Spazi vitali

2015-04-26 583 (1024x683)Cosa vi trasmette questa fotografia?
Molto probabilmente ben poco e magari state anche pensando che non è una bella giornata per fare un’escursione in montagna. Cosa mai potremmo osservare durante un tempo così “brutto”? Quali sensazioni potremmo provare?
La foto l’ho scattata a fine aprile scorso a Bracchiello (frazione del Comune di Ceres, in Val d’Ala), nei pressi della Trattoria dei passeggeri, che si trova proprio lungo la provinciale delle Valli di Lanzo, quella che ci conduce fino ai 1800 metri di quota di Pian della Mussa. L’ho fatta perché quel panorama mi ha trasmesso una profonda sensazione di benessere: rigogliose foreste ricoprono i versanti con impatto antropico davvero minimo: alla destra (versante orografico sinistro) si nota a malapena la strada che risale la Val d’Ala mentre al di sotto si notano pochi tetti di cui uno è quello della centrale idroelettrica di Chiampernotto.
Personalmente lo trovo un paesaggio ricco di fascino perché custodisce una promessa di vita: c’è un bel tetto di nubi che stanno alimentando la sete dei faggi, e tutto l’ambiente da essi custodito, solo qualche ora prima è piovuto abbondantemente e tutt’intorno il silenzio è rotto solo dal vigore del torrente Stura, che solca il fondovalle conducendo la sua acqua – un misto di ghiaccio e pioggia – a soddisfare la “sete” della pianura. Forse qualcuno di voi sta pensando che un paesaggio di questo tipo si potrebbe prestare facilmente ad ulteriori impatti antropici, per poterlo sfruttare economicamente, senza rovinarne fondamentalmente il panorama: strade, centrali idroelettriche, tralicci, dighe, seggiovie, ecc. Forse, così facendo, tutti ne trarremmo un vantaggio con impatti ambientali sostanzialmente molto minimi. Certo, i camosci bianchi potrebbero risentirsene parecchio perché loro sono molto affezionati ai paesaggi di queste vallate (e questo oramai lo sanno anche le formiche delle Valli di Lanzo).
Ma quanta povertà contiene questo ragionamento? E’ un po’ come soffermarsi in superficie, un po’ come scartare le mele che non hanno subito alcun trattamento chimico e che hanno una buccia bruttissima ma dentro sono oltremodo squisite e genuine.

salamandra in fondovalleFaccio un piccolo passo indietro e vi invito ad osservare un elemento molto indiscreto del paesaggio ripreso nella foto di apertura: trattasi di una Salamandra pezzata che potete vedere qui a lato (o in alto su “mobile”). L’abbiamo trovata il giorno precedente all’escursione con tempo “brutto” nei pressi della provinciale, quella che avete appena osservato in foto. Subito a sinistra della foto c’è, appunto, la strada, un’infrastruttura che, per quanto di indubbia utilità al progresso umano, introduce un’interruzione (fatale) dello spazio vitale della salamandra che, per riprodursi, ha bisogno di raggiungere il rio, dove deporrà le larve, che però scorre al di là della strada: un’impresa estrema!
Avendo visto qualche giorno prima il video della CIPRAPer le farfalle e le salamandre pezzate”, prendo la salamandra e la porto al di là della strada e vicino al torrente, sperando così di averla aiutata a sopravvivere e anche a riprodursi.
Il paesaggio alpino che avete visto all’inizio del post è la degna sintesi di un’escursione sui sentieri che solcano il versante a mezzogiorno della bassa Val d’Ala, escursione fatta durante una “brutta” giornata, così brutta da essere irresistibile per le salamandre che amano l’umidità e la freschezza dei boschi, soprattutto dopo abbondanti piogge. La loro esperienza di outdoor non coincide assolutamente con quella della maggior parte dei frequentatori della montagna, che la concepiscono più che altro con sole splendente. Eppure quell’escursione, fatta subito dopo le precipitazioni della notte, è stata sorprendente per l’ambiente che abbiamo percepito, non solo con i nostri occhi.
I sentieri che abbiamo percorso sono il n. 240 (con partenza da Chiampernotto e fino al bivio per la palestra di arrampicata del Plù) per poi rientrare percorrendo il n. 243 fino a Bracchiello (su strada poi fino a Chiampernotto), quest’ultimo appena tirato a lucido dall’alpinismo giovanile del Cai di Lanzo (sentiero meraviglioso).
Le foto che seguono dovrebbero farvi apprezzare l’indiscutibile fascino di un ambiente alpino umido (spazio vitale della salamandra pezzata), caratterizzato da estese foreste che ricoprono le pendici del Monte Plù. Lungo il sentiero, che serpeggia, in splendidi boschi, verso la minuscola borgata abbandonata del Monaviel, si intersecano diversi piccoli rii, rinvigoriti dalle recenti piogge, che rappresentano il luogo perfetto per la riproduzione delle salamandre.
Per vederle ingrandite cliccateci sopra. Per ritornare al mosaico, cliccate sulla piccola “x” in alto a sinistra.


Incuriosito dalla presenza di questo anfibio lungo i sentieri della Val d’Ala, come peraltro dal titolo del video della CIPRA, contatto l’amico Dino Genovese (Operatore Naturalistico e Culturale del Cai di Volpiano) il quale mi aiuta immediatamente suggerendomi di chiamare la sua amica erpetologa Giulia Tessa che si rende disponibilissima a preparare un pezzo per i camosci bianchi. Noi la ringraziamo tanto per l’estrema gentilezza e per essere riuscita a trovare un po’ di tempo, tra un parco ed un altro, sempre a caccia di anfibi, per donarci quanto potete leggere qui di seguito.

Ed è proprio in questi trekking di inizio primavera, quando i sentieri si vedono attraversati da ruscelli dovuti allo scioglimento delle nevi e da aree umide temporanee che poi scompariranno coi primi caldi, che si possono incontrare alcuni dei più schivi e bistrattati abitanti delle nostre montagne: le salamandre.

La salamandra pezzata (Salamandra salamandra) è un anfibio attivo nelle ore notturne o crepuscolari, ma la si può trovare anche di giorno se il tempo è piovoso o molto umido, data la loro pelle “nuda”, utile per respirare ed effettuare gli scambi gassosi con l’ambiente esterno. Normalmente sono più attive in primavera e in autunno, quando vanno alla ricerca di un partner o a caccia di insetti e piccoli invertebrati, passando i mesi invernali in letargo sotto terra e quelli estivi nel bosco al riparo della calura. In primavera le femmine si recano lungo i torrenti per deporre le larve, che vivranno in acqua fino alla metamorfosi.

2015-04-26 459 (1024x683)I suoi colori vivaci (nero con le macchie gialle) mettono in guardia i predatori dagli alcaloidi irritanti che produce con le ghiandole della pelle, utili anche contro la disidratazione e le infezioni batteriche, ma assolutamente innocui per l’uomo. I colori e le abitudini notturne di questa specie purtroppo l’hanno vista spesso associata alle streghe e alla stregoneria e portatrice di sfortuna, attribuendone perfino la capacità di resistere in mezzo alle fiamme (la salamandra si ritrova su stemmi di casate nobiliari per la sua presunta immortalità!).

Nella realtà le salamandre, come tutti gli anfibi, sono animali molto delicati, e sensibili all’inquinamento e ai cambiamenti climatici, tali da essere riconosciuti come bioindicatori. La loro presenza è indice di acque e terreni puri. I loro habitat naturali stanno scomparendo, e preservare integri gli ambienti umidi d’alta e di bassa quota risulta quindi vitale per tutte le specie di anfibi, una componente fondamentale della biodiversità alpina.

2015-04-26 119 (1024x683)Inoltre un nuovo pericolo sta minacciando gli anfibi: negli ultimi decenni un fungo killer che provoca delle dermatiti spesso letali, sta estinguendo e decimando più di 200 specie in tutto il mondo. Delle due specie di fungo, il Batrachochytrium dendrobatidis è un patogeno generalista che colpisce un’ampia varietà di specie con conseguenze differenti, mentre il Batrachochytrium salamandrivorans (giunto in Europa dall’Asia attraverso il commercio degli anfibi) è specifico per gli urodeli e in particolare letale proprio sulla salamandra pezzata. I biologi di tutto il mondo stanno studiando un modo per fermare le epidemie, anche se al momento non si è ancora giunti ad una soluzione risolutiva.

Gli anfibi risultano quindi animali particolarmente fragili e sensibili a molteplici minacce, e per questo bisognosi di una rigorosa protezione. La nostra conoscenza e affezione verso questo gruppo di vertebrati, può aiutare ad aumentare la sensibilizzazione verso questi piccoli e curiosi animali.

Dr. Giulia Tessa
Erpetologa free lance con Dottorato in Biodiversità e Conservazione Animale, collabora da anni con l’Università di Torino, la Zoological Society of London e il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, consulente per il Parco Nazionale Gran Paradiso, Parchi Naturali Regionali, Regioni (Piemonte e Sardegna) e Province, nella protezione e gestione di specie di anfibi e rettili in pericolo. Membro dell’Associazione no-profit Zirichiltaggi Sardinia Wildlife Conservation.

Sul tema della biodiversità, La Stampa ha pubblicato lo scorso 23 maggio (il giorno precedente era la Giornata mondiale della Biodiversità) un articolo molto interessante ed estremamente esplicativo: “Il grave errore di non studiare le specie viventi“, di Ferdinando Boero.

Concludo riportando un estratto preso da una brochure prodotta dalla CIPRA (Passo dopo passo verso la rete ecologica – Il contributo dei Comuni alla connessione degli spazi vitali) e diretta ai comuni alpini affinché si attivino per la salvaguardia degli spazi vitali:

“Il paesaggio alpino è un mosaico di biotopi differenti: prati, boschi, specchi e corsi d’acqua e superfici aperte, ma anche strutture realizzate dall’uomo quali alpeggi, cigli dei campi, terrazzamenti e siepi. Spazi vitali di grande varietà si alternano ed intersecano ospitando specie estremamente diverse. Sul territorio di un Comune coesiste spesso un numero considerevole di questi spazi di vita diversi. Nel corso di un anno o di un ciclo vitale, i diversi elementi del paesaggio forniscono cibo e riparo agli animali e siti per la riproduzione o lo svernamento. Nelle loro migrazioni, alcuni animali devono superare numerosi ostacoli: strade molto trafficate, corsi e specchi d’acqua con sbarramenti o superfici dedicate all’agricoltura intensiva. Rendere accessibili territori e risorse tramite la creazione di collegamenti è di vitale importanza per la sopravvivenza di specie e popolazioni.”

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11 pensieri riguardo “Spazi vitali

  1. Come sempre Beppe esce dallo “stereotipo”. Chi mai avrebbe pensato ad un post sull’umidità delle Valli di Lanzo. Caratteristica che tutti i frequentatori delle Valli conoscono bene.. e spesso vedono con disappunto! Invece, apprendiamo che l’umidità, disturbatrice per gli escursionisti più stereotipati, è benefica per altri aspetti/elementi (animali e non delle Valli). Chi ha frequentato/frequenta il CAI sa che le escursioni (salvo casi di pericolosità su cui occorre documentarsi ed usare la massima prudenza), spesso si fanno anche sotto l’acqua. Ricordo di un’escursione fatta tutta sotto la pioggia, sette ore tra andata e ritorno coperti dalle mantelline. C’erano anche i bambini e, strano a dirsi (ma non molto per chi lo pratica), nessuno il giorno dopo era ammalato!. Arrivati alla meta, ci scaldammo tutti al focolare del rifugio, i bambini giocarono al riparo e, rifocillati e riscaldati da panini e bevande calde nei thermos, ripartimmo con zaini in spalla e mantelle. I visi grondavano acqua ma nessuno si lamentò. Questo è anche insegnamento di .. vita. Tutti apprezzarono il sedile del pulmann nel viaggio di ritorno..
    Amo le stagioni fredde, compresa la nebbia che attutisce tutto con il suo mantello evanescente e lenisce ogni aggressività dello spirito. Comprendo bene quindi il “fascino” di cui parla Beppe. Impariamo a conoscere la montagna in ogni stagione, scopriremo che non sempre il bello corrisponde a ciò che spesso diamo per scontato.
    Notevoli anche le foto, alcune sono degne coreografie per film fantasy tipo “Signore degli Anelli” e simili, nulla da invidiare ai paesaggi del nord Europa, eppure siamo nelle “modeste e misconosciute” Valli di Lanzo. Chi lo direbbe?

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    1. Grazie Verglas!
      Per cercare di capire la montagna bisogna essere escursionisti tutto l’anno. Se poi si sta molto attenti alle previsioni meteo (parlo soprattutto di quelle tipo Nimbus o Arpa Piemonte, giusto per stare nella nostra Regione) allora le volte che non si può fare outdoor sono davvero poche.
      E poi, come non dare ragione alla guida alpina gestore di un rifugio nel Bianco che mi disse: “Se stai a cercare il tempo bello, in montagna non ci vai più”.

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      1. Verissimo!! con qualsiasi tempo e in qualsiasi stagione la montagna ha sempre qualcosa da dire…. E’ molto interessante inoltre osservare come ogni “situazione” sia stata sfruttata dalla natura. Mi spiego meglio. Noi esseri umani abbiamo sempre pensato in maniera superficiale che, quando piove oppure durante le ore notturne, la vita si “fermi” perchè siamo antropocentrici e quindi abbiamo pensato: “Mi fermo io, essere umano? Allora si ferma TUTTA la natura!”.
        Le cose ovviamente non sono così e di notte sono tantissimi gli animali che sfruttano questo momento del giorno per vivere così come vi sono diversi esseri viventi che sfruttano la pioggia e l’umidità per vivere e questo bel post sulle salamandre lo dimostra!
        Un saluto a Giulia, ex collega!!! 🙂
        Stefano “Martellot” Boccardi

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        1. Grazie infinte Stefano per avermi fatto riflettere, ancora una volta, sul nostro becero antropocentrismo.
          Non bastano mai queste riflessioni. Ogni giorno, come una preghiera, dovremmo dirci che non siamo l’unica specie a condividere questo pianeta.

          Aiuterebbe molto a vedere ancora della luce nel prossimo futuro.

          Grazie!

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  2. La verità è che la solare immagine della montagna nei momenti di bel tempo, che costituisce la sua attrattiva di evasione per il nostro immaginario ‘urbano’, è solo una parte di quello che la Montagna è realmente: un discorso che si può estendere a tutti gli ambienti naturali, quindi anche al mare e alla campagna, che normalmente rivestono un carattere ‘ricreativo’ solo quando il meteo è ‘favorevole’. Naturalmente non è così, lo dico da amante della Montagna come del Mare, vivo e bello sempre, anche sotto un temporale, o d’inverno: e ha fatto bene Beppe Leyduan a parlarci e mostrarci ancora una volta la bellezza della Montagna anche nei momenti e nei particolari che non siamo abituati ad apprezzare. Perché c’è Bellezza in questo: dobbiamo solo imparare a vederla.

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    1. Grazie mille!
      E’ sempre piacevole ritrovarti qui, con i tuoi commenti che condivido in pieno. Spero che presto verrai in queste belle ma tormentate vallate per dispiegare il tuo “sguardo” sereno e positivo.
      Ne hanno bisogno!

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  3. Mi piace camminare nelle giornate in cui la nebbiolina ovatta l’ambiente intorno a me. Senti l’odore della terra, vedi i colori più intensi, percepisci l’aria più pura dopo la pioggia, il gorgolio dell’acqua.. tutto vive e gioisce. E sono pure contenta d’incontrare questo buffo e simpatico animaletto giallo e nero!

    Interessante questo posto perchè ci fa riflettere sulla natura che non si rinchiude in casa quando il tempo non è perfettamente bello e soleggiato.

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  4. Adoro la montagna in qualsiasi stagione e con qualunque condizione meteo. Mi piace camminare nei boschi quando piove, lo scroscio fluido della pioggia sulle fronde degli alberi è musica e come dici tu una promessa di vita per l’ambiente e anche per noi esseri umani, sempre pronti a sfruttare economicamente ogni cosa.

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