Da zero a cento. Lentamente

Chi frequenta assiduamente le Valli di Lanzo si sarà accorto che negli ultimi anni c’è vivacità ed interesse verso gli aspetti culturali ed ambientali. Non vi sembra che dove tutto questo è perseguito con grande impegno ci siano anche ottimi risultati ed entusiasmo? Ma qual è il fattore vincente? Avremmo, a tal proposito, da proporvi una sorta di “geografia culturale” delle Valli per tentare qualche riflessione e far sorgere qualche domanda.

Partiamo dalle basse Valli di Lanzo e andiamo in Val Malone con il suo straordinario risveglio e la sua attenzione verso il territorio alpino. Gli ottimi risultati sono stati ottenuti grazie al prodotto culturale centrale per le montagne piemontesi: i sentieri, la cui rianimazione e cura è portata avanti con straordinario impegno dall’Associazione Sentieri Alta Val Malone (nata ufficialmente il 5 novembre 2015) che annovera ben oltre 550 associati in soli tre anni di vita!

Per saperne di più: “Sui sentieri della Val Malone“.

Spostiamoci nella più meridionale delle Valli di Lanzo: la Val di Viù. Altra area alpina, questa, che negli ultimi anni ha avuto buoni risultati dal punto di vista turistico. Ma se volessimo rintracciarne la chiave di successo? Andiamo in alta Valle e raggiungiamo il Comune di Usseglio che, oltre alle numerose manifestazioni estive (una su tutte la Mostra regionale della Toma di Lanzo che a luglio richiama migliaia di visitatori), vanta un polo culturale di tutto rispetto grazie al Museo Civico Alpino Arnaldo Tazzetti (ora anche su Twitter) e al progetto “Lungo la Stura di Viù“. Anche qui cultura.

Da Viù a Mezzenile il passo è breve. Grazie alla rinascita del Castello di Mezzenile, e a personaggi come Ezio Sesia, attuale Presidente della Società Storica delle Valli di Lanzo, la cultura di montagna è davvero portata al centro di ogni agire.

La straordinaria bellezza del paesaggio che fa da sfondo all’Alpe del Conte (1767 m). Deve il suo nome al Conte Luigi Francesetti e al suo castello di Mezzenile http://www.societastorica-dellevallidilanzo.it/vol-cxxxiv.html

E’ ora di raggiungere l’alta Val d’Ala. Siamo nella valle mediana delle tre principali Valli di Lanzo. Qui c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Pensiamo a “pilastri” come Giorgio Inaudi o Gianni Castagneri con i loro libri di cultura alpina, pensiamo all’Ecomuseo delle Guide Alpine, oppure ai bellissimi sentieri, espressione viva ed audace del saper vivere il pianeta Terra. Pensiamo soprattutto a quel coraggioso scatto culturale istituzionale, ovvero alla delibera del Comune di Balme, approvata proprio due anni fa, precisamente il 30 novembre del 2016, quella che ha fatto arrivare a Lanzo l’allora Presidente della Commissione Ambiente Ermete Realacci. Pensiamo a quanta cultura del territorio e dell’ambiente si rinviene tra le sue righe:

La natura alpina nelle sua straordinaria biodiversità e nella sua interazione con la secolare attività dell’uomo è un valore in sé, da tutelare in modo rigoroso anche in ragione della sua fragilità. Allo stesso tempo è da tutelare in modo severo il paesaggio derivante dall’opera lenta dell’uomo montanaro che ha reso la montagna fruibile e, allo stesso tempo, ha portato alla formazione di veri e propri ecosistemi. Natura preservata e paesaggio tradizionale sono gli elementi su cui fondare durature prospettive di futuro decoroso agli abitanti della montagna, ed è importante educare il turista a una fruizione rispettosa dell’ambiente montano in tutti suoi aspetti, e per tale ragione è importante incentivare nel turista il desiderio di una conoscenza non frettolosa e superficiale della montagna, nella consapevolezza che solo una comprensione profonda possa generare senso di responsabilità e impegno per la salvaguardia di quel bene comune che la montagna rappresenta. […]

Delibera:

Di intraprendere tutte le azioni utili a consentire la riqualificazione, la fruizione e l’accessibilità di tutto il proprio immenso patrimonio sentieristico, escursionistico e alpinistico.

[…]

Qui la versione completa della delibera.

Una porzione – magnifica – del territorio alpino che circonda Balme, in alta Val d’Ala. I suoi straordinari percorsi escursionistici e alpinistici sono al centro della delibera del 30 novembre 2016

Rimane la Val Grande di Lanzo. Qui sinceramente abbiamo qualche difficoltà a rintracciare radicate espressioni culturali, soprattutto se guardiamo alle istituzioni, forse più attente ad aprire le porte ai predoni della montagna che agli amanti della cultura. Stante la sua straordinaria bellezza modellata dal lento agire, sia degli elementi naturali che culturali (quelli delle antiche genti alpine), certamente questa Valle meriterebbe una reazione coraggiosa che purtroppo, ad oggi, ci risulta difficile da intercettare. Non ci sembra che l’acerbo e asfittico Groscavallo Mountain Festival sia in grado di incidere profondamente. Dispiace che alcuni personaggi di spessore, come Marco Blatto, abbiano avuto sempre molta difficoltà nel convincere le istituzioni locali a compiere una svolta decisa verso la costante ricerca – e diffusione – della cultura di montagna.

Dunque la cultura al centro. Ma è davvero così fondamentale?

Lo scorso 24 novembre Luca Mercalli a Cantoira ha parlato di cambiamenti climatici e montagna di fronte ad un folto pubblico molto partecipe. Tema cruciale, appunto, quello dei cambiamenti climatici e non solo per le nostre amate Alpi. Siamo di fronte ad una sfida globale enorme e complessa che se non vinta rischia di condurre l’intera umanità verso il precipizio. Come dovremmo reagire? La domanda potete girarla proprio al territorio di Balme e a coloro che ci vivono tutto l’anno. Perché Balme? Perché questo piccolo villaggio alpino era sull’orlo del baratro. Stava morendo. Nell’arco di vent’anni circa, grazie ad importanti risposte culturali (quelle che vi ho appena accennato) Balme è riuscito a risollevarsi rimettendosi a percorrere sentieri di avvenire, sebbene ci sia ancora molto da lavorare, soprattutto nella direzione della protezione dell’ambiente e nella sostenibilità.

La traiettoria di Balme l’ho vissuta direttamente, passo dopo passo e vi confermo al 100% che la costante ed indefessa ricerca della cultura sia stata l’arma fondamentale per vincere la lotta contro l’estinzione. Quello di Balme è un esempio magistrale ed eclatante di come una piccola comunità alpina, circondata da ambienti estremi e severi, che ti mettono a dura prova ogni giorno, 365 giorni all’anno, sia riuscita caparbiamente ad essere Montagna e non qualcos’altro, magari avente un volto prettamente cittadino che avrebbe sfigurato definitivamente il contesto ambientale, portandolo al suo detrimento.

Piccoli di stambecco nei pressi del Rifugio Città di Cirié (1850 m) al Pian della Mussa (alta Val d’Ala, Valli di Lanzo)

Da zero a cento…

Il segreto, per vincere la lotta contro i cambiamenti climatici e per percorrere sentieri di sviluppo sostenibile, è nella cultura. E’ facile da scrivere ma duro e faticoso da perseguire, soprattutto se ci convinciamo, al 100%, che il pianeta Terra è un luogo meraviglioso ma anche molto pericoloso e rischioso. E non potrebbe essere diversamente.

Soprattutto, poi, da quando c’è Homo sapiens.


Sabato 1° dicembre, presso il Castello di Mezzenile, si terrà la quarta edizione della Giornata del Francoprovenzale, centrata quest’anno sulle concessioni che nel 1621 Sigismondo d’Este, Marchese di Lanzo, emanò a favore delle popolazioni valligiane.

Sempre, al termine di questi importanti eventi, i presenti si chiedono come mai non partecipano i sindaci delle Valli di Lanzo (ovviamente escludendo quello del Comune che ospita la manifestazione). Davvero, credeteci, finisce sempre così.

Finisce sempre con una domanda senza risposta. Eppure, cari sindaci, dovreste essere proprio voi a sedervi in prima fila. Almeno per dare l’esempio ai vostri valligiani. Giusto per far capire che la cultura è un’arma fondamentale contro il nulla. E adesso eclatanti esempi, proprio nelle vostre bellissime e fragili Valli, li avete.

E non è cosa da poco.

Coraggio.

5 pensieri riguardo “Da zero a cento. Lentamente

  1. Ciao Beppe, ti ringrazio per la citazione positiva che mi riguarda. E’ vero che la Val Grande rispetto alle due consorelle non ha progetti culturali che si siano concretizzati in uno spazio fisico fruibile. E’ un sogno che personalmente perseguo da molto tempo, e di cui non ho perso speranza. Tuttavia, anche se in piccole realtà frazionate, esiste in valle una vivacità culturale che lascia ben sperare anche se imbrigliata in mille difficoltà. Penso al progetto del “Museo diffuso di Forno Alpi Graie” che stiamo inseguendo con un piccolo gruppo di lavoro di cui fanno parte anche Fabrizio Massara e Chiara Mondino. Una serie di spazi tra cui una piccola struttura da recuperare in Forno Alpi Graie che raccolga le tracce del passato minerario, di quello alpinistico e altro materiale a carattere storico – antropologico. Per ora il tutto è stato reso manifesto attraverso piccole iniziative “fornensi” come appuntamenti estivi con la storia e la cultura locale nella “Via Maestra” (quest’anno alla terza edizione), in piccole mostre presso l’ex cappella (una sulle “Donne in montagna nelle valli di Lanzo” è in preparazione). Poi, vi sono i punti d’interesse storico e di richiamo alle peculiarità della geografia locale che ho seguito e voluto personalmente, come le bacheche dedicate a Sea e al celebre duo alpinistico Corrà-Richiardi, ed è sempre “nell’aria” la possibilità di uno spazio per mostre temporanee – sullo stile della Maison Saint-Jean in Val Ferret – che ci piacerebbe realizzare alle porte di Sea. Come ben sai, fin dal suo progetto di recupero, tra mille difficoltà anche economiche, seguo il bivacco Ferreri-Rivero, che in questo museo diffuso del territorio dovrà avere un ruolo centrale. Lo faccio pressoché da solo e con pochissime risorse. Questo piccolo fermento è frutto d’iniziative dei singoli e della piccola comunità di Forno Alpi Graie, in particolare degli “Amici di Forno”, talvolta con il cappello della delegazione piemontese-valdostana del Gism che rappresento. Non è un caso che la delegazione abbia sede in Val Grande. Come giustamente rilevi, muoversi in Val Grande è molto difficile e certe amministrazioni, per i motivi che ben sai, non collaborano perché vige la legge del “o stai con me o contro di me”. Ciò che auspicava Mercalli sabato scorso, cioè il superamento dell’interesse personale a favore di un’idea di comunità, facendo rete, io lo vedo francamente non realizzabile con le condizioni attuali. Tuttavia, io vedo in Val Grande molte energie positive come l’Associazione Donne di Chialamberto, trainate da un’inesauribile Carla Parsani Motti, e anche a Cantoira l’amministrazione inizia ad appoggiare iniziative culturali e mostrare una diversa attenzione al territorio, alla sua storia, architettura, agli aspetti etnografici (ci sono i Magnoutoun…) cosa che in parte va riconosciuta anche a Chialamberto, che dispone però di risorse umane minori. Con la scuola primaria di Cantoira si sono avviati progetti culturali importanti, e lo stesso recupero dello spazio “Casa della Montagna”, oggi biblioteca alpina è in crescita. Tra mille difficoltà certamente: siamo troppo pochi e la strada è lunga perché le cose funzionino. E molte persone dovrebbero lasciare “spazio di manovra”, non osteggiare. Ripartire dai presidi culturali esistenti è fondamentale, e sarà sempre più importante fare rete nelle valli o con le realtà confinarie. Anche francesi. Forse noi non ci arriveremo ma è importante ciò che riusciremo a seminare per il futuro.

    Marco Blatto Accademico e Consigliere nazionale Gism-Accademia di arte e di Cultura Alpina

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    1. Tra gli aspetti positivi relativi alla Val Grande, e in particolare a Groscavallo, ci sono anche il lodevole restauro delle cappelle, come quelle di Richiardi e di Pialpetta, e il progetto per il forno di Migliere. Ma ci sono anche tanti aspetti negativi. Secondo me “cultura” è anche rispetto e recupero del territorio. Che le amministrazioni lascino andare le auto sui prati, riempire i medesimi di sassi e accendere fuochi non è far cultura (tanto più che c’è chi ha loro fatto notare l’inciviltà di certi fenomeni). Sventrare la montagna con le assurde piste silvo-pastorali (e senza curarsi di ripristinare i sentieri invasi dai massi degli scavi) non è far cultura. Da Forno parte, verso il Columbin, quella che penso sia l’ultimo esempio di “viassi” (mulattiera) di fondovalle: era un bellissimo esempio di architettura montana ed ora è in completo sfacelo, ma nessuno si è curato di promuovere un intervento di restauro e di successiva tutela. La cultura non è fatta solo delle, pur lodevoli, mostre di fotografie, ma è un fatto globale e perciò deve investire il territorio. Quindi le istituzioni della Val Grande devono ancora farne di strada.
      Gian Marco Mondino

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      1. Grazie. Sono assolutamente d’accordo con te. Molto probabilmente ci siamo connessi mentalmente perché mentre tu scrivevi il tuo commento io stavo scrivendo l’ultimo post (“Cultura della cura”) che parla proprio di quello che tu hai scritto. Spero che ti interessi.
        Colgo l’occasione per ringraziarti infinitamente per tutti gli articoli stupendi che hai scritto sulle Valli di Lanzo.
        Grande attenzione. Grande cultura. Grande amore.
        Mi hai fatto ascoltare le ultime voci dei montanari con la loro sapienza antica scoprendo sentieri pazzeschi. Quella sapienza a cui mi aggrappo quando sento crollare il mondo sotto i miei piedi.

        Un suggerimento: pubblica un libro con tutti gli scritti che hai pubblicato su “Panorami – Vallate Alpine”. Credo che sarebbe un grande gesto per le prossime generazioni che devono sapere qual era il rapporto uomo-ambiente nelle Alpi. E su quale magnifici sentieri è nato.

        Ti auguro ogni bene.

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        1. Ti ringrazio delle tue squisite parole e sono lieto che tu condivida il discorso sull’ambiente. Per quanto concerne l’eventuale pubblicazione,degli articoli, ti sono grato del gentile apprezzamento, ma non credo sia facile trovare un editore (oltre, naturalmente, a dover aggiornare i testi).
          Quando mi capita di compiere un’escursione in altre valli che non siano quelle di Lanzo, mi stupisco di vedere quanti prati ben curati esistano ancora e faccio il confronto con le nostre. Non hai idea di quanto mi faccia sentire depresso. Secondo me la rovina delle Valli di Lanzo è stata la vicinanza a Torino, sotto ogni punto di vista, che sia la presenza fagocitante della Fiat o la moda della seconda casa, come l’afflusso del turismo di massa. Torino è penetrata nelle menti dei locali come un veleno, inducendo ad una dis-cultura (se mi è consentito il neologismo). Mi è capitato una volta, in un bar, di sentire uno della zona che diceva con noncuranza che grazie ai cinghiali si sarebbe beccato un indennizzo per un suo terreno devastato (roba ormai lontana, perché oggi gli indennizzi non li danno nemmeno più). Sono stato spesso in Val Chiusella, tanto per fare un esempio, ed ho respirato tutta un’altra atmosfera, sia ambientale sia antropica. L’accoglienza che avevo ricevuto nel Municipio di Traversella (dove ero stato a cercare notizie per un articolo) era stata eccezionale, davvero stridente con quanto mi è capitato di sperimentare qui. Naturalmente anche da noi c’è gente del luogo che agisce e produce cultura, ma queste brave persone, talvolta, mi danno l’idea di compiere il lavoro di Sisifo. Tra i volenterosi che operano sul territorio, naturalmente, non posso che porre gli uomini del CAI, che hanno fatto tanto per i sentieri. Ma i fruitori, villeggianti o escursionisti, meritano questo trattamento ? Concludo con un esempio: ho visto molti sentieri dove, incontrando il ramo sporgente di un cespuglio, i gitanti, anziché tranciarlo, vi giravano d’attorno o, prima di esso, tiravano su dritto; il risultato è che il tracciato in molti casi è stravolto o scomparso, sostituito da scorciatoie che si impennano. Ci vorrebbe un amore per montagna che porti a spezzare quel ramo sporgente o a togliere la pietra che ingombra il passaggio. Molti di quelli che dicono di amare la montagna e corrono assatanati a scalare una parete dovrebbero, secondo me, imparare a compiere anche questi piccoli atti. Portano via un po’ di tempo, ma in montagna il tempo è altra cosa dalla città.
          Gian Marco Mondino

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  2. Cari Marco e Beppe,
    non posso aggiungere altro, se non che, con il nostro piccolo gruppetto ATA Terre Alte, stiamo cercando, pur con tutte le fatiche erculee citate da Marco, di contribuire a creare e diffondere cultura, con molta attenzione alle nuove e nuovissime generazioni. Vorrei sottolineare che Marco, sabato scorso, ha incantato grandi e piccoli con una lectio magistralis da applausi sull’origine e sui cambiamenti delle nostre montagne: qualche spiraglio c’è, lo ha constatato e ammesso lo stesso Mercalli. Proviamo ad andare avanti, a fare in modo che la giornata della Resurrezione ambientale non resti isolata.
    Nota di cronaca; era presente il sindaco del mio comune, Gianluca Togliatti con la famiglia, che ha assistito alla conferenza fino a che i due piccolissimi figli glielo hanno permesso.
    Laura Chianale gruppo ATA Terre Alte

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