La nuova normalità alpina

Le due foto che vedete di seguito ritraggono entrambe il Rio Courbassere che scende dal versante sud del Monte Plu (2196 m), in Val d’Ala (Valli di Lanzo). Quella di sinistra è stata scattata il 9 aprile 2021 mentre quella di destra il 9 aprile 2007. Siamo a 1245 metri sul sentiero 239, poco prima di toccare l’Alpe Cré da Riàn (1230 m), situato nella palestra di roccia delle Courbessere.

Il versante a solatio della Val d’Ala è ormai da molti giorni desolatamente privo di innevamento fino sul crinale dello spartiacque, che in questo tratto della Valle (area del Comune di Ala di Stura) arriva a circa 2500 m di quota.

Ad inizio aprile, le condizioni dei torrenti assomigliano a quelle che si rinvengono in estate inoltrata, con le temperature torride degli ultimi anni. La situazione è un pochino migliore a nord, ma non è certo incoraggiante.

Potete scorrere la barra verticale bianca nel centro per fare il confronto, tenendo d’occhio l’asterisco rosso.

A sinistra il Rio Courbassere il 9 aprile 2021 mentre a destra il 9 aprile 2007
9 aprile 2021. Rio Courbassere
9 aprile 2021. Rio Ciamnet tra il Monaviel e il Tourn (versante sud Val d’Ala) fotografato dal sentiero 240

E siamo solo ad aprile. Le recenti precipitazioni non cambiano la situazione.

Ma com’è stato l’inverno 2006 – 2007, quello che avrebbe dovuto accumulare della neve che poi, col disgelo, sarebbe dovuta confluire nell’alveo del Rio Courbassere, così come in tanti altri torrenti che alimentano la pianura torinese?

Precipitazioni: scarse su Alpi e pianura padana, abbondanti solo sull’alta Toscana
La carenza di pioggia e neve sulle Alpi contribuisce a rendere la situazione straordinaria: a Torino, dal 1° ottobre 2006 al 28 febbraio 2007 sono caduti 122 mm di pioggia, 42% della norma. […]

Sulle Alpi occidentali, dall’inizio dell’inverno sono caduti appena 23 cm di neve fresca a Noasca (1062 m, Valle Orco), quantità minima dal 1925 nel periodo settembre-febbraio, anche se quasi identica ai 24 cm delle stagioni 1980-81 e 1989-90.
Poco più a Sud, si sono misurati in totale 60 cm a Balme (1432 m, Valli di Lanzo) e 102 cm a Thures (1703 m, Valle di Susa).

La citazione è stata tratta dall’articolo 2006 – 2007 L’inverno che non c’è stato, pubblicato sul sito di Nimbus, che analizza la situazione del trimestre dicembre 2006 – febbraio 2007.

Da ulteriori ricerche in rete, e dalle foto in mio possesso, risulta che nel marzo 2007 si siano verificate delle nevicate significative sul Nord-Ovest nei giorni 25 e 26 (documentazione fotografica qui). Possiamo quindi ritenere che la portata del Rio Courbassere del 9 aprile 2007 sia stata determinata prevalentemente dall’accumulo di quelle precipitazioni. In effetti le foto delle uscite escursionistiche precedenti, testimoniano un innevamento pressoché assente sui versanti sud delle Valli di Lanzo. Insomma, la foto di destra non è certamente rassicurante mentre la sua “collega” di sinistra è drammatica.

24 marzo 2007. Lo sguardo punta sull’alto Vallone della Vercellina, versante sud della Val Grande di Lanzo. Sentiero 321 (GTA – Sentiero Italia), qui a circa 1800 metri.

Per poter fare dei confronti più accurati, ci vengono in aiuto i dati della stazione meteorologica di Balme (alta Val d’Ala; 8 km in linea d’aria dal nostro Rio Courbassere) i quali ci dicono che nel periodo novembre 2006 – marzo  2007 le precipitazioni registrate (pioggia + neve fusa) furono pari a 292 mm, mentre per il periodo novembre 2020 – marzo 2021 sono state pari a 225 mm. A marzo del 2007, gli accumuli complessivi furono di 126 mm, contro i 16 del marzo 2021.

La conferma che la foto del Rio Courbassere dell’aprile 2007 non rappresenta comunque una situazione di ricchezza d’acqua (confrontandola con quella di quest’anno), arriva dalla media del trentennio 1991-2020 delle precipitazioni del periodo novembre – marzo: a Balme è pari a 423 mm (30% in meno nel periodo 2006 – 2007; 47% in meno nel periodo 2020 – 2021).

9 aprile 2021. Rio Courbassere verso valle

E’ questa, in sostanza, la nuova normalità alpina e pensate che dal 2021 tutti i servizi meteorologici nazionali d’Europa e del mondo sono tenuti a ricalcolare le medie climatiche considerando come periodo di riferimento il trentennio 1991-2020, come stabilito dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO). Quindi le nuove medie, di cui sovente sentiamo parlare nei vari bollettini (come peraltro appena accennate per Balme), saranno influenzate dagli anni “terribili” dell’ultimo ventennio.

9 aprile 2021. La Val d’Ala verso ovest. Si scorgono all’orizzonte l’Uja di Mondrone, sul versante sud, e le vette sul confine con la Savoia.

Un articolo interessante e molto ben spiegato su questo tema, ovvero normalità climatica e medie di riferimento, è stato pubblicato sul blog di MeteoSvizzera il 23 marzo scorso: cliccare qui.

Temperatura media annuale della Svizzera nel periodo 1864 – 2020. Le linee colorate rappresentano i valori medi dei periodi normali. Fonte: MeteoSvizzera-Blog

Tutto quanto avete appena letto l’ho scritto prima di imbattermi casualmente in questa notizia, emanata oggi dalla Cipra con un tweet:

Nevica più tardi e si scioglie prima: la neve. Alcune regioni hanno perso fino a un mese di neve rispetto agli anni ‘70, come mostra un recente studio relativo all’intero spazio alpino
 
Per la prima volta uno studio ha raccolto e analizzato in modo uniforme dati sulla neve relativi a tutta la regione alpina. I risultati confermano quanto emerso da precedenti osservazioni: l’altezza della neve e la copertura nevosa nelle Alpi tendono a diminuire – ma in quale misura dipende fortemente dalla regione e dall’altitudine. Nel versante meridionale delle Alpi, ad esempio, già caratterizzato da scarsa nevosità, la diminuzione dello spessore del manto nevoso è stata molto più marcata rispetto alla catena principale e al versante nord. “Questo dimostra che non si possono generalizzare le osservazioni relative a una sola regione, ma che occorre considerare l’evoluzione in modo differenziato”, afferma Sven Kotlarski, coautore della ricerca e collaboratore di MeteoSvizzera.
 
L’altezza della neve calcolata sulla base di questi dati è diminuita nell’82% delle stazioni nel periodo invernale (dicembre-febbraio) e addirittura nel 90% delle stazioni in primavera (marzo-maggio). Nelle regioni settentrionali delle Alpi, negli ultimi cinque decenni il numero di giorni con neve al suolo al di sotto dei 2000 metri è diminuito da un minimo di 22 fino a 27 giorni, nel versante sud da 24 a 34 giorni. Ciò corrisponde, a seconda dell’altitudine, ad un calo pari fino a un terzo in inverno e fino alla metà in primavera. La serie di dati è ora in gran parte liberamente accessibile per ulteriori studi – ad esempio sullo scioglimento della neve o sul cambiamento climatico.
 
 

Per un approfondimento di quanto riportato dalla Cipra, rimando al sito di Nimbus: Innevamento alpino in riduzione per il riscaldamento globale: uno studio dell’EURAC.

Grazie di cuore per il fondamentale supporto a Daniele Cat Berro (Società Meteorologica Italiana – Rivista Nimbus) e a Gianni Castagneri per i dati dell’osservatorio meteorologico di Balme.

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