Pertus

Ponte delle Scale
Il Ponte delle Scale nei pressi del villaggio fantasma di Pertus (foto di Ezio Sesia, presa due giorni prima dell’alluvione del 15 ottobre del 2000 che lo spazzò via)

C’era una volta in Valle d’Ala un paesino minuscolo, abitato da una cinquantina di persone dedite alla fusione e alla lavorazione di argento e ferro, oltre che all’agricoltura e all’allevamento del bestiame. Per la sua posizione infossata presso il torrente Stura, all’incirca a valle dell’attuale borgata di Chiampernotto, frazione di Ceres, fu chiamato Pertus, che significa “buco”.
Venne fondato nel 1267, in seguito ad una concessione di Guglielmo VII di Monferrato, da un gruppo di coloni provenienti quasi sicuramente da fuori valle: erano forse i leggendari “bergamaschi” o “biellesi”, allora specializzati nei lavori minerari.
Per quasi 400 anni a Pertus si visse abbastanza tranquillamente, pur tra gli alti e bassi che si alternano come in qualunque altro posto, tra operosità e povertà, rischi di epidemie e carestie, periodiche minacciose alluvioni, finché, il 17 settembre 1665, il villaggio fu spazzato via dalle acque della Stura, che avevano sfondato il temporaneo sbarramento causato da una immane frana caduta dalla zona della Courbassera.
Gli abitanti, avvisati per tempo, si salvarono, ma non ricostruirono più le loro case in quel luogo piuttosto oscuro e pericoloso, preferendo trasferirsi con quel poco che avevano salvato nelle vicine frazioni di Ceres.
A 350 anni dalla distruzione di Pertus la Società Storica delle Valli di Lanzo ha voluto ricordare questo episodio, tuttora ben radicato nella memoria dei valligiani, ricostruendo la storia del paese, a suo modo esemplare rispetto a quella degli altri insediamenti valligiani, con la pubblicazione di un libro, il 130° della collana della Società, dal titolo “Nascita, vita e morte di un villaggio minerario medievale: Pertus in Valle d’Ala (1267-1665)”. Esso sarà presentato Sabato 12 settembre 2015 ad Ala di Stura, nel salone Don Botta (a lato della chiesa parrocchiale), alle ore 17, da Giorgio Di Gangi.
pertus (1024x683)Anche grazie alle preziose informazioni di abitanti locali, diversi studiosi hanno contribuito al testo, ciascuno per il settore di propria competenza. Questi i titoli dei capitoli: di Giacomo Re Fiorentin, “Pertus. Aspetti geologici e geomorfologici”; di Silvia Re Fiorentin, “Pertus. Cenni di toponomastica”; di Bruno Guglielmotto-Ravet, “Presenza e persistenza di Pertus nella cartografia a stampa dal XVI al XVIII secolo”; di Luca Mercalli e Daniele Cat Berro, “Interpretazione meteorologica del nubifragio del 17 settembre 1665 sulle Valli di Lanzo”; di Bruno Signorelli, “Alcune considerazioni sui documenti esistenti relativi a Pertus e alla sua distruzione”; di Ariela Robetto e Maria Teresa Pocchiola Viter, “Pertus nella memoria dei valligiani”; di Mariateresa Serra, “Altri villaggi scomparsi delle Valli di Lanzo: il caso di Cianseia e Teppe, due antiche frazioni di Groscavallo”; infine, di Ezio Sesia, che ha coordinato il lavoro, “Concessioni signorili e villaggi minerari” e “La vicenda di Pertus”.
Un altro tassello si aggiunge così per la conoscenza del complesso mosaico della storia valligiana, ancora insospettabilmente ricca di molteplici e interessanti aspetti da studiare e approfondire.

Ezio Sesia


Ringraziamo sentitamente Ezio Sesia (colonna fondamentale della cultura delle Valli di Lanzo) per la sua gentile disponibilità.

Pertus

Qui per scaricare l’invito completo in formato pdf (416 KB).

5 pensieri riguardo “Pertus

  1. … questa bella “favola della buonanotte” …che poi è realtà!😊… mi ha fatto subito pensare a un Vajont in miniatura, ma fortunatamente con un finale ben diverso! Grazie Beppe…ti aspetto per la prossima “favola” ! Buonanotte💫

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    1. Grazie Lucia, è sempre bello averti qui!
      È una “favola” che ha tante cose da dirci, cose anche molto attuali.
      La storia non è un adagiarsi su sguardi passatisti ma è stimolo per “vedere” il sentiero più nitidamente.

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  2. Non sono riuscita a partecipare ma ho saputo che il salone Don Botta era pieno di gente.
    Sentendo i racconti locali, circa 63 anni fa era ancora visibile, vicino al Ponte delle Scale, il muro del forno ed il perimetro di alcune case. Il ferro che lì veniva lavorato era estratto dalle miniere sotto il Monte Rosso d’Ala a circa 2350 m.
    Ora il Ponte è stato distrutto dall’alluvione del 2000 e si intravede solo parte del muretto della fucina circondato da alberi.

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