Testo e foto di Virgilio Giacchetto
Eliski sì, Eliski no…
Ognuno porta le proprie ragioni per difendere o combattere questo modo di praticare la montagna.
Come scialpinista che ha iniziato alla fine dei lontani anni ’70 ad apprezzare i pendii di “poudreuse” di Piemonte e Valle d’Aosta, sono da sempre un oppositore nei confronti di questa pratica per ovvie ragioni di dignità dell’ambiente montano. Quelle discese in neve fresca non meriterebbero almeno la fatica della salita per essere pienamente gustate? No. Tutto deve essere alla portata di tutti per assecondare quella ipocrita voglia di avventura possibilmente senza tribolare, ovviamente. È solo questione di prezzo e troverai qualcuno pronto ad accontentarti.
È ancora montagna vera quella percorsa ininterrottamente sin dal primo mattino da rombanti elicotteri che sfrecciano sui villaggi delle vallate per portare ricchi sciatori sulle vette immacolate?
Sempre più si pensa a sfruttare il territorio montano per un puro tornaconto economico, infischiandosi bellamente di tutto ciò che riguarda la difesa di un territorio unico e delicato.
Si è iniziato negli anni ’50 ’60 con le seconde case che avrebbero dovuto, secondo alcuni sconsiderati amministratori di allora, portare sui monti benessere e ricchezza… Ora molte di quelle brutte ed inutili costruzioni sono lì, fatiscenti e abbandonate, a testimonianza di un’epoca scellerata che ha tolto alla montagna territorio prezioso e ha rovinato per sempre paesaggi con scorci spettacolari.
In questa Europa sempre più antropizzata e sovraffollata non si tiene in sufficiente considerazione la salvaguardia di quel poco di naturale che ancora rimane: un territorio come l’Arco Alpino è qualcosa di prezioso che non può continuare a subire offese in nome di un progresso che ci sta portando a sbattere dritti contro un muro.
Non siamo soli lassù!
Il volo degli elicotteri è altamente nocivo perché inquina e perché disturba le nostre orecchie ma soprattutto perché allontana gli animali e distrugge il loro habitat. Soprattutto per i rapaci di grossa taglia come le aquile e gli avvoltoi.
Le moltitudini di sciatori che si buttano lungo i pendii più ripidi e nascosti, grazie all’elicottero che permette loro di superare ogni ostacolo, mettono a repentaglio l’esistenza di specie di animali timide e schive che temono l’uomo e si tengono ben alla larga da lui, come le lepri bianche, le pernici, i galli forcelli, l’ermellino ed altri. Camosci e stambecchi migrano dalle zone fortemente disturbate e vanno a cercare altri territori.
Gli sport di massa non sono per la montagna, e quando lo diventano debbono necessariamente essere regolamentati. Hanno iniziato a comprenderlo i vari paesi al di là dell’Arco Alpino che hanno vietato la pratica dell’Eliski, ma si sa che l’Italia arriva sempre un po’ dopo. Qui da noi prevalgono quasi sempre gli interessi delle innumerevoli lobbies e corporazioni che ci governano, poi a volte segue la politica.
Qualche difensore dell’Eliski, come i cattivi profeti degli anni a cui accennavo sopra, sostiene che la pratica sia una opportunità per la montagna. Niente di più sbagliato a mio parere.
Osservare e leggere la realtà in modo onesto: i luoghi di montagna più apprezzati dal turismo mondiale sono quelli ricchi di natura. Basti pensare alle province di Trento e Bolzano, tra le più apprezzate delle Alpi, che guarda caso vietano la pratica dell’Eliski sul proprio territorio ed hanno invidiabili presenze turistiche in tutte le stagioni .
Senza citare le località montane di Austria e Svizzera: la stazione di Zermatt, dall’altra parte del Cervino, che da sempre ha impostato la propria accoglienza turistica all’insegna del rispetto per l’ambiente (…in paese circolano solamente navette elettriche…), da sola gestisce un fatturato turistico che è pari alla somma di tutte le località Valdostane…
Qui da noi in Valle d’Aosta abbiamo un chiaro esempio: la pratica ultra decennale dell’Eliski nella Valgrisenche, valle ricca di stupendi itinerari scialpinistici, non ha certo portato quello sviluppo diffuso che molti si aspettavano. Anzi si è capito che l’Eliski significa guadagno per pochi a scapito di altri. Tutta quella fascia di turisti che amano la tranquillità che sa regalare la montagna, non scelgono certo come meta per le proprie vacanze un luogo dove il rombo dell’elicottero è presenza costante per tutta la giornata. Tant’è che una parte della popolazione si sta finalmente opponendo a questa pratica dannosa.
Esiste, in giro per l’Europa, tutto un popolo di vacanzieri alla ricerca di luoghi di natura incontaminata, che ama la tranquillità, che ha voglia di ritrovarsi di fronte a un tramonto suggestivo o davanti a un paesaggio unico come quello delle nostre montagne. Sono gli stessi che trovi sulla ciclabile del Danubio piuttosto che nella Camargue o nei vari parchi sparsi sul continente. È un popolo che non chiede molto: accoglienza cordiale e dignitosa, cibi genuini, sentieri e itinerari segnalati, aria pura e natura. Cerchiamo di intercettare quella fascia di utenti e la nostra montagna non potrà che trarne giovamento.
Insomma: al di là dei puri calcoli di convenienza economica ci dobbiamo domandare se l’utilizzo dell’elicottero a scopi ludici sia compatibile e sostenibile per l’ambiente montano, anche in chiave di sviluppo turistico. La risposta mi appare semplice e scontata…
Virgilio Giacchetto
Condivido pienamente l’analisi e la riflessione dell’autore dell’articolo. Le esigenze economiche del guadagno non possono prévalere sul ripetto e sulla custodia dell’ambiente e dell’ecosistema della montagna. D’altronde sono certo che privilegiando la protezione dei luoghi di montagna si potrebbe rilanciare l’économia ancor piu’ che permettendo certe
pratiche sportivo/turistiche inquinanti e distruttive.
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Questo scritto è il linea con il mio pensiero. Aggiungo che prendersi cura del creato è un pò come occuparsi di noi stessi e del nostro benessere.
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Fa piacere leggere parole come quelle dello scritto di Giacchetto. Ormai siamo in molti a condividere con convinzione quelle idee. Speriamo si crei un “effetto domino” che coinvolga anche altri amministratori delle nostre zone alpine. Purtroppo non è semplice convincere chi prende le decisioni nonostante ci sia un crescendo di richieste in tal senso.. Eppure gli esempi, come ben spiegato nel post, non mancano.. Abbiamo un territorio con enormi potenzialità e non si riesce a proporre che l’ ennesima pista forestale mentre i sentieri spariscono. Verglas
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