30 km di piste forestali nelle Valli di Lanzo

GAL
14 progetti per nuova apertura di 30 km di piste forestali nelle Valli di Lanzo

Questa “euforia forestale” (“Peste?” si chiedeva Pro Natura già nel 1994) l’ho appresa grazie ad un manifesto del G.A.L. (foto qui a sinistra) che è stato twittato il 5 luglio scorso dall’UNCEM Piemonte.

Dopo l’apertura in Val Grande della pista per il Pian delle Riane (lavori in corso) da Pera Berghina attraverso il bosco del “Pasé” (qui il post con documentazione fotografica), voluta dal Comune di Groscavallo (To), abbiamo anche appreso della nuova pista che percorre (devasta?) i boschi del versante Nord-Est della rupe ove sorge il Santuario di Santa Cristina con interessamento dei sentieri n. 301 e n. 301A che partono dal Comune di Cantoira (To). La notizia ce l’ha data il camoscio Marco (qui il suo commento al post sul Pasé) con foto al seguito che presto vedrete su questo blog.

L’ennesima pista in costruzione è quella che raggiunge il Santuario di San Domenico (1770 m), sempre nel Comune di Cantoira, e alle pendici del Monte Bellavarda, di cui avevamo già sentito parlare e che adesso abbiamo la conferma grazie al notizia fornita da “Ottobre Rosso” (qui il suo commento).

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Le Chardon bleu

Il Chardon bleu o La Reine des Alpes (Eryngium alpinum) è una delle tante meraviglie che si possono incontrare andando a spasso perIMG_1114 i monti.

Purtroppo la sua bellezza, insieme ad altri fattori come l’abbandono dei pascoli alpini, è stata anche la causa della sua quasi totale scomparsa dalle Alpi. Esiste però un posto dove la sua popolazione è ancora notevole: si tratta di un vallone laterale, il Vallon du Fournel, della valle della Durance, compreso nel Parc National des Ecrins nelle Alpi francesi. Continua a leggere “Le Chardon bleu”

Un esploratore a Balme all’inizio dell’800

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Castello Francesetti
Castello Francesetti a Mezzenile

Quella che vi presentiamo è la più antica descrizione di Balme, scritta dal Conte Luigi Francesetti di Mezzenile all’inizio dell’Ottocento, nelle sue “lettres” in lingua francese (la lingua colta dell’epoca).

Fortunato imprenditore (possedeva numerose fucine di chiodi), intellettuale e uomo politico (fu anche sindaco di Torino), il Francesetti passava le vacanze nel suo castello di Mezzenile, da cui partiva – a piedi – per lunghe escursioni nelle Valli. Lo accompagnava un servo che portava le provviste e gli strumenti scientifici (termometro e barometro a mercurio) con cui il Francesetti misurava la temperatura delle sorgenti, misurava l’altezza sul livello del mare dei villaggi, faceva osservazioni sulle rocce, sulla flora, sulla fauna, sulla vita e sulle attività quotidiane dei montanari. Le “lettres” rappresentano la prima descrizione scientifica e per così dire esplorativa delle nostre Valli.
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Il silenzio di Chavannes

IMG_0231Ci sono luoghi di montagna che suscitano in me diverse emozioni. Ve ne sono alcuni che, magari per via del vasto panorama, mi danno un senso di grandiosità, altri mi incutono un po’ di timore reverenziale magari perché mi trovo al cospetto di enormi pareti rocciose o grandi cascate di seracchi, altri ancora fanno nascere un senso di tranquillità, di calma. Ci sono poi alcuni luoghi dove ad essere dominante è la sensazione di isolamento che si prova. Questa sensazione l’ho provata recentemente nel Vallone di Chavannes. Siamo in Valle d’Aosta nella Valle di La Thuile e il vallone suddetto inizia poco sopra La Thuile e si incunea, piuttosto linearmente, verso Nord Ovest.

Il vallone in questione è percorso interamente da una strada sterrata che, a prima vista, potrebbe “addomesticare” il luogo ma il contesto ambientale davvero selvaggio prevale tanto che, come dicevo prima, è forte la sensazione di isolamento che si prova. Il motivo? Il vallone è molto lungo e piuttosto elevata è la lontananza dall’ultimo paese inoltre non vi sono punti di appoggio come rifugi o bivacchi. Vi sono solo un paio di alpeggi.

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Le mie Valli di Lanzo

valli di lanzo

Ho incontrato virtualmente Francesco Paolo Mancini (@fpm_man10) grazie a Twitter. Lui abita a Roma e non conosceva le Valli di Lanzo. Le foto delle Valli che ho twittato negli ultimi mesi, con i soli 140 caratteri ammissibili da Twitter, hanno sorpreso molti follower che cercano il bello della nostra Italia. Ne sono molto felice perché queste montagne stupende meritano di essere apprezzate, sempre di più, soprattutto da chi non ci vive.

Buon Compleanno Francesco e grazie per averci trasmesso il tuo sguardo sulle Valli di Lanzo, con la speranza di ritrovarci presto per volare tutti insieme su bellissimi sentieri.


Testo di Francesco Paolo Mancini*

Volavo (invece camminavo): sul ghiacciaio e tra i picchi di roccia nera, attratto dal blu del cielo a 3000 metri, risucchiato dall’Infinito: fu quando alzai lo sguardo dai buchi nel ghiaccio lasciati dalla guida, e mi guardai intorno. Mi fermai e sentii il cuore che correva: ero stanco, ma era per l’emozione. Lasciai andare il peso sulle braccia appoggiate alla piccozza. Sorrisi. Risi. Felice!

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Albini

AlbinaQuando lessi il libro “L’estate di Albina“, suggeritomi dall’amico Gianni Castagneri, non pensai che nel romanzo ci fosse una storia vera, quella del camoscio bianco che fu avvistato nel 1968 per poi, dopo qualche anno, scomparire a causa della proverbiale inadeguatezza umana ad abitare il pianeta Terra.

L’autore, Virgilio Giacchetto, è una di quelle persone che vorresti avere sempre con te quando scarpini sui sentieri alpini. Ma è anche una di quelle persone che vorremmo incontrare più spesso anche nella quotidianità, stante il suo grande amore per la natura e il suo vivo e limpido rispetto per gli animali che con noi condividono la vita. E soprattutto per il suo rispetto per il “silenzio”, la materia più preziosa che la montagna sa custodire, sempre che certi esemplari di esseri umani (tanti, purtroppo), con la loro alienante estraneità, riescano a starne sufficientemente distante.

E’ quel “silenzio” che noi albini reclamiamo quando l’uomo contemporaneo si avvicina alla soglia – un umile sentiero di montagna? – superata la quale dovrebbe essere in grado di intercettare il limite nel suo agire.


Testo e foto di Virgilio Giacchetto

La Valle d’Aosta si rivela terra interessante non solamente per le sue meravigliose montagne, per i laghi alpini e le vallate ricche di scorci suggestivi, ma anche per la sua fauna selvatica che da qualche tempo si è arricchita, grazie al ritorno di specie considerate estinte sull’insieme del suo territorio. Sino all’anno scorso un branco di lupi ha sfruttato come zona di caccia le tre vallate del Gran Paradiso e gli avvistamenti di diversi esemplari, nonché le tracce di predazioni all’interno e ai margini dei confini del Parco Nazionale, sono state numerose e ampiamente documentate da fotografie e testimonianze di chi ha avuto la fortuna di imbattersi in questi affascinanti animali. Si sono registrati inoltre, in particolare negli anni novanta, alcuni avvistamenti della lince e inequivocabili impronte lasciate sulla neve dallo schivo, splendido felino.

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MAN è arrivato nelle Valli di Lanzo

“Piste forestali” che devastanto boschi e sentieri, 5 centrali idroelettriche in progetto, gare da trial autorizzate da comuni su sentieri a catasto (vietato dalla Legge), sentieri stupendi che non vengono curati e che versano in stato pietoso, 30 chilometri (!) di sterrate in fase di realizzazione a suon di mine per fantomatiche filiere del legno.

E poi la beffa finale (notizia del 5 agosto scorso): “Dalla Regione Piemonte 900 mila euro per migliorare la rete sentieristica”. Tra i comuni che hanno avuto i finanziamenti non ne figura neanche uno delle Valli di Lanzo.

Vergogna!


MAN è arrivato nelle Valli di Lanzo (dal genio di Steve Cutts. Oltre 10 milioni di clic su youtube).

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Se pensate che tutto questo sia un’esagerazione, leggete questo post e relativi commenti:

Il Pasé. E una strada, o due

Cima Autour

Cima Autour (3022 m) con il Monte Servin (3109 m) a sinistra

Nelle Valli di Lanzo l’Autour (3022 m) è una cima delle Alpi Graie meridionali più conosciuta per il suo itinerario sci-alpinistico che estivo. Si trova sulla cresta spartiacque Val d’Ala-Valle di Viù dove il Passo Casset (2904 m) la divide dalla Punta Lucellina (3002 m) a Nord-ovest mentre un’insellatura senza nome la separa, verso Sud-est, dal Monte Servin (3109 m)

La via normale per la vetta passa dal versante nord-ovest, che è detritico e poco inclinato, mentre i restanti versanti sono più scoscesi.

Sul punto culminante sorge un ometto di pietre e nelle giornate limpide si gode un bellissimo panorama che spazia dal Monviso al Monte Rosa.
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Il Pasé. E una strada, o due…

Pasé
“Il Pasé” in Val Grande di Lanzo (foto Camosci bianchi)

Al post “Una storia conosciuta da pochi sulle montagne di Gian Piero Motti” fa purtroppo seguito questo di dragoonflame dove potete ammirare l’opera meravigliosa di “sviluppo economico” che si sta realizzando in Val Grande di Lanzo.

La storia di questa pista forestale va avanti dal 1998. Adesso finalmente la miseria umana è riuscita a fare breccia tra coloro che hanno fatto di tutto per difendere questa meravigliosa zona delle Valli di Lanzo, anche ricorrendo al Consiglio di Stato.

C’è da stupirsi in questo Paese? Dove siamo riusciti a far crollare anche Pompei? C’è da meravigliarsi se stiamo diventando sempre più poveri quando siamo incapaci di intercettare le vere e concrete possibilità di sviluppo economico? Quelle che andrebbero a beneficio di tutti e non solo dell’impresucola con la draga e del progettista di zona?

Questa strada la si sta facendo grazie ai fondi dell’Unione Europea. Ma visto che trattasi di soldi che piovono dal cielo, invece che andare a devastare un intero versante di una montagna, non sarebbe più furbo ed intelligente prendere i soldi e fare delle buche? E poi dopo riempirle? Almeno si lascerebbe la possibilità alle future generazioni di godere di ambienti intatti dove ritrovare benessere  – per il fisico e per la mente – lontano da metropoli appestate di strade, di inquinamento e di logiche predatorie (che ormai hanno infettato anche le vallate alpine), in paesaggi e natura che meritano di non vedere incisi nelle loro straordinarie bellezze la mediocrità umana.
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