Barmèra

Per molti di voi il titolo di questo post è criptico ed è assolutamente comprensibile. Vedetelo per il momento come un cartello del Cai lungo un sentiero – una freccia – che vi indica una direzione: vi farà attingere agli abissi del tempo. Se poi verrete nelle Valli di Lanzo, allora vi capiterà frequentemente di incontrare questa parola lungo le vostre escursioni, che ci parla di luoghi alpestri abitati fin dalla notte dei tempi.

Le balme (o barme) sono costruzioni tipiche delle Valli di Lanzo e rappresentano la forma più elementare di riparo sotto roccia. La configurazione «decisamente neolitica» fa supporre che siano stati i primi ripari edificati dai Liguri sfruttando il materiale lapideo. «Più o meno consolidate con sostruzioni a secco», se ne trovano numerose testimonianze perfettamente conservate e sono ancora oggi utilizzate con funzione di deposito per foglie e legname (Piercarlo Jorio, Vita e cultura nelle alte Valli di Lanzo, Museo delle genti delle Valli di Lanzo, Ceres 1984. p. 38).

Laura Solero (Tesi di laurea “Beni architettonici e ambientali in Val di Lanzo”)

Un magnifico esempio di balma (riparo sotto roccia) da cui successivamente è stata ricavata una baita in pietra (alp). La struttura risulta anche riparata dalle valanghe perché la copertura è stata realizzata in continuità con la curvatura della roccia. Alpe Riane (1800 metri; Val Grande di Lanzo)

Siamo alle origini dell’abitare nelle Valli di Lanzo, sui duri versanti in quota delle Alpi Graie meridionali.
E’ banale ma è verissimo dire che tutti abbiamo bisogno di un tetto sopra la testa. Quello che incontreremo seguendo la freccia si trova in Val di Viù ed è rarissimo perché fatto con la paglia di segale. Molto probabilmente è l’ultimo brandello rinvenibile in tutte le Valli di Lanzo. Ce n’erano a centinaia di queste coperture, soprattutto in Val di Viù (il nome di queste costruzioni è Benàl, di origine celtica), oggi sostituite con tetti in lamiera.

Benàl tra Cramoletti e Tornetti, in Valle di Viù (foto del 1976 di Bruno Maria Guglielmotto-Ravet), descritto da A. Cavallari Murat in Lungo la Stura di Lanzo. Notare la copertura in paglia e stoppie, ora sostituita da un tetto in lamiera

Bisogna essere decisamente fortunati a vedere i Benàl in qualche vecchia foto. Ancora di più se conoscete Ezio Sesia (Presidente della Società Storica delle Valli di Lanzo) che vi può accompagnare sui sentieri di Pessinea, dove i santi incontrano le masche.

Ogni i volta che ci torno, il sito della Barmèra mi fa pensare alle condizioni dure, quasi primordiali nel caso specifico, che i montanari affrontavano per vivere nell’ambiente alpino. Nel contempo mi fa apprezzare l’ingegno e la capacità di adattamento che insediamenti del genere inevitabilmente mettono in evidenza: mi domando chi sarà stato decenni fa (credo almeno 5 o 6, se non di più) a posizionare abilmente sui travetti di legno quegli steli di segale che, pur in parte riparati dalla immane “barma”, hanno resistito finora a tutte le intemperie, conservando quasi eroicamente, per quanto a mia conoscenza, l’ultimo brandello di tetto di paglia delle Valli di Lanzo.
Una commovente testimonianza di un mondo scomparso, che però, nel nostro tempo dell'”obsolescenza programmata”, ha ancora parecchio da dirci e da insegnarci: solo che non siamo in tanti ad ascoltare. Come minimo, però, oltre al lavoro di documentazione che più o meno è stato fatto, non sarebbe male segnalare meglio il sito, così chi ci passa a pochi metri non se lo perde, e soprattutto pensare a un qualche tipo di salvaguardia, non so nemmeno io come; per adesso il parziale riparo della barma e l’accuratezza della realizzazione ci hanno pensato da sole, ma in futuro potrebbe non bastare: quando mi capita di ripassare di lì, ho sempre il timore che il tutto sia sparito, magari per un vicino albero che ci è caduto sopra.

Ezio Sesia

Le foto che seguono sono tutte ingrandibili e ritraggono il sito della Barmèra. Per vederle alla dimensione originale, cliccare una volta sulla foto e poi, nella finestra che si apre, cliccare in basso su “Vedi immagine a grandezza originale”.

Sul sito della Società Storica delle Valli di Lanzo trovate una proposta escursionistica per raggiungere la Barmèra (1260 m) con partenza da Forno di Lemie (Valle di Viù). Qui il link (Da Forno di Lemie alla Barmèra).

Vi segnalo che tutta la zona intorno a Pessinea è stata oggetto negli ultimi anni del recupero della rete sentieristica da parte del Cai di Lanzo (con duro e faticoso lavoro) che ha restituito dignità e valore al territorio. Le partenze (dove lasciare l’auto), oltre che da Forno di Lemie (con transito iniziale sul bellissimo ponte in pietra del 1477) possono avvenire (a seconda di quanto potete o avete voglia di camminare):

  • da Lemie (952 m);
  • da Villaretti (1149 m) su bellissima e storica mulattiera con attraversamento di antichi insediamenti alpini;
  • da Pessinea (995 m), storica borgata in splendida posizione a mezzogiorno;
  • da Balma (1175 m), altro villaggio di antiche origini;
  • da Tornetti (1151 m) nell’omonima Conca.

L’area attraversata da questi sentieri si presta a stuzzicare la fantasia degli escursionisti progettando i più svariati giri ad anello. Per la cartografia di riferimento: Fraternali Editore carta n. 8.

Per farvi un’idea dei possibili percorsi, potete consultare i sentieri a catasto della Valle di Viù sul sito del Cai di Lanzo con la possibilità di visualizzare un estratto della carta escursionistica.


Ringraziamo di cuore Ezio Sesia, Bruno Maria Guglielmotto-Ravet, Laura Solero, Ariela Robetto e tutta la Società Storica delle Valli di Lanzo per la sua fondamentale opera culturale.

3 pensieri riguardo “Barmèra

  1. A Balme non c’è memoria di tetti in paglia, ma chiamiamo “pnàl” (probabilmente da “pianale”) qualunque ricovero (per legna, attrezzi ecc.) coperto da un tetto inclinato (di solito di lamiera)

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