L’ordine disordinato

2015-01-18 613 (1024x768)Crediamo che la natura sia ordinata e pulita. Da lontano tutto sembra netto, preciso, goniometrico. Non è così. Avvicinandoci agli anelli di Saturno la sonda Cassini ha fotografato la situazione. Anelli spessi in media soltanto dieci metri e composti da materiale raccolto in giro per lo spazio, rocce e sedimenti quasi invisibili. Distano seimilaseicento chilometri dalla superficie gassosa del pianeta e si estendono per centoventimila chilometri. Gli anelli di Saturno sono divisi in sette fasce. Le forze gravitazionali che consentono a questo enorme marchingegno cosmico di funzionare dipendono dal pianeta e dalle sue “lune pastore”: lune che orbitano intorno al pianeta e concomitano alla creazione degli anelli. Tutti i pianeti gassosi ne hanno: per questa ragione Giove, Urano e Nettuno hanno anelli ma sono scarsamente visibili. Da distante anche il bosco sembrerebbe perfetto, ordinato. Nella stagione invernale la neve rafforza la percezione dell’inganno. La coltre lattiginosa ricopre e nasconde, mette in pari e appiattisce le chiome rimaste verdi. Le compatta. In estate la vita si moltiplica, la predazione e la dipendenza reciproca, e il senso materiale del disordine cresce a dismisura, il grado di entropia estetico aumenta. Bisogna metterci le zampe dentro per constatare la sovranità del disordine, un disordine splendido, ruggente, avvolgente, chimicamente fermentante.

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Camminare nel bosco proietta segni verticali dentro la mente, spazi e fisicità si alternano in un pentagramma di luci e ombre. Quel che si agita o si nasconde dentro di noi inizia a proiettarsi all’esterno, acquisendo la natura di una speciale forma di fauna. Il nostro zoo di demoni si slega e sparpaglia nelle geometrie del bosco. Il bosco è il più grande cervello del mondo. È un organismo saprofago che si nutre della vita nostra e di ogni altra creatura che Iddio ci ha messo dentro, ma anche dei pensieri, delle proiezioni della mente degli uomini. È un’immensa ragnatela.

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L’uomo che si inoltra nel cuore del bosco fa pulizie di primavera, ridimensiona e riordina. E ammira l’intera gamma della coabitazione fra vita e morte: creature si nutrono della vita e creature spente diventano cibo per altre creature. Ogni esistenza si nutre delle altre forme di esistenza, scena di cannibalismo fra consimili e dissimili. Nemmeno l’oceano in tempesta è così denso di vita e movimento come un bosco qualsiasi. Noi umani ci siamo istruiti a considerare i pochi a fronte dei molti, in seno a Madre Natura tutti sono protagonisti della propria esistenza. L’ecologia è anzitutto matematica.

Tiziano Fratus, Ogni albero è un poeta – Storia di un uomo che cammina in un bosco (Mondadori 2015)

11 pensieri riguardo “L’ordine disordinato

  1. Osservando queste bellissime fotografie che ci trasportano come per incanto nella loro immagine, facendoci sentire completamente immersi nel bosco, appare lampante quanto sia diverso attraversare un bosco camminando su di un sentiero piuttosto che su una pista forestale. Pur essendo immersa nella natura, la camminata su pista risulta depauperata dell’anima viva e palpitante del bosco, che la cortina di alberi, con il suo velo protettivo e avvolgente riesce a trasmettere come per magia a chi percorre passo dopo passo gli antichi sentieri.

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    1. Dopo aver fatto questo post mi sono chiesto se qualcono, vedendo le foto, l’avrebbe messo in relazione con il precedente “Sentieri perduti”.
      Grazie Verglas.
      Tra l’altro, nelle foto di questo post, ce n’è anche una che rappresenta un paesaggio che nessuno potrà più goderne. La foto è questa: https://camoscibianchi.wordpress.com/2016/01/19/lordine-disordinato/2015-04-04-599-1024×683/
      Adesso quel bosco meraviglioso, con il suo sentierino, è stato spianato dalle ruspe, come si può vedere nel post precedente.
      Ho in mente di pubblicare quella ed altre foto meravigliose (del 2014) per confrontarle con lo scempio provocato dalle piste del Comune di Groscavallo. Allora, credo, sarà immediato capire perché…

      “…quando riapri gli occhi vedi che quei luoghi non ci sono più o non sono più gli stessi, e nemmeno tu sai bene dove ti trovi e chi sei.”

      Annibale Salsa lo chiama “spaesamento”.

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  2. Il bosco è vivo ed in continuo mutamento. Energia pura. C’è uno scambio di vibrazioni tra noi e gli alberi. E’ delicato e risente del cambiamento climatico con l’aumento della temperatura e la scarsità di pioggia.

    Mi vedo d’accordo coi commenti precedenti in particolare con quello di Verglas. Acuta l’osservazione della camminata in diversi tipi di paesaggio e la felicità ed il benessere che riesce a trasmetterci.

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  3. Il testo in se mi sembra un pò “sopra le righe” anche se sono d’accordo con la filosofia di base.
    Le foto invece sono splendide e basterebbero già loro a trasmettere il messaggio, per chi lo vuole ascoltare naturalmente.

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  4. “Il nostro zoo di demoni si slega e sparpaglia nelle geometrie del bosco”. Immagine splendida per descrivere l’inquietudine, l’ansia sottile che attanaglia allorché ci si trova a percorrere il bosco in solitudine. E’ il nostro Sé interiore, il nostro inconscio, che non perdona e mai dimentica, ad affiorare, a rendersi visibile, ad affacciarsi alla razionalità. Non per nulla le fiabe e le favole (specchio nitido dell’animo umano) hanno quasi sempre per protagonista il bosco. E quando Dante ha voluto rappresentare il tormento e l’angoscia in cui era caduto, ha parlato di una “selva oscura”.
    Personalmente ricordo con emozione la lettura del libro “Il segreto del bosco vecchio” di Buzzati e la visione dell’omonimo film con un inconsueto e bravissimo Paolo Villaggio, dove il bosco riesce ad addolcire l’animo duro e colmo di amarezze del vecchio colonnello che odia la vita e i suoi simili.
    Un essere, il bosco, che meriterebbe tutta la nostra attenzione e il nostro rispetto per una lunga serie di motivazioni, non solamente letterarie e psicologiche.
    Ma, come sempre, è difficile che l’uomo entri in sintonia con la natura e cammini al suo fianco.
    ariela

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    1. Grazie Ariela, commento meraviglioso.

      ____________________________________

      Stavo immaginando Dante nel XXI secolo:

      “Nel mezzo del cammin di nostra vita
      mi ritrovai per una pista oscura,
      ché la diritta via era sicura.

      Non funziona tanto, vero?

      Ok, Dante non potrebbe mai diventare Dante nel XXI secolo. 🙂

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  5. Se Dante dovesse riscrivere oggi la Commedia, avrebbe il suo bel da fare. Dovrebbe ampliare a dismisura l’Inferno in modo da potere ospitare tutti quelli che se lo meritano. In compenso per il Paradiso sarebbe più che sufficiente un monolocale.
    Probabilmente nessuno più sarebbe in grado di leggerlo e comprenderlo. Vi ricordate cosa asserì un ministro economista-commercialista-nordista qualche anno addietro?
    “La cultura? Ma a che serve!? Mica si mangia!”
    In quanto alla strada sicura, sono convinta che la ricerca assillante della sicurezza in ogni campo, rovini completamente la vita e sia fondamento di tutte quelle azioni che conducono alle buone intenzioni di cui è lastricata la via dell’Inferno.
    ariela

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