Mondi paralleli

Testo e foto di Manuela Casalino

Vieni a vedere la mia casa? Ho fatto la cucina nuova“…
L’aria è fresca e la mente immagina già di stanze, calore e un luogo comodo dove riposarsi un po’… Ma qui siamo sui monti… i miei monti… I monti Liguri. Qui non ci sono case; non ci sono strade. Qui la mente deve servirti soltanto a non compiere imprudenze. Il resto lo devi percorrere con l’anima.
Ma l’invito è vero e questa volta seguo quel pastore che il Cielo lo conosce bene; sa sempre quando ti accoglie e quando ti respinge.
Giovanni è alto, emana forza… Le sue mani sono inspessite come la corteccia di un albero e stringono forte un grosso bastone. Sì, ha la sua casa lì, tra i monti. Non ha stanze, non ha luce, né acqua… Eppure sorride… sempre… di un sorriso bellissimo, rassicurante, buono. E ti racconta di sé con una umiltà disarmante. A lui la città lo rende cattivo, violento, arrabbiato e fragile. Parla così… E lo ascolti, lo ascolteresti per ore… Per scendere in città per approvvigionarsi percorre più di 800 metri di dislivello, a piedi, tra quei sentieri rocciosi dall’aspetto selvaggio. I suoi grossi scarponi sono consumati ma lui, lì, è in pace…

Cocca, la gallina, si avvicina come un cucciolo fedele e si prende una coccola. La sua cucina nuova è un vecchio barile arrugginito. Lo scoppiettio della legna riscalda e, se chiudi gli occhi, non importa in quale “stanza” ti trovi… e se li apri, da lì puoi ammirare il Sole che si specchia nel Mar Ligure. Stringe tra le mani un grosso secchio di plastica… sporco; è appena tornato da prendere l’acqua. Sì, l’acqua, che ogni giorno noi non valorizziamo più perché è nell’abitudine averla. “L’ho presa al funtanin“, dice Giovanni. “E’ fresca“… Lo so, è molto fresca… devi camminare ancora più in su… E’ tra le pietre, dove mi piace arrivare e assaporarla dopo la fatica della salita. Quando vado lassù, i campanacci del suo pascolo risuonano sempre come una presenza rassicurante. E quando gli chiedo cosa prova a stare lì, lui adagia il secchio e si accomoda all’uscio su una sedia arrugginita e guarda il Sole vivere all’orizzonte. Sorride ancora e racconta del lupo e di come urla nella notte per proteggere il suo bestiame. E aggiunge che quando prova malinconia per la moglie e il figlio che vivono lontani, pensa che l’animale più feroce che abbia incontrato sia stato proprio se stesso e l’uomo. “Molte volte ho guardato il lupo negli occhi… nei miei l’ho fatto tardi“…rimango in un silenzio speciale.

Arrivederci Giovanni, grazie. Tornerò presto e darò voce ai tuoi silenzi rispettandoli“… Sorride e riprendo i miei passi nella nebbia.
Dove portano i miei sentieri lo so, a cosa mi portano non lo so mai. Ogni volta è per me una scoperta, una necessità sempre crescente di quella semplicità che trovo solo tra i monti. La vita è un viaggio davvero unico e la natura ce lo ricorda costantemente nei suoi colori e profumi del suo silenzio. E se durante la notte sento “ululare” la città, immagino che là, tra i miei monti, ci sia un pastore ad agitare il suo grosso bastone per proteggere il proprio gregge.

Manuela Casalino

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