L’autunno è la più intima delle stagioni e Lia in questo scritto si lascia dolcemente andare ai ricordi della sua infanzia.
E’ arrivato l’autunno: gli alberi si spogliano delle loro chiome, i prati piano piano perdono il loro colore, la terra si avvia al sonno invernale. Presto arriverà la neve, in passato questa era la stagione autunnale, ma purtroppo non è più così: il tempo, le stagioni sono cambiate.
Un tempo cadeva tanta neve e per chi abitava in montagna la vita diventava più difficile.

In tutte le famiglie si lavorava con forza per pulire le strade: con l’abbondanza delle nevicate diventavano impraticabili, non esistevano gli spazzaneve e tutto era basato sulla forza delle braccia umane, cioè delle persone.
Per noi ragazzi era gioia e vacanza, spesso dovevamo perdere le lezioni perché la neve alta ingombrava le strade. Quante volte ho visto i ragazzi arrivare a scuola seduti sulle spalle dei papà o dei fratelli maggiori. Io stessa ricordo il mio caro papà con tanto affetto quando un mattino, era febbraio del 1947, per prendere lezioni mi caricò sulle spalle e con le racchette ai piedi mi portò a Martassina (Val d’Ala – Valli di Lanzo, N.d.R) dove c’era allora la scuola fondata dal Teologo Giangiacomo Bricco. Scendemmo la montagna rischiando con brutte cadute di finire sotto la neve: la sua altezza era di due metri. Eppure non ricordo mai di aver sentito qualcuno che abbia avuto incidenti, allora era per tutti una cosa normalissima darsi da fare senza pretese. Nel buio della notte vicino alle stalle il gufo e la civetta facevano concerto: alcuni dicevano che il loro verso portava sfortuna, addirittura era un avviso che presto sarebbe morta qualche persona, ma il nonno diceva “hanno fame e freddo”.

Sotto la neve i campi riposano, i semi germogliano e le radici di ogni pianta riprendono forza e vigore riparate dal gelo e aspettando la primavera con il primo tiepido sole, alcuni uccelli emigrano nei paesi più caldi, le marmotte e i ghiri dormono il loro sonno nelle profondità delle montagne, sotto le rocce. Tutto è pace e silenzio. Ma il tempo passa, presto questo candore si scioglierà al primo sole di primavera.
Dalle montagne torrenti e ruscelli scenderanno cantando come dice una vecchia canzone, portandoci acqua fresca per il benessere nostro e della natura umana e animale. L’uomo dovrebbe pensarci prima di avvelenare questo bene di Dio, l’acqua è la vita per tutti.

Lia Poma
Tratto da Lou bouletin ëd Sérëss – dicembre 2018 (bollettino parrocchiale di Ceres).
Mi sembra di ritornare bambina, rivedo quanto è descritto magnificamente nella campagna dove vivevo, anche se non era montagna… Grazie!
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