Ricevo questa mail da Andrea Sappino (Segretario della Commissione Interregionale CAI Tutela Ambiente Montano e Socio della sezione CAI di Châtillon) e pubblico interamente la sua relazione sulla “Festa della Montagna” a Bardonecchia.
A voi le riflessioni su quale visione emerge della “montagna” da iniziative di questo genere.
Con quad ed eliski lo stand del Club Alpino Italiano in fondo a destra.
Insieme a pecorini, limoncelli, stufe e stracci da cucina.
Domenica 28 luglio mi sono recato a Bardonecchia per visitare la “Festa della Montagna” patrocinata, tra gli altri, dal Club Alpino Italiano.
Come socio, incuriosito dal volantino che collega il CAI a quad e iniziative di voli turistici in elicottero, ho intrapreso quello che si sarebbe dimostrato un percorso catartico ed istruttivo.
La “festa” si svolgeva in un parcheggio a servizio degli impianti sciistici di Bardonecchia; tale parcheggio, affacciato su un rivo dalle sponde completamente cementate, si rivelava essere un luogo assai poco ameno che mal richiamava gli ambienti montani. Poco male, mi ripeto, gli organizzatori hanno sacrificato la poesia per la pratica: i visitatori comodamente possono scendere dai loro veicoli e tuffarsi con nessuna fatica ai piaceri della montagna! Viva la montagna senza fatica, viva!
All’ingresso dell’area noto un centro giochi per bimbi con oggetti gonfiabili e una pista di miniquad. Corretto: educhiamo fin da piccoli i rappresentanti delle future generazioni ad avere, anzi a pretendere, anche in alta montagna gli stessi giochi e gli stessi modelli delle città. Evviva! Tutti devono avere Tutte le stesse cose in Tutti i luoghi: le tre T del benessere.
L’ingresso della fiera era ben rappresentato da una jeep tenuta in equilibrio su tronchi di alberi; ho subito apprezzato il messaggio futurista del trionfo delle macchine e delle tecnologie dell’uomo sulla natura matrigna. Bene!
Festa della montagna, dicevo. Ed ecco apparire un goloso stand che offre le specialità squisite della Costiera Amalfitana. Dopo un leggero attimo di sgomento, ecco lampare l’idea: il monte Faito che, dall’alto dei suoi 1100 metri, domina tutta la costiera amalfitana. E non è montagna questa? Giusto che sia qui! Niente discriminazioni verso chi non ha il Monte Bianco!
Appresso non riesco a comprendere il richiamo al Viagra ma apprezzo la presenza del pecorino sardo, e subito mi viene in mente il Gennargentu. Grande montagna tosta ed affascinante!
Le mie certezze, di essere in una festa della montagna, vacillano quando trovo il caciocavallo del Gargano. Prontamente mi ricordo che la Foresta Umbra svetta oltre i mille metri di quota e quindi è lecita la sua presenza!
Dannazione: ecco il pecorino di Pienza, ridente cittadina senese di 400 metri sul livello del mare. Qua è dura. Non capisco. Altro dubbio mi assale. Ma Bardonecchia è in val di Susa, Piemonte, Italia settentrionale. Cosa c’entrano Amalfi, Gargano, Pienza? Vacillo. Mi giro. Ecco uno stand che mette in mostra il marchio Garmin, noto produttore di GPS. Chiedo confuso: ma non mi sono sbagliato? Sono a Bardonecchia?
Pum pum pum. Spari alla mia destra. Cosa accade? Semplice: lo stand commercia armi militari ed hanno preparato un campo di prova di tiro a segno. Cosa c’entra la montagna? Subito mi vengono in mente le parole di un articolo di Stefano Ardito in cui ricordava come la guerra fosse, tra l’altro, un “grave sistema escogitato dall’uomo per fare a pezzi le montagne”.
Perso nei miei pensieri, vengo richiamato all’ordine da un clacson: sono i “Lupi Off-road” alla partenza rombante di viaggi avventurosi su percorsi in quota. Come portare i turisti pigri e pelandroni in alta montagna!
Ma c’è di meglio. Decolla l’elicottero che, con modica spesa, porta tutti a fare un giro turistico verso le vette inviolabili da chi non ha voglia nemmeno di fare una rampa di scale.
Sono sgomento. Apprezzo la presenza di qualche stand di vendita di prodotti locali, come formaggi e frutti di bosco.
Cerco la presenza amica. Lo stand del CAI. Dove siete?
Eccolo. Mentre mi lancio sono fermato da un agente immobiliare di una nota catena che mi vuole convincere sull’importanza di comprare un monolocale a Bardonecchia.
Ancora, con un dribbling che neanche il Garrincha dei tempi d’oro avrebbe saputo fare, scarto un venditore di stufe e un venditore di stracci da cucina.
Arrivo, sono esausto. Mi domando e domando, afflitto: perché?
Perché il CAI deve unirsi ad un mercato di paese?
Perché deve unirsi a chi vuole la “montagna da spettacolo”?
Perché unirsi a quad, elicotteri turistici?
A maggio non è stato licenziato il testo di un Bidecalogo?
È questo CAI che si svende e si svilisce in questo modo, che vogliamo?
È lecito vendere i propri principi per uno stand tra stracci da cucina e venditori di cocomeri?
Per la Commissione Interregionale CAI Tutela Ambiente Montano
Il Segretario
Andrea Sappino
Socio della sezione CAI di Châtillon
Beh! che dire, il Sig. Sappino dovrebbe fare un giro qui nelle Valli di Lanzo dove ogni estate trionfa la Sagra della Piadina romagnola, l’Asado argentino, notti bianche dove si vede di tutto, da ballerine brasiliane a scuole di ballo country western, il tutto allietato da grandi orchestre che eseguono un repertorio di classici romagnoli o napoletani. Decine e decine di manifesti con volti sorridenti di cantanti e orchestrali, sono spiaccicati con la colla maldestramente ovunque, addirittura sui nuovi cartelli in bilingue, sulle rocce (!!!), sui lampioni. Tanto che l’anno dopo, se non due anni dopo, saranno ancora lì a ricordarci degli emozionanti concerti, sempre che non si siano staccati e siano rimasti ruzzolanti ed informi sulle provinciali. E che dire poi della Granta fera dal Valaddess che a parte sfoggiare un bofonchiante patois di presentazione (per fortuna quella geografica è stata eliminata da un paio d’anni dal depliant!) propone numerosissimi stand che con le “valli” hanno poco a che spartire. Per non parlare poi di certe feste patronali in altura, dove l’elicottero turistico è legittimato da pietose (e pericolose) scuse di partecipazione garantita anche a coloro che non possono più recarvisi con le loro gambe! Certo, i quad, gli armaioli, i millepiedi e gli ottomani c’entrano poco con la festa della montagna, ma mi disturba molto meno vedervi presentato, per esempio, il formaggio di Pienza o le specialità del bellissimo Appennino piuttosto che assistere impotente per un’estate intera ad una perdita totale d’identità delle culture e dei luoghi nelle “mie valli”. Quanto al CAI è giusto che valuti con attenzione le manifestazioni a cui partecipare mostrando il proprio simbolo. La TAM potrebbe iniziare per esempio a far pressione con lo stesso, perchè nei rifugi non si servano pasti d’alberghetto, magari con camoscio in scatola allevato chissà dove, ma sobri piatti alpinistici come una volta, oppure con maggior riferimento alla tradizione locale. Mi piacerà così leggere fuori dai rifugi non più: “ospitalità italiana” ma assaporare l’accoglienza montanara.
M.B.
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