Basta schiaffi!

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Inaugurazione sentiero “Carlo Mattio” (30 nov. 2013)

Il Club Alpino Italiano, forte dei suoi 310 mila soci, è il primo portatore di interessi verso l’escursionismo e l’alpinismo tant’è che le istituzioni statali si affidano ad esso quando c’è bisogno di manodopera gratuita e qualificata per intervenire sul territorio montano. Ad esempio, la Regione Piemonte nel 2009 ha cercato le oltre 80 sezioni Cai piemontesi per assoldare volontari affinché si tracciassero con il GPS i sentieri delle montagne piemontesi, allo scopo di realizzare il catasto regionale del patrimonio escursionistico. Il 13-14 giugno di quell’anno anche il sottoscritto partecipò al corso dopo essersi munito di dispositivo GPS a proprie spese (e non è stata l’unica sostenuta). Pensate che c’è chi si è talmente adoperato per tale missione – dimostrando encomiabile spirito volontaristico e di sacrificio per una giusta causa – da mappare ben 500 Km di sentieri negli ultimi anni. Questo signore, socio del Cai di Lanzo (ma potrebbe essere un qualsiasi altro volontario di una qualsiasi altra sezione Cai), ama l’escursionismo e i sentieri che consentono di praticarlo, soprattutto quelli storici, modellati dalla sapiente opera dei vecchi montanari che non avevano petrolio da estrarre ma gambe alimentate da niente. Bel messaggio ecologista-salvifico contiene un sentiero, vero? Soprattutto in questi tempi antropocenici.

Ma chi gliel’ha fatto fare ad Ivo Reano (tra l’altro qualificato TAM, ovvero operatore Tutela Ambiente Montano del Cai, e presidente della Commissione sentieri del Cai di Lanzo) direte voi? Chi gliel’ha fatto fare, ci domandiamo, quando adesso la stessa Regione Piemonte, dopo aver chiamato i volontari del Cai – che hanno operato duramente e gratuitamente – piazza centinaia di ruspe a devastare gli stessi sentieri che sono stati tracciati e curati nella manutenzione, come voluto dalla Legge Regionale sull’escursionismo?
Lo stesso miserabile atteggiamento istituzionale l’abbiamo ampiamente documentato – e soprattutto subìto amaramente –  quando nella primavera del 2015 il Comune di Cantoira ha mandato in missione le ruspe delle Valli di Lanzo per spianare sentieri, appena rimessi a nuovo dal Cai di Lanzo, chiamato dallo stesso Comune qualche mese prima.
Forse nella nostra epoca un sentimento di cristallina gratuità – manifestato con duro lavoro – è troppo difficile da intercettare, comprendere e rispettare da parte dei nostri rappresentanti? Se sì, è sufficiente che ci provino anche i nostri politici ad alzarsi alle 6 del mattino per unirsi a quelli del Cai, armati di roncola e guanti. Avviso, se qualcuno fosse interessato a vivere tale esperienza salvifica, che non è necessario passare prima il badge in mutande e non sono previsti rimborsi spese.

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Corso per rilevatori sentieri organizzato dalla Regione Piemonte (Rif. Levi Molinari, 13-14 giugno 2009)

Ci rendiamo conto che, sia a livello regionale che comunale, il Club Alpino Italiano sta prendendo schiaffi? Il Piemonte prima cerca i volontari per il suo catasto e la manutenzione dei sentieri con una sua Legge e poi ne fa un’altra, sponsorizzata dall’Ue, con cui finanziare le ruspe per realizzare piste inutili, sugli stessi percorsi escursionistici che dovevano essere “valorizzati” con il catasto regionale. A tal proposito qualcuno ha osato affermare: “Già, ma sono due assessorati diversi, uno è della Montagna, l’altro delle Foreste!”. La stessa risposta idiota avuta dalle parti di Cantoira, ovvero quello che fa un assessore può essere esattamente l’opposto di quello che fa un altro, sebbene appartenga alla stessa squadra che dovrebbe condividere un progetto politico! E’ l’Italia, bellezza!

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Il sito della Rete del Patrimonio Escursionistico della Regione Piemonte

Poi ogni tanto ci chiediamo come mai in quest’epoca tutti noi tendiamo un po’ a sbarellare. Sono le istituzioni, che dovrebbero essere le prime a dare il buon esempio, ad essere schizofreniche ed incapaci di programmare politiche credibili, che custodiscano visioni di insieme, politiche lungimiranti e di ampio respiro che sappiano dimostrare soprattutto coerenza nel tempo. E soprattutto rispetto per chi ha operato – ed opera – per le loro politiche come le centinaia di volontari del Cai, solo per rimanere in Piemonte!

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Volontario del Club Alpino Italiano al lavoro sulla rete sentieristica della Regione Piemonte

Non pensate che stia esagerando sulla schizofrenia istituzionale. Avete saputo della caccia in Piemonte? Leggete questo articolo. Come è possibile che la Regione Piemonte consenta di ammazzare i volatili a rischio di estinzione? Come è possibile che tale istituzione pubblica accetti, nel XXI secolo, di dare ragione allo 0,57% (!) della popolazione piemontese che ama le doppiette? Proprio nell’era dell’Antropocene i cui adepti stanno devastando gli ecosistemi del pianeta?

01sentieri Ma in tutto questo pantano politico, cosa ci rimane se non continuare a credere nel Cai e nei suoi volontari? Allora il Cai Lanzo, insieme a tutte le altre Sezioni che sono a stretto contatto con i comuni montani, dovrebbe invitare i vertici del Sodalizio (Cai nazionale, Cai Piemonte, Commissione Centrale per l’Escursionismo e TAM) affinché si prenda coscienza e si risponda a tale grave problema, ovvero lo smantellamento sistematico dei sentieri storici e dei relativi paesaggi alpini, grazie ai progetti dalla Regione Piemonte attuati tramite PSR, a danno dell’escursionismo e di tutti coloro che ci lavorano da decenni con meravigliosa opera di manutenzione, condita con sana e genuina passione verso la montagna, senza dimenticarsi anche di coloro, come il sottoscritto, che dona tempo e denaro per farla conoscere.

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Dopo la pulizia dei sentieri si provvede alla segnatura dei medesimi con la segnaletica ufficiale Cai-Regione Piemonte

E’ oltremodo odioso ed inaccettabile prendere schiaffi da chi ha cercato queste persone per curare la montagna e tutelare un bene culturale. Il Club Alpino Italiano ha il dovere di difenderle e di opporsi agli scempi ingiustificati. E se non lo sono, allora giustificano esclusivamente il tornaconto personale di personaggi che vivono in territori alpini degradati socialmente, culturalmente e di conseguenza anche politicamente: danni pubblici e guadagni privati, alla faccia di chi ha speso sudore e denaro credendo nel catasto regionale dei sentieri.

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Posizionamento di segnaletica ufficiale sui sentieri del catasto regionale del patrimonio escursionistico

Il Cai Lanzo trovi il coraggio di prendere una posizione forte in merito così come ha appena fatto il Cai Torino.


Il Vallone di Sea e la posizione del CAI Torinocai-torino

Dall’ultimo numero di Monti e Valli (3 ottobre 2016), notiziario storico della Sezione

Testo di Matteo Enrico – CAAI Club Alpino Accademico Italiano
Foto Camosci bianchi

In questi giorni qualcuno si è sgomento per un vecchissimo articolo (che data 2004), pubblicato in un fantomatico sito denominato “Il Girasole”, che riprendeva una notizia dell’agosto 2004 (si avete capito bene, esattamente più di 12 anni fa!), pubblicata su un noto quotidiano, in cui i vertici torinesi del CAI sarebbero stati tra i promotori della creazione di una pista forestale nel Vallone di Sea. Voglio tranquillizzare da subito tutti i lettori, soci e non, in particolare amanti di questo splendido luogo, che il presidente del CAI Torino, il dott. Roberto Ferrero, si è detto fermamente contrario a progetti di sbancamenti e devastazioni e si impegnerà in prima persona, con il Club Alpino Italiano, per contrastare in ogni sede, anche istituzionale, questo progetto.

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Il lungo Vallone di Sea, che da Forno Alpi Graie si snoda fino ai 3100m del Colle di Sea, rappresenta uno degli angoli più suggestivi e selvaggi dell’intero arco alpino. Plasmato dalle forze della glaciazione è caratterizzato da ripiani glaciali intervallati da gradini di valle e bacini sospesi regalando a chi lo percorre scorci unici ed inaspettati, in un continuo alternarsi di ripide rocce, pianori e dirupati versanti, segnati da vertiginose cascate. Il vallone venne percorso, nel corso dei secoli, per raggiungere la vicina Francia ed è stato oggetto di leggende, come quella che vuole venga percorsa dalle anime dei morti, in patois, “Lou Couars”.

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L’alto Vallone di Sea visto dalla Punta Rossa di Sea (2910 m). A sinistra l’Uja di Ciamarella (3676 m)

Colui che varca le porte di Sea viene sovrastato da pinnacoli, guglie e altissime torri di granito attraverso le quali filtra la luce creando le “spade di luce”, poi finalmente nel sole del mezzogiorno il vallone sembra prendere una vita sua propria e sulle pareti paiono animarsi le fantasiose figure immaginate dagli arrampicatori che hanno segnato la storia alpinistica di questi luoghi.

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Sea è un ambiente unico, modellato dal ghiaccio e dal vento, ricco di specie vegetali e animali, quali camosci, stambecchi e pure un paio di coppie di aquile reali. Un luogo dove l’escursionista trova la pace nella contemplazione e l’arrampicatore-alpinista pareti e versanti su cui cimentarsi. A tutti è nota la famosa parete nord della Ciamarella, ancora bella seppur agonizzante a causa dei repentini cambiamenti climatici e le pareti all’inizio del vallone sono percorse da vie di rara bellezza.

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Proprio per riportare in vita itinerari dimenticati la neonata Associazione dei “Rocciatori Val di Sea” sta portando avanti un impegnativo progetto di ripristino e valorizzazione delle pareti più belle. E molti sono tornati apprezzando la qualità della roccia e dei passaggi, anche i sentieri sarebbero stupendi ma purtroppo in troppi casi poco e mal segnalati scoraggiando il forestiero a percorrerli, privandolo del piacere a godere di panorami e scorci meravigliosi.

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Le potenzialità turistiche ed escursionistiche di questi luoghi sono per lo più ignorate dagli amministratori locali che non comprendono la ricchezza di questi luoghi. E così Sea, seppur a ridosso di importanti parchi nazionali, quello della Vanoise in Francia e il nostrano Gran Paradiso, è indifesa di fronte a scellerati progetti che vorrebbero una strada fino all’Alpe di Sea.

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Il Comune di Groscavallo vuole accedere ad un bando europeo che stanzierebbe tanti, tantissimi soldi per la realizzazione di piste agro-silvo-pastorali, e purtroppo Sea rientra in questo progetto. L’amministrazione non ha saputo spiegare i reali benefici di un tal progetto, né ha saputo tener nella giusta considerazione i plausibili futuri costi di manutenzione, visto che la strada taglierebbe ripidi versanti battuti da poderose valanghe. Un’opera che rischia di generare orribili tagli e ferite nella montagna e di venire poi presto abbandonata al suo destino. Senza poi contare i costi iniziali che comunque il piccolo comune dovrebbe sostenere, visto che in ogni caso i fondi europei coprirebbero solamente l’80% dei costi, e quel 20%, comprensivo anche dell’altra strada a questa congiunta e da realizzare nel Trione, ammonterebbe a ben 220.000 euro, come citato nel recente articolo del quotidiano “Il Risveglio”. Soldi che potrebbero più oculatamente essere utilizzati per attività più ecosostenibili e per incentivare un turismo di qualità, attento all’ambiente.

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E questo, in particolare la piccola ma inascoltata comunità di Forno Alpi Graie l’ha compreso dichiarandosi fermamente contraria a un’opera così tanto insensata e miope, irresponsabile e irriguardosa verso i capolavori che la natura ha qui saputo donarci. Ma purtroppo Forno non è più comune indipendente da molti decenni e la sua popolazione si è ridotta drasticamente, è per questo che bisogna aiutarli a salvaguardare il loro territorio, ma anche il nostro territorio, ed è per questo che è stata avviata una raccolta firme, a disposizione presso l’hotel Savoia a Forno Alpi Graie, l’albergo Pialpetta a Pialpetta e la pizzeria degli Amici a Cantoira.

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Non devono ripetersi i rovinosi scempi effettuati lo scorso anno nella medesima Valle e nel medesimo Comune, negli splendidi boschi del “Pasè”, nei pressi del Bec di Mea, dove più piste forestali hanno irrimediabilmente devastato quell’ambiente, che Gian Piero Motti, nella sua ormai introvabile guida delle Palestre delle Valli di Lanzo, decantava come gli angoli fra i più belli della Valle. Ora, una di queste piste finisce nel nulla, bloccata per accertamenti. A tal proposito si trova ampia documentazione nel blog “Camosci Bianchi”.

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Da parte mia sono assolutamente convinto che il CAI – Club Alpino Italiano e in particolar modo il CAI Torino, di cui idealmente mi sento ancora di farne parte, non permetteranno le suddette devastazioni e si impegneranno in prima persona, combattendo questa battaglia assieme ad ognuno di noi.

Matteo Enrico
CAAI – Club Alpino Accademico Italiano


Ringraziamo sentitamente Matteo Enrico e il Cai Torino per averci concesso l’autorizzazione a pubblicare l’articolo.

Mi sono fatto del male ad elaborare questo post, soprattutto quando è stato il momento di selezionare le foto, tra migliaia di scatti. Osservarne ogni dettaglio, correggerne poi l’esposizione, ridimensionarle… è come essere lì, è come sfiorare il cielo, respirarne l’aria, sentire il ritmo cadenzato dei tuoi passi, scaldarsi con i primi raggi del sole, vedere scorrere sulle pareti i sogni degli alpinisti, percepire la gioia pastosa dei tuoi compagni di escursione e condividere con loro l’emozione unica di trovarsi in un posto unico. Emozioni donate da chi non ha paura a piegare gratuitamente la schiena per risistemare una vecchia via.

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Perdersi nei silenzi maestosi e nelle solitudini verticali del Vallone di Sea è come tornare alle origini del pensiero innocente. Le incrostazioni generate dalla vita sintetica e cinica si staccano dall’anima e vengono metabolizzate dalle tracce del sentiero o dalle vie sulle pareti di Sea.
E’ sempre difficilissimo e doloroso scrivere sulle ferite che l’ambiente alpino attende da menti che non amano la montagna, non la capiscono e soprattutto non la frequentano a piedi. Da menti algide e calcolatrici che sanno esclusivamente trasfomare la loro vita in numeri cercando, in questo orribile intento, di trascinare nel loro delirio migliaia di altre persone che invece sanno ancora sognare genuinamente e che credono profondamente nel loro umile cammino.

Migliaia di persone come lo sono coloro che abitano il Club Alpino Italiano.

7 pensieri riguardo “Basta schiaffi!

  1. Ammiro profondamente tutte le persone che amano e rispettano la natura. Mi rendo conto che gli interessi e il profitto sono le uniche cose che interessano il mondo di oggi.Il rispetto non esiste più né per le persone né per l’ambiente. Ma non mollare, la montagna e la natura in generale hanno bisogno di persone così.

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  2. Anni fa nell’ambito dell’Associazione Mountain Wilderness http://www.mountainwilderness.it/html/home.php mi occupavo di eliski: di contrastare l’eliski (e voli turistici estivi, e motoslitte, e … insomma ci siamo capiti). E per contrastare l’eliski organizzammo manifestazioni, due delle quali in Val Thuras (alta Val Susa). Ci esortò all’azione Mattia, gestore del posto tappa La Fontana del Thures http://www.rifugiothures.it/ , arcistufo di quell’apocalypse now che ammorbava la valle, infrangendo il silenzio invernale.
    Entusiasta di natura, Mattia ci incoraggiò: “vedrete, con le sezioni del CAI ci saranno centinaia di persone”. Quella domenica di fine febbraio le sezioni del CAI andarono altrove, volutamente altrove. Anche le gite organizzate in quella zona si diressero in altri lidi. Alla fine fummo comunque un centinaio lassù sul Colle di Chabaud a esporre lo striscione “No eliski”. Era una bella giornata, c’era pure il tiggi regionale e al ritorno a valle eravamo soddisfatti. C’era però anche delusione, soprattutto sul volto di Mattia (ma questi del CAI di Pinerolo …).
    Altre delusioni sono seguite ogni qualvolta si è fatto conto sul glorioso Sodalizio. Signori miei (per citare il Crozza-Renzi), al di là degli strombazzati alti valori, della lotta con l’alpe bella come una fede, il CAI è sostanzialmente un dopolavoro, anche molto istituzionalizzato, ingabbiato in perverse procedure, e soggetto a livello locale a quei piccoli e poco virtuosi intrallazzi tipici di questo Paese. E sul come mai tanti volontari, dopo aver speso tempo e sudore per ripristinare il “patrimonio escursionistico”, non spendano neppure una timida protesta per i continui sbracamenti che dire … si può sentire Freud.
    Per cui, caro Matteo Enrico, magari gli eventi mi smentiranno e il CAI Torino arriverà in massa a difendere il simbolico Vallone di Sea. Mi sia però concesso il beneficio del dubbio.
    Infine, per quanto mi riguarda sono un socio sempre più pentito. E magari farò come quel mio amico che dal CAI è passato al DAV (Deutscher Alpenverein https://www.alpenverein.de/ ). Sono più seri, mi ha detto.
    Toni Farina

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  3. Io sono fiducioso Tony. Il Cai Piemonte so che ha preso ufficialmente posizione verso il Comune di Groscavallo. Anche se sono nel CAAI (che si è già detto contrario e disponibile a contrastare il fenomeno), conosco bene il CAI Torino. Il loro sdegno è stato tangibile e al momento, alle parole, stanno seguendo i fatti. In queste vicende non bisogna mai mollare ma diffondere e far capire alla gente. E questo sta avvenendo. Se hai la motivazione, puoi arrivare ovunque.

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  4. Cio’ che con la voce non si riesce a fare sentire, prima o poi la natura se lo riprende..ma a modo suo… E ce lo dimostra continuamente.. Dare voce DARE VOCE ai monti che sono la madre della nostra vita…Dare voce nonostante gli schiaffi, nonostante l’ indifferenza e’ onorare anche l’operato amorevole di molte persone che si dedicano a noi…sì a noi..perché senza i monti a poco a poco perdiamo anche la vita…suvvia dove stiamo arrivando? Davvero l’intelligenza umana si limita ad un pezzo di carta (ricordiamone la provenienza)??

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  5. I sentieri e le mulattiere andrebbero tutelati e non cancellati da piste o strade forestali. Il problema nasce dalla normativa forestale della Regione Piemonte che prevede e incentiva la creazione delle nuove piste forestali . Possibile che nessun partito politico si opponga e cerchi di far modificare tale normativa? Le piste forestali sono uno sfregio sui versanti delle montagne. Sono percorsi banali e monotoni per gli escursionisti .

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  6. Ad essere sinceri, anche per realizzare il rifugio denominato casa Canada, al Talucco, è stata realizzato un tratto di pista forestale ove prima vi era solo un bosco. Nessuno si è peró indignato.

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