30 km di piste forestali nelle Valli di Lanzo

GAL
14 progetti per nuova apertura di 30 km di piste forestali nelle Valli di Lanzo

Questa “euforia forestale” (“Peste?” si chiedeva Pro Natura già nel 1994) l’ho appresa grazie ad un manifesto del G.A.L. (foto qui a sinistra) che è stato twittato il 5 luglio scorso dall’UNCEM Piemonte.

Dopo l’apertura in Val Grande della pista per il Pian delle Riane (lavori in corso) da Pera Berghina attraverso il bosco del “Pasé” (qui il post con documentazione fotografica), voluta dal Comune di Groscavallo (To), abbiamo anche appreso della nuova pista che percorre (devasta?) i boschi del versante Nord-Est della rupe ove sorge il Santuario di Santa Cristina con interessamento dei sentieri n. 301 e n. 301A che partono dal Comune di Cantoira (To). La notizia ce l’ha data il camoscio Marco (qui il suo commento al post sul Pasé) con foto al seguito che presto vedrete su questo blog.

L’ennesima pista in costruzione è quella che raggiunge il Santuario di San Domenico (1770 m), sempre nel Comune di Cantoira, e alle pendici del Monte Bellavarda, di cui avevamo già sentito parlare e che adesso abbiamo la conferma grazie al notizia fornita da “Ottobre Rosso” (qui il suo commento).

Ovviamente in gioco, secondo quanto potete leggere nella foto del manifesto del G.A.L., c’è lo sviluppo della filiera del legno e quindi poco importa se tali opere andranno a smantellare per sempre i bellissimi paesaggi alpini che si potevano contemplare percorrendo i sentieri escursionistici. Evidentemente questi ultimi sono secondari nella mente di chi ha visioni euforiche di sviluppo economico di lungo periodo da progettare grazie alle strade sterrate costruite con i fondi Ue (Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013).

Sinceramente non sono al corrente di quale importante mercato del legno tali boschi andranno ad alimentare, con conseguente creazione di posti di lavoro, grazie ai 30 chilometri di piste forestali che appesteranno le Valli. Per il momento mi sono solo accorto che nelle Valli di Lanzo il pellet di faggio meno caro arriva dai boschi russi (€ 3,60 al bancale), poi c’è la conifera polacca (€ 4,40 al bancale) segue l’abete austriaco (€ 4,60 al bancale). Il pellet italiano è il più caro e ovviamente nessuno lo acquista perché non è qualitativamente migliore. I prezzi sono del 12 luglio 2014.

pista santa cristina
La recente pista dell’inverso di Santa Cristina (foto di Marco)

E cosa potrà mai cambiare per gli altri prodotti (artigianato di qualità?) della fantomatica filiera del legno delle Valli di Lanzo sbandierata dal G.A.L. e dall’Uncem Piemonte?

Se a tutto questo si aggiunge il fatto che nelle Valli di Lanzo non arriverà un solo euro di finanziamento per la rete sentieristica, erogato recentemente dalla Regione Piemonte (qui la notizia del  5 agosto scorso), allora possiamo comprendere chiaramente quanto poco siano interessate le amministrazioni locali ad uno sviluppo dell’escursionismo e di tutte quelle attività collaterali di cui il Coordinamento “Noi nelle Alpi” invece si è fatto recentemente carico (tra cui figura anche il CAI Piemonte).

Un aspetto sconcertante e mortificante, rimanendo in tema di paesaggi (naturalistici e culturali) e di sentieristica (il mezzo più idoneo e sostenibile per goderne), arriva proprio dal Comune di Cantoira che nel maggio scorso si è rivolto alla sezione del CAI di Lanzo Torinese per ripristinare gli antichi sentieri che corrono proprio alla falde della rupe di Santa Cristina (qui la mappa dei sentieri), chiedendo anche la riapertura di una mulattiera non più praticabile da tempo. L’intervento di recupero (apertura del sentiero con posa di segnaletica verticale e orizzontale come da normativa della Regione Piemonte) è stato fatto il 25 maggio scorso quando la pista forestale era ormai approvata. A tali lavori di recupero hanno partecipato una ventina di volontari del Cai di Lanzo.

Dragoonflame (il camoscio che ha scritto il post sulla pista Pasé) con commento del 25 agosto scorso scrive che “Purtroppo devo segnalare che tra ca senale e pian uccello la strada ha eliminato quel sentiero segnato“.

Da quanto appreso da alcuni volontari del Cai di Lanzo, che hanno partecipato ai lavori, è stato proprio il Comune di Cantoira a richiedere l’intervento di manutenzione dei sentieri, ma prima di iniziare i lavori delle piste forestali. E’ facile immaginare che una pista possa compromette il percorso originario del sentiero?

lavori pista forestale senale e lussel
Il dettaglio dei lavori della pista forestale di Santa Cristina (foto di Marco), la zona su cui hanno operato i volontari del Cai di Lanzo

A questo punto ritengo che porsi alcune domande sia più che lecito, visto soprattutto l’opera importante, riconosciuta a molti livelli, svolta dai volontari del Cai di Lanzo che da molti anni si occupano, con autentica e genuina passione, di rianimare i sentieri delle Valli di Lanzo favorendo così l’escursionismo.

Perché fare una pista forestale dopo aver richiesto un lavoro di manutenzione di sentieri della zona, visto che le ruspe hanno poi attraversato tali percorsi?

Non sarebbe stato più logico (e anche più rispettoso di chi spende il proprio tempo libero per la montagna) richiedere a posteriori l’intervento del Cai di Lanzo per rimettere in sesto proprio quei sentieri che sono stati “tagliati” e “ricoperti” dalle piste forestali?

Di fronte a tutto ciò mi tornano in mente le parole di Paolo Rumiz, quando già nel 2008 scriveva dello “smantellamento del paesaggio che la nostra Costituzione ci impone di tutelare” (qui la sua lettera al 98° Congresso del CAI di drammatica attualità) oppure quando nel 2009 la Rivista del CAI (numero di marzo-aprile) pubblicava l’intervista al giornalista-scrittore sul tema della difesa dell’ambiente naturale. Qui di seguito un passaggio particolarmente significativo ed attuale che ci fa leggere proprio quanto sta accadendo nelle Valli di Lanzo:

Viviamo un momento terribile in cui c’è un assalto alla baionetta alle ultime risorse pulite del paese, che si trovano tutte quante in quota. Ciò avviene in presenza di tre fattori: primo, lo spopolamento della montagna e quindi la sua incapacità di essere massa critica e reagire, di pensare alla lunga e di pensare in grande; secondo, il distacco tra città e montagna – ad esempio sulla questione della TAV la Valle Susa era in totale conflitto con la logica di Torino, non c’era una mediazione, un tentativo da parte dei capoluoghi di metabolizzare e rappresentare le proteste della montagna; e, infine, il fatto che in un Paese che è per tre quarti montagna non vi è un ministro montanaro – l’ultimo è stato Bersani – e credo nemmeno dei sottosegretari: quindi il bene primario, il bene più corteggiato, il bene dove si nascondono tutte le ricchezze future del paese, è quello meno rappresentato, completamente dimenticato. lo credo che questo non sia casuale, perché sono convinto che sia in atto una politica di rapina che si perpetrerà nel silenzio se non si fa nulla”.

Intanto vi informo che in data 8 agosto 2014 è stato inoltrato dall’avvocato Fabio Balocco (vedere questo post) un fax alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Piemonte in merito alla regolarità delle realizzazioni delle piste forestali in Comune di Groscavallo (vedere post Pasé e dintorni; qui il video della pista con le foto di Dragoonflame).

La pista forestale che interessa le località Senale e Pian Uccello (Lussel), ubicate nell’inverso di Santa Cristina, abbatte un paesaggio culturale e naturalistico millenario che avevo descritto con il post “La Contessa del Lago fantasma“.

I post dei camosci che hanno trattato della zona di Santa Cristina, con i suoi meravigliosi sentieri escursionistici immersi in boschi spettacolari (ora banalizzati e smantellati dalle ruspe della filiera del legno), sono questi (dal meno recente):

pista santa cristina
La pista di Santa Cristina (lavori iniziati dopo l’intervento sui sentieri del Cai di Lanzo e a loro insaputa)

Per chi ama l’Escursionismo (attività anche culturale che pochi in Italia comprendono perché assimilata ad uno sport) delle Valli di Lanzo, la geografia degli affetti (immedesimazione empatica scaturente dal percorrere sentieri storici) viene ad essere letteralmente sconvolta a seguito di questi progetti di piste forestali (e 30 km non sono pochi…) che smantellano interi paesaggi.

Il commento di Ariela R.Non so perché continuo ad amare così tanto queste montagne, forse perché da esse traggo le mie origini, ma grande è la voglia di abbandonarle per non dover più soffrire oltraggi come questo” mi trova empaticamente coinvolto perché anche a me è successo di dimenticarmi definitivamente di quelle zone delle Valli di Lanzo che negli ultimi anni sono state interessate da piste forestali (sovente inutili o utilizzate per gare di motocross vietate dalla legge) come quella che porta al Rifugio Salvin (la zona del Santuario di Marsaglia).

E come non rimanere seriamente preoccupati quando si riscontra, troppo spesso, che a seguito della costruzione delle piste forestali, i sentieri cadono precocemente nell’oblio? Gli esempi nelle Valli di Lanzo sono numerosi.

Adesso attendiamo di sapere quali altri paesaggi verranno devastati dai rimanenti chilometri di piste forestali figlie di logiche di “sviluppo” ereditate da un’Italia vecchia e malata che per troppo tempo ha vissuto di assistenzialismo e di opere inutili che non hanno fatto altro che appestare quello che una volta era il Bel Paese.

segnaletica santa cristina
Segnaletica per Santa Cristina dopo i lavori della pista. Perché non chiedere a posteriori l’intervento del Cai per posare la segnaletica a norma?

Personalmente, soprattutto in qualità di Accompagnatore di Escursionismo del CAI, sono molto dispiaciuto di accorgermi, amaramente, che la nostra generazione continua imperterrita, e senza scrupoli, a sottrarre, egoisticamente ed avidamente, bellezza alle future generazioni e anche importanti occasioni di godere di ambienti naturali intatti, grazie ai quali sviluppare anche concrete occasioni di lavoro in un ottica di uno sviluppo sostenibile di lungo periodo. (vedere, ad esempio, post “Noi nelle Alpi” e “La montagna dolce è l’unica possibile“).

Uno “sviluppo”, che a quanto apprendiamo, nelle Valli di Lanzo consiste semplicemente nel far approvare una pista da parte di un comune (magari con autorizzazione ambientale prodotta autonomamente, stante il silenzio della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici), prenderne i fondi europei (denaro che piove dal cielo) e far lavorare l’impresa di costruzioni locale.

“Progetti di sviluppo” firmati Unione Europea.

Con 30 chilometri di piste forestali la Val di Lanzo non sarà mai più come prima e l’ambiente verrà irrimediabilmente deturpato con grave perdita di ricchezza paesistica ed escursionistica.

Dobbiamo purtroppo riscontrare, in base alle continue notizie che parlano di aggressioni alla montagna, che il CAI, in qualità di Associazione Ambientalista, risulta perdente su più fronti. L’allarme l’aveva a suo tempo già lanciato Paolo Rumiz (autore del bellissimo libro “La leggenda dei monti naviganti”): paesaggi smantellati, assalto alle ultime risorse pulite, avanzata dei mezzi motorizzati (Emilia Romagna e Lombardia hanno approvato leggi che permettono di percorrere i sentieri con le moto), piste forestali, centraline idroelettriche (di torrenti naturalisticamente integri ne sono rimasti ben pochi in Piemonte), nuovi comprensori sciistici, centrali idroelettriche (5 in progetto nelle Valli di Lanzo), ecc.

Così stiamo distruggendo un “sentiero” di conoscenza da trasmettere alle future generazioni, quello magnificamente contemplato dall’articolo 1 dello Statuto del CAI che prevede, quale obiettivo prioritario del Sodalizio, la scoperta della Montagna, territorio fondamentale del nostro Paese.

43 pensieri riguardo “30 km di piste forestali nelle Valli di Lanzo

  1. Il silenzio generale che accompagna lo scempio, la dice lunga su come questi montanari siano da sempre i peggiori difensori dei propri luoghi. Negli anni 50-70 si sono arricchiti costruendo ecomostri che hanno rovinato per sempre la dimensione architettonica locale, alloggi al limite dell’abitabilità in case orribili, spesso a mattoni scoperti e senza intonaco, oppure case che esteticamente sono un insulto a ogni senso estetico in relazione all’ambiente alpino. Il tutto spesso senza un regolare contratto di affitto ed in nero. Si è andati avanti a suon di condoni edilizi ed il disastro è sotto gli occhi di tutti. Sono magari gli stessi che creavano le discariche abusive nei boschi della valle, disperdendo rufiuti ingombranti come lavatrici ed addirittura automobili. Ed oggi ci si stupisce se le cose non sono cambiate? Le strade hanno a tutti gli effetti sostituito la speculazione edilizia di allora, ed oggi, per di più si vorrebbe nascondere l’ennesimo scempio dietro la salvaguardia della pastorizia o la risorsa bosco! Ma quanto valgono ormai poche decine di vacche? La distruzione della unica vera risorsa del territorio? Quella della pastorizia è sempre stata la scusa di chi mal sopportava il turismo e la villeggiatura! La montagna e le sue risorse naturali non sono un bene privato ma collettivo e ci vorrebbe un esproprio proletario! E’ ora di finirla e di impedire che questi scellerati distruggano tutto.
    Ottobre Rosso

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  2. Mi allineo anch’io all’amarezza dell’amica Ariela… tranne per i pochi che ancora ci credono, che senso ha tenere in vita ricordi e tradizioni, trovarsi per chiacchierare di luoghi e usanze – come a Chiaves lo scorso 1° agosto -, provare a suscitare interesse per l’ambiente e il passato, quando poi si assiste a questi scempi? Come sottolinea Ottobre Rosso, le piste non le fanno i marziani, neppure i cinesi e neanche i russi. Senza progetti ad ampio respiro si dà lavoro alla ditta locale, si fanno girare un po’ di soldi, si valorizza (ehhh??) il dato versante, e poi la festa è finita. Si metta un bel cartello a Lanzo e non discutiamone più.
    “Turisti, escursionisti, amanti della natura: le valli di Lanzo vi consigliano di andare altrove, qui non troverete nulla di ciò che cercate. L’acqua, i boschi, le montagne sono nostre e ce le gestiamo come ci pare, non abbiamo bisogno di voi”

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  3. Giovedì scorso dovevamo effettuare una gita in Valchiusella: ho scelto per quest’anno di non farmi male ulteriormente percorrendo le valli di Lanzo. Il cielo sul Canavese era però scuro, abbiamo perciò deciso di effettuare una camminata sino al Malatrait un alpeggio alle pendici della Carlera in valle di Ala. Giunti a Pianfé, con disappunto ho scorto una nuova sterrata, l’ho evitata e siamo saliti sino alla meta. Al ritorno, volendo far vedere al mio nipotino, la cappelletta della Rvoira, ho intrapreso il sentierino nel bosco: non capivo più dove fossimo. La faggeta è stata “sfoltita” in modo incredibile: una squallida landa cosparsa di ramaglie; in lontananza verso il rio Chianale sentivamo le motoseghe al lavoro. La strada è stata costruita per l’abbattimento degli alberi e il loro trasporto a valle. Avevo raccontato al nipotino che la cappelletta era stata costruita per dare l’arvèiri, l’arrivederci, ai morti per una non ben identificata epidemia nell’Ottocento; venivano poi sepolti sul pianoro, in una fossa comune ancora individuabile e cosparsi della calce estratta dal ciaussiné alle falde della Carlera. Nei pressi si vedevano ancora gli avvallamenti delle “luvére”, le trappole per catturare i lupi. Tutta la storia è stata distrutta: non c’è più nulla. “Che brutto posto è questo!” ha commentato mio nipote. Sicuramente non tornerà più alla Rvoira come invece facevo io ogni anno.
    Scendendo a valle ho pensato che tutti i presenti alla gita non avrebbero più visto la meraviglia del bosco della Rvoira: la natura si riprenderà i suoi spazi, ma è lenta. Ha tutto il tempo, noi uomini, invece, no.
    Ariela

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  4. Aggiungo questo: giovedì dopo lungo e silenzioso sul versante francese sono arrivato al Colle dell’Autaret dove sono stato accolto da due baldi motociclisti con tanto di rombante destriero.
    Moto a 3100 metri su un’antica mulattiera: W le Valli di Lanzo!

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  5. Desidero segnalare quanto appreso da fonte sicura in merito alla pista del Pasé: doveva arrivare sino a Pian Giouè e poi scendere (come? vista la morfologia del luogo) su Pian delle Riane basso. Si è fermata prima del punto previsto: i soldi sono finiti.
    Dunque? Lavoro inutile, ambiente deteriorato. Lo stanziamento a fondo perduto è finito in tasca a qualcuno e ci hanno rimesso in tanti, compreso il malgaro, alibi per la costruzione della carrareccia, che non arriverà al suo alpeggio.
    Soldi a fondo perduto? Mai!!! Perlomeno pretendere che il lavoro previsto sia compiuto!!!

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  6. Questi montanari come li chiamate voi sono gli ultimi che in montagna ci vivono e la vivono veramente anche i problemi del poco lavoro la difficoltà di spostamento i servizi inesistenti e non soltanto 5 giorni all’ anno con il bel tempo come voi! Presunti ambientalisti di città che sapete criticare tutto e tutti ma non vi sforzate di aprire un dialogo con chi non la pensa come voi! Per voi gli altri sono solo dei buzzurri delinquenti che rovinano il vostro parco giochi del weekend. Che ne sapete voi di storia delle valli del vivere nelle valli? Solo letto e studiato ma vissuto niente!! Non avete nemmeno il coraggio di mettere il vostro nome nei commenti. Se di gente in valle non ne viene non dipende dalle strade sterrate nei boschi ma dalla mancanza totale di infrastrutture e pubblicità.

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    1. NON E’ ROVINANDO PER SEMPRE UN AMBIENTE COSI’ BELLO CHE SI CREA SVILUPPO. CI SONO MODI NON COSI’ BECERI E VERGOGNOSI PER FARE CRESCERE L’ECONOMIA MONTANA. MA I MONTANARI DI QUELLE PARTI SONO I PRIMI A NON VOLERLO. L’AMBIENTE E’ DI TUTTI NON SOLO DI CHI VIVE IN MONTAGNA E NEANCHE I MONTANARI HANNO IL DIRITTO DI DISTRUGGERLO PER I LORO COMODI. PERCHE’ I SENTIERI, CHE SONO BELLISSIMI, NON VENGONO MESSI A POSTO? PERCHE’ NON SONO STATI CHIESTI CONTRIBUTI?LA GENTE, SOPRATTUTTO STRANIERI, VERREBBE A FROTTE. NON E’ QUESTIONE DI ESSERE AMBIENTALISTI, MA DI AVERE CERVELLO E RISPETTO. MA D’ALTRA PARTE BASTA VEDERE COME VENGONO TRATTATI I BOSCHI, CHE SPESSO SONO TRASFORMATI IN VERE E PROPRIE DISCARICHE! SEMBRA DI ESSERE TORNATI AGLI ANNI 60 E 70 DOVE FURONO COSTRUITI DEI VERI E PROPRI ECOMOSTRI, SPESSO IN NOME DI UN TURISMO INVERNALE (LO SCI) CHE SI E’ RIVELATO UN FLOP!! E IN EREDITA’ è RIMASTO SOLO LO SCEMPIO, COME LO SARANNO QUESTE STRADE DELLA VERGOGNA!!

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  7. Che bello leggere gli ambientalisti da salotto che si scandalizzano per delle piste forestali (della quali sarebbe saggio piuttosto chiedere e battersi sulla chiusura al traffico privato a motore, piuttosto che contro la loro realizzazione), che usano la montagna come proprio parco giochi, ma che non si fanno problemi magari a percorrere 100-200km con la loro auto che va a benzina (vedi petrolio, fonte di guerre e fonte di inquinamento, a partire dalla sua estrazione fino alla ifne della filiera, quando esce dalla marmitta) per andare a fare due passi in montagna (e non hanno nulla contro le provinciali che arrivano fin nelle valli), che scrivono da pc made in China dove leggi ambientali non esistono…. tutti bravi a fare gli ambientalari con i boschi degli altri… per poi magari andare pure a votare un partito pro-tav.

    Poi Balocco che scrive “il turismo, che rimane pur sempre la maggiore risorsa economica locale, si decide di depredare il patrimonio”.. frase che, contestualizzata nelle valli di lanzo, è assolutamente discutibile… il turismo che si vede e che porterebbe soldi è quello di massa, non di qualche centinaia di escursionisti che si portano il pranzo al sacco e che usufruiscono solo di strade, parcheggi, sentieri, ecc.
    fa poi ridere quando preferirebbe delle trattorabili… queste sì ferite inutili, funzionali solo all’esbosco…
    Non si capisce che non sono 30km di piste forestali a creare problemi, è il loro uso scorretto.. piste forestali ben tenute, segnalate, chiuse al traffico a motore, inserite in percorsi turistici, renderebbero la montagna accessibile a un po’ più di escursionisti, portando in quota magari anche mountainbike, fetta di turismo sempre più cospicua… ma la miopia di pseudoambientalari da salotto, che vedono la montagna in maniera snob ed elitaria (dal loro salotto salvo qualche weekend a passeggiare sui monti) fa peggio alla montagna di qualche pista.

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    1. […] Quassù è bellissimo, ci si trova bene. Ma se desideri costruirci la tua casa, sei fuori strada. Se invece vuoi che rimanga così com’è per sempre, per poterci tornare quando vuoi e ritrovarla com’è e riavere il beneficio che ne trai adesso, cominci a capire. Infine, se vorresti che qui resti così perché anche altri ne possano trarre le stesse sensazioni, benvenuto tra quelli che capiscono. Che è un numero esiguo, purtroppo. Sarebbe bello sapere che centinaia di persone possono contare sul fatto che quassù c’è un loro angolo di paradiso dove potersi rifugiare, con i suoi fiori, sapere che la cascata sarà sempre qui, gli animali sempre là, e nessuno potrà mai cambiare nulla. Ci sono persone che ogni anno salgono quassù, chi per studiarsi dieci pagine di greco, chi per leggersi Thomas Mann, o farsi una giornata di yoga… Segno che c’è bisogno anche di questo. […]

      Le Valli di Lanzo erano il mio “Gran Paradiso”.

      https://camoscibianchi.wordpress.com/2012/09/16/qualche-giorno-con-il-guardaparco/

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    2. Ci sono “ambientalisti da salotto” che per salire nelle Valli di Lanzo prendono il trenino GTT (quando c’e’, fin dove arriva) ed eventualmente le corriere che portano piu’ in alto, fino agli ultimi paesi… e che saprebbero conservare “il proprio parco giochi” decisamente meglio di quanto stanno facendo le amministrazioni locali, semplicemente perche’ amano e rispettano quei posti.

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    3. Cara Lucyeccetera.Io sono una ambientalista NON da salotto. Cammino nelle Valli di Lanzo da quando sono bambina, quasi 40 anni, ho conseguito un Master sulla Sostenibilità (quella scienza che PARLA DELL’INTEGRAZIONE FRA UOMO -ECONOMIA E AMBIENTE, e non certo proponendo di sopprimere l’economia) e ho studiato da Guida Naturalistica del Piemonte, sempre la sera dopo il lavoro, e ho stravolto la mia vita per poter divenire operatore culturale nei luoghi che amo.
      Quindi contrariamente al silenzio che pratico con chi fa grosse comode semplicistiche categorie prive di significati veri, stavolta scrivo.

      Molto comodo squalificare le persone come fossero erbe di un grande e supposto pigro fascio.

      Non tutti i montanari rovinano le montagne, non tutti gli ambientalisti fanno solo salotto, ammesso che sia qualcosa di sbagliato nel ragionare assieme in un salotto. E non c’è.

      Ma per fortuna fanno anche salotto, trovandosi a parlare e a fare e a proporre, e ti assicuro con ragionamenti ben più fondati dei tuoi.

      Gli ambientalisti che ho conosciuto io, impegnandomi in prima persona, sono persone attive, che studiano profondamente la natura e l’economia, che escono con i ragazzi in montagna, fanno volontariato, si trovano la sera a ragionare, quando magari , e dico forse, TU sei nel tuo salotto a crearti il profiletto col nome strano in rete, dal tuo salotto di una casa di paese.
      Paese magari assai simile a quello dell’ambientalista, che non necessariamente cresce e vive in città salottiere.

      Nei salotti degli ambientalisti, fortunatamente sparsi in città come in montagna, ci sono persone DIVERSE, che si confrontano, che scambiano idee perché le categorie PSEUDOAMBIENTALISTI DA SALOTTO ERESTO DEL MONDO, sono grossolani cassetti che utilizzi TU per semplificare una complessità invece preziosa. Chissà poi perché dovrebbe essere miope elitario e snob qualcuno che non ama una autostrada nel bosco.
      Io non la amo, la detesto, eppure ci vedo benissimo. E mi appare miope , elitario e snob proprio colui che disegna queste targhette riduttive, per classificare un pensiero e un sentimento altro.

      Molto più simili fra loro, sono i pensieri supponenti, che scaturiscono da luoghi comuni e pregiudizi, spesso autoreferenziali, frutto di scarsa umiltà.

      Gli ambientalisti che ho conosciuto io, sono persone che hanno il senso del lavoro, ma anche del patrimonio di bellezza , intesa come storia, tradizioni estetica, che un luogo può esprimere.
      Ce ne saranno altri, che magari amano la natura perchè apprezzano il loro parco cittadino, e allora? I boschi delle Valli di Lanzo sono meno loro che tuoi???Allora se tu vai a Torino, qualcuno ti dice che la città è meno tua che di altri? L’ambiente naturale è patrimonio di tutti.

      E soprattutto, l’ambiente naturale, tra cui il bosco, ricordo a te paladina delle stradone (perchè queste forestali sembrano autostrade) oltre che luoghi di storia e di bellezza, sono ECOSISTEMI, popolati da tanti tanti altri viventi, che NON sono ambientalisti da salotto, nemmeno montanari, e hanno diritto al loro habitat, a vivere.

      Le Valli di Lanzo sono un patrimonio in “prestito ” a me, a te, a coloro che vengono a passeggiare nel wend, e che magari le amano senza necessariamente considerarle- come COMODAMENTE DAL TUO SALOTTO SCRIVI, giudicando senza conoscere le emozioni di ognuno, ma facendo il tuo solito fascio- un parco giochi.

      30 km di forestali SONO un problema, ed è strano riuscire a non vederlo. Quale sarebbe un problema per te? Come lo dimensioni, un problema?
      Si studia come fare a definire e comprendere i problemi, al di la delle opinioni. episteme, basta doxa.
      Esistono leggi, (poche putroppo), esistono obblighi di Valutazioni di Impatto Ambientale e VAS.Vorrei vedere chi ha autorizzato un orrore del genere, quali basi ha posto.
      E poi c’è il valore intangibile, il valore poetico, immenso.

      Sai che iniziare a degradare il bello, significa tendere a farlo sempre di più? Sai per esempio che fare un’autostrada comporta intorno la creazione di cantieri e capannoni che divengono ben più rilevanti, in termini paesaggistici, della strada stessa?
      Sai che alterare un ecosistema con una pista quali effetti comporta?
      Ne genera tantissimi sul suolo, sugli equilibri della acque eccetera eccetera eccetera.

      Fino a quale punto NON è un problema?
      Fino al punto in cui è comodo scaricare una opinione forse (lasciamoti uno spiraglio) povera di conoscenza, su pseudo ambientalisti di tua definizone?

      E’ uno scempio di Bellezza, che comprende e va ben oltre l’estetica,
      E’ scempio di emozioni, di ricordi, di esseri viventi,di colori , odori , forme, di irripetibili linee di paesaggio, di lavoro di molti che credono in un modo armonico di vivere il mondo e il tempo, e per questo si spendono DENTRO E FUORI DAL LORO SALOTTO.
      Per i ciclisti , si studiano percorsi adatti!! Non certo serve uno stradone!!!
      Che per altro comunque chiuso al traffico NON è.
      E il fine di questo scempio? CUI PRODEST?? certo qualcuno ne ha beneficiato. Ma la collettività?Cosa ne ha tratto?
      Quindi lasciamo perdere categorie assurde di PSEUDO AMBIENTALISTI E PESUDOPINIONISTI.

      Amare le Valli di Lanzo ,la complessità e il pensiero, sono valori di tutti e di ognuno.

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  8. IL BOSCO DEGLI ALTRI?? IL BOSCO E’ DI TUTTI, NON SOLO DI CHI VUOLE FARE I PROPRI PRIVATI INTERESSI, PERALTRO DI POCHI, DISTRUGGENDO UN PATRIMONIO INESTIMABILE. QUESTA MIOPIA E’ DISARMANTE, E’ PAZZESCO COME SI CELEBRI LA DISTRUZIONE DI UN LUOGO COSI’ INTATTO. QUESTO ULTIMO COMMENTO, PIENO DI BANALITA’ E FRASI CHE NULLA HANNO A CHE FARE CON IL PROBLEMA IN QUESTIONE DIMOSTRA CHE GLI SCEMPI FATTI IN PASSATO HANNO INSEGNATO NULLA. CARO LUCYINTHESKY PARLAMI UN PO’, AD ESEMPIO, DELLA COSTRUZIONE DELL’ALPE BIANCA AI TORNETTI..NON SO SE ERI GIA’ NATO, MA SICURAMENTE NEGLI ANNI 70 SARESTI STATO UN FAVOREVOLE ALLA REALIZZAZIONE..E ORA? RIMANE SOLO UN ECOMOSTRO CON TANTI PALI IN FERRO DI SKILIFT ABBANDONATI..PENSARE CHE LE VALLI DI LANZO HANNO PAESAGGI UNICI, SI POTREBBERO REALIZZARE RETI DI SENTIERI STUPENDI, IL VALLONE DI SEA CON LE SUE PARETI POTREBBE ESSERE UN CENTRO INTERNAZIONALE DELLA SCALATA, UNA VALLE RIMASTA ANCORA INTATTA (CHE ERA RIMASTA ANCORA INTATTA), CHE POTREBBE ATTIRARE SOPRATTUTTO STRANIERI..E INVECE? SI DISBOSCA E SI COSTRUISCONO PISCINE ALL’APERTO!!

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  9. @(poco)Cervello, che ne hai così poco da assimilare una pista forestale ad una stazione sciistica come l’Alpe Bianca, non meriti neppure risposta, visto che è evidente come in montagna non ci vivi, non ci lavori ma ci vai solo a giocare!

    E pensa un po’ che a me tutti sti chiodi nel vallone di Sea paiono uno scempio, roccia trapanata, spazzolata e ripulita da muschi e licheni, tante auto che salgono ad inquinare, schiamazzare, lasciare rifiuti (nel migliore dei casi nei cassonetti della valle, a carico di chi lì ci vive… intanto paga il luna park) di sti cittadini che vanno, appunto, nel loro parco giochi.

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    1. @(lucy in the scempio). Quelli che non dicono non “meriti una risposta” sono quelli che sanno di avere torto e non sanno cosa dire. E’ evidente. Perché il paragone è calzante. Vogliamo parlare della seggiovia nella valle quasi attigua?http://testdb.lanponet.it/caipiemonte/attachments/article/866/Seggiovia%20Piamprato.pdf
      Bello, vero? altro bell’esempio di sfruttamento del territorio!!:)
      Sai se vivo in valle? no. Se ci lavoro? no. E allora stai zitto che è meglio invece di dire banalità. E se (anche) tu ci vivi e lavori hai un’aggravante in più perché non hai un minimo di rispetto per l’ambiente che ti circonda. Ma la questione non è viverci oppure no. E’ avere rispetto per un bene INALIENABILE. Non mi sembra che in valle nessuno faccia la fame! I cittadini vengono, comprano, consumano, affittano. Fanno comodo vero??e soprattutto pagano la spazzatura!!Non penso che valga la pena continuare a discutere con uno come te. Le tue basse ed arroganti argomentazioni parlano da sole:). E’ ora però di fare un bell’articolo di giornale dove queste vergogne non vengano fatte in fretta e furia nel più assoluto riserbo. E’ ORA CHE LA GENTE SAPPIA!!
      (molto) Cervello
      ps: giocare in montagna è bellissimo!! in un contesto non rovinato lo è ancora di più:)

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    2. Ma smettila! Se non hai degli argomenti sostenibili evita di fare delle pessime figure con sti paragoni del cazzo! Fino all’altro ieri vi siete arricchiti costruendo case orribili e pigliando gli affitti in nero, o vendendo a prezzi proibitivi a quei turisti che oggi criticate. La montagna non è vostra ma è di tutti. E se hai un pò di buon senso cerca di sapere chi c’è dietro la strada che va da Pera Berghina a Riane…poi vediamo se le tue considerazioni da due soldi valgono ancora qualcosa.

      Ottobre Rosso

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    3. Cara “Lucia nel cielo” e anche caro “ottobre rosso”, qui non si tratta di cittadini o di montanari, dell’eterna contrapposizione montagna-città. Si tratta di buon senso e basta. Mi infastidisce anche la solita accusa da parte di qualcuno “solo perchè le avete studiate” (le montagne). Quasi come se lo studio, la ricerca, o qualsiasi attività intellettuale continuassero ad essere ghettizzate o considerate parassitarie dalle nostre parti, dove prevale ancora il culto del lavoro fisico. La “testa” non esclude il “braccio”, anzi, è una simbiosi naturale e necessaria per la sopravvivenza di qualsiasi forma di società (anche rurale). Vorrei anche sfatare la convinzione che noi residenti siamo tutti a favore “delle strade”. Non è affatto vero, e basta parlare con la gente locale in modo un pò più approfondito per scoprire che le “ferite” aperte nel nostro paesaggio fanno male a molti. Certo non a coloro che hanno un interesse diretto. Personalmente non sono contro la costruzione delle strade, perchè penso che senza di esse, per esempio, luoghi come la Blinant sarebbero stati consegnati all’oblio, ed anche il bacino Sagnasse – Alpetta, non sarebbe oggi un’isola tutto sommato felice dell’agropastorizia valligiana. Ma il buon senso di cui parlo, dovrebbe riferirsi ad una considerazione più complessa di quella che è la risorsa territorio, che non è solo (o forse non è più) agropastorizia, ma è paesaggio naturale nel senso più etico ed estetico del termine, dove bisogna badar bene prima di intervenire pesantemente in modo antropico. E solo se si ha una profonda coscienza della “risorsa paesistica” in senso estetico, etico ed anche morale, si potrà comprendere se un’opera sia giusta o deprecabile. Comprendi davvero il milieu o il genius loci di un habitat, se davvero intendi modificarlo in modo irreversibile. Tutto qui. Ed in questo la saggezza montanara non è forse sufficiente, anzi, è meglio dire che la saggezza montanara è definitivamente naufragata alla fine degli anni ’50, con l’apertura totale al sistema economico “città”, con l’importazione incondizionata dei suoi modelli. E questo ci è andato benissimo a noi locali, perchè ci ha permesso di tradire maldestramente l’arcaico sistema pastorizia-agricoltura della civiltà dei contadini pastori (wirtschaft), mutando inesorabiemente il tessuto sociale ed identitario delle nostre comunità. Con la prospettiva del guadagno facile, abbiamo aperto le porte alla speculazione, ed oggi ci ritroviamo un territorio ricco di “non luoghi”. Ed è ipocrita, oggi, prendersela con gli ambientalisti da salotto (cittadini), perchè siamo soprattutto noi ad aver perso la “visione” complessiva e approfondita del nostro territorio. E basta sentire le parole di certi nostri amministratori o valutare le loro scelte, per comprendere quale sorte ci siamo volontariamente dati, spesso con la nostra compiacenza interessata o con il terrore di toccare e intralciare gli interessi di poche “famiglie” locali. L’egoismo e la ricchezza ci hanno allontanato dal quel dialogo ancestrale con il paesaggio che era solo nostro, perchè la sensibilità l’avevano costruita i nostri vecchi con il rispetto (quello vero) della montagna. E credimi “ottobre rosso”, a molti Cantoiresi piange il cuore vedere ciò che è stato fatto a Santa Cristina (ma non parlano se non sottovoce, è ovvio). Così come lo sfregio avvenuto ai Pasè e quello che verrà alla Mea, turba molti valligiani che la “storia” la conoscono assai bene.
      E le strade che verranno non saranno la salvezza della pastorizia, come qualcuno continua a ripetere in modo quasi robotico. La salvezza sarebbe passata dalla volontà di creare consorzi del latte locali, caseifici (e non quelli che prendono il latte da altre parti), sagre e feste incentrate sui prodotti nostri sopratutto d’estate ma non solo (altro che asado argentino, fritto di pesce di Camogli, e sagra della piadina)! Sarebbe passata da una difesa politica della nostra identità, anche linguistica, senza ridurre il tutto a feste folkloristiche ad uso e consumo di quei villeggianti che tanto si criticano. Basta mettere il naso in altre valli per capire quanto siamo indietro anni luce! E quanto poco teniamo in realtà al territorio e alla nostra identità di “montanari”. E, infine, diamo un’occhiata allo spessore dei nostri politici, a quelli che ci hanno rappresentato di fronte a una città che ci ha imposto solo condizioni e pretese sulle risorse, in cambio di un discutibile “vivi e lascia vivere”. Concludo, lucyinthesky, dicendoti che la debolezza degli argomenti di noi residenti si vede anche da paragoni come i tuoi, che storci il naso ai chiodi di Sea, estremizzando in modo polemico il concetto di “deturpamento invasivo”. Quei chiodi di Sea, che dal basso certo non si vedono come le strade “tirate” nei boschi, lo si voglia o no fanno parte della nostra storia e della nostra tradizione, ed hanno contribuito a creare il “carattere” di un luogo che è apprezzato ed invidiato in tutta Italia. Anche l’area del Bec di Mea ha un milieu altrettando bello e apprezzato, chissà se la strada che di qui a pochi mesi lo lambirà saprà dare altrettanto valore aggiunto, come quei pochi chiodi e il “muschio spazzolato”
      Saluti a Tutti
      Marco Blatto – Cantoira
      Delegato del Piemonte e della Valle d’Aosta del GISM-Accademia di Arte e di Cultura Alpina

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  10. Non voglio assolutamente infilarmi in una discussione in cui ognuno mantiene le proprie idee e non porta a nulla, specialmente se si comincia con gli insulti i quali sono sempre la risposta di chi non ha idee valide per sostenere le proprie tesi.
    Penso che tutti in fondo amino la montagna, su posizioni diverse.
    So quanto non sia facile vivere in montagna, ma so anche quanto sia più difficile vivere in città.
    Dunque non cerchiamo di metterci l’un contro l’altro armati e di discutere pacatamente per il bene del territorio che amiamo.
    Chiediamoci: perché altre valli hanno saputo rispettare l’ambiente, pur costruendo piste forestali in aiuto ai malgari, ma evitando di distruggere i sentieri?
    Forse altri montanari hanno capito che il turismo si attrae con il bello, con la storia, con la cultura, con le tradizioni (e non sono polenta concia e curende a ferragosto).
    Si tratta solamente di capire che il territorio in cui abitiamo NON è di nostra proprietà e, inoltre, che se vogliamo vivere di turismo dobbiamo fare qualcosa per TUTTI i turisti.
    Durante questa estate sono stata più volte a pranzo in vari ristoranti di tutte e tre le valli di lanzo: età media dei clienti settanta-settantacinque anni. Vogliamo questo tipo di turisti? Va bene (anch’io non sono più giovanissima, benché ami camminare su sentieri); però, per favore, non lamentiamoci se i giovani si dirottano su altre montagne e su altre valli.
    Forse però non conosco bene tutte le problematiche dei montanari che vivono la montagna: qualcuno mi vuole spiegare come possono migliorare la vita 30 Km di piste? Perlomeno mi volete dire quale percentuale di abitanti trae vantaggio da questo?
    Grazie a chi vorrà rispondermi, senza offendere, almeno per rispetto dei miei capelli bianchi.

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    1. Uno dei volontari del Cai di Lanzo, che nel mese di maggio ha partecipato alla manutenzione del sentieri dell’inverso di Santa Cristina (manutenzione richiesta dal Comune di Cantoira), dopo aver assistito a tali devastazioni mi ha detto che non intende commentre sul blog, né a questo post, né a quello precedente perché il linguaggio non sarebbe adeguato alla sobrietà dei Camosci Bianchi. Inoltre mi ha riferito che condivide quanto tu hai scritto: la tentazione di cambiare valle e non tornare più in quelle di Lanzo è fortissima.

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    2. Ma è chiaro….migliorano il giro di AFFARI di chi si piglia i contributi, di chi le progetta, e di chi fa i lavori. Ed è ancor più chiaro perchè sono assolutamente inutili!

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  11. Pura speculazione! quando poi non ci sarà nemmeno più il 75-enne che va a comprare il pane o mangiare nei loro ristoranti (fanno comodo vero?), si mangeranno il legno che hanno tolto!

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  12. Dire che ariela mi ha tolto le parole di bocca e la penna di mano è ancora poco. Lascio campo libero al puerile e sterile esercizio di insultatori e sbeffeggiatori. Quando poi si avrà voglia di parlare seriamente, da persone ragionevoli, cercatemi pure, basta scrivere ventefioca su google e avrete nome e cognome del sottoscritto.
    Un’ultima cosa: negli ultimi anni mi capita sempre più spesso di occuparmi di bonifiche e ripristini ambientali, sia in pianura sia in montagna. Il più delle volte 1 euro guadagnato adesso signifca cinque euro spesi per rimediare ai danni che si sono fatti. Prima di armarsi di vanghe, picconi, escavatori e motoseghe sarebbe bene pensare alla eredità che si lascia ai figli e ai nipoti. Questo vale dappertutto e per tutti, cittadini, montanari, marinai…

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    1. Hai perfettamente ragione ventefioca quando scrivi “Il più delle volte 1 euro guadagnato adesso significa cinque euro spesi per rimediare ai danni che si sono fatti”…. Ed è proprio quello che molte persone accecate dai miraggi economici non capiscono.
      Riporto una parte di testo dello splendido libro “Economia senza natura. La grande truffa” di Ferdinando Boero (Codice Edizioni):
      “Per chi non avesse mai sentito la parola esternalizzazione: si tratta di qualcosa che state subendo da quando siete nati: i costi ambientali e sociali che stanno dietro la produzione di un bene sono esternalizzati dalla contabilità economica. Detto in altri termini, meno tecnici: questi costi non sono proprio considerati, non esistono. Fermiamoci un momento a ragionare su quello di cui stiamo parlando. Se costruisco un’acciaieria in un luogo bellissimo, incontaminato e lo deturpo irrimediabilmente, e poi la mia acciaieria produce tumori all’apparato respiratorio, tutto questo non ha un costo? Quanto valevano gli apparati respiratori dei poveretti che si sono ammalati e che sono morti? E quanto valeva l’ambiente naturale che è stato distrutto? Non valgono nulla? E’ la collettività, alla fine, a pagare le spese di quello che è stato distrutto e rovinato. La paga in denaro, se si spendono soldi per riparare i guasti, o le paga con il proprio mancato benessere: esternalizzare questi costi è semplicemente una truffa; e ci fa capire perché siamo nei guai e per che cosa abbiamo bruciato il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. Questi costi devono essere internalizzati e le cose cambieranno radicalmente.”

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  13. cito un pezzo dell’articolo
    “…..mi trova empaticamente coinvolto perché anche a me è successo di dimenticarmi definitivamente di quelle zone delle Valli di Lanzo che negli ultimi anni sono state interessate da piste forestali (sovente inutili o utilizzate per gare di motocross vietate dalla legge) come quella che porta al Rifugio Salvin (la zona del Santuario di Marsaglia).”

    ancora a parlare di moto (avevo già letto commenti di questo tipo nell’articolo di pera berghina)??? gare di CROSS?? forse di ENDURO o TRIAL…ma per favore, prima di fare queste affermazioni ti puoi documentare e dirmi quanto è stata l’ultima GARA, ti TRIAL o ENDURO, fatta in una delle 3 valli di lanzo? evita di cercare gare di CROSS perchè si fanno in piste chiuse…la pista più vicina è quella di Barbania o di Rivarolo.

    Quoto Rocchietti, la gente in valle non viene perchè non c’è niente da fare…gli escursionisti sono una minoranza, la maggior parte dei quali non spende. Al massimo si ferma in un rifugio in quota, mangia quello che offre il rifugio (portato con elicotteri mica a spalle) e se ne torna a casa sulla sua bella macchina facendo almeno 100km tra andata e ritorno

    tra l’altro vi segnalo..perfino il vs presidente ha capito che bisogna dialogare e regolamentare le cose
    http://www.federmoto.it/home/ctl/details/mid/693/itemid/19231.aspx)

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    1. Buongiorno Anonimo,

      ci riferiamo al 1° Mulatrial Valle del Tesso dell’ottobre 2013.

      Qui il link https://www.facebook.com/events/514107978672846/permalink/515172781899699/

      Ho letto anche io del primo incontro tra i “nostri” due Presidenti Martini (CAI) e Sesti (FMI).

      Anche per noi del blog il dialogo e il confronto sono fondamentali: niente lotta “armata” 😉

      Come puoi ben vedere non abbiamo la moderazione nei commenti: chiunque può liberamente esprimersi purché non offenda, insulti e bestemmi.

      Grazie per essere intervenuto, la prossima volta magari ti firmi? anche con solo con un nickname?

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      1. ho scritto solo perchè si parlava di GARE di MOTOCROSS. invece voi adesso fate riferimento a una MOTOCAVALCATA di TRIAL (l’unica che c’è stata nella zona da anni, quest’anno al 99% non verrà più organizzata e continueranno a farle solo in canavese dove il trial non è preso di punta e dove gli amministratori locali hanno capito che può portare soldi/persone senza danneggiare nulla).

        Oltre ad essere 2 generi di moto e sport completamente diversi, la motocavalcata è un giro organizzato su un tracciato pre-stabilito e precedentemente autorizzato dai Comuni; il tracciato viene pulito prima e dopo da chi organizza il giro (pulito a beneficio di tutti, come il tratto lanzo-margaola o i tratti verso il salvin). Le motocavalcate sono dei giri, non competitivi (nessuno corre contro il tempo e non c’è classifica), dove a metà giro ci si ferma a mangiare in qualche agriturismo della zona (ci sono mulatrial con 5 tappe ristoro, per portare un po di soldi a diversi commercianti e far capire che si tratta di un giro gogliardico per stare in compagnia e non per gareggiare). Le gare di motocross, da voi citate, si svolgono su apposite piste chiuse con moto non omologate.

        Le moto da trial sono omologate e assicurate (anche se ammetto che chi le usa solo in aree chiuse non le assicura), hanno 1/4 dei cv di quelle da cross, fanno molto meno rumore e hanno pneumatici atti a fare presa sulle pietre e non scavare nel fango.

        Se un giorno si riuscisse comunque ad organizzare una gara di trial in zona (le moto girano max 6 ore), non penso verrebbe giù il mondo…sentite questo video di poche ore fa

        1giorno all’anno, 100 moto, 300 persone al seguito, qualche appassionato che va a vedere…non sono tante ma magari si vedono 1000 persone per un week end…che magari vedono una vallata nuova, gli piace, ci tornano…il giorno che sono li al mattino comprano una fetta di fontina, fanno colazione, ecc ecc ecc…forse i negozianti ringrazierebbero. forse i residenti avrebbero qualche stimolo sportivo in più (e starebbero meno in piola, perchè altro da fare la sera non c’è nulla)

        Non mi aspetto che capiate le ragioni che ci spingono a fare un sentiero di montagna con una moto da trial o saltare da una pietra all’altra, volevo solo farvi presente che di moto da fuoristrada ne esistono 3 tipologie, alcune più invasive, altre meno. Scrivere di motocross fa capire a chi legge che non avete ben chiare le idee.

        ps. ai km di strade nella valli di lanzo avete scordato il prolungamento di quella del lago di monastero per agganciarsi con quella che sale da locana

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          1. “Quoto Rocchietti, la gente in valle non viene perchè non c’è niente da fare…gli escursionisti sono una minoranza, la maggior parte dei quali non spende. Al massimo si ferma in un rifugio in quota, mangia quello che offre il rifugio (portato con elicotteri mica a spalle) e se ne torna a casa sulla sua bella macchina facendo almeno 100km tra andata e ritorno”
            MA CHE RAGIONAMENTO E’??!! PERCHE’ LE PISTE SCEMPIO-FORESTALI PORTANO TURISMO VERO? E COMUNQUE UNA RAGIONE ECONOMICA NON PUO’, IN NESSUN MODO, DETURPARE UN AMBIENTE!!!!!

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          2. @GRAFFIO: è un ragionamento semplice. come la prenderesti se te, all’imbocco di germagnano viene fermato in macchina, non sei residente delle valli e ti dicono che puoi proseguire solo a piedi o in bici? non la prenderesti bene no? eppure sali la vallata per andare a divertirti come fa uno in moto! perchè io, ipotetico residente della vallata, devo respirare i fumi della tua macchina, sentire il tuo rumore, ecc ecc? ora, capisco che è un estremizzazione, me è un ragionamento simile al tuo

            Alcune attività motoristiche, se ben regolamentare in aree decise da ambo le parti, le cose possono coesistere. se non vi è regolamentazione, se è tutto proibito, allora succede quello che si vede…caos….le estremizzazioni non vanno mai bene, da ambo le parti a mio avviso

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          1. spero per te che non hai una macchina, un decespugliatore o un motosega…perchè se ci fai caso anche quello puzza…

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        1. Ciao “anonimo….”
          da come scrivi, non mi sembri male, e confrontarti in questo blog di difensori delle nostre belle montagne, ti fa onore.

          Le mie radici (nonna e madre) sono in Vonzo, anche se abito a Padova.
          Sono una “specie di motociclista”, Honda Transalp (non è mio interesse fare pubblicità, ma serve solo per “identificarmi”) con le quale ho fatto 3 volte il giro delle alpi, ho fatto degli sterrati ma in maniera educata, se si può passare il termine.

          Una passeggiata in moto, eventualmente anche da trial, su un percorso ben identificato, non invasivo, poi ripulito in modo che alcuni giorni dopo non si vedano più tracce in merito….(anche degli spettatori) penso si possa fare, ma rispettando la montagna

          Desidero allegarti un link
          https://camoscibianchi.wordpress.com/2013/09/18/lesperienza-del-margaro-un-anno-dopo/
          dove i miei figli, ospiti in alpeggio di parenti, hanno avuto l’incontro con alcune moto da trial, che scendevano da un luogo meraviglioso….

          Spero che tu non faccia parte di questa tipologia di motociclisti, ci possono essere motociclisti rispettosi della montagna.
          “la mia libertà finisce dove comincia quella degli altri”.

          Saluti

          ROK 64

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          1. “Desidero allegarti un link

            https://camoscibianchi.wordpress.com/2013/09/18/lesperienza-del-margaro-un-anno-dopo/

            dove i miei figli, ospiti in alpeggio di parenti, hanno avuto l’incontro con alcune moto da trial, che scendevano da un luogo meraviglioso….”

            ciao ROK,
            conosco i Gamba e i posti da te citati…sono andato spesso a pescare al Boiret scendendo la scalinata e salendola alla sera morto, spesso con lo zaino pieno e con sacco a pelo e tenda a seguito

            c’è però da dire che la strada che porta su al ciavanis è frequentata più da quelli del Baratonga (parapendio con furgone 4×4) che da moto..sicuramente versano un obolo per sistemare la strada, mai ti ricordi com’era anni fa prima che mettessero il cemento in tutti i tornanti no? e che la lingua di asfalto, che ogni tot anni sale un po di più l’hanno fatto per i trial?

            il lavoro dei marghè è un lavoro duro e che spesso rende poco, chi lo fa molte volte non si fa scrupoli ad assumere in nero poveri cristi stranieri per 250/300€ al mese (ne ho conosciuto uno lo scorso anno sotto al Soglio, lato forno)….le moto su al ciavanis non dovrebbero esserci, come non dovrebbero esserci questo tipo di strade

            non voglio innescare una polemica infinita e creare problemi, volevo solo dire la mia sul discorso trial/cross…poi so che non cambierete mai idea, ma l’intervista al capo della forestale per i 3gg della val tellina mi sembrava un buon esempio per rompere una lancia nei confronti dei tanti che praticano uno sport preoccupandosi di preservare natura e posti

            buona giornata a tutti,
            grazie a tutti per l’attenzione

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  14. Rispondo a tutti coloro che sostengono che l’escursionismo non porta soldi.

    “In Svizzera, l’escursionismo è un pilastro importante dell’offerta turistica di base. Finora, poco si sapeva dei costi connessi al mantenimento della rete dei sentieri escursionistici. Poco noti erano anche i dati riguardanti il valore aggiunto e l’effetto occupazionale generati dalle spese degli escursionisti provenienti dalla Svizzera e dall’estero. L’Ufficio federale delle strade (USTRA) e l’associazione mantello Sentieri Svizzeri hanno colmato questa lacuna con un nuovo studio. Da questa analisi emerge che i benefici complessivi dell’escursionismo sono nettamente superiori ai costi. Investire in una rete ben sviluppata di sentieri escursionistici conviene.”

    E’ chiaro che se non si fanno investimenti adeguati non si può sperare di vedere lo svizzero a Balme se poi alla prima curva del sentiero si ritrova nella foresta amazzonica….

    E’ chiaro che non potrò trovare l’escursionista francese se il Comune di Groscavallo fa un dépliant sui sentieri della sua zona piena zeppa di errori e poi lo ritira perché glielo fanno notare (cultura dell’escursionismo?)…

    E’ chiaro che non potrò trovare l’escursionista inglese se sono gli stessi amministratori locali a non mettere mai piede su di un sentiero ma guardano la montagna solo in TV (ma c’è in TV?)…

    E’ chiaro che anche i pochi escursionisti italiani si sentiranno trattati un po’ male se nel XXI secolo nelle Valli di Lanzo vengono considerati come dei “forestieri” perché non parlano il patois (ma sarebbe lo stesso se lo parlassero)…

    E’ chiaro che se entro in un locale pubblico (tipo ristorante) e chiedo se per gli amici che porto in valle è possibile avere nel pomeriggio una “merenda sinoira” (dopo una bella ciaspolata) e poi mi sento chiedere “cosa intende per merenda sinoira?”…

    E’ chiaro che se entro in un qualsiasi locale della Valli di Lanzo e non trovo nemmeno un opuscolo che mi presenti, tanto per dire, il Sentiero Natura della Val Servin (non dico in inglese, figuriamoci)…

    E’ chiaro che se l’escursionista svedese finisce nello stupendo Pian della Mussa, magari dalle parti delle Grange della Mussa, e non trova un solo cartello che gli indichi che tutt’intorno c’è un ambiente spettacolare da conoscere con i piedi: NON UN CARTELLO CHE DICA “LAGO DELLA ROSSA”, NON UN CARTELLO CHE DICA “LAGO MERCURIN”, NON UNO CHE DICA “ALPE DELLA ROSSA”, NON UNO CHE DICA “PASSO DELLE MANGIOIRE” OPPURE SEMPLICEMENTE “PIAN SAULERA” (BELLISSIMO!)… Ci vai in Savoia dal Pian della Mussa come facevano i contrabbandieri locali… Ci fai il Tour della Bessanese, puoi scoprire i ghiacciai, le alte vette, panorami mozzafiato e una natura meravigliosa ricca di biodiversità: è trattato come un PARCHEGGIO ma in verità dovrebbe essere un punto di partenza, non uno di arrivo.

    L’esempio del Piano della Mussa è davvero eclatante: c’è un mondo escursionistico spettacolare a 360° ma non c’è nulla che lo comunichi! Perché?

    Insomma il Pian della Mussa (uno dei più belli di tutti le Alpi), come tutte le Valli di Lanzo, è esclusivamente un punto di arrivo (un parcheggio) per gente con il culo sulle auto.

    Questa è la cultura dell’escursionismo? Non c’è alcuna ricchezza, né in pianura, né in montagna, né al mare, se pensiamo di agire senza CULTURA: la cultura è l’olio che fa girare gli ingranaggi del cervello. Senza di essa si è condannati alla povertà.

    Volete che porti altri esempi di come si sente un turista-escursionista? Volete che vi parli dei tedeschi incontrati ad agosto dello scorso anno al Bec di Mea (Val Grande di Lanzo) con la cartina escursionistica dell’IGC versione gialla anno 1997? Ma chi è quel brav’uomo che gliela data? E a me chiedevano dove andare per rientrare a Bonzo? E manco io ci capivo qualcosa pur avendo nello zaino le ultime due carte più recenti?

    Ma vi rendete conto in che mani è uno degli angoli più belli di tutte le Alpi? Un gioiello naturalistico in mano ai peggiori nemici della montagna.

    Qui il post sull’escursionismo in Svizzera (e non ditemi che le loro montagne sono meglio delle nostre…):

    https://camoscibianchi.wordpress.com/2013/03/11/basi-economiche-dei-sentieri-escursionistici/

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    1. su questo hai perfettamente ragione…per quello dicevo, il problema non sono tanto quando le moto…ma il fatto che tutto è abbandonato a se stesso. fatevi un giro nei sentieri sotto i 1000mt adesso….è tutto chiuso dai rovi…gli unici sentieri sotto i 1000mt ancora aperti sono quelli usati da bici e moto. perchè volte dirmi che la gente brama dalla voglia di usare le mulattiere di collegamento tra 2 frazioni? qualcuno che ha voglia di fare una passeggiata ogni tanto c’è…ma la maggior parte degli escursionisti cerca vette, non va la domenica a fare il giro delle grange (poi magari lo fa anche una volta all’anno). ci sono bellissimi sentieri di collegamento tra vecchie borgate che sono stati abilmente puliti e bollinati di bianco e rosso…tempo 2 anni molti spariscono tra piante cadute e rovi (finchè qualche altra volontario lo sistema). Se parte dei sentieri venisse lasciata in mano anche ad altre tipologia di utilizzatori qualcosa cambierebbe. ma ovviamente la cosa va regolamentata.

      ps. nelle valli di lanzo gli escursionisti sono visti male perchè non portano soldi, magari in Nazioni dove tutto funziona un po meglio si, qua da noi no. c’è un escursionismo mordi e fuggi, quindi per i locali sei solo di troppo perchè non rendi…e anche se rendi non rendi mai abbastanza (come detto da qualcuno erano abituati troppo bene nei tempi del boom degli anni 60/70)

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  15. Non voglio entrare nel merito dello specifico progetto, che non conosco, e non contesto la battaglia ambientalista per preservare le valli di Lanzo, ci mancherebbe! ma a mio umile avviso alcune affermazioni generali sono contestabili. Di bosco, nelle Alpi occidentali, ce n’e’ fin troppo. Basta andare in giro per accorgersene: quanti alpeggi e villaggi sono stati ormai “inglobati” dal bosco? Se vogliamo che la montagna sia abitata, e non abbandonata, dobbiamo fare come i nostri avi: usare le sue risorse in modo sostenibile. Questo non significa fare mega piste forestali ovunque, ma nemmeno demonizzare le piste forestali in generale. Il problema della strada forestale e’ l’uso che se ne fa: in Valle d’Aosta sono vietate a chi non e’ autorizzato, e di fatto non rappresentano un problema. In Trentino, di contro, in estate sono delle autostrade. Il bosco e’ una risorsa che puo’ essere usata in modo sostenibile, a fine energetici, climatici, e anche per sostituire con il legno materiali da costruzione inquinanti. E le piste forestali, se collegano gli alpeggi, permettono all’allevamento di non morire, perche’, purtroppo, nessuno va piu’ in alpeggio usando i soli sentieri. Non sono sicuro che una funivia sia meno impattante. Bisogna avere pazienza, la fase di realizzazione pare sempre devastante, ma dopo qualche tempo la strada forestale, se fatta con criterio, quasi “sparisce” alla vista. Ci sono strade forestali ricoperte di erba che nemmeno si notano, eppure sono la salvezza dell’alpeggio situato a monte.

    Vogliamo vietare le piste forestali? Allora vietiamo anche gli alpeggi, i rifugi, e – perche’ no – i sentieri! Alla fine il bosco ricoprira’ tutto e (almeno fino ad una certa quota) ed avremo la wilderness che alcuni (che pero’ vivono quasi sempre in citta’) sognano.

    Ripeto, c’e’ strada e strada. E concordo appieno sul fatto che troppo spesso si usano scorciaoie devastanti per guadagnare tempo/soldi. Su questo, ben vengano le battaglie ambientaliste!

    A proposito, l’Alto Adige, citato come “modello” di politica per la montagna (non lo e’), e’ interamente ricoperto di strade forestali (vedi la battaglia contro Antersasc), non c’e’ nemmeo un Km2 di wilderness ed anche i sentieri sono diventati delle specie di strade (fatevi un giro sul monte Luco, ad esempio: appena c’e’ una pendenza, c’e’ una scala di legno o una passerella, pare di essere ai grandi magazzini).

    Marco Onida

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  16. C’è una valle in cui i paesini sono stati ben ristrutturati e non presentano edifici del tutto incompatibili con l’ambiente montano; sono state costruite carrarecce per raggiungere gli insediamenti d’altura (giustamente) e anche questi presentano abitazioni in ordine che hanno saputo mantenere lo stile architettonico della zona. Le strade sterrate (tutte con la sbarra iniziale) non si sono sovrapposte ai sentieri e se, in qualche raro punto, ciò è avvenuto, ha riguardato un tratto brevissimo del percorso. Non tutti i sentieri sono segnati con i bolli bianchi e rossi, ma sempre vi sono le indicazioni iniziali e nei bivi dove potrebbero sorgere dubbi; inoltre sono puliti e facilmente individuabili. In ogni paese esiste un cartello all’ingresso in cui sono segnalati tutti gli esercizi presenti, dai negozi, all’ufficio postale, al medico, alla farmacia. In un insediamento d’altura, in un passaggio voltato fra le abitazioni, ho visto una cassettina contenente il siero antivipera.
    La proprietaria di una bellissima abitazione ci ha raccontato che il sindaco e l’amministrazione erano inflessibili e ci mostrava un bagno ricavato in un ex-pollaio che pareva uno chalet coperto di lose. Il sindaco mi ha poi raccontato che per le sue posizioni era stato insultato, vilipeso, minacciato, ma non aveva ceduto: oggi la popolazione si ritrova una splendida valle.
    Svizzera??? No: Valchiusella a 50 Km da Torino.
    Allora anche qui è possibile!!!

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