A me è capitato di utilizzare questo luogo così ameno come meta a sé stante: risalito il Vallone Vercellina, ho deviato a destra per il Gias Massi (m 2315), da cui un sentiero abbastanza evidente mi ha condotto al Colle della Valletta. Di qui sono sceso al Gias dou Soleil (m 2203) e di lì a Pian d’le Riane, chiudendo poi l’anello. Un giro che vale davvero la pena.
Abbiamo abbandonato la GTA-Sentiero Italia del Vallone di Vercellina deviando a destra per il Gias Massi, mentre in alto su di un dosso una famiglia di stambecchi ci ammiccava invitandoci ad inseguire l’ignoto. Niente sentieri indicati sulle carte escursionistiche. Nessuna informazione recente. Solo la fiducia verso un escursionista d’eccezione come lo è Gian Marco Mondino.
Indossati gli scarponi ai Rivotti, dopo due ore e mezza siamo a Gias Massi. Desideriamo ritornare al punto di partenza compiendo un anello e passando per lo sconosciuto Colle della Valletta, la Valletta, Gias Streit, Gias dou Soleil, Piano delle Riane, Vaccheria, sterrata e infine Rivotti.
Adoro quei toponimi, sono un invito irresistibile a mettersi in cammino. Gias dou Soleil… Gias Streit… tutto fa riferimento alla terra e al cielo in una connessione cosmica che solo i vecchi montanari sapevano creare con il mondo reale.
Mentre scrivo guardo le foto e la traccia in gps – un fantastico giro ad anello – riportata sulla carta in digitale: continuo a sognare. Realtà e sogno è come si fondessero in un’escursione onirica. A casa, davanti al pc, la fatica, le paure, le incognite… tutto assopito. Emerge come dal fondo di un oscuro abisso il senso del viaggio, della scoperta, della meraviglia. La solitudine, la lontananza dalla “civiltà” con il suo imperativo asfissiante della “sicurezza” ad ogni costo, imperativo idiota con il quale tutti oggi sono bravi a riempirsi la bocca per rendersi credibili.
Tutto condito da un puro odore di selvatico, cosparso lungo appartati ambienti intatti. Tutto condito da un genuino senso di libertà, potente come mille soli.
Da Gias dou Soleil trovare la traccia per la discesa sul Pian d’le Riane è affare delicato. Si rischia di lasciarsi alle spalle quasi cinque ore di marcia: tornare indietro sarebbe piuttosto fastidioso. Ipotesi, osservazioni, analisi della mappa… E’ ora di credere in se stessi e di fare una scommessa. Evitare di tirare dritto verso est ma virare verso sud. La certezza è dietro di noi. Ce la lasciamo alle spalle e ci tuffiamo verso le Riane.
Gias dou Soleil (2203 m)
Niente ometti, niente tacche… Traccia che compare e scompare. Si continua così fino a quando finalmente non incontriamo un vecchio bollo sbiadito. Una pennellata di rosso, al lato di un masso, in via di disfacimento. E poi, poco dopo, intravediamo ai nostri piedi il magnifico Pian d’le Riane, lungo quasi un chilometro. Nato dal ghiaccio, diventato lago, ora è un fantastico pascolo solcato da serpeggianti ruscelli. La traccia si fa sempre più evidente fino a tramutarsi in un buon sentiero, con tanto di passaggi gradinati, frutto del mastodontico lavoro di un pastore che decise trent’anni fa di riaprire questo varco verso Gias dou Soleil.
Mentre passo dopo passo il Pian d’le Riane si ingrandisce sempre più, la gioia è incontenibile. C’è una soddisfazione indescrivibile nel percorrere sentieri che nemmeno le carte escursionistiche più aggiornate riportano. Ormai il guado è davanti a noi e il flusso del rio è come ce lo immaginavamo. Si può attraversare senza alcun problema, senza nemmeno dover raggiungere il ponticello alla testata del Piano.
Sulla riva opposta ci attende una comoda lastra di pietra piatta dove sederci e mettere i piedi a mollo, grazie all’acqua non particolarmente fredda. Un meraviglioso toccasana dopo sei ore di marcia con brevissime soste. Davvero un grande regalo! Qui, davanti al sentiero che arriva da Gias dou Soleil, ci godiamo un pranzo squisito e il meritato riposo.
La “difficoltà” residua, che incontreremo, per rientrare ai Rivotti, dove ci attende l’auto, è solo più quella rappresentata dal dover sopportare un’ora di noiosissima camminata su pista, quella che ha distrutto l’antico sentiero che, purtroppo, non abbiamo fatto in tempo a conoscere. Un pezzo di bellezza annientato dalle ruspe e che nessuno vedrà mai più. Durante questa traversata a mezzacosta da Vaccheria ai Rivotti, osservando nel bosco, verso valle, scorgiamo più volte brandelli di sentieri con la loro segnaletica ancora in piedi. Se fossimo in Svizzera, dove i sentieri sono nella Costituzione federale, la chiameremmo devastazione culturale e dovremmo risponderne di fronte alla legge.
Nel 1985 (più di trent’anni fa) l’Assemblea federale della Confederazione Svizzera ha emanato la Legge federale sui percorsi pedonali ed i sentieri (LPS) attuando così l’Art. 88 della Costituzione federale
Trent’anni di inciviltà di un Paese che in fatto di montagne non ha nulla da invidiare alla Svizzera. I sentieri, se soppressi, devono essere adeguatamente sostituiti perché sono un prodotto culturale di una civiltà – quella alpina – che sul camminare ha ancora qualcosa da dirci. Anche in senso lato.
Anello escursionistico Rivotti (1467 m) – Gias Massi (2315 m) – Colle della Valletta (2500 m) – Pian d’le Riane (1790 m) – Rivotti (Val Grande, Valli di Lanzo)
Note: magnifica escursione tra il Vallone della Vercellina e il Vallone di Unghiasse che fino al bivio per Gias Massi (2315 m) percorre la Grande Traversata delle Alpi (GTA)-Sentiero Italia. Da Gias Massi, dopo aver valicato il sorprendente Colle della Valletta, fino al termine del Pian d’le Riane sono richieste ottime capacità di orientamento (tacche sbiadite arancioni e qualche ometto). Traccia di sentiero comunque evidente fino a Gias Streit (2373 m).
Le tacche di vernice incontrate da Gias Massi fino a Gias Streit
Da questo alpeggio si prosegue “al libero” tenendosi alla sinistra e infilandosi in una stretta valletta che poi si allarga fino a sfociare nel Gias dou Soleil (2203 m). Qui siamo nel punto più delicato di tutta l’escursione perché bisogna indovinare l’attacco del sentiero che scende al Pian d’le Riane (nessun ometto e/o tacche di vernice). Per farlo, bisogna lasciarsi alle nostre spalle il notevole fabbricato in pietra di Gias dou Soleil, e poi compiere una progressiva e rapida svolta verso destra (sud) ed entrare in una valletta, costeggiando delle grosse rocce montonate (non farsi attirare da una traccia ben visibile da Gias dou Soleil che si nota in direzione est). Seguire l’esile traccia che via via diventa più evidente fino ad incontrare le prime tacche rosse e qualche ometto (poco prima di un rudere di baita in pietra, che si lascia alla nostra sinistra) che saranno da seguire fino al Pian d’le Riane.
La valletta che si deve percorrere subito dopo Gias dou Soleil (direzione SSE – 150° circa)
Fondamentale, per comprendere appieno l’ambiente su cui si svolge questo percorso, con i suoi risvolti culturali, leggere il precedente post I laghi di Unghiasse.
Suggeriamo vivamente di fare questa escursione non in tarda estate per poter ancora ammirare i “baciass” (piccoli laghetti che compaiono all’improvviso lungo il percorso, soprattutto tra Gias Massi e Gias Streit).
Partenza: Rivotti (1467 m, fraz. di Groscavallo). Dislivello totale: 1033 m ca. (aggiungere qualche breve risalita sulla pista di Pera Berghina, quella che ha soppiantato l’antico sentiero nel tratto a mezzacosta). Difficoltà: EE (qui per la spiegazione di questa difficoltà escursionistica). Tempo di percorrenza totale: 7 h (escluse le soste). Segnavia: fino al bivio per Gias Massi n. 321 (GTA-Sentiero Italia) con bolli bianco-rossi e cartelli. Da Gias Massi ometti ed esili tacche di colore arancione fino a Gias Streit (2373 m). Da questo alpeggio non si incontrano più tacche fino a quota 2100 metri circa, in discesa sul Piano delle Riane. I bolli bianco-rossi si ritrovano al termine del Pian d’le Riane fino a Vaccheria (1630 m). Da Vaccheria si rientra ai Rivotti su pista. Cartografia: “Valli di Lanzo n. 8“, scala 1:25000, edita dalla Fraternali Editori.
Percorso GPS del giro ad anello riportato sull’estratto della carta digitale n. 8 della Fraternali Editore (per gentile concessione)
Ringraziamo sentitamente il Prof. Gian Marco Mondino: la sua grande competenza e la sua genuina ed autentica passione ci hanno consentito di ritrovare una soglia.
Finché si avranno passioni non si cesserà di scoprire il mondo.
(Cesare Pavese)
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Un amante della montagna, quella vera, non quella stereotipata della neve e dello sci.
Accompagnatore del CAI, mi piace fare escursioni in tutte le stagioni cercando di vedere con occhi nuovi la montagna, trasformando la mia "vista" da cittadino adulto in quella da bambino che scopre cose nuove.
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L’abbiamo messo in programma nel Cai Lanzo per domenica 26 luglio 2020.
Speriamo che il tempo ci permetta farlo, magari insieme! Credo che ti piacerebbe tanto.
Che meraviglia questo giro!!!
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L’abbiamo messo in programma nel Cai Lanzo per domenica 26 luglio 2020.
Speriamo che il tempo ci permetta farlo, magari insieme! Credo che ti piacerebbe tanto.
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