Lago del Servin o delle Tre Pietre

Risalendo il Vallone del Servin

“[…] Partiamo presto e nella fresca mattinata primaverile ci innalziamo lungo il ripido sentiero che risale il Vallone di Servin, ammirando sempre il sublime spettacolo del levar del sole che indora le alte superbe vette; la Lera vista da qui in quest’ora è veramente magnifica: una guglia di fuoco puntata contro il cielo. Breve fermata al Piano di Servin per prendere fiato, poi per l’ultima ripida scarpata raggiungiamo il Piano 3 Pietre, e qui ci riposiamo. […] “

Fra cielo e abisso – Carlo Virando alpinista, da Viù al Club Alpino Accademico Italiano di Marino Periotto (edito dalla Società Storica delle Valli di Lanzo)

Oltre che dal volo maestoso dei gipeti, il cielo del versante sud del Comune di Usseglio, in alta Valle di Viù, è dominato dalla Punta della Forcola (2248 m), contrafforte della Torre d’Ovarda (3069 m) i cui versanti precipitano delimitando due valloni: quello di Venaus, verso est, e quello del Servin ad ovest. Su quello di Venaus passa la conosciutissima “autostrada” escursionistica del Nord-ovest, ovvero la Grande Traversata delle Alpi coincidente con il Sentiero Italia CAI (oltre 7000 chilometri lungo tutto lo Stivale), mentre quello del Servin è solcato da un sentiero (il n. 124 nel catasto dei sentieri della Regione Piemonte) che nel 2016 è stato rianimato dai volontari del Cai di Lanzo, dopo molti anni di abbandono e incuria.

Coppia adulti di Gipeto in Val di Viù: Italia 150 BG660 e Bellacò (2 febbraio 2020 – foto di Beppe Castelli tratta dal n. 2 del 20 luglio 2021 di “Avvoltoi Piemonte“)

Da ovest verso est, le vette principali che fanno da corona al nostro Vallone sono: la Punta Corna (2960 m), il Monte Servin (3109 m), la cima Ortetti (2974 m) e la Torre d’Ovarda, con queste ultime tre che giacciono sullo spartiacque Val di Viù-Val d’Ala. A 2463 metri, proprio al centro del vallone, si adagia un piccolo ma incantevole specchio d’acqua: il Lago del Servin. Per scoprire perché chiamato anche “delle Tre Pietre” avete solo una cosa da fare: mettervi in cammino e lasciarvi sorprendere da un altro angolo stupefacente delle Valli di Lanzo.

Paesaggio (versante nord Val di Viù)

A fine agosto del 2018 decidiamo di percorrere questo Vallone. Per puro caso scegliamo l’ora perfetta per partire dal sentiero (decisiva, questa, in montagna) lasciandoci trasportare dalle magie dell’alba, con le sue luci morbide e malinconiche di fine estate, che si spalmano nei nostri occhi e accarezzano i nostri sensi: memorabili momenti di escursionismo.
Mentre prendiamo quota, dirigendoci verso l’Alpe Servin (1490 m), intorno a noi emergono paesaggi incantevoli, una vera sorpresa in questo angolo appartato ed insolito della Valle di Viù. Ci sono quelli più dolci del versante nord, ricoperti da fitte foreste dove ogni tanto si scorgono piccoli villaggi oppure quelli più severi d’alta quota del Vallone d’Arnas, che si intravedono risalendo il Truc del Servin (1485 m). Appena lasciate alle spalle qualche divagazioni della traccia, in mezzo a boschi incantevoli, al di sopra della quota 1550 metri ci inoltriamo nell’anima autentica del Vallone del Servin: solitario, aspro e ruvido, che sa condurti, se questo è il tuo sogno, fino in cima alla Torre d’Ovarda. Sono tratti caratteristici delle alte Valli di Lanzo e se volete tentare di capire i volti scavati dalla fatica dei vecchi montanari, magari osservandoli sfogliando un bel libro, profonda come questa incisione, allora escursioni come queste sono il “ponte” perfetto tra contemporaneità e passato. Un ponte necessario per fare pace con noi stessi, con le epoche e con l’inesorabile trascorrere del tempo. Un ponte fondamentale per leggere i paesaggi di queste montagne e ridefinire così i canoni della bellezza alpestre.

Monte Lera (3358 m) visto da est

Fino al Lago delle Tre pietre, la pendenza del percorso è decisa. Gli oltre 1000 metri di dislivello da Castello bisogna digerirli senza alcuna incertezza, mentre alle nostre spalle lentamente si dischiude il fondovalle con le vette dello spartiacque Valle di Viù – Valle di Susa, illuminate dalle prime luci del giorno.
Abbandonato il bosco, il sentiero piega verso nord-nord-est costeggiando il Rio Servin che rumoreggia alla nostra destra. Dopo averlo attraversato a circa 2000 metri, quando ormai l’ambiente diventa via via più roccioso e caratterizzato dai pascoli d’alta quota, la traccia si dirige verso nord attraversando il Pian di Servin (2100 m circa), dove è indicato sostare per prendere fiato, come fece Carlo Virando il 29 maggio del 1927 aprendo un nuova via alla Punta Corna Sud (via Virando).

Il Piano di Servin (2100 m circa)

All’orizzonte (NO) si staglia la Punta Corna (2960 m)

Punta Corna Sud (2960 m) da SE

L’ultima scarpata, come descritta dal nostro Virando, da attaccare subito dopo il Piano di Servin, sarà pure ripida ma conduce finalmente al Lago delle Tre Pietre, quando ormai avremo individuato sul terreno il perché di questo toponimo: basterà osservare attentamente il paesaggio dal Piano di Servin. E magari, sempre osservando attentamente, potremo anche scorgere il Re delle Alpi intento ad accumulare energia per sopravvivere al prossimo inverno.

Stambecco (Re delle Alpi). Leggete le parole meravigliose che gli ha dedicato Anacleto Verrecchia

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Camosci

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Lago del Servin o delle Tre Pietre (2463 m), Sullo sfondo svetta la Punta Corna (2960 m).

Il laghetto del Servin, incantevole specchio d’acqua, comparirà all’improvviso, quando ormai i metri di dislivello dalla partenza saranno quasi 1100. Qui sotto potete osservare una foto panoramica presa proprio dalle Tre Pietre. Questo scatto spero vi faccia scattare l’immaginazione, soprattutto pensando che per raggiungere questa bellezza è necessario un percorso di fatica.

Il bellissimo ambiente selvatico di alta montagna osservabile dal Lago del Servin (2463 m)

Il premio per aver faticato, c’è sempre. Crederci è fondamentale per intessere i fili dell’avvenire di ognuno di noi.


Escursione al Lago del Servin o delle Tre Pietre (2463 m) – Valle di Viù (Valli di Lanzo)

Note: un altro percorso molto affascinante che può far comprendere, se si sono già fatte altre escursioni nelle Valli di Lanzo, l’estrema complessità, varietà e bellezza di queste montagne, sempre diverse, sempre emozionanti, sempre ricche di aspetti naturalistici e culturali. Per chi ama l’escursionismo, inteso non come attività sportiva bensì come espressione culturale, allora queste Valli sapranno sempre sorprendervi, lasciandovi incantati.
Da segnalare che nel 2019 è stata accertata in Piemonte la prima nidificazione di successo di Gipeto (Gypaetus barbatus), proprio in Val di Viù. Incontrarlo durante un’escursione nelle Valli di Lanzo è un’emozione straordinaria e memorabile che saprà farvi percepire il brivido della selvatichezza, come i meravigliosi esemplari di stambecco  e camosci che si possono incontrare nella parte alta del Vallone.

Gipeto Bellacò con il pullo il cui involo è avenuto il 6 agosto 2021. Valle Viù (foto di M. Chiereghin tratta dal n. 2 del 20 luglio 2021 di “Avvoltoi Piemonte“).

Al rientro dall’escursione, se nello zaino avanza ancora un po’ di tempo, è vivamente suggerito visitare il Museo Civico Alpino «Arnaldo Tazzetti» di Usseglio, (facente parte del Museo Diffuso Valle di Viù), importante presidio di cultura e bellezza nel cuore delle Alpi Graie meridionali (presente su Facebook e su Twitter).

Partenza: Castello (1340 m, fraz. di Usseglio); l’auto può essere parcheggiata anche più a monte (pochissimo spazio), seguendo la strada asfaltata per circa 300 metri dopo Castello.
Dislivello totale: 1090 m ca.
Difficoltà: E = escursionistico (qui per la spiegazione di questa difficoltà escursionistica).
Tempo salita: 3 h 15′ (escluse le soste).
Segnavia: n. 124 con bolli bianco-rossi e cartelli.
Cartografia: “Valli di Lanzo n. 8“, scala 1:25000, edita dalla Fraternali Editori.

 Carta Fraternali n. 8 tratta da www.cailanzo.it


Segnalo che l’ambiente attraversato da questa escursione è interessato, da qualche anno, da ricerche di cobalto (necessario per le batterie al litio) da parte della ditta australiana Alta Zinc Ltd.

Qui potete leggere una notiza in merito pubblicata dal quotidiano La Stampa in data 3 settembre 2021.

La Stampa del 03/09/2021.

A cui ha fatto seguito questo articolo in data 07 settembre 2021, sempre pubblicato da La Stampa:

Le immagini seguenti sono state pubblicate sul sito della Alta Zinc Ltd.

Figure 1: Plan Map of Balme & Punta Corna Exploration Licence Areas & Initial Planned Drilling. Immagine tratta da questo documento in pdf pubblicato su www.altazinc.com.
Immagine tratta da www.altazinc.com/puntacorna.
Immagine tratta da www.altazinc.com/puntacorna.

Sempre dall’Australia arriva una ricerca, questa volta sugli effetti delle attività umane subiti dagli animali, la cui notizia è stata pubblicata il 2 febbraio 2021:

L’Antropocene fa “correre” gli animali verso l’estinzione. Uno studio di 2 università australiane rileva che anche le attività umane che arrecano un disturbo occasionale hanno un impatto profondo.”

2 pensieri riguardo “Lago del Servin o delle Tre Pietre

  1. L’auto elettrica non è il toccasana per l’ambiente che in molti ci vogliono far credere. Quando poi, con la scusa che é aumentata la richiesta di energia elettrica per far muovere questo tipo di auto, ci riproporranno il nucleare, saranno dolori.

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    1. Tra l’altro sembra che si possa fare a meno del cobalto. Notizia del 1 settembre scorso:

      https://dmove.it/news/ecco-il-primo-pacco-batteria-svolt-senza-cobalto-600-km-di-autonomia-per-la-ora-cherry-cat-ev

      La Ditta cinese in questione sembra sia entrata nella supply chain di Stellantis. Immagino che nessun produttore di auto voglia piazzare sul mercato auto elettriche che siano macchiate di gravi danni ambientali e sociali, come quelli che si verificherebbero in alta Val di Viù.

      Abbiamo fatto danni incalcolabili all’ambiente negli ultimi cento anni e adesso per rimediarvi, cosa facciamo?

      Altri danni.

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