Montagne: nostra riserva di vita

Val Grande di LanzoI monti e le valli non crescono – almeno non nell’orizzonte temporale di noi umani. Il nostro appetito invece aumenta di giorno in giorno. Prima o poi dovremo adeguare il nostro consumo di risorse naturali alla loro disponibilità. Scegliamo quindi volontariamente di adottare uno stile di vita frugale, prima di esserne obbligati!

Questo è l’invito rivolto da Claire Simon (direttrice della CIPRA Internazionale).

Claire Simon così continua:

“[…] Fino a non molto tempo fa, in particolare in montagna, noi umani vivevamo senza superare i limiti che ci erano posti dall’ambiente. Poi abbiamo pensato di potercene liberare attraverso la scienza e la tecnica. Il paradigma della crescita ci ha fatto sognare una terra senza limiti – e così pure nelle Alpi. Tuttavia, i conflitti tra il nostro stile di vita e l’equilibrio dell’ambiente naturale in cui viviamo aumentano di giorno in giorno, di numero e complessità. La CIPRA (della quale il Club Alpino Italiano è socio fondatore, N.d.A.) si guarda intorno nello spazio alpino e sonda le possibilità per comprendere meglio e superare le sfide di fronte alle quali ci troviamo. Ne siamo convinti: un’altra vita è possibile. Rappresentanti della scienza, tra cui anche economisti, continuano a ripeterci che viviamo al di sopra delle nostre possibilità. Il concetto di impronta ecologica dimostra che la terra non è sufficiente a soddisfare la nostra domanda di risorse. Molte persone ne sono consapevoli, ma le soluzioni non sono semplici da mettere in pratica. Soprattutto in politica, l’esigenza di una vita frugale non rappresenta certo uno slogan elettorale particolarmente accattivante. […]”

Qui trovate, per intero, il suo punto di vista: Le montagne non crescono fino al cielo su alpMedia Newsletter, il servizio di informazione della CIPRA (n. 12 del 13.12.2013).

Val Grande di LanzoGli anni passano, e non solo per me.

Che cosa rimarrà delle montagne che amo anche solo tra dieci – vent’anni? Io sono riuscita ancora a godere di paesaggi montani  poco contaminati (e del conseguente intenso benessere), ma chi verrà dopo di me?

Il profitto prima di tutto, certamente (business as usual dicono gli anglosassoni), ma la tutela e la bellezza del paesaggio che la nostra Costituzione ci impone? Chi ci pensa?

Siamo poi sicuri di avere bisogno di tutta questa energia o è il profitto (certificati verdi) che fa muovere le nostre scelte?

Vi lascio con una domanda: “Il fascino della natura ci convincerà a non inquinare più?” (articolo su La Stampa del 13 dicembre scorso con l’intervistata a Luc Jacquet, il regista dei “Pinguini”).

Nelle Valli di Lanzo, ma non solo, è un pullulare di centrali idroelettriche (più o meno “mini”) che colonizzano i corsi di quei ormai pochi torrenti e fiumi rimasti liberi.

Per essere più informati:

Di tutt’altro parere è la CIPRA che adottando il ruolo di moderatore attraverso il “Dialogo alpino” incoraggia e sostiene una visione condivisa per una transizione energetica sostenibile nelle Alpi. Qui l’articolo completo: Dialogo alpino: verso una visione condivisa per la transizione energetica.

rioNelle aree naturali sensibili delle Alpi, un incremento della produzione di energie rinnovabili può ad esempio comportare – e già comporta – significativi conflitti tra la difesa degli ultimi corsi d’acqua naturali e lo sfruttamento idroelettrico. Oltre che sull’incremento della produzione di energie rinnovabili e sul loro impatto, va posta grande attenzione sulle possibilità di ridurre il consumo di energia. Per questo motivo, è importante discutere le seguenti questioni.

  • In che modo la transizione energetica può realizzarsi nelle Alpi?
  • Quale ruolo dovrebbero svolgere le Alpi in questo/i processo/i?
  • Come possono essere coinvolte tutte le parti interessate in questo processo di cambiamento?
  • Che tipo di società vogliamo?
  • Di quanta energia abbiamo bisogno?

Primo incontro del Dialogo alpino è stato il seminario tenutosi nell’ottobre 2013 a Lucerna (CH). Qui il resoconto con informazioni e  risultati dell’incontro.

Il Dialogo alpino è aperto a tutte le persone impegnate (o interessate) nella transizione energetica da un punto di vista politico, ecologico, economico o sociale.

Per partecipare ed essere informati sui prossimi passi del Dialogo alpino, si può contattare carole.piton@cipra.org

Le montagne sono la nostra riserva di vita, non devastiamole!

“Il problema dell’Italia è che è troppo bella”, commentava Renoir alla fine della sua vita.

5 pensieri riguardo “Montagne: nostra riserva di vita

  1. Molto odioso apprendere che il Sindaco di Balme propugna le centrali idroelettriche invece che usare molta cautela come suggerisce la CIPRA: come aspettarselo da un personaggio che ha ricoperto, tra l’altro, numerose cariche nel Club Alpino Italiano (tra i fondatori della CIPRA)?

    Ancora più odioso poi accorgersi di come sono ridotti i sentieri escursionistici nei dintorni di Balme.

    Qui un esempio: https://camoscibianchi.wordpress.com/2013/09/27/punta-delle-serene/

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  2. Su questi temi generali, purtroppo, ammetto di essere sempre alquanto pessimista. In generale trovo ci sia poca coscienza civica, ed ancora peggio molta ignoranza. Le cure possibili sono sotto gli occhi di tutti. Quello che mi rincuora però è che questa mentalità trovo sia distribuita in modo non omogeneo ed alcune realtà come quella montana, nonostante gli inevitabili episodi negativi che possono capitare, ne siano meno coinvolte.
    Il tema del limite per l’uomo è assai complicato e soggetto a varie interpretazioni, e dovrebbe essere mediato da altri valori: non può valere sempre la filosofia del ‘no limits’ soprattutto quando ci sono di mezzo altre persone.
    Per tornare in tema riprendo l’ultimi punto del post, “Di quanta energia abbiamo bisogno?” : meno di quel che ciascuno di noi consuma, e singolarmente possiamo fare tutti qualcosa attraverso piccoli gesti e piccole o grandi scelte. Probabilmente non cambieremo il mondo ma almeno saremo coerenti coi nostri pensieri.

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