Strade, moto, quad sui sentieri del Piemonte (e nel resto d’Italia)

A piedi in Piemonte vol.3Come suggerisce il titolo di questa bella pubblicazione, la natura del Piemonte può riservarci fantastiche sorprese se le andiamo incontro a piedi. E ai nostri piedi, che amano portarci lontano, basta davvero poco per muoversi e sentirsi liberi.
Appena sfoglio le prime pagine di “A piedi in Piemonte“, scritto da Filippo Ceragioli, Aldo Molino e Mariano Salvatore, e stampato da Iter Edizioni nel 2008, mi imbatto sulle indicazioni pratiche dove, guarda caso, ci sono anche quelle relative alle strade, alle moto e ai quad: qui gli autori denunciano il rischio di devastazione della rete sentieristica piemontese.
Chi segue questo blog sa bene che nulla è cambiato negli ultimi anni, anzi, le cose peggiorano e l’escursionismo è sempre più minacciato e sotto attacco dalle politiche di sviluppo (?) per la montagna e dalle lobby dei motori (accoppiata perfetta). Nel 2013 l’Emilia Romagna ha legiferato dando la possibilità di percorrere i sentieri di montagna anche con mezzi motorizzati. Lo scorso anno invece è stata la Lombardia ad approvare una legge che consente ai Comuni di autorizzare lo svolgimento di manifestazioni che prevedono l’utilizzo di mezzi a motore su sentieri, mulattiere e boschi.


Strade, moto, quad

Testo di Filippo Ceragioli, Aldo Molino e Mariano Salvatore.

ruspaPer l’escursionista le strade sterrate sono meno piacevoli che i sentieri, ma camminare su sterrato è pur sempre meglio che non sgambare sul duro asfalto. Nella prima edizione di questa guida ci auguravamo che qualche amministratore si accorgesse prima che fosse troppo tardi di come i sentieri e le mulattiere siano un bene prezioso da salvare dalla distruzione. In qualche caso l’augurio è stato messo in pratica, ma a inficiare il lavoro di non pochi amministratori illuminati il partito dello sviluppo ad ogni costo ha proseguito insensibile nella sua strada. Ci si lamentava allora di “ruspa selvaggia”. Quelle considerazioni valgono tuttora. Strade agro-pastorali si insinuano nei boschi, sulle colline e nelle valli e decretano l’abbandono o la distruzione – a colpi di ruspa – delle vecchie mulattiere. E alle prime piogge, essendo ques’ultime fatte quasi sempre senza il minimo criterio che non sia quello del minore costo possibile, ecco frane, smottamenti e fango.

Non sono però più solamente le piste a fare scempio: la realizzazione in alcune zone di centraline idroelettriche ha fatto altri danni. Sono soprattutto le zone di media montagna, di collina e di pianura a pagare il prezzo più alto in termini di stradizzazione forzata. Siccome sterrato vuol dire fango, il passo inevitabile è motoquello dell’asfaltatura, così che, se ai tempi della prima guida ci si lamentava di quanto fosse spiacevole camminare su strada sterrata, adesso dove fa bella mostra di sé un nastro di bitume si prova nostalgia per gli sterrati di un tempo. La stessa GTA meriterebbe decisi cambiamenti di itinerario, per evitare camminate su strade chiuse solo teoricamente al transito dei mezzi motorizzati, ma invase da Suv e 4×4. I divieti imposti dalla legge regionale n. 32 del 2 novembre 1982 – che in teoria impedisce l’accesso ai mezzi motorizzati su piste agrosilvopastorali, mulattiere, sentieri – non vengono rispettati nemmeno dalle moto da cross, ricomparse con il loro rumore assordante su molti sentieri. E i trialisti stanno cercando di farsi riconoscere il diritto a muoversi sui sentieri con le loro moto. Persino mezzi nati per il lavoro in montagna come i quad si sono trasformati in inquinanti strumenti di divertimento, che invadono e danneggiano anche le antiche vie selciate.


Agli appassionati di escursioni in Piemonte, gli autori del terzo volume di “A piedi in Piemonte” (Filippo Ceragioli, Aldo Molino e Mariano Salvatore), dedicano 107 itinerari, quasi tutti nuovi rispetto alla precedente edizione, attraverso i quali l’escursionista può spaziare dalle colline vicino a Torino a quelle del Monferrato, dal Roero alle Prealpi, dall’Ossola alla Val Sesia. Grande attenzione è dedicata anche ai Parchi Regionali piemontesi e alle aree di pianura con interessanti valenze naturalistiche ed ambientali.
Dalle grandi montagne alle vette arrotondate dell’Appennino fino ad escursioni più dolci tra le colline e nel tratto pianeggiante compreso tra i fiumi del Piemonte, è merito degli autori aver individuato e descritto percorsi vari, per tutti, da fare in ogni momento dell’anno.
Anche in questo terzo volume, come nei precedenti, luoghi celebri e frequentati si affiancano ad altri sconosciuti a gran parte dei camminatori e degli appassionati di natura. La guida diventa, quindi, lo spunto per scoprire zone che negli ultimi anni hanno visto un fiorire di iniziative rivolte all’escursionismo, oltre che per capire la bellezza, la storia, la straordinaria varietà del Piemonte.

Gli autori

Filippo Ceragioli dopo la laurea in agraria ha lavorato nel campo dell’informatica agricola e poi in quello della statistica. Oltre che dei primi due volumi di A Piedi in Piemonte, è stato coautore per Vivalda di una guida sull’Alta Valle di Susa, alla quale sono seguiti alcuni articoli legati all’escursionismo. Un altro interesse che lo ha accompagnato negli anni è stato quello per le piante, dal quale sono nati vari articoli sulla rivista “Piemonte Parchi”.

Aldo Molino, fotografo, pubblicista, appassionato di montagna e natura, è redattore di “Piemonte Parchi”. Con Furio Chiaretta, oltre alla prima edizione dei 3 volumi di A piedi in Piemonte ha realizzato A due passi da Torino (l’Arciere) e Sui sentieri della Liguria (Cda). Ha inoltre pubblicato nella Collana “Quaderni di cultura alpina” (Priuli e Verlucca) il volume Tetti di Paglia nelle montagne dell’Emilia occidentale e, per Vivalda, una guida sull’Alta Valle di Susa.

Mariano Salvatore, laureato in Scienze Forestali e Ambientali, lavora nel campo della tutela e salvaguardia del territorio e dell’educazione ambientale con progetti rivolti alle scuole primarie e secondarie. Collabora con la rivista “Piemonte Parchi” e ha pubblicato alcuni libri per bambini, tra cui Alberi in Filastrocca (Ega Editore) e Insetti in filastrocca e il mistero del bosco (Ega Editore).


Ora, dopo che Emilia Romagna e Lombardia hanno dato il via libera al traffico motorizzato selvaggio sui sentieri, ci si attende l’effetto domino in tutta Italia e così il CAI Emilia Romagna, insieme a FAI, GEV, FIAB, ITALIA NOSTRA, LEGAMBIENTE, MONTAGNA INCANTATA, PRONATURA, TREKKING ITALIA, UBN, WWF, ha lanciato una petizione in Rete che finora ha raccolto solo 5000 firme: sono davvero poche se pensiamo che soltanto il Club Alpino Italiano ha oltre 300 mila soci.

Concludo riportando proprio il grido di allarme di un socio Cai che mi è giunto via mail.

motoCarissimi,
la petizione è ancora aperta e, ad oggi, sorprendentemente, hanno firmato SOLO 4.500 cittadini preoccupati delle conseguenze di un tal insana legge.
La nostra grande associazione, forte dei suoi principi, bagaglio culturale di 300.000 soci, dov’è andata a finire? Il problema, a voi ben chiaro, non è solo emiliano: la lombardia naviga nelle stesse acque e non da meno si potrebbe verificare un effetto domino. La modifica della legge della strada sembra ferma ad un binario morto.
Vogliamo regalare questa meravigliosa opportunità ai motociclisti!?
Ci ringrazieranno le generazioni future!
Non posso, quindi, che chiedervi un ulteriore sforzo di divulgazione della petizione: dovete solo fare click su questo link.

24 pensieri riguardo “Strade, moto, quad sui sentieri del Piemonte (e nel resto d’Italia)

  1. Buongiorno a tutti,
    nonostante i solleciti a livello ITALIANO la petizione regionale sta avendo poco successo FORSE perchè in Italia ci sono ALTRI problemi e la gente inizia a preoccuparsi di ALTRO (tipo riempire il piatto per cene alla famiglia). Sono commosso. Ad oggi siete a poco più di 5100 firme e ne servono 7500. Quando è partita la raccolta firme dei motociclisti per modificare il VS progetto di leggere e modificare la REER quei numeri si sono visti in un giorno!

    Detto ciò OK a prendersela con le moto in area non autorizzate MA con chi cerca di farsi riconoscere delle aree dedicate, che soddisfino i requisiti di LEGGE, mi sembra eccessivo. Se non volete vedere moto ovunque dovete permettere che ci siano aree identificate per praticare SPORT riconosciuti a livello FEDERALE. Perchè se si va in fuoristrada a “cazzum” non vi va bene perchè siamo contro la legge (e vi do ragione). Se ci muoviamo seguendo la legge (e sotto metto i riferimenti) non va di nuovo bene. Quindi ho ragione io. NON VI VA MAI BENE NULLA. A questo punto fare una petizione per VIETARE la vendita di mezzi da fuoristrada e gomme tassellate. Fine. Tanto chiedessimo di girare nell’ultimo vallone abbandonato da Dio non andrebbe di nuovo bene. Ed è proprio per questo NO a tutte le proposte che poi la gente gira in modo indiscriminato.

    Vi segnalo sia questo link:
    http://www.federmoto.it/la-fmi-respinge-lennesimo-attacco-demagogico-del-cai/

    che i riferimenti normativi di cui parlavo sopra

    legge regionale n. 32 del 2 novembre 1982
    Art. 11.
    3. I comuni, sentite le comunità montane e le comunità collinari, POSSONO individuare, dotandoli di opportuna segnalazione, percorsi a fini turistici e SPORTIVI NON COMPETITIVI, su tracciati già esistenti sul territorio, anche in deroga a quanto disposto dai commi 1 e 2. I comuni disciplinano l’utilizzo di tali percorsi con proprio regolamento in coerenza con le finalità di tutela della presente legge e dandone comunicazione alla Regione. <=4

    10 Se voglio organizzare una gara fuoristrada cosa devo fare?
    Le attività competitive non possono aver luogo sui percorsi ex art. 11 della l.r. 32/1982 senza
    che preventivamente sia stata espletata la procedura di compatibilità ambientale presso la
    Provincia competente ai sensi della l.r. 40/1998. La procedura avrà ad oggetto non la singola
    gara ma il tracciato e nel caso di esito positivo questo potrà essere usato più volte nel tempo per
    attività competitive.
    In alternativa i Comuni possono autorizzare temporaneamente, per un massimo di 2 volte
    all’anno, ai sensi del comma 5 bis del citato art. 11, lo svolgimento di manifestazioni e gare
    motoristiche fuoristrada (di durata non superiore a 3 giorni ciascuna) ad eccezione di alcuni
    ambiti sensibili, disponendo inoltre l’immediato ripristino dei luoghi a fine evento e rilevanti
    sanzioni per gli organizzatori di manifestazioni abusive.

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  2. Ci siamo già passati in Lombardia, cominciare a disseminare a valle un po’ di chiodi a tre punte potrebbe essere la soluzione anche se spero che la firma ottenga almeno da voi un risultato.

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      1. Solo che c’è un particolare: i sentieri hanno anche anche necessità di manutenzione, in effetti sono migliaia quelli curati dai centauri che dopo averli danneggiati li rimettono a nuovo, mentre gli escursionisti lasciano tutto imbrattato d’olio, di residuo di scarponi sudati oltre ai gas liberati dallo stomaco 😉

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  3. Effettivamente il problema esiste, mi è capitato più volte di rischiare di essere investito da moto da cross o enduro mentre camminavo su di un sentiero. per fortuna quando arrivano li si sente.
    Però bisogna anche dire che in Piemonte I sentieri accatastati sono destinati esclusivamente ad utilizzo pedonale. Il fatto che un sentiero sia accatastato (ovvero che gli venga assegnato un numero ufficiale, tipo le vecchie numerazioni CAI) da la possibilità a quel sentiero di entrare in progetti di valorizzazione, che di solito si fanno per ottenere finanziamenti europei.
    Sono in sostanza d’accordo con chi ha scritto prima di me: bisogna scegliere bene cosa si vuol fare su territorio, alcuni percorsi devono essere destinati all’escursionismo, devono essere segnalati bene, li si deve promuovere. Non senso pensare di promuovere allo stesso modo tutti gli itinerari, si devo scegliere quelli che meritano e lavorare (ovvero spendere) su quelli. in Trentino da molto tempo fanno così.
    In questa ottica si può anche decidere di destinare dei percorsi ai mezzi motorizzati. il Comune di Pragelato già da molti anni ha destinato alcuni sentieri a chi fa trial, il percorso è autorizzato e segnalato, se si esce dal percorso si viene multati

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    1. si, una “divisione” sarebbe corretta. ci sono sentieri dimenticati da Dio che anche se puliti con grande cura e dispendio di energie dopo 2 o 3 anni sono completamente chiusi da ROVI e STERPAGLIE. Le moto da CROSS non devono circolare al di fuori dei campi da CROSS. Quelle da ENDURO devono limitarsi ad aree di pianura, bassa collina dove non fanno danni e dove il loro maggiore rumore non infastidisce troppo. Quelle da TRIAL dovrebbero essere maggiormente tollerate in area di bassa montagna o particolari (vedi pragelato, comprensorio del canavese, ecc ecc). Non siamo tutti delinquenti. Sappiamo rispettare le regole se ci sono aree sufficienti per non fare la fine dei criceti in gabbia. I sentieri sono tantissimi; molti li stiamo recuperando per andarci in moto proprio per non dare fastidio a nessuno. Sentieri pieni di piante cadute, rovi, solchi dell’acqua. Ma purtroppo anche cosi stiamo facendo molta fatica e la gente a quel punto opta per fare il fuorilegge con i risultati che tutti conoscono. In altri paesi il controllo dei sentieri è demandato al CAI di turno che ha la facoltà di sospendere la autorizzazioni, chiedere il ripristino, revocare l’autorizzazione, ecc ecc. Ma ovviamente ci va rispetto reciproco. In Italia ho la sensazione che convenga di più avere diverse migliaia di sentieri abbandonati e non utilizzati ma in “gestione” per prendere finanziamenti vari. Che non possono arrivare ad altri. La maggior parte degli appassionati di fuoristrada sarebbe disposta a pagare un obolo per poter girare senza problemi. Si potrebbero fare dei sentieri su concessione (tipo costa 30€/persona, max 50 moto all’anno). Con i soldi che entrano gestisci e fai manutenzione. La gente fa cosi xk non ha alternative. Nelle valli di lanzo abbiamo si e no 10km di sentieri autorizzati per il TRIAL, e anche li potessero ce li toglierebbero (sentieri che nessuno si è mai “cagato” dagli anni 50 in poi)

      purtroppo è utopia. l’integralismo assurdo porta solo a discussioni senza fine. non si pensa neanche che esistano punti d’incontro. peccato che poi tutti se ne lamentano.

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  4. Cortese anonimo, evidentemente le sue affermazioni (che si affiancano nei modi e nei contenuti a quelle della maggior parte degli appartenenti alla sua categoria), sono il frutto di una concezione limitata, anzi, errata, dell’idea di paesaggio naturale universalmente riconosciuta in senso etico, estetico e antropologico. “Paesaggio” è natura che si rivela a chi la osserva in senso estetico a chi la osserva con sentimento e senza scopo utilitaristico. Comprenderà come questa definizione, che è un caposaldo della geo-antropologia culturale, richieda uno spazio contemplativo che può essere pur condiviso con l’azione ma che necessita quantomeno di silenzio, lentezza e consapevolezza corporea non mutuata da eccezionali mezzi artificiali. Capirà quindi, come l’idea stessa di “vicinanza” interiore e spirituale al paesaggio naturale sia piuttosto affine a chi cammina, a chi arrampica (su un “oggetto” come la montagna, che è comunque di per se “estetico”), stridendo invece alquanto con il trial. Sarebbe anche opportuno che le spiegassi la differenza tra “wilderness” e “wildnes” ma temo che non ne avrei ne lo spazio ne il tempo. Se è vero che non è affatto scontato che l’escursionista possieda sempre la giusta sensibilità ecologica, converrà che a parità di buon senso civico la sua presenza sarà senza dubbio meno invasiva per la fauna locale e per l’ambiente, rispetto a quella del più accorto dei fuoristradisti della moto. E per favore: non ci si barrichi dietro la manutenzione dei sentieri, fatto che non c’entra nulla con la salvaguardia dell’ambiente, ancor di più quando li si percorre dopo la pulizia in motocicletta.
    Non vi è argomento alcuno, purtroppo per voi, a favore delle moto sui sentieri preposti all’unica percorrenza a piedi. Si metta anche il cuore in pace (e come lei tutti gli amanti del trial off-road) perché in futuro avanzeremo diversi progetti a favore di aree ambientali di particolare pregio da tutelate nelle nostre Valli di Lanzo. Questo non perché crediamo debbano essere terreno esclusivo degli appassionati della camminata a piedi o sugli sci o sulle ciaspole ma perché riteniamo sia una necessità per il bene collettivo. Anche per il suo.
    Cordiali saluti

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    1. Condivido tutto quanto scritto da rocciatorivaldisea, ineccepibile!
      Mi permetta, Anonimo, ma la sua frase “……Tanto chiedessimo di girare nell’ultimo vallone abbandonato da Dio non andrebbe di nuovo bene. Ed è proprio per questo NO a tutte le proposte che poi la gente gira in modo indiscriminato…..” mi preoccupa. Mi preoccupa perché ci fa capire quanto minime siano le conoscenze in merito all’ambiente che abbiamo. Oltre a sottolineare ancora (per un’ennesima volta) che l’ambiente montano è molto fragile (più di quello che pensano in molti….) il vallone, come dice lei, abbandonato da dio, è proprio un posto dove non si dovrebbe andare in moto!!! Pensi, andare in moto nella Val Grande (non di Lanzo, quella del Parco Nazionale della Val Grande) il disturbo che potrebbe apportare il passaggio di mezzi motorizzati quali moto e quad….

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  5. Per valutare l’entità del danno dovuto al passaggio di moto su un sentiero basta fermarsi ed osservare il terreno. Se passa una moto da enduro, soprattutto di moderna concezione, l’aratura è assicurata, sia se il terreno e asciutto e sia, in maggior entità se è bagnato. Anche il trial fa danni, in quanto percorre sentieri maggiomente ripidi ed i motociclisti sono soliti ” tirare dritto” rettificando i tornanti di un sentiero in quanto la difficoltà e proprio curvare in contropendenza. Si avranno così sentieri ripidi ed eccessivamente faticosi da percorrere. Detto questo il sentiero dopo svariati passaggi e con la concomitante azione della pioggia incomincerà a presentare un profondo solco anche 20 / 30 cm dove prima vi era la traccia. Ecco a questo punto a piedi si passa a lato del sentiero e a volte si rischia di prendere una storta. a questo punto il sentiero è sparito. Ora dico, ha senso raggiugere una cima con un mezzo a motore rovinando per sempre una traccia o rendendola impercorribile ?
    Penso inoltre che eliminando i divieti aumenterebbero anche gli utilizzzatori e di conseguenza i danni ai sentieri. e non mi si dica che si dà lavoro in quanto ben poche sono le industrie italiane che producono moto o quad.
    Riflettiamo….

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    1. Grazie.
      Tra l’altro i solchi prodotti dalle moto sono soggetti a ruscellamento con ulteriori erosioni provocate dall’acqua che si incanala durante le piogge.

      Credo che le foto che seguono possano spiegare quanto tu hai scritto (uscita sociale CAI Uget Torino a Paralup e Monte Tamone effettuata il 25 aprile 2013):

      Foto 1Foto 2Foto 3Foto 4Foto 5 Foto 6

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  6. Camminar per boschi mi piace, ma Anonimo ha pienamente ragione.
    E mi dissocio dal pensiero talebano che vedo nelle risposte.
    L’estremismo genera frustrazione.

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    1. E si sa che nel mezzo del cammin…caro Dante, ti sei presentato da solo con queste affermazioni da due soldi. E’ curioso che i talebani siano geografi, ingegneri ambientali, naturalisti e paesaggisti, piuttosto che centauri armati di moto da trial in un paesaggio naturale. Il pianeta va a ramengo grazie a gente qualunquista come te. Veramente complimenti.

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      1. Complimenti a te!
        Hai appena dimostrato che l’estremismo porta alla frustrazione.
        Per la cronaca: io non ho moto. E per boschi e sentieri ci vado a piedi.
        Ho semplicemente trovato giusto e corretto il discorso del motociclista.
        Addio.

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        1. Dante, ma ci fai o ci sei? Non avrai la moto ma ragioni come il motociclista. e dal momento che le ragioni del motociclista non esistono, perché una moto non deve andare su un sentiero, mai e poi mai, sei talebano, estremista e forse anche un po’ frustrato, esattamente come chi non rispetta l’ambiente che è un bene di tutti. U capisti?

          Ottobre Rosso

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          1. Sembrano i commenti dei vegani. Gente con cui non ha senso discutere. Sul sentiero se vuoi andare a piedi vai, io ci vado in moto.

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  7. E pensare che ci sono delle volte che mi chiedo se la mia semplice presenza a piedi, negli ambienti alpini, sia di fastidio, di intralcio alla vita della montagna.

    Succede, ad esempio, a fine estate quando osservo i camosci correre all’impazzata appena mi percepiscono sui sentieri. Loro, povere bestie, trascorrono tutta l’estate pensando solo ad accumulare riserve di energie per il prossimo inverno, quando la neve farà sparire il loro cibo. Una corsa così dura, su ripidi pendii, significa perdere risorse preziose. Quello è il loro ambiente. Quello è il loro posto di lavoro. Noi ci andiamo per divertirci e ce ne freghiamo di chi vive in quegli habitat. Siamo arroganti e presuntuosi perché modellati dalla becera cultura urbanocentrica (quella che dovrebbe risolvere tutto magicamente) e pensiamo che tutto quello che sta intorno ad essa sia solo un optional, un oggetto di divertimento da usare e gettare, perfettamente funzionale a dare un senso alle nostre vite terribilmente miserabili.

    E’ una visione profondamente distorta, egoistica e sbagliata della vita che si riflette in tanti altri ambiti dove invece un sano senso del limite ci permetterebbe di vivere tutti meglio, senza dover convivere con il rischio crescente di scenari apocalittici.

    Sono profondamente convinto che sia necessario ripartire proprio da un sano gesto di rinuncia, da un passo indietro, come ad esempio evitare di scorrazzare con mezzi motorizzati sulle Alpi, perché è grazie a questi comportamenti che percorriamo il sentiero della sostenibilità (e ognuno faccia la propria parte). E’ questa la parola che meriterebbe serie riflessioni (ma siamo ancora in tempo?), magari facendole proprio a piedi mentre si osservano le corse con il cuore a mille dei poveri selvatici che cercano di sopravvivere alla Terra e agli esseri umani ricchi di petrolio e di motori, così tanto ricchi da non aver più bisogno di preservare la biodiversità e gli ecosistemi del Pianeta, aspetti fondamentali della vita (http://www.cipra.org/it/cipra/internazionale/pubblicazioni/relazione-annuale).

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  8. Autorizzando un percorso per le moto da trial in montagna vedrete come la zona si ripopola di fauna selvatica, magari un pò di rumore potrebbe invitare gli animali ad allontanarsi ma di sicuro terremmo i cacciatori alla larga!
    La caccia porta soldi quindi possiamo ammazzare gli animali purchè non vengano stuprate le zolle!

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  9. Senza contare che durante il periodo venatorio i cacciatori per possono transitare tranquillamente con i loro mezzi a motore per il “prelievo”.
    Se per ogni cosa facciamo estremismo allora la guerra ci sarà sempre.

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  10. Cari sig. motociclisti o appassionati, leggendo i vari commenti, vedo che siamo caduti nel classico salotto di acculturati e burocrati, che con il loro vari discorsi variopinti e belle parole farcite, vogliono dirci che la terra come la conosciamo e diventata cosi proprio grazie a queste persone super intelligenti, percio vorrei capire se vogliono ritornare al paleolitico e fare a meno dello smartphone per fare un esempio, io dico che sn tutti degli ipocriti, io dico che ognuno dovrebbe fare il padrone a casa sua. Voglio solo dire che sara difficile invertire cio che il progresso sta provocando anche grazie il sig. come il cartografo ecc. a contribuito. Come ha detto bene qualcuno, la caccia fa anche i suoi danni a questa natura, ma evitano, le armi sn armi. Questi pseudi naturalisti non sanno cosa vuole dire vivere in simbiosi con la flora e la fauna. Io sn un survival ex parà, e credetemi non avete la piu pallida idea di cosa vuole dire tirarsi fuori dalle situazioni piu estreme, sfruttando tutto quello che ti circonda, uccidere per mangiare e deturpare la natura per sopravvivere. Sn anche un appassionato di moto tassellate, possego un quad ed una da enduro, e difficile andare per sentieri con persone come voi che sparano a zero su una categoria facendoli passare come teppisti. Vorrei mettervi una bussola in mano ed un coltello e vedere cosa combinate, signorotti delle ecursioni e delle cordate tecnologiche. Non mi raccontate di rispetto per la natura, quando gente come voi non rispetta la sua stessa specie.

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