno della Albert Hall e sul prato di Hyde Park, dove il concerto finale viene trasmesso su grandi schermi, cantare «Land of Hope and Glory», «Jerusalem» e «Rule Britannia». Si tengono tutti per mano, hanno le lacrime agli occhi, sventolano orgogliosi la Union Jack e sono meravigliosamente intonati. Mescolandosi alla folla, uno storico potrebbe finalmente capire come questa gente abbia trovato nei secoli la forza per sconfiggere l’Invincibile Armada, Napoleone, il Kaiser Guglielmo II e Hitler: cantando insieme.
Vittorio Sabadin
(qui il link dell’articolo in pdf)
Molto ben detto. Un tempo, quando avevo tra 15 e 20 anni, in montagna con amici capitava che qualcuno dei veci ne intonasse una. Noi giovani provavamo a stare dietro seguendo la melodia e inventando le parole. Potevano essere canzoni più o meno leggere, a seconda del momento e dei cantori (memorabile l’accoppiata “Va’ pensiero” e “Maria Giuana” sulla terrazza del Lagazuoi). Ora, se accade, si viene additati come nostalgici scarponi un po’ bevuti…
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Commento di sopra a firma Gp Ventefioca
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Se senti qualcuno cantare “Montagne che fermate il mio respiro, siete sagge come allora…” Son sincero quando mi libero canto, … non è un canto di montagna, lo trovi qui al 30° minuto http://www.youtube.com/watch?v=_WsrnA0w45E
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Sembra una poesia..
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