L’anello di Rocca Tovo

Gli escursionisti provetti che risalgono in auto tutta la Val d’Ala (la mediana delle Valli di Lanzo), per guadagnare il Pian della Mussa (1800 m), difficilmente si accontenteranno di salire sulla vetta di Rocca Tovo che è alta “solo” 2298 metri e richiede poco meno di due ore di marcia per raggiungerla.

Intorno a questo ex lago di origine glaciale -il Piano-, su cui passa la Strada provinciale 1 delle Valli di Lanzo, ci sono vette molto più accattivanti che possono attirare le loro ambizioni.

A sinistra Rocca Tovo (2298 m) vista da est, indorata dalle prime luci dell’alba. Sullo sfondo l’inconfondibile profilo dell’Uja di Bessanese (3620 m)

I sentieri maggiormente conosciuti e frequentati sono quelli che solcano il versante Sud del Pian della Mussa -balconate straordinarie-, oppure quelli che si arrampicano sulla testata della Val d’Ala (direzione Rifugio Gastaldi, Lago della Rossa, Uja di Bessanese, Punta Collerin, Uja di Ciamarella,…) mentre su quello a Nord (a sinistra risalendo la Sp1) l’itinerario principale, sovente percorso, è quello che conduce al Passo delle Mangioire (2765 m), attraversando pianori incantevoli.

Il vastissimo panorama che si può osservare dal sentiero n. 227, sul versante Sud del Pian della Mussa. Al centro Rocca Tovo (cliccare sulla foto per ingrandirla).

Il versante Nord del Piano raramente viene percorso longitudinalmente, ovvero nel senso della lunghezza, sia per la sua esposizione e sia perché i sentieri sono stati a lungo abbandonati alla selvatichezza, rendendoli impraticabili.

Il versante Nord (all’anvèrs) del Pian della Mussa (cliccare sulla foto per ingrandirla ed individuare così alcuni dettagli).

Dallo scorso anno, lavori di riapertura e manutenzione di alcuni tracciati storici all’anvèrs (il lato meno esposto al sole, in patois francoprovenzale), effettuati dai volontari del Cai Lanzo e delle squadre forestali della Regione Piemonte, grazie all’impulso del Villaggio degli Alpinisti (il Comune di Balme), consentono ora di riscoprire – a piedi e lentamente – il meraviglioso S.I.C. (Sito di Interesse Comunitario) del Pian della Mussa con le imponenti montagne che lo circondano, i cui ghiacciai pleistocenici (127000 – 10000 anni fa) lo hanno modellato: anche loro a piedi e molto lentamente. Non che prima fosse impossibile farlo, in quanto i sentieri all’andrèt (il lato maggiormente esposto al sole) offrono scorci paesaggistici straordinari e di incomparabile bellezza ma quelli del versante Nord hanno qualcosa in più: Rocca Tovo, per l’appunto, che è una vetta, è un punto di osservazione unico, è relativamente facile da raggiungere e la trovi a due passi lungo un anello escursionistico molto remunerativo che ti terrà lontano dall’asfalto fino alla fine.

L’area del SIC Pian della Mussa nelle Valli di Lanzo (nord-ovest di Torino). Immagine tratta dal visualizzatore cartografico del Network Nazionale della Biodiversità. (cliccare sull’immagine per visualizzare alcuni dettagli).
Nel SIC Pian della Mussa. Al centro il Monte di Bessanetto (2933 m).
Da sinistra: Uja di Bessanese (3620 m) e Uja di Ciamarella (3676 m) viste da est e poste sulla testata della Val d’Ala (confine con la Savoia).
SIC del Pian della Mussa. Immagine tratta dal visualizzatore cartografico del Network Nazionale della Biodiversità (cliccare sull’immagine per ingrandirla).

Purtroppo il SIC Pian della Mussa non fa parlare di sé, nemmeno se viene assediato da Punta Corna Project. Scrivendo questo post, ho cercato di capirci qualcosa di più. Non è assolutamente facile ma vi basti sapere che trattasi di specie molto rare che vivono in habitat delicatissimi, come quelli che insistono sul nostro ex ghiacciaio pleistocenico, il cui interesse è prioritario per l’Europa essendo un tipo di habitat naturale che rischia di scomparire nel territorio europeo e per la cui conservazione la Comunità ha una responsabilità particolare. Habitat che attraverserete lungo l’anello che vi propongo. E che spero vi faccia sorgere qualche sana domanda sul dovere di proteggerli, magari esclamando “Signore Iddio, cos’è quella?“, come certamente farebbe Edward O. Wilson (autore di Metà della Terra. Salvare il futuro della vita), osservando la rara Carex microglochin Wahlenb.

Carex microglochin Wahlenb., Val d’Ala, Balme (TO), 11 luglio 2020. Foto A. Selvaggi (da “Note floristiche piemontesi n. 1014-1081“).
Note floristiche piemontesi n. 1014-1081 (+ RAR:
nuova stazione di specie autoctona rara).

Fuggiaschi verso Rocca Tovo

+++ Aggiornamento luglio 2022 condizioni sentiero La Masinà – Colletto del Tovo: leggere qui) +++

Fermare l’auto all’inizio del Pian della Mussa, proprio davanti all’Agriturismo La Masinà, indossare scarponi e zaino per poi inerpicarsi sull’erto sentiero che si addentra in un lariceto da sogno, è cosa da fuggiaschi. Si fugge dall’asfalto, dall’inquinamento fisico e mentale, dalla velocità, dal rumore, dalle connessioni che ti ghermiscono, dai social che ti vogliono scavare e rubare nel profondo dell’anima.

Siamo a 1750 metri e la freccia bianco-rossa del Cai vi indica la direzione da seguire per toccare l’affilata vetta di Rocca Tovo. I primi 350 metri di dislivello si fanno tutti d’un fiato, inizialmente dentro un bellissimo e svettante lariceto (fino a 1900 m ca.), aspetto interessante questo se il giro lo intraprenderete in una frizzante e colorata giornata autunnale, perché scaldarvi sarà questione di una manciata di minuti.

In questa prima parte del percorso, mano a mano che si guadagna dislivello, il panorama alle vostre spalle si spalancherà sempre più, facendo emergere la due vette iconiche del Pian della Mussa: la Bessanese e la Ciamarella.

A 2100 m circa, dopo aver lasciato alla vostra sinistra l’Alpe Belvedere (1894 m), e seguendo fedelmente i bolli bianco-rossi, incrocerete il sentiero Cai – Regione Piemonte n. 219 (1 ora e 10 min. dalla partenza). Qui i cartelli direzionali vi diranno di proseguire verso destra (ovest) per circa 30 min. fino ad incontrare una bandierina rossa-bianco-rossa posizionata sul tronco di un larice che segnala “219”.

Sul Colletto del Tovo lungo il sentiero 219. Lo si abbandona per salire verso nord.

Siamo al Colletto del Tovo (2216 m) e bisogna abbandonare questo sentiero svoltando decisamente a destra (nord) per risalire il vasto pendio prativo discendente dalla cima di Rocca Tovo (2280 m), che la si raggiunge in 10 min. (1 ora e 50 min. dalla partenza). Se sceglierete la giornata perfetta, il panorama che si dispiegherà ai vostri occhi sarà vastissimo e indimenticabile: da destra (est) verso sinistra (ovest): Uja di Mondrone (2964 m), proprio davanti alla croce, Punta Rossa di Sea (2910 m), la gigantesca mole dell’Uja di Ciamarella (3676 m), la montagna più alta delle Valli di Lanzo, l’Uja di Bessanese (3620 m) con le Rocce Pareis. Alle vostre spalle (da sinistra verso destra) il Monte Rosso d’Ala (2764 m), Punta delle Serene (2645 m), il Monte del Bessanetto (2933 m; impressionante la bastionata rocciosa che lo sorregge nel versante Nord-Est) e buona parte del Vallone di Saulera, quello che conduce fino ai 2765 m del Passo delle Mangioire (si intravede il valloncello adducente il valico: è l’ultimo a sinistra dal Bessanetto).

Il panorama da est (sinistra) ad ovest (destra) da Rocca Tovo: dalla Bassanese all’Uja di Mondrone. Cliccare sulla foto per ingrandirla e leggere i dettagli.

La minuta ed affilata vetta di Rocca Tovo è una magnifica e potente espressione del senso del limite: ci si sta sopra in due o al massimo tre persone – senza problemi di vertigini e piede assolutamente fermo – al cospetto di una piccola, scarna ed umile croce. Sporgendosi, un immane dirupo sprofonda nel Pian della Mussa, 500 metri sotto di noi.

La croce di vetta con il versante Sud-Est dell’Uja di Mondrone (2964 m) sullo sfondo.

Oltre il confine

“Le specie e gli ecosistemi contengono ancora gran parte della biodiversità, ma il tempo che resta per salvarla si sta esaurendo velocemente. Alla fine del secolo potrebbe essere per lo più scomparsa. Ciò che segue è un resoconto della sua ricchezza ancora immensa.” (Edward O. Wilson, Metà della Terra).

I vecchi sentieri sono percorsi di conoscenza e chi li rianima fa un gesto di grande valore umano e culturale. Un sentiero come questo, traboccante di bellezza naturalistica, ha il potere di affascinarci e di portarci verso un punto di contatto, dove andare oltre. Perché riaprire un sentiero è aprire la mente.

Verso Pian Saulera (2082 m) sul sentiero 219 la cui pulitura, e manutenzione della segnaletica, è stata fatta dai volontari del Cai Lanzo ad agosto 2021. Al di sopra di Pian Saulera (al centro della foto) si nota l’evidente sella del Colle Sud del Tovetto (2165 m).

Rientrando al Colletto del Tovo dalla nostra cima, si riprende il sentiero 219 in direzione ovest, osservando gli imponenti ed intriganti paesaggi verso la testata della Val d’Ala, per raggiungere in discesa l’incantevole Pian Saulera (2082 m) con le sue baite in pietra (30 min. da Rocca Tovo; 2 ore e 20 min. dalla partenza). Si narra che da queste parti dimori lou Sarvàdjou (l’Uomo Selvatico in patois) quando rientra dagli anfratti del monolite di roccia denominato La Pereuva (la Pietra-uovo), perso alle falde dell’Uja di Mondrone.

Pian Saulera (2082 m). A destra si vede il versante Sud-Est dell’Uja di Ciamarella (3676 m) con l’imponente parete detta delle “Lance” mentre al di sopra degli escursionisti si staglia la Rocca Tovetto (2224 m), con a sinistra il Colle Sud del Tovetto (2165 m) che dobbiamo raggiungere per proseguire nel nostro percorso ad anello.

Abbandonate le baite alla nostra destra, si attraverso il greto di un rio e si piega verso sinistra (sud) seguendo il sentiero n. 218 per 5 minuti, prestando molta attenzione ad individuare il bivio per il sentiero 218A, che si rinviene intercettando a 2107 m la bandierina rossa-bianco-rossa posizionata sul tronco di un larice (lato esposto a sud, non individuabile facilmente per chi sale).

Il bivio a quota 2107 m. Sopra la bandierina rossa-bianco-rossa (218A) si nota il Colle Sud del Tovetto (2165 m).

Qui si svolta a destra (ovest), abbandonando il 218 e seguendo i bolli bianco-rossi fino ad incontrare la segnaletica verticale (frecce direzionali; 2107 m; 5 min. dal bivio precedente) che purtroppo risulta parzialmente danneggiata e indicante direzioni errate. Questo è un punto delicato perché bisogna osservare con attenzione il terreno, per scovare una vaga traccia (si riprende il sentiero 219) che sale in direzione ovest-nord-ovest al Colle Sud del Tovetto (2165 m), ben visibile alla nostra sinistra (sotto alla Rocca Tovetto) il cui tratto iniziale però è in parte soffocato dagli arbusti. Il punto di attacco è identificato da un bollo bianco-rosso posizionato su di una roccia a pelo d’erba, e lo si trova lasciandosi alla nostra destra il palo con le frecce. Si raggiunge in circa 10 minuti il Colle Sud del Tovetto (2 ore e 40 min. dalla partenza), che segna esattamente il confine del SIC Pian della Mussa: da qui in poi si entra in habitat naturali che rischiano di scomparire se non si perseguono specifiche azioni di conservazione (che scoprirò solo a casa, scrivendo questo post).

Confini del SIC Pian della Mussa (cliccare per ingrandire). Per visualizzare la mappa completa (che consente ingrandimenti notevoli), cliccare qui (16 MB).

Toccare a piedi un valico è sempre emozionante. Oltre a favorire il contatto con ciò che non si vede, questo elemento orografico è stato identificato storicamente con la montagna stessa. Un esempio su tutti: i romani chiamavamo Monte Giove l’attuale Passo del Gran San Bernardo. La nostra rappresentazione della montagna muta nel tempo. Oggi è la conquista, ieri era un passo oppure il pascolo e la malga (la montagna degli allevatori-pastori) o il maggengo (il monte, la tappa intermedia della salita all’alpeggio e dove si pratica la fienagione).

Colle Sud del Tovetto (2165 m).

Ma davvero continuiamo ancora ad essere così animati dalla conquista tout court? Di cosa? Non è forse giunto il tempo di evolvere la rappresentazione che abbiamo della montagna adattandola alle urgenze e alle priorità dei nostri tempi? E se nella montagna ci vedessimo la consacrazione del limite, ovvero la risposta culturale più consona, necessaria ed urgente per tentare di fronteggiare con profonda consapevolezza l’uragano HIPPO?

Un’area del SIC Pian della Mussa osservata dal passo “Quara di Bellacomba” (2890 m ca.). Cliccando sulla foto si evidenziano alcuni riferimenti.

Siamo sul Colle Sud del Tovetto e verso ovest ammiriamo il meraviglioso paesaggio, che desideriamo penetrare per continuare nel nostro anello, disegnato dal netto contrasto tra le verdi e dolci praterie alpine, punteggiate da radi larici, e le bigie bastionate rocciose del versante Est del Pian della Mussa. Sono habitat di interesse comunitario quelli che stiamo inconsapevolmente contemplando, ma se provate a parlarne con chi vive e lavora in alta Val d’Ala, la risposta sarà un qualcosa di simile a questo: “Non frega niente a nessuno“.

La zona tra il Colle Sud del Tovetto e i Pascoli d’Arnas (al di sotto dei nevai), attraversata dal sentiero 219, vista da nord. Foto presa poco a monte del Rifugio Città di Ciriè (1850 m). Cliccare sull’immagine per i dettagli.

Per gli scienziati della conservazione, nell’acronimo inglese “HIPPO” (habitat destruction, invasive species, pollution, population growth, overhunting) ci sono le più gravi minacce per la vita, in ordine di importanza, causate dalle attività umane (distruzione di habitat, specie invasive, inquinamento, crescita demografica, caccia eccessiva). La “H” (questa voce comprende gli effetti del riscaldamento climatico ad opera dei gas serra) e la “P” sono forse le lettere su cui varrebbe la pena soffermarsi, quando varchiamo la soglia del Colle Sud del Tovetto, entrando nel SIC Pian della Mussa, soggetto, in certi periodi, ad una pressione turistica eccessiva?

Verso l’ignoto

Proseguire dal Colle Sud del Tovetto, per chiudere il giro ad anello, è stata una scommessa. Le notizie che avevamo dicevano di percorsi chiusi da tempo dalla boschina, soprattutto il tratto Pascoli d’Arnas (2080 m) – Alpe Ghiaire (1815 m). Dal Colle osserviamo incantati tutta la zona selvatica che dobbiamo attraversare verso ovest -il bellissimo Pian Turale-, per poi svoltare a destra di 90° nei pressi dei Pascoli d’Arnas e scendere così fino al bivio (1830 m ca.) per l’Alpe Ghiaire, che non intendiamo toccare perché la nostra idea è quella di ritornare all’Agriturismo Masinà, dove abbiamo lasciato l’auto, senza pestare asfalto ma passando da Villa Sigismondi e Pian Rastél.

Pian Turale (2100 m ca.) sul sentiero 219. Di fronte si nota il Canalone d’Arnas (accesso invernale al Rifugio Gastaldi) e il Beccas d’Arnas (2777 m) alla sua sinistra.

Gli amici del Cai che ci accompagnano sono molto propositivi e partecipi e così riusciamo ben presto a scoprire che la traccia – con bolli bianco-rossi – ci conduce senza problemi in circa 25 min. ai Pascoli d’Arnas (3 ore e 5 min. dalla partenza), dove dobbiamo capire se possiamo avanzare. Curviamo decisamente verso destra per seguire il sentiero – in buone condizioni – che scende, in direzione nord-nord-est, verso Alpe Ghiaire. Di fronte a noi abbiamo l’imponente parete delle Lance dell’Uja di Ciamarella e dopo pochi passi sentiamo abbaiare sotto di noi. In breve ci troviamo proprio in mezzo ad un gregge di pecore.

SIC Pian della Mussa (IT1110029) – Tratto da questo documento (Regione Piemonte).

Un cane da guardiania abbaia insistentemente ma per fortuna poco dopo si allontana lasciandoci attraversare le pecore senza problemi. Scendiamo seguendo i bolli bianco-rossi fino a quando a 1970 metri non riusciamo più a trovarne. Qui bisogna fare attenzione perché il sentiero devia bruscamente a destra per guadare un torrente, nei pressi di una cascatella (1955 m; 20 min. dai Pascoli d’Arnas; 3 ore e 25 min. dalla partenza). Osservando sulla riva opposta, notiamo increduli le condizioni del sentiero che scende verso il Piano, costeggiando il rio: risulta ampiamente ripulito dalla vegetazione e perfettamente percorribile! Siamo molto contenti e soddisfatti di aver vinto, ancora una volta, le resistenze verso l’ignoto che ci aveva un po’ impensierito al Colle Sud del Tovetto.

Guado a 1955 m. Il sentiero 219 prosegue seguendo la sponda destra (idrografica) verso Pian della Mussa (bivio per Villa Sigismondi).

Sul ciglio del guado ci fermiamo per rifocillarci e riposare un pochino. Non ci sono problemi ad attraversarlo, l’acqua è molto bassa. La discesa verso il bivio per Villa Sigismondi è ricca di gioia per aver scoperto un nuovo percorso molto affascinante, soprattutto per tutto quello che a casa capirò (grazie al Web) su questo angolo del SIC che ospita habitat molto preziosi e bisognosi di un genuino spirito conservazionistico. Giusto per cominciare a sbarazzarci di qualche lettera del tifone umano HIPPO.

Arcobaleno sopra il Pian della Mussa visto nei pressi del guado a quota 1955 m. In altro a sinistra, offuscata dalla goùnfia (“ammasso di nuvole sulle creste delle montagne ad ovest che annunciano o accompagnano il vento”, così recita “Tin-te Drèta” il vocabolario del patois francoprovenzale di Balme), la mole della Ciamarella (3676 m), la montagna più alta delle Valli di Lanzo.

Il cerchio si chiude. Sul confine

Dopo aver attraversato il rio, si scende verso sud e giunti a 1830 metri bisogna porre molta attenzione a deviare progressivamente verso est (non si deve andare all’Alpe Ghiaire che comporterebbe una decisa deviazione verso sinistra – NNO) inoltrandosi in un magnifico lariceto (20 min. dal guado; 3 ore e 45 min.) dove non è immediato trovare una traccia evidente. In breve però il sentiero (senza bolli bianco-rossi) diventa un’ampia traccia erbosa che si segue facilmente costeggiando, alla nostra destra, il versante Nord di Rocca Nera (1949 m) fino a raggiungere le bianche case di Villa Sigismondi (1775 m; 20 min. dall’inizio del lariceto), che si guadagnano lasciandosi alla nostra sinistra il ponte che attraversa la Stura.

Il tratto del sentiero 219, subito dopo il guado, riaperto dalla squadre forestali della Regione Piemonte.
Nel lariceto verso Villa Sigismondi dove la traccia erbosa costeggia la parete Nord della Rocca Nera.
Villa Sigismondi (1775 m).

Si percorre il sentiero 218 per 5 min. che sale verso il bivio per l’Alpe Saulera (cartello). Davanti a noi Rocca Tovo si staglia nel cielo, inconfondibile e maestosa. Non si segue la direzione della freccia, che lasceremo alla nostra destra, ma si prosegue in direzione est-sud-est, su evidente traccia erbosa, per entrare in un incantevole valloncello disseminato di larici e delimitato a sinistra da Roc Neir (1839 m) mentre a destra dalle immani pareti verticali di Rocca Tovo, che sprofondano sul lariceto. Dopo circa 20 minuti di marcia da Villa Sigismondi (4 ore e 25 min.), si discende con sentiero (bolli bianco-rossi) un breve canalino roccioso che conduce sul Pian Rastél. Di fronte a noi, in lontananza, è ben visibile la costruzione della Trattoria Alpina che lasceremo alla nostra sinistra per poi attraversare l’ampio prato in direzione del parcheggio, ormai visibile (10 min. dall’imbocco del canalino roccioso; 4 ore e 35 min.).

Entrando nel lariceto si segue, in direzione est, un’evidente traccia che si addentra in un ameno valloncello. Ci accompagna l’imponente e vertiginosa parete Nord-Est della Rocca Tovo.
Si abbandona alla nostra destra il sentiero 218 che sale a Pian Saulera e poi al Passo delle Mangioire.
Nel canalino roccioso che conduce sul Pian Rastél. In alto a sinistra si vede la Trattoria Alpina.
Gli ultimi passi prima di ritornare al parcheggio davanti alla Masinà, che si intravede a destra alla base dei larici, dove è iniziato il nostro anello.

Siamo nuovamente sul confine del SIC, che interseca la Strada provinciale 1 della Valli di Lanzo. Quest’ultima penetra per due chilometri e mezzo all’interno del nostro Sito di Interesse Comunitario, fin dove inizia il sentiero per il Rifugio Gastaldi.

Questo bellissimo giro ad anello offre la possibilità di conoscere correttamente il Piano della Mussa facendo una cosa molto auspicabile per dare un bel ceffone ad HIPPO: mollare l’auto all’ingresso del SIC. Bello vero? Bello pensare di ridurre l’impatto delle nostre attività ad un livello minimo, inoltrandosi solo con scarponi e zaino in habitat fragilissimi e seguendo fedelmente il sentiero, senza mai abbandonarlo.

Se provate a chiedere in Valle se avrebbe senso proibire il transito del traffico privato sul Pian della Mussa, molto probabilmente riceverete come risposta “Non ci interessa“. Abbiamo già sentito precedentemente un’affermazione simile, parlando del SIC, vero?

Le foto sopra documentano “la pressione turistica” in estate sul SIC Pian della Mussa. Gli scienziati la identificano con la “H” e la “P” di HIPPO.

Per concludere degnamente il nostro anello, ci facciamo una gustosissima merenda sinoira alla Masinà, dove troveremo accoglienza e simpatia. E’ questo certamente un altro punto forte del giro di Rocca Tovo, se vorrete iniziarlo da qui.

Oltre al “ceffone” appioppato all’uragano HIPPO ed ai suoi imperterriti estimatori.

Il mondo vivente è in condizioni disperate, sta subendo un rapido declino a tutti i livelli della sua varietà. Sarà aiutato ma non salvato da misure economiche legate ai suoi servizi ecologici e ai suoi potenziali prodotti. E nemmeno la conoscenza della volontà divina basterà: le religioni tradizionali sono imperniate sulla salvezza degli esseri umani, qui e nell’aldilà, più di tutti gli altri scopi che si possono concepire.
Soltanto un cambiamento radicale del ragionamento morale, con un maggiore impegno nei confronti di tutte le altre forme di vita, potrà permetterci di affrontare questa sfida, che è la più grande del secolo. Le regioni selvagge sono il nostro luogo di nascita; è a partire da loro che sono state costruite le nostre civiltà; è da lì che provengono il nostro cibo e la maggior parte delle nostre abitazioni e dei nostri mezzi di locomozione; è in mezzo a loro che vivevano i nostri dèi. La natura allo stato selvatico è un diritto di nascita di chiunque al mondo. I milioni di specie a cui abbiamo permesso di sopravvivere, ma che continuiamo a minacciare, sono i nostri parenti filogenetici. La loro storia a lungo termine è la nostra storia a lungo termine. Nonostante tutte le nostre pretese e fantasie, siamo sempre stati e sempre saremo una specie biologica legata a questo particolare mondo biologico; milioni di anni di evoluzione sono codificati in modo indelebile nei nostri geni. Senza regioni allo stato naturale non può esistere la storia.
Dovremmo sempre tenere a mente che per costruire il magnifico mondo che la nostra specie ha ereditato la biosfera ha impiegato 3,8 miliardi di anni. La complessità delle sue specie ci è nota solo in parte e il modo in cui le loro interazioni creano un equilibrio sostenibile è qualcosa che abbiamo iniziato a capire solo di recente. Che ci piaccia o no, che siamo preparati o no, siamo la mente e i gestori del mondo vivente. Il nostro futuro ultimo dipende dalla comprensione di questo. Abbiamo percorso molta strada nel periodo barbaro in cui ancora stiamo vivendo e credo che quanto abbiamo imparato ci basti per adottare un precetto morale trascendente riguardo a tutte le altre forme di vita. E’ semplice ed è facile da enunciare: non dobbiamo causare altri danni alla biosfera. (Edward O. Wilson, Metà della Terra).


Anello escursionistico Pian della Mussa (1750 m) – Rocca Tovo (2280 m) – Alpe Saulera (2082 m) – Colle Sud del Tovetto (2165 m) – Pascoli d’Arnas (2080 m) – Villa Sigismondi (1775 m) – Pian della Mussa

+++ Aggiornamento luglio 2022 condizioni sentiero La Masinà – Colletto del Tovo: leggere qui) +++

Note: Il Pian della Mussa come non l’avete mai conosciuto comincia proprio fermando l’auto al suo inizio e prendendo quota verso Rocca Tovo, dove potrete toccare con mano la grandiosa bellezza di questo Sito di Interesse Comunitario (SIC). Percorrendo habitat delicati, ove sopravvivono specie molto rare, è assolutamente necessario non abbandonare mai il sentiero, non raccogliere alcunché, non lasciare rifiuti, non fare schiamazzi ed è doveroso non fare gruppi di escursionisti troppo numerosi, questo per non arrecare disturbo alle specie viventi e ridurre al minimo il nostro impatto ambientale. Ma questi sono comportamenti no HIPPO che dovrebbero valere sempre. Se poi volete aprire la vostra mente, ascoltando l’inno alla Vita di Edward O. Wilson, allora prima, durante e dopo, leggetevi questo libro: Metà della Terra.

Così forse sarà più difficile sentirsi dire che “del SIC Pian della Mussa non frega niente a nessuno“.

Partenza: Pian della Mussa – Agriturismo La Masinà (1775 m, Comune di Balme).

Dislivello totale: 610 m.

Difficoltà: “E” (escursionistico).

Tempo complessivo per compiere l’intero giro ad anello: 4 h 35 min. (escluse le soste).

Periodo consigliato: da giugno a settembre; in funzione dell’innevamento, è possibile fare l’escursione anche in altri periodi: informarsi contattando La Masinà.

Segnavia: assente + 219 218 + 219 + assente con bolli bianco-rossi, bandierine rosso-bianco-rosse e cartelli; nel tratto bivio Alpe Ghiaire – Villa Sigismondi non ci sono bolli ma la traccia erbosa è evidente; nel tratto Villa Sigismondi – La Masinà i bolli bianco-rossi non sono frequenti e alcune volte risultano sbiaditi e poco visibili da lontano, ma la traccia risulta comunque evidente almeno fino al termine del canalino roccioso.

Cartografia: “Valli di Lanzo n. 8“, scala 1:25000, edita dalla Fraternali Editori.

In giallo l’anello di Rocca Tovo (percorso in senso orario) con partenza dall’Agriturismo La Masinà (in alto a destra dove è indicato “Prin”). Elaborazione su carta digitale Fraternali Editore n. 8 (Valli di Lanzo). Cliccare sull’immagine per ingrandirla.

E’ possibile ideare altri giri ad anello oltre a quello qui proposto: in particolare i sentieri 218 e 218A permettono di accorciarlo, rientrando al punto di partenza senza dover attraversare il Colle Sud del Tovetto.


Grazie a Chiara e Roberto, perché amare la montagna, con la vita straordinaria che ospita, è davvero molto più facile e semplice quando si cammina, si scopre, si fatica, si gioisce, si ride e si mangia insieme.

“Posso chiedere umilmente dove crediamo davvero di andare?
Certo, la maggioranza delle persone sarebbe d’accordo con questi obiettivi: una vita indefinitamente lunga e in salute per tutti, abbondanti risorse sostenibili, libertà personale, avventure virtuali e reali su richiesta, status, appartenenza a uno o più gruppi rispettabili, obbedienza a capi e leggi ragionevoli e tanto sesso con o senza riproduzione.
Il problema, però, è che sono gli stessi obiettivi del mio cane.
(Edward O. Wilson, Metà della Terra).

4 pensieri riguardo “L’anello di Rocca Tovo

  1. Bel percorso, ero stato tentato, alcune settimane fa, di farne uno simile, poi ho desistito per varie ragioni, tra cui il timore, di incontrare, da solo, greggi con i cani (ma questo è un mio problema personale).

    Certo è che, appena al di là del Pian della Mussa, si apre una vasta rete di sentieri, poco praticati, e che danno grandi soddisfazioni!

    In generale, apprezzo gli articoli del blog, fonte di ispirazione e riflessione. Questo è decisamente più che completo ed articolato, e va ben al di la della “semplice” descrizione di un percorso.

    Grazie!

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    1. Ti ringrazio Renato! Felice di sapere che questo articolo è di tuo gradimento. Mi ripaga delle ore (tante) spese a redigerlo, comprese quelle necessarie per le varie ricerche in Rete sul SIC e sulle specie rare (ma Alberto Selvaggi in altre note floristiche parla addirittura di “specie rarissima” in Piemonte).

      Credo che ottobre (ma anche oltre, fino a quando non nevica a bassa quota) possa essere un mese davvero speciale per fare questo giro. Personalmente ce l’ho già in programma, forse proprio il prossimo week end. Però per godere dei larici in veste autunnale (mettiamoci anche il cielo azzurro e le creste imbiancate…) bisogna aspettare almeno 2/3 settimane. Tra l’altro l’Agriturismo Masinà è aperto tutti i week end di ottobre… sarebbe un bel modo per concludere questa magnifica escursione! No?

      Buone escursioni!

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