Pubblichiamo la lettera della filologa e saggista Silvia Ronchey sulla Montagna Sacra, che Toni Farina propone di istituire tra due anni nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (qui il suo articolo), in occasione dei festeggiamenti per il suo primo secolo di vita. Su Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso, Bruno Farinelli aveva scritto interessanti riflessioni che potete leggere qui.
Caro Dott. Farina,
ho letto il suo progetto e lo trovo magnifico, oltre che assai ben argomentato e assolutamente condivisibile.
Ci sarà pure una ragione se ci imbattiamo, in tutta la letteratura antica, oltre che nella mitologia e nel folklore, in boschi sacri. Il concetto di sacer — analizzato da molti storici della religione antica — è ben più complesso di quanto la nostra idea moderna di sacro possa lasciar credere. Ed è da questa parola che viene il latino sacellum — quel “recinto” che segna, appunto come lei dice, anzitutto la necessità di un limite all’umano. Continuando con le etimologie, non le dico certo nulla di nuovo se sottolineo come il nome stesso del parco richiami il greco paradeisos, che designa il giardino, ma in particolare quel giardino (distinto dall’altrettanto greca denominazione kepos) di cui non è l’uomo, ma la natura stessa artefice e abitatrice. Nel mito giudaico, l’uomo ne viene infatti cacciato, nel momento in cui ha tradito, per avidità, la comunanza con il resto della natura vivente.

Per tutte queste ragioni mi sembra di grande importanza simbolica, oltreché per così dire etica e politica, sancire l’inviolabilità della montagna, farne, appunto, quel limite di un sacellum che presidi e salvaguardi la ‘sacralità’ del paradeisos.
L’idea di una montagna sacra mi fa subito pensare, del resto, al luogo segreto e inaccessibile all’uomo in cui, fin dall’inizio dell’Assemblea degli animali di Filelfo, le bestie si riuniscono. Non so se lei abbia letto questo libro, ma penso che potrebbe fornire ulteriori spunti, chissà, al suo progetto.
In ogni caso, conti certamente, per quel poco che vale, nel mio supporto.
Per adesso un cordiale saluto,
Silvia Ronchey
Grazie di cuore alla dott.ssa Silvia Ronchey che su Rai Radio 3 in “Uomini e profeti” sta collaborando a cinque incontri sul tema “Queste anime viventi. Animali, anima e mondo“.

Sapevamo che il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Qualcuno rise, altri piansero, i più tacquero. Ricordo una frase di un antico scritto hindu, il Bhagavad Gita: “Ora sono diventato Morte, il distruttore dei mondi” (Robert Oppenheimer)
Siamo onorati e felici di poter pubblicare riflessioni autorevoli su un tema così decisivo per l’umanità, ovvero il “senso del limite” che tra due anni potrebbe essere simboleggiato nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, proprio grazie ad una Montagna Sacra. Quel limite che abbiamo smarrito avviando l’Antropocene (che per alcuni scienziati inizia ufficialmente con il Trinity test), ovvero la prima era geologica in cui profondi ed irreversibili sconvolgimenti ambientali sono determinati dalle attività umane.
Forse non ci servono parole nuove. Forse solo le nostre parole e le nostre narrazioni più antiche sanno cogliere quanto sta succedendo. Si produce Storia quando l’umanità fa cose umane, quando combatte per il potere e le idee. Si produce mitologia quando a cambiare sono i fondamenti stessi della natura: quando la luna è messa in cielo, quando vengono create la terra e le stelle. La mitologia ci narra dei tempi del diluvio universale, di quando avvennero cambiamenti fondamentali in quaranta giorni o nell’arco di una sola vita. E ci narra dei nostri tempi, in cui stiamo scuotendo la natura stessa del pianeta. I leader del mondo, esseri mortali, si incontrano per discutere di innalzamenti delle temperature di 1,5 o 2 gradi centigradi. E noi sbadigliamo come se fosse tutto normale. Ma Gengis Khan, Ramses II, Cesare, Napoleone e Stalin non hanno mai pensato di poter aumentare la temperatura del pianeta o di modificare la chimica dei mari. L’abbassamento del pH degli oceani da 8,1 a 7,7 ci sembra un cambiamento molto piccolo, mentre è in realtà quello più grande mai avvenuto nella chimica della Terra negli ultimi cinquanta milioni di anni, molto più grande, per ciascuno di noi, dell’intera evoluzione umana. Questo cambiamento non è Storia: è mitologia. (Andri Snær Magnason in “Poesia vichinga e riscaldamento globale” su il Post)
diciamo che queste “etichettature” sono la doppia faccia della stessa medaglia: positiva nella nomea e nella sua attrazione dal punto di vista mediatico e turistico, negativa per l’impatto umano con orde di turisti destabilizzanti l’ecosistema!!!
"Mi piace""Mi piace"