L’oblio di Balmavenera

Pensai a quanti luoghi ci sono nel mondo che appartengono così a qualcuno, che qualcuno ha nel sangue e nessun altro li sa.
(Cesare Pavese)

Un luogo non è mai solo ‘quel’ luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati.
(Antonio Tabucchi)

Un sopralluogo per l’organizzazione di una delle prossime uscite del CAI Lanzo, volte al recupero dei vecchi sentieri, mi ha permesso di chiarire dubbi sulla toponomastica e scoprire fatti che ignoravo su di un luogo coperto dall’oblio.

Siamo sul versante a solatio della Val Grande di Lanzo, nel comune di Chialamberto. Su entrambi i lati del torrente Vassola si trovano alcune frazioni “alte” in bellissima posizione panoramica. In particolare, sulla destra idrografica del Vassola, esiste un gruppo di borgate conosciute genericamente (ed erroneamente) come Balmavenera. Queste borgate sono raggiungibili in auto da una diramazione della strada che porta a Candiela e Vonzo, che si trovano invece sulla sinistra idrografica del Vassola. Mettendo insieme le informazioni ottenute da più fonti, credo di aver finalmente capito che la toponomastica corretta dovrebbe essere quella riportata nella mappa qui sotto:

map

Il nucleo dove giunge la strada principale sarebbe “Bocchetto San Pancrazio”, dove si trova anche la cappella dedicata appunto a San Pancrazio; poco più avanti, proseguendo sulla strada oltre il parcheggio, si trova il nucleo di “Casa Nuova”, poi, appena sotto, “Pianardi”, raggiunta da una diramazione della strada principale e, più in alto, “Ronco Bianco”, caratterizzata dai ruderi di una grande costruzione che verso la fine dell’ultima guerra è stata utilizzata come ospedale partigiano e per questo motivo distrutta. Un centinaio di metri più in basso invece si trova il vero nucleo di Balmavenera, completamente abbandonato da decine di anni e ormai inghiottito dal bosco.

roviner

La cosa curiosa è che alcuni di questi toponimi sono stati “dimenticati” anche dal Comune di Chialamberto e non compaiono più né sulle mappe comunali, né nell’elenco delle frazioni.

Sottolineo comunque che le informazioni ufficiali sono state integrate con indicazioni di privati ed altro materiale reperito in rete, e non hanno quindi la pretesa di essere esatte al 100%.

Chiarita la toponomastica, veniamo alla misteriosa Balmavenera.

Questa frazione, forse la più grande del gruppo, è stata oggetto di movimenti franosi che hanno provocato nel corso degli anni gravi danni alle case (crepe e crolli delle strutture portanti) e hanno portato al completo abbandono delle stesse. Gli abitanti si trasferirono in una località più elevata, chiamata quindi Balmavenera superiore, mentre la vecchia borgata abbandonata prese il nome di Balmavenera inferiore. Attualmente Balmavenera superiore ha assunto il nome di Pianardi.

I primi movimenti franosi documentati, compaiono tra quota 850 m e 1040 m nella primavera del 1974. Negli anni successivi (1977, 1978, 1988) si verificano diffuse colate di materiale detritico e il corpo di frana subisce un lento scivolamento.

La frana tuttora attiva, classificata come “Colamento lento”, è monitorata dall’ARPA mediante il posizionamento di un paio di inclinometri a partire dal 1985, a cui se ne sono aggiunti altri fino al 2001 (rif.: http://webgis.arpa.piemonte.it/Web22/rercomf/layout/6CHLA.pdf).

La zona interessata dalla frana è visibile sulla pagina dell’ARPA Piemonte e comprende buona parte della destra idrografica del torrente Vassola, fino all’abitato di Chialamberto; l’area interessata dalle riattivazioni più recenti è quella situata tra le frazioni Chialambertetto e Balmavenera.

Capture

La frana è molto antica, compresa tra il fondovalle e 1.350 m circa; è delimitata verso Est dal Rio Vassola. L’età di inizio del fenomeno è incerta, ma sicuramente remota. Le cause della frana sono principalmente geomorfologiche, ma contribuisce la presenza di sorgenti localizzate al contatto tra il substrato roccioso e la copertura, nei pressi della frazione Balmavenera.

I movimenti rilevati sono dell’ordine di alcuni millimetri/anno, con periodi di stasi e periodi di ripresa con movimenti più veloci.

Storicamente sono segnalate diverse attivazioni della frana e danni di cui non sono però riferite le date, es.:

  • Frana nel centro di Chialamberto con danni lievi alle abitazioni.
  • La frana di Balmavenera lesiona e distrugge alcune case, coinvolto anche un edificio a Chialamberto.
  • La frana di Balmavenera danneggia un edificio.
  • La frana di Balmavenera minaccia alcune abitazioni.
  • Riattivazione della frana di Balmavenera con crollo di alcune case.
  • A Chialamberto si verifica una frana tra Balmavenera e Casa Bianca. Interrotta la strada provinciale.

Oltre agli inclinometri per il monitoraggio dei movimenti del terreno, sono stati realizzati un muro in cemento armato ed una batteria drenante, visibili nei pressi di Balmavenera. La batteria drenante ha lo scopo di minimizzare lo scivolamento dovuto allo scorrimento di acqua tra il substrato roccioso ed il terreno di copertura.

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I tubi di drenaggio nei pressi di Balmavenera

Interessante per capire l’origine del fenomeno, anche se un po’ più tecnico, è l’inquadramento geologico che si trova sulle schede dell’ARPA e che riporto integralmente:

La Val Grande di Lanzo attraversa il contatto tettonico tra le unità oceaniche, costituite prevalentemente da serpentiniti affioranti nel settore medio-basso della valle, e il Massiccio Cristallino del Gran Paradiso, costituito estesamente da gneiss. Al margine sud-orientale del Massiccio, questo contatto è orientato circa NE-SW ed è ricalcato dal vallone del rio della Paglia, tributario di sinistra della Stura poco a valle di Chialamberto. Entrambe le unità affioranti ai lati del contatto presentano una scistosità più o meno marcata e all’incirca parallela a questo, immerso verso SE. Le strutture geologiche sopra descritte attraversano trasversalmente ed obliquamente la valle; in funzione dell’orientazione dei versanti dei valloni secondari, la scistosità principale, soprattutto degli gneiss, è localmente orientata a franapoggio, inclinata come il pendio. Se a questa condizione si aggiunge l’intenso stato di fratturazione delle rocce in prossimità del contatto tettonico, si verificano i presupposti per una certa propensione all’instabilità per frana: essa viene poi esaltata dalle caratteristiche geomorfologiche della valle, modellata dalle masse glaciali secondo ripidi fianchi rocciosi.

Al di là degli interessanti aspetti geologici, un giro tra le case della borgata abbandonata è un tuffo nel passato, nel caso quasi unico di un villaggio, non un alpeggio, abbandonato prima della lenta decadenza che ha caratterizzato altri insediamenti.

Commovente la visita della Cappella di San Matteo: guardando la facciata sembra quasi integra, ma gettando uno sguardo all’interno, enormi crepe e un controsoffitto sfondato rivelano la situazione di equilibrio molto precario che prelude ad un crollo totale. Le notizie più antiche su questa cappella risalgono al 1752; informazioni più dettagliate e la descrizione, in seguito ad un sopralluogo di qualche anno fa (le decorazioni interne erano ancora leggibili), si possono trovare nell’opuscolo “Chiese e cappelle nella Val Grande di Lanzo” di C. Chiariglione, L. Duva, G. Silanos edito dalla Società Storica delle Valli di Lanzo.

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La Cappella di San Matteo
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Controsoffitto sfondato e crepe
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L’altare della cappella

All’interno della borgata il bosco si è ormai impadronito degli spazi tra le case (e dentro le case in molti casi), tanto che non è possibile fare fotografie significative. Attenzione: visto l’elevato rischio di crolli, sconsiglio di attardarsi tra le case, soprattutto se si è con dei bambini; estremamente pericoloso poi entrarci.

Credo che il caso di Balmavenera, con le sue peculiarità, sia unico nelle valli di Lanzo. Nella primavera 2018 verranno ripuliti e rispristinati i due sentieri che da fondovalle salgono a Pianardi sfiorando Balmavenera, cercando così di conservare e tramandare la storia di questi luoghi. Sarebbe anche auspicabile la posa di una bacheca illustrativa.

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Tutto il versante tra Chialamberto e Balmavenera presenta una intensa lavorazione a fasce

Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare, darsi tempo,…

…e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove.
(Tiziano Terzani)

Le informazioni sulle frane e l’inquadramento geologico sono stati tratti dai seguenti documenti:

Rete regionale controllo movimenti franosi. Comune di Chialamberto

Scheda SIFRAP su Geoportale Arpa Piemonte

Scheda Torino 1021 su Risknet Provincia di Torino

Ad integrazione delle mappe inserite nel post, riporto anche un estratto della carta Fraternali, che da un inquadramento leggermente più ampio della zona di cui si è parlato. Su quest’ultima è anche visibile chiaramente la stradina sterrata (in bianco) che permetteva di raggiungere comodamente Balmavenera.

fraternali
Estratto carta escursionistica “Valli di Lanzo n. 8“, scala 1:25000, edita dalla Fraternali Editori

 

Un pensiero riguardo “L’oblio di Balmavenera

  1. Bravo Paolo che con passione profonda e sincera incroci vecchi montanari, stanchi di attendere.
    Loro attendono te.

    “Non lasciare tracce che il vento non possa cancellare, non adagiarti sui passi compiuti, non lasciarti trattenere, divaga per altri sentieri, rimettiti in cammino per cercare ancora.”
    (Bruce Chatwin)

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