Buone Feste

2016-12-18-331-1024x724  “Viaggiamo lentissimamente ma sicuramente

Quintino Sella

In una diafana mattina dicembrina delle basse Valli di Lanzo, la Luna algida e silenziosa cede il palcoscenico alpino al tiepido e rincuorante Sole mentre sopra di noi estese faggete custodiscono vecchi cammini in pietra scolpiti dai montanari. Ne scegliamo uno che va verso est, dove brillano le prime luci del nuovo giorno.

Immersi in silenzi profondissimi, calpestiamo l’autunno mentre raggi di ombre e luci arredano i nostri passi. L’azzurro fulgido dell’universo s’infila tra il mutismo rivendicando la sua presenza nel disordine delle popolazioni arboree.

Le mulattiere serpeggiano tra mondi in rovina che hanno scelto, come stambecchi, di morire in dignitosa e silenziosa solitudine, abbandonando gli uomini al loro incerto destino. Accolgono i nostri lievi passi che esprimono gratitudine per poter essere testimoni di mondi altri che edificarono le montagne.

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Scatto decine, centinaia di foto, quasi per fare un estremo e illusorio tentativo di costruire un’immensa impalcatura che possa sorreggerli tutti, prima che crollino sulla nuda terra, ai nostri nudi piedi, di fronte all’irruenza dei distratti mondi tecnologici.

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La civiltà scomparsa non ha più testimoni viventi lungo i sentieri. Gli unici sono i maestosi e saggi castagni che come veri e propri monumenti, continuano imperterriti a ricordare ai viandanti le fatiche estreme di donne e uomini estremi. Loro sì che non avevano limiti, riuscendo caparbiamente a vivere in ambienti estremi.
Il no limits non l’ha inventato un orologio, ma gente i cui respiri erano scanditi da orizzonti verticali e la cui pelle spurgava sudore di pietra.

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Seguendo questo abissale silenzio raggiungiamo, dopo aver attraversato una pista spaesante, Chiaves, borgo dalle due identità, cittadina ed alpina. Il sentiero muore e rinasce tra le chintane, le strette viuzze caratteristiche dei paesini di montagna. La via non si dilata in alienante percorso ma rimane stretta sulla tua pelle accogliendo bagliori di luce.

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Al fondo, una solenne e severa gradinata in pietra ti attende per condurti verso l’alto. Ci lasciamo cullare dai silenzi che rimodellano la nostra identità di viandanti. Fin qui ci hanno condotto i nostri piedi che non sono guidati dal cervello ma da un sentiero. La mente è in modalità “escursionismo”: i recinti metropolitani si sono dissolti ed ora, qui, è libera di vagare.

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Ed è in questo vagabondaggio che incontriamo una gentile signora che gestisce un B&B di Chiaves, a destra della rampa di decollo verso il cielo. Una sosta necessaria per farci convincere, dopo una fetta squisita di torta di mele con caffè, a camminare in una chintana per osservare i presepi del piccolo borgo che tenta di ritornare finalmente alpino.

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C’è una dimensione umana spontanea, palpabile e genuina spalmata lungo i sentieri delle Alpi, mai abbastanza considerata da chi parla di montagne. Forse perché per accoglierla ed osservarla adeguatamente bisognerebbe sapersi fermare, anziché correre e fuggire senza sapere dove.

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A sinistra della balma della Natività, in una nicchia tra le pietre, c’è un quaderno che desidera riempirsi di pensieri errabondi, come quelli depositati sulle vette.

Salvate i sentieri, cammini di salvezza per l’umanità“.

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Abbandonati i laconici pensieri di salvezza, decolleremo verso il cielo che ci condurrà sul balcone di Punta Serena dove sostare ed osservare il mondo che comanda. Si trova ad est la pianura sottomessa ai suoi stessi capricci, maleodorante e venefica.

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Alle nostre spalle, verso ovest, brillano di bianco le creste sottomesse ad un cielo terso e limpido, traboccante di ossigeno e di pensieri depurati e sereni. Le Alpi con i suoi sentieri lenti e silenziosi.

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Sentieri. Non strade.

Buone Feste.

8 pensieri riguardo “Buone Feste

  1. Meravigliose parole che descrivono, quasi si trattasse di un’Epifania, un angolo di mondo e cultura alpina da preservare con amore e proteggere, come se fosse una candela accesa e minacciata dal vento. Il vento non è niente altro che quell’illusorio benessere, fatto anche di tecnologia e progresso (e non solo di denaro), che in realtà ci allontana dalla vera essenza della vita…ovvero dalla semplicità e dalla frugalita’ del vivere, dalla lentezza necessaria per giungere al vero sapore dell’esistenza. Perché si può vivere davvero con poco, se sappiamo apprezzare tutta la natura che abbiamo intorno e che ci mostra continuamente i suoi volti di sofferenza e di gioia.
    Auguri anche a voi, Camosci Bianchi, perché il nuovo anno possa ancora e ancora condurci negli spazi più belli e intensi dell’ anima attraverso i sentieri delle nostre montagne…
    SOULEIADO

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  2. Grazie Beppe per il tuo elogio della lentezza. Abbiamo perduto tanto immolandoci sull’altare della velocità e molto abbiamo da recuperare. La montagna può essere uno dei percorsi possibili per tornare ad ascoltare l’intimo di noi stessi e le parole dell’altro, senza sovrapporre voci urlate e ideologie scontate.
    Festina lente -affrettati lentamente- dicevano i latini. Sembra un anacronismo, ma, se pensiamo alla vita dei montanari pastori e agricoltori, riusciamo a cogliere il senso e la saggezza di queste due parole apparentemente in antitesi.
    Buon Anno a tutti i Camosci Bianchi: ormai siamo pochi e rari, una razza in via di estinzione. Ma orgogliosi della nostra diversità pur se, troppo spesso, incompresi, derisi e (ma solo in apparenza) perdenti.
    ariela

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  3. …rare e pertanto quasi “spaventose” queste Tue parole Beppe, questo scritto che viene da dentro” che parla di cose che ci fanno bene, che non pretende “like” o “tags” o simili effimere virtuali informatiche diavolerie… Io non son talebano o estremista, e ammetto di vivere anche io la montagna spesso troppo di corsa, ma ne ho un profondo rispetto e difatti molto volentieri, anche come personale forma terapeutica la vivo, l’assaporo da solo, nel silenzio rotto unicamente dal mio fiato e dalle foglie secche, un ululato oppure un cinguettìo … immaginando la fatica e l’ingegno dell’uomo che ha costruito i percorsi del loro futuro e del nostro presente che oggi li disprezza, li ignora o li distrugge… ignaro lui, il montanaro, di quale tesoro non colto ci ha lasciato…
    Un augurio a tutti, ma /proprio tutti/ di buon senno… se mai ce n’è rimasto ancora in giro…

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    1. Grazie Apo, ammetto che non è assolutamente semplice vivere la montagna con lentezza, ovvero sganciandosi dai ritmi metropolitani. Fa tanto bene, quando ci si riesce.
      Tanti Auguri a te.

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