Valli di Lanzo, zona franca dall’eliski

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Pian della Mussa – Foto di Gianni Castagneri

Uno dei post più visti di sempre su questo blog è stato “Il Silenzio di Pian della Mussa“. Lo pubblicai a fine novembre del 2013, appena dopo essere stato trattato terapeuticamente da quell’immenso e profondo serbatoio di silenzio che è il Pian della Mussa, alla testata della Val d’Ala, nelle Valli di Lanzo (provincia di Torino). Su Twitter ho iniziato da poco ad associare alle foto che condivido, di queste superbe vallate, l’hastag #AlpidiTorino. Questo silenzio nutriente, spalmato su montagne bellissime, dista dal caos della pianura torinese, e da tutto il resto di inquinante e malsano, appena poco più di un’ora d’auto.
Adesso immaginate il mondo impestato dal rumore in ogni suo angolo, montagne comprese, e fate finta di essere straricchi come Zuckerberg per andarvi a comprare il Silenzio.
Poi tornate qui e diteci in quale store l’avete trovato.


Testo di Toni Farina

È bello andare al Pian della Mussa in autunno. Il Piano si ritrova nel silenzio e la prima neve imbianca le uje di Lanzo, ingentilisce i ghiaioni. E qui sta un prima differenza: dove solo una ventina di anni fa i nevai duravano fino a tarda estate, rendendo meno tribolato l’incedere degli alpinisti, oggi le distese di detriti rendono tangibile il cambiamento. Inseguiti dalla calura i ghiacciai si sono ritirati in alto, ed è inutile risalire con lo sguardo i canaloni della parete est della Ciamarella alla ricerca del seracco che faceva capolino illuminato dal primo sole. La montagna soffre qui come altrove, e noi con lei.
Ed è per questo che è ancora più bello andare al Pian della Mussa d’inverno.
Si parte da Balme come un tempo e si sale a lungo nell’ombra fredda, mentre gli stambecchi, indifferenti, vigilano al sole sulle rocce. Nei giorni di luce breve è così, occorre arrivare a metà del piano per incontrare il sole. Una benedizione di luce e calore, effimera ma tuttavia sufficiente a invogliare a una prima sosta. Il sole poi accompagna al fondo del piano, al Rifugio Città di Ciriè. Pochi vanno oltre: al Colle Battaglia o a cercare adrenalina sulle cascate che scendono dal Pian dei Morti. I più si fermano e lasciano lo sguardo libero di vagare sulle creste. Libero di salire sulla Ciamarella e sulla Bessanese. Guardi le due montagne e ne avverti la potenza, l’autorevolezza. Appaiono lontane, remote, inaccessibili, solitarie nel silenzio dell’inverno. Ed è bello pensarle così.

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Il Pian della Mussa con a sx la Bessanese (3620 m) e a dx la Ciamarella (3676 m) la montagna più alta delle Valli di Lanzo – Foto di Beppeley

Solo il vento infrange il silenzio invernale del Pian della Mussa. Niente rotori, niente elicotteri che depositano sciatori sulle cime. Niente eliski sulle montagne di Balme.
Ed è così che Balme onora la sua storia. Importante luogo di villeggiatura del secolo scorso, Balme è una vera culla dell’alpinismo piemontese frequentata da nomi come Tonini, Corrà, Guido Rey, Martelli e Vaccarone, che si avvalsero per le prima ascensione invernale all’Uja di Mondrone di Antonio Castagneri, Toni dei Tuni, emerita guida balmese a cui Balme ha dedicato appunto l’Ecomuseo delle Guide alpine (nel 1874, la salita all’Uja di Mondrone è ritenuta l’esordio “ufficiale” dell’alpinismo invernale).
No eliski, dunque. Balme e tutto il territorio delle tre Valli di Lanzo sono ancora zona franca. Una bella eccezione, perché ormai su gran parte dell’arco alpino del Piemonte gli elicotteri volano alla grande. Dalle Marittime alle Lepontine: “ma che gran pena”, verrebbe da dire citando il noto acronimo scolastico.
Si vola nelle Marittime, dove Argentera si appresta a diventare base di eli-sciatori. Nelle Cozie, in Valle Varaita (Riserva della Biosfera dell’Unesco!) e, ça va sans dire, in alta Valle di Susa: valli “olimpiche” dei rotori dove anche quest’anno, nonostante l’avarizia dell’inverno, gli elicotteri hanno infranto il silenzio della splendida Val Thuras.
Si salvano le Graie, grazie appunto alle citate Valli di Lanzo e alla valli canavesane, Orco e Soana, soggette alla tutela del Parco nazionale Gran Paradiso. Ma già nelle Pennine si decolla e si atterra: nel Parco naturale (regionale) Alta Valsesia! Il Monte Rosa ringrazia… e auspica che nella riforma della 394 (legge quadro nazionale sui parchi) si introduca un codicillo che inibisca i voli turistici anche nei parchi regionali.
Si chiude alla grande con la Val Formazza. Sono davvero lontani i tempi della Repubblica libera dell’Ossola, nell’alto Piemonte anche qualche rifugio del CAI pare abbia modificato i periodi di apertura invernale per accogliere la nuova qualificata clientela, con gran gaudio di ciaspolatori e sci-alpinisti.
In attesa (o nel timore, visti i documenti che sono circolati) di una legge regionale che disciplini la materia le cose stanno così. E allora W le Valli di Lanzo. E soprattutto W Balme, la cui amministrazione già ha detto NO a una richiesta di voli. Con GRAN GAUDIO di fondisti, ciaspolatori e sci-alpinisti.
Toni dei Tuni, il grande Antonio Castagneri, ringrazia.

Toni Farina
Mountain Wilderness Italia

7 pensieri riguardo “Valli di Lanzo, zona franca dall’eliski

  1. Parole sante! Speriamo si riesca a preservare quest’oasi incantata nelle Valli di Lanzo. Almeno per questo ci distingueremo…. Purché il “luccichio” del denaro non diventi un boato assordante per le nostre valli. Anche se probabilmente l’ambiente non è il più idoneo per l’eliski .. al peggio non c’è mai fine.. di esempi ce ne sono.
    Cerchiamo piuttosto di valorizzare quelli che sono i punti forti delle Valli Lanzo. Con gli inverni sempre più “asciutti” è possibile praticare a queste quote, escursioni quasi tutto l’anno. Con un potenziamento della rete sentieristica e la creazione di punti sosta lungo gli itinerari, i turisti potrebbero godere di panorami mozzafiato, percorrendo le valli trasversalmente da un paese all’altro, su tracciati che già ci sono ma essendo in disuso da tempo necessitano di ripristino.
    Un plauso al Comune di Balme che tutela il suo prezioso territorio.

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  2. Lasciatemi fare l’avvocato del diavolo.

    Se è vero che in inverno il Piano della Mussa è un monumento al silenzio, così non lo è in estate quando la strada che sale da Balme viene aperta al traffico motorizzato (in verità la strada la si apre già in primavera quando cessa il rischio valanghe).

    A questo punto gli amanti dell’eliski potrebbero ribattere che tutto quel rumore di auto e moto fa molto comodo in estate e nessuno muove un dito contro di esso.

    Ipocrisia?

    Personalmente vorrei che il Piano della Mussa venisse chiuso definitivamente al traffico.

    E’ un’utopia nel XXI secolo, con il bisogno che c’è di ambienti intatti, salubri e privi di inquinamento, pensare di trovare un finanziamento (magari UE) che permetta di realizzare un parcheggio sotterraneo a Balme e attivare un servizio navetta (con mezzi elettrici) per portare i turisti al Piano (che tra l’altro è un SIC http://www.shan-newspaper.com/web/storia/853-il-pian-della-mussa-un-sito-interessante.html)?

    Ma come si fa a pensare di avvicinarci al concetto di sostenibilità se poi sono gli stessi ambienti alpini, che dovrebbero essere tutelati con la massima cura (perché molto fragili e sensibili alle emissioni inquinanti), ad essere trattati come se fossero delle “discariche di rifiuti” della “civiltà” urbanizzata? Leggete qui: http://www.cipra.org/it/mobilita

    Ringrazio sentitamente Toni Farina per avermi stiimolato queste riflessioni.

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    1. Sì, temo sia un’utopia. Lo dico da pendolare che usa il treno per recarsi a Torino (lo sapete, esiste un’associazione che si chiama Pendolari Stanchi). La storica, (ex) gloriosa ferrovia To-Ceres, l’unica ferrovia al mondo che aveva un terminal in centro città ed è stato spostato in periferia. Potrebbe essere una opportunità anche per le 3 Valli, invece …
      Invece se alla domenica, che so, fai una traversata Bracchiello-Ala e poi vuoi prendere il pullman per tornare ti senti rispondere che alla domenica non c’è …
      Sì, temo che sia un’utopia. A meno che …
      A meno che un improvviso sussulto di intelligenza, quella che un tempo si definiva saggezza montanara, un refolo che da oltr’alpe scenda nelle Valli portando qualche idea avveniristica, porti un po’ di coraggio..
      E allora, una domenica, ripeto: UNA DOMENICA, sulle ali di questo coraggio si chiuda la strada a Balme, e si salga tutti a piedi. Così, per dirla alla Jannacci, per vedere l’effetto che fa.
      Pian della Mussa auto-free. UNA DOMENICA, così, per vedere l’effetto che fa

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  3. Non conosco la zona, sono abruzzese di Chieti, se è vero e devo crederci, che il PIAN DELLA MUSSA , dalla primavera viene aperta al traffico motorizzato, allora potrebbe essere un dispetto all’ELISKI. E gli ambientalisti cosa fanno? Il CAI, LA SENTINELLA DELLA MONTAGNA ed il TAM LA SENTINELLA DELL’AMBIENTE? Mi sembra molto strano che questo” serbatoio di silenzio” si trasformi in un “deposito di rumori ed inquinamento”.

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