Gli escursionisti che raggiungono Gias Nuovo Fontane, balcone straordinario sulla testata della Val Grande (la più settentrionale delle Valli di Lanzo), si trovano al cospetto di paesaggi grandiosi che lasciano senza fiato.
27 settembre 2020.Gruppo delle Levanne (versante sud-est), sulla cresta di confine con la Francia (Alta Moriana): dalla Punta Clavarino (3260 m), a sinistra, alla Levanna Orientale (3555 m), a destra. Foto scattata poco prima di toccare Gias Nuovo Fontane (1996 m)
State osservando solo un parte della mastodontica cresta di confine che si innalza al termine della Val Grande di Lanzo, dove si trova il villaggio di Forno Alpi Graie, ultima fermata prima di cominciare inesorabilmente a scarpinare, prima, e arrampicare, poi. Qui siamo alla fine del mondo.
Poco prima di toccare Gias Nuovo Fontane, si può ammirare un’altra porzione della seducente ed imponente muraglia di roccia e ghiaccio che domina l’orizzonte verso est.
27 settembre 2020. Gruppo Gura-Mulinet-Martellot: dalla Cima Monfret (3373 m; in centro ed in ombra) alla Punta Clavarino (3260 m).Cresta di confine con la Francia (Alta Moriana)
Seduti tra le baite in pietra a secco di Gias Nuovo Fontane, mentre assaporiamo il meritato riposo, osserviamo esclusivamente elementi naturali oppure veri e propri paesaggi? Detto in altro modo, l’uomo, tra quei dedali di roccia, erba e ghiaccio, ha lasciato segni della sua presenza?
27 settembre 2020. Lo sguardo rivolto ai pendii sottostanti la Punta Girard e la Levanna Orientale. Gias Nuovo Fontane (1996 m)
Un filo per osservare e sognare
Ad inizio agosto 2020 i volontari della sentieristica del Club alpino italiano iniziano i lavori di ripristino del sentiero 318A che dalla quota 1877 metri (bivio per il Colle della Piccola) raggiunge il Colle della Fea (2597 m). Questa antica via si sviluppa nel Vallone del Rio delle Lose (Colombin), tra le due creste che scendono, rispettivamente, dalla Punta Girard (direzione sud-est) e da quella che forma lo spartiacque Val Grande-Valle Orco della Levanna Orientale, formando un bacino dove scorrono numerosi e scintillanti rii, con cascate stupende, facendo di quest’area un vero e proprio regno dell’acqua, uno spettacolo meraviglioso di ricchezza alpestre, certamente il più affascinante di tutte le Valli di Lanzo, da questo punto di vista.
Scrutando questo mondo immensamente selvatico, tanto da rimanerne ipnotizzati, se ci si attarda troppo a Gias Nuovo Fontane, può sembrare assurdo immaginare di posarci i piedi per penetrarlo. Anche solo tentare di scovare qualcosa, soffermandosi con il binocolo o lo zoom della fotocamera, può apparire bizzarro.
Eppure qualcuno ha pensato di ripristinare quel “filo” che permette di ricucire i territori alpini lacerati e condannati all’oblio, invitandoci ad osservare (il primo passo dell’escursionismo/alpinismo) e poi a sognare di percorrerli direttamente: un’esperienza di conoscenza che non ha eguali.
3 agosto 2020. I volontari della sentieristica del Cai a Forno Alpi Graie
Da Gias Nuovo Fontane, in una giornata frizzante di inizio autunno, mappa e bussola ci permettono di individuare i giasma sulla carta escursionistica ci sono in verità alcuni errori eclatanti, che scopriremo solo in seguito. Questo è anche un indizio di come quest’area sia stata dimenticata per molto tempo.
Seguendo il tratto rosso che si snoda sulla carta, ci accorgiamo che la via da ripristinare può unire altri sentieri, potendo così sognare di compiere un giro ad anello, passando per il Rifugio Paolo Daviso (2280 m), che si trova nel bacino della Gura, quello adiacente al nostro, verso ovest, e rientrare così esattamente al punto di partenza, a Forno Alpi Graie.
Avamposti dell’utile
Sembra impossibile credere che quell’immenso e complesso pendio a gradoni, che precipita dalla Levanna Orientale, possa ospitare delle dimore, degli avamposti per poter sfruttare la pastorizia su di un territorio ostile, quasi repulsivo, sebbene così attraente se osservato da lontano. Quasi impossibile immaginare che l’uomo abbia potuto, lì, tracciare dei sentieri.
La carta escursionistica a nostra disposizione non ci aiuta molto ma riusciamo comunque ad inquadrare i gias edificati fino ad oltre 2300 metri di quota, uniti da un filo malconcio che il Cai intende rabberciare, posizionando bolli, picchetti, frecce e ripulendolo dalla vegetazione invadente. Rimaniamo stupefatti ed increduli, catturando con la fotocamera quanto di seguito vi mostrerò (vivamente suggerito vedere le immagini su schermi desktop, per osservare con facilità i particolari).
All’estrema destra si individua Gias Nuovo Fontane, straordinario punto di osservazione sulla testata della Val Grande. Volgendo lo sguardo a nord-ovest, tra la Punta Girard e la Levanna Orientale, si rimane affascinati dall’alto vallone del Rio Colombin, caratterizzato da gradini di valle generati dal possente lavoro di erosione ed abrasione dei ghiacciai pleistocenici. Qui passa il percorso 318A. Estratto della carta digitale Fraternali Editore n. 8 (Valli di Lanzo); cliccare sull’immagine per ingrandire27 settembre 2020. Da Gias Nuovo Fontane ricerchiamo quel “filo” che ricuce aree alpine finite nell’oblio escursionistico. Con carta e bussola riusciamo ad identificare i gias uniti dalla traccia 318A. Cliccare sulla foto per poterla ingrandirla e visualizzare i dettagli (i gias sono segnalati in bianco). Da desktop usare la rotellina del mouse per lo zoom oppure i comandi che compaiono (lente con il simbolo “+” (in alto a destra), e poi ulteriore riquadro con “+” a destra della foto)
La foto sopra esposta (cliccateci una volta per aprirla in Google Foto e poi nuovamente un clic per ingrandirla) ritengo possa far comprendere in pieno la grandiosità del paesaggio. Ora, visualizzando elementi culturali, come le dimore costruite scalarmente a varie quote per sfruttare gli alpeggi in diverse epoche della stagione estiva, possiamo percepire l’interazione tra cultura e natura, in ambienti estremamente severi.
La carta che trovate sopra, indica erroneamente i gias lungo il sentiero 318A. Qui sotto la riporto con le dovute correzioni.
La linea gialla è la traccia GPS dell’escursione fatta il 20 agosto 2022 seguendo fedelmente la segnaletica posata dai volontari del Cai. La deviazione tra Gias Cornanera e Gias Baudron permette di evitare un tratto attrezzato con catene e consente di toccare il bellissimo Gias Cornanera (+ 20 min. rispetto al tracciato originale). Nostre elaborazioni su estratto della carta digitale Fraternali Editore n. 8 (Valli di Lanzo); cliccare sull’immagine per ingrandirla
Il 27 settembre 2020 era una giornata fredda in quota e i torrenti erano addirittura ghiacciati, sorprendendo gli allevatori con le mandrie.
Frammenti di un paesaggio smisurato
La “Via degli alpeggi” è una proposta escursionistica inserita nella pubblicazione “Ascensioni, escursioni nei bacini Gura – Mulinet – Levanne” curata da Marco Blatto e pubblicata dal Cai di Venaria nel 2016. Nelle note introduttive di questo percorso, si legge “E’ auspicabile che il percorso venga nel tempo ripristinato e valorizzato per favorirne la frequentazione“. Non contemplava però l’attraversamento dello stupefacente Gias Cornanera, perché il sentiero più diretto agli alti pascoli supera uno zoccolo erboso attrezzato con catene, per agevolarne il passaggio.
Gabi, Colombin, Pian di sotto, Cornanera, Baudron, Prà, sono i gias che si incontrano partendo da Forno Alpi Graie seguendo prima il sentiero 318 e poi il 318A. Se il 318, nel bene e nel male, è riuscito a sopravvivere alla sedentarietà umana, essendo ancora percorso, almeno fino al Gias Colombin (il Colle della Piccola, a 2704 m, è una meta davvero dura ed attraente solo per coloro che sono molto allenati, soprattutto alle sveglie antelucane) il 318A, il cuore di questa Via, era pressoché sconosciuto ai più. La zona poteva essere osservata dal 318 come un’area prevalentemente inaccessibile, severa ma ipnotica, sebbene, con un po’ di attenzione, si possano scorgere le mandrie al pascolo, in quell’immenso bacino a gradoni del Rio delle Lose (Colombin) solcato da innumerevoli torrenti, che fanno pensare a percorsi repulsivi, immersi nella vegetazione e nell’umidità.
16 agosto 2018. Nei pressi di Gias Colombin (1666 m), sul sentiero 318, irrompe l’imponente barriera rocciosa al di sopra del quale passa il tracciato 318A. Notare gli innumerevoli corsi d’acqua che scorrono nel Vallone del Rio delle Lose, alimentati dai nevai e dal Ghiacciaio della Levanna Orientale
Difficile immaginare che potesse ospitare frammenti di un paesaggio smisurato, un ambiente siffatto. Vediamoli, iniziando dall’incredibile Gias Cornanera (1946 m), il primo che si incontra direttamente sul 318A, sebbene poco prima, discosti più a monte del sentiero, si possono osservare i casolari di Gias Pian di Sotto (1912 m), nella zona chiamata appunto “Pian d’sout” in francoprovenzale (patois valligiano).
Ogni foto che segue è dotata anche di versione ad alta definizione ed ingrandibile, per poterne vedere i dettagli. Bisogna cliccarci sopra una volta per aprirla in Google Foto e poi una seconda volta per attivare i comandi dello zoom (necessari da desktop); con i device mobili (smartphone o tablet) si usano le dita per fare gli ingrandimenti, come di consueto.
Vi invito a soffermarvi sulle bellezze geomorfologiche di questo Vallone fantastico, su cui i vecchi montanari hanno posato dimore ai limiti dell’impossibile.
Prima di proseguire però, vi suggerisco di rivedere questa foto con molta attenzione per avere una visione d’insieme.
L’immane gradone del Vallone del Rio delle Lose che ospita lo stupefacente Gias Cornanera (1946 m) e che sfrutta il pascolo discendente verso un salto di roccia di quasi 100 metri di altezza. All’orizzonte si staglia la cresta di confine della testata della Val Grande. Cliccare sulla foto una volta e poi una seconda per poterla ingrandire e osservarne i dettagliGias Cornanera. L’estremo non alberga in noi, esiste in natura. Osservate sul ciglio del burrone le vacche al pascolo, incuranti del pericolo.Cliccare sulla foto una volta e poi una seconda per poterla ingrandire e osservarne i dettagli
Chissà cosa penserebbe l’allevatore se sapesse che le vacche hanno beatamente scavalcato le reti di protezione (soprattutto le piemontesi), avvicinandosi temerariamente al ciglio del burrone per potersi accaparrare l’erba migliore. Non è indispensabile sognare di scalare pareti difficilissime per assaporare l’estremo sulle Alpi. Talvolta è sufficiente osservare e lasciarsi affascinare dalle schegge di un paesaggio smisurato.
20 agosto 2022. Arrivando a Gias Cornanera (1946 m) sul sentiero 318A. Sullo sfondo, a sinstra, si nota la parete Nord dell’Uja di Modrone (2964 m) mentre alla sua destra la cresta spartiacque Vallone della Gura – Vallone di Sea23 agosto 2017. L’alto Vallone del Rio delle Lose (Colombin) attraversato dal sentiero 318A. Un gioiello naturalistico di una bellezza struggente, solcato da innumerevoli rii e cascate, alimentati dai nevai e dal Ghiacciaio della Levanna Orientale. Cliccare sulla foto una volta e poi una seconda per poterla ingrandire e osservarne i dettagli
115 metri di dislivello separano Gias Cornanera (1946 m) da Gias Baudron (2061 m), che si trova esattamente sulla sua verticale, in un ambiente complesso e aspro, come si evince dalle fotografie che seguono. Soffermarsi su cosa sapevano inventarsi i vecchi montanari, per tirare a campare, è rara e genuina commozione.
27 settembre 2020. Cliccare sulla foto una volta e poi una seconda per poterla ingrandire e osservarne i dettagli15 ottobre 2021. Gias Cornanera e Gias Baudron fotografati da Gias Nuovo Fontane
L’ambiente che separa Gias Cornanera da Gias Prà (2321 m), l’ultimo alpeggio prima di arrivare al Colle della Fea (2597 m) è particolarmente severo ed impegnativo. Alcuni tratti risultano molto ripidi e non esiste una traccia definita e visibile ma la rotta la si può seguire solamente seguendo con molta attenzione i bolli bianco-rossi, i picchetti segnavia e gli ometti. La vegetazione (20 agosto 2022) non è mai stata particolarmente invadente, grazie agli interventi dei volontari del Cai.
15 ottobre 2021. Gias Baudron(2061 m) ripreso da Gias Nuovo Fontane20 agosto 2022. Tra Gias Cornanera e Gias Baudrona 1950 m circa20 agosto 2022. Tra Gias Cornanera e Gias Baudrona 2020 m circa20 agosto 2022. Gias Baudron (2061 m)20 agosto 2022. Gias Baudron (2061 m)
3 ore di duro cammino in salita ci separano da Forno Alpi Graie. Siamo a 2061 metri e per raggiungere il Colle della Fea (2597 m) ne mancano ancora oltre 500, passando però prima da Gias Prà (2321 m), posizionato sempre sulla verticale degli altri due gias sottostanti, con esposizione sud-est. E’ l’ultimo alpeggio che ci attende prima dello strappo che ci porterà sul punto più elevato del giro ad anello, da dove potremo finalmente sognare di trovare conforto al Rifugio Daviso (2280 m), a soli 40 minuti di marcia dal Colle.
15 ottobre 2021. Gias Baudron (2061 m), in basso a sinistra, e Gias Prà (2320 m), in alto sul bordo dell’immagine, fotografati da Gias Nuovo Fontane. Cliccare sulla foto una volta e poi una seconda per poterla ingrandire e osservarne i dettagli
Per aggiungere un po’ di severità all’ambiente, vi porto indietro nel tempo. Torniamo al 27 settembre 2020, durante una giornata particolarmente frizzante che sembra voglia dare una decisa svolta stagionale, con i primi freddi dell’autunno appena iniziato. Siamo sempre a Gias Nuovo Fontane, per osservare il filo del 318A che i volontari del Cai hanno ripreso dall’oblio, con i primi due interventi (3 e 25 agosto 2020), che li hanno portati fino a Gias Prà.
27 settembre 2020. Una giornata fredda in quota, testimoniata dai rii ghiacciati (quantomeno al di sopra dei 2300 m). A sinistra della foto si osserva la Punta Clavarino (3260 m) mentre a destra la Punta Girard (3262 m). Il Colle della Fea (2597 m), dove arriva il 318A, è la marcata incisione tra le due vette, quasi al centro dell’immagine. Cliccare sulla foto una volta e poi una seconda per poterla ingrandire e osservarne i dettagli
Tra il 21 e il 26 settembre 2020, lo zero termico precipita dai 3500 metri di inizio settimana ai 2000 metri nelle ore centrali di sabato. Ed è così, con questa repentina discesa dei valori termici, che Gias Prà diventa spettacolare con la cascata ghiacciata che lambisce i casolari (subito alla loro sinistra nella foto). Un ambiente severo di alta montagna soggetto alla naturale variabilità meteorologica.
Con lo zoom possiamo osservare particolari interessanti.
27 settembre 2020. In alto e al centro si intravede Gias Prà con la cascata ghiacciata al suo lato destro (a sinistra in foto). Cliccare sulla foto per poterla ingrandire 27 settembre 2020. Gias Prà (2320 m) con la cascata ghiacciata e una mandria di vacche al pascolo che lo attraversa. Cliccare sulla foto una volta e poi una seconda per poterla ingrandire(si intravede una persona ed un cane al suo fianco)
Il tratto di percorso tra Gias Baudron e Gias Prà è probabilmente il più duro, per la presenza di alcuni tratti ripidi su terreno instabile ed infido. Inoltre il senso di isolamento e di lontananza dalla civiltà si accentua notevolmente mentre si avvicinano le quattro ore di marcia da Forno.
20 agosto 2022. Tra Gias Baudron e Gias Prà a 2120 m circa20 agosto 2022. Tra Gias Baudron e Gias Prà a 2210 m circa20 agosto 2022. Tra Gias Baudron e Gias Prà a 2260 m circa. Magnifica veduta del profilo ad “U” del Vallone del Rio delle Lose (morfologia generata dai movimenti dei ghiacciai pleistocenici). Sul fondovalle si intravede il pianoro alluvionale dei Gabi e i tetti delle case di Forno Alpi Graie (1230 m); oltre mille metri di dislivello ci separano dalla partenza.Cliccare sulla foto una volta e poi una seconda per poterla ingrandire e osservarne i dettagli
Forno Alpi Graie, osservandolo da così in alto, è davvero alla fine del mondo. La fine dell’asfalto della provinciale coincide con la presenza di un bivio. A sinistra (verso sud) si entra nel Vallone di Sea (sentiero 308) mentre a destra (nord-ovest) nel nostro Vallone del Colombin, certamente i due valloni più selvatici ed impressionanti di tutte le Valli di Lanzo (possiamo azzardare serenamente anche di tutte le Alpi piemontesi). Ma non ci sono solo questi sentieri che partono da Forno. C’è anche quello per il Rifugio Daviso (il 315 che noi faremo al ritorno del nostro giro ad anello) e quello che porta a Gias Nuovo Fontane, ovvero il 320 (che si incrocia a dieci minuti di cammino da Forno, percorrendo il 318). Se volete iniziare ad innamorarvi dei paesaggi dell’alta Val Grande, potete proprio iniziare a sognare di posarvi su Gias Nuovo Fontane: obbligatorio scegliere una giornata magnifica, magari autunnale quando le cime sono imbiancate e il cielo azzurro le esalta facendovi capire perché è altamente emozionante fare escursionismo. Soprattutto capirete e sentirete di trovarvi sospesi sopra la fine del mondo.
20 agosto 2022. Gias Prà (2320 m) con alle sue spalle la sua magnifica cascata, la cui acqua scorre proprio al lato del muro. Al di sopra del tetto del gias, si intravede la Levanna Orientale (3555 m) con quello che rimane del suo ghiacciaio. Notate l’assenza di sentiero; così si presenta il 318A, in diversi tratti del suo sviluppo
Oggi (20 agosto) lo zero termico si attesta sui 4000 metri ed è alquanto improbabile che la deliziosa cascata di Gias Prà abbia qualche chance di ghiacciarsi. Eppure tutti dovremmo sperare che il prima possibile da queste parti diventi freddo, soprattutto sui 3000 metri dove insistono ancora i fossili climatici (così dovrebbero essere chiamati i ghiacciai che non lo sono più per definizione). Dovremmo sperarlo per poter ancora ritrovare, un domani, il Vallone del Rio delle Lose ricco di torrenti che rumoreggiano esasperando il senso della Vita. E i nostri sensi.
20 agosto 2022. Gias Prà, con la Levanna Orientale alle sue spalle20 agosto 2022. Gias Prà, autentico nido d’aquila sospeso sopra Forno Alpi Graie
Verso il Colle della Fea
Se cercate la verticalità in montagna, anche senza dovervi necessariamente avvicinare all’arrampicata su roccia, allora questi ambienti vi sapranno regalare enormi soddisfazioni, sebbene la fatica sarà un compagno di viaggio per diverse ore.
Questo tratto di percorso è stato oggetto di manutenzione da parte del Cai il 27 luglio 2022. Era l’ultimo tratto che mancava per poter completare il percorso da Forno: ora è possibile progettare questo giro ad anello.
I volontari della sentieristica del Club alpino Italiano
Da Gias Prà la traccia diventa progressivamente più semplice ed agevole da seguire, compiendo un ampio semicerchio verso ovest prima di toccare il Colle della Fea. Dopo circa 15 minuti da Gias Prà, a 2400 m circa, i pendii riducono via via la loro ripidezza e si inizia ad attraversare verso ovest un ambiente di alta quota molto suggestivo, caratterizzato dalle antiche morene della Levanna Orientale, sempre costantemente visibile con il suo ghiacciaio, da rocce montonate, cenge erbose e gradini rocciosi che rendono gradevole la marcia. Si attraversano anche alcuni rii dal colore biancastro, che scendono direttamente dal Ghiacciaio della Levanna, e in un’ora circa da Gias Prà si raggiunge il Colle della Fea (2597 m), i cui cartelli compariranno all’improvviso, dopo aver superato un ultimo lieve pendio di massi ed erba.
Verso il Colle della Fea (2450 m circa)Monte Barrouard (2863 m), versante ovestGias Prà (2320 m) e il fondovalle con Forno Alpi Graie, ad oltre 1200 metri sotto di noi2520 m circa, in vista del Colle della Fea (in alto e a destra)I torrenti di colore bianco latte, indizio della imponente fusione dei ghiacciai. Oggi lo zero termico si attesta a 4000 metri.Sullo sfondo l’ampia sella del Colle della FeaMassa glaciale fusa e persa per sempre?Acqua di fusione del Ghiacciaio della Levanna Orientale che scende in fondovalle ad alimentare i torrenti. Per quanto tempo ancora?Ghiacciaio della Levanna Orientale20 agosto 2022. Le condizioni del Ghiacciaio della Levanna OrientaleIl Monte Barrouard e la Val Grande verso est. Siamo a 2580 m circa20 agosto 2022, ore 12:41. Colle della Fea (2597 m). 5 ore e 30 minuti da Forno Alpi Graie Panoramica dal Colle della Fea. Da sinistra: Ghiacciaio Sud del Mulinet, Punta Clavarino (3260 m), Punta Girard (3262 m) e Levanna Orientale (3555 m)15 ottobre 2021. Gruppo delle Levanne da Gias Nuovo Fontane. Cliccare sulla foto una volta e poi una seconda per poterla ingrandire e osservarne i dettagli1930 ca. Gruppo delle Levanne nei pressi di Gias Giom (cresta Sud del Monte Barrouard). Da osservare la differenza di massa glaciale rispetto ad oggi (foto Piero Girardi)Agosto 1902. Federico Sacco “Il glacialismo nelle Valli di Lanzo” (Torino, 1928). Cliccare sull’immagine per la versione ingrandibile ad alta definizioneAgosto 1902. Federico Sacco “Il glacialismo nelle Valli di Lanzo” (Torino, 1928). Cliccare sull’immagine per la versione ingrandibile ad alta definizione
Immaginate di fare l’anello del Colle della Fea ad agosto dell’anno 1902. Che dite, forse un paio di ramponi e una picca sarebbe il caso di portarseli dietro?
Al Daviso per chiudere il cerchio
In 40 minuti esatti raggiungiamo il Rifugio Daviso (2280 m), percorrendo finalmente un sentiero (il 315A che arriva dal Colle della Piccola) che ha un fondo ben delineato ed evidente. Sarà così fino a Forno Alpi Graie, seguendo poi il 315 dal Rifugio.
Sul sentiero 315A, in discesa verso il Rifugio Daviso. In alto a destra si vede il Ghiacciaio Sud del Mulinet. Per vedere com’era esattamente 120 anni fa, cliccare qui(v. foto precedenti per le didascalie)Femmine di stambecco con i piccoli
Lungo il tragitto è impossibile non soffermarsi ad osservare il Ghiacciaio Sud del Mulinet alle prese con lo zero termico a 4000 metri; si trova tra la Cima Monfret e la Punta Corrà, nell’alto Vallone della Gura. E’ lui, ora, la star della giornata, sotto una raffica di foto che ne testimoniano l’agonia.
20 agosto 2022. Ghiacciaio Sud del Mulinet nel Gruppo Gura-Mulinet-Martellot20 agosto 202220 agosto 202220 agosto 202220 agosto 2022
Sarebbe bello poter pensare che questi serbatoi di avvenire – un po’ di simbolismo non fa male – saranno sempre lì, anche tra 100 anni, magari ancora più vigorosi, come all’epoca di Federico Sacco. E invece dobbiamo rassegnarci ad osservarli piangere: le loro lacrime, impetuose ed irrefrenabili, sotto le bordate delle impennate dello zero termico (4000, 4500, 5000 metri…), precipitano violentemente a valle, nel mondo degli umani, che nel corso del loro sviluppo degli ultimi 200 anni sono riusciti, con impegno lodevole, ad annientare il senso del sacro. Il sacro, come immenso serbatoio del senso del limite.
20 agosto 202220 agosto 2022. Torrente Stura nei pressi di Forno Alpi Graie alimentato dall’imponente fusione dei ghiacciai della testata della Val Grande di Lanzo (Vallone della Gura e Vallone del Rio delle Lose)20 agosto 2022. Vallone della Gura. Siamo a quota 2420 m circa sul sentiero 315A. In alto a sinistra si nota il versante Nord della Leitosa mentre all’estrema destra il Passo delle Lose (2870 m). Nell’angolo in basso a destra si intravede il Rifugio Daviso (2280 m)Rifugio Paolo Daviso (2280 m)
Ritorno alla fine del mondo
Dopo una piacevolissima sosta, coccolati dai gestori del Rifugio (troverete una tazza di tè ad aspettarvi, sempre gentilmente offerta) scendiamo a Forno Alpi Graie seguendo il sentiero 315, che essendo molto frequentato, è una comoda traccia che non pone alcun problema di orientamento ed è dotata di adeguata segnaletica Cai-Regione Piemonte.
A pochi minuti dal Daviso, in discesa, voltando lo sguardo dietro di noi, si può osservare lo stato di agonia del Ghiacciaio Martellot (ormai galcionevato).
20 agosto 2022. Glacionevato Martellot20 agosto 2022. Glacionevato Martellot
I tre apparati glaciali (Mulinet Sud, Mulinet Nord e Martellot), in forte regresso dagli anni ’70 in poi, sono alimentati soprattutto dalle valanghe che precipitano dai pilastri di roccia che li circondano (versante est, sottovento).
La foto seguente mostra buona parte del percorso che ci attende per rientrare a Forno.
Sul sentiero 315 verso Forno Alpi Graie. Siamo a quota 2150 m circa e si intravede buona parte del percorso di discesa. A quota 1840 m circa, la traccia si porta sulla sponda idrografica destra (osservate nella foto la traccia sull’ampio e verdeggiante pascolo). Cliccare sulla foto una volta e poi una seconda per poterla ingrandire e osservarne i dettagli
Il Vallone della Gura è molto profondo (la discesa a Forno richiede il suo tempo), ma il sentiero 315 attraversa ambienti meno complessi e meno severi rispetto a quello del Vallone del Rio delle Lose (soprattutto nell’area del 318A). Altri numerosi gias vi attendono lungo il percorso che vi conduce a Forno Alpi Graie (Gran Pian, Milon, Gias di mezzo, Gias di Lei, La Grotta e Roccetta), a testimonianza del fatto che questi valloni sono stati molto sfruttati per la pastorizia, sebbene alcuni di essi risultino molto accidentati.
Gias Gran Pian (2145 m). In alto si può osservare il Ghiacciaio Sud del Mulinet
Già dal Daviso, comodamente seduti sulla terrazza, si poteva notare il Bivacco Caai – Ferrero Rivero (2111 m), situato sul fianco destro idrografico del Vallone della Gura. Qui di seguito è immortalato in discesa sul 315.
In centro si nota il Bivacco Ferreri – Rivero (2111 m) del Caai
A quota 1550 metri il sentiero 315 piega decisamente verso sud-est e questa sarà la sua direzione prevalente che vi porterà a Forno. Ma da questa quota in poi è anche interessante soffermarsi ad osservare verso nord-ovest, appena la vegetazione lo permette, perché il nostro Vallone del Rio delle Lose, dove all’andata abbiamo toccato i tre Gias “impossibili” sul 318A, si spalancherà sempre più ai nostri occhi, facendo apprezzare pienamente la grandiosità del nostro giro ad anello, ma da un’altra prospettiva.
1430 metri circa sul 315. Verso nord-ovest ritroviamo il superbo Vallone del Rio delle Lose. Cliccare sulla foto una volta e poi una seconda per poterla ingrandire e osservarne i dettagli1250 metri circa, sul sentiero 315. In alto emerge la mole della Levanna Orientale (3555 m) mentre ai suoi piedi precipita il vallone a gradoni del Rio delle Lose (Colombin). Cliccare sulla foto una volta e poi una seconda per poterla ingrandire e osservarne i dettagli
Poco prima di entrare in Forno Alpi Graie, rimaniamo suggestionati della bellezza dell’imbocco del Vallone di Sea, come se fosse la prima volta che lo notiamo.
Il Santuario della Madonna Nera di Forno Alpi Graie presidia l’imbocco del vallone di Sea ed è sovrastato dal Gruppo della Leitosa con magnifiche pareti (versante destro idrografico).Per identificare alcuni settori di arrampicata, cliccare sulla foto (elaborazione Luca Enrico – Caai)
L’ultimo scatto, prima di riporre zaino e scarponi, riprende il punto esatto dove inizia la fine del mondo. Sono le 17:50 e siamo al bivio che si incontra alla fine dell’asfalto della provinciale 33 della Val Grande. Da qui in poi, se pensate di salire, correte il concreto e serio rischio che la vostra mente si apra, come un fiore con la sua stella.
Anello escursonistico Forno Alpi Graie (1230 m) – Colle della Fea (2597 m) – Rifugio Daviso (2280 m) – Forno Alpi Graie
Note: il sentiero 318 (fino al bivio a 1877 m) e il 318A sono sati puliti e dotati di segnaletica dai volontari del Cai in due giornate nell’agosto 2020 e poi a fine luglio 2022 L’escursione è lunga ed impegnativa e si svolge in ambienti severi di alta montagna che richiedono adeguata preparazione fisica e familiarità nel seguire percorsi senza sentiero. Suggerito fare l’anello in senso antiorario per ritrovarsi al Rifugio Daviso in discesa. Se si hanno a disposizione due giorni, è sicuramente una buona idea pernottare al Daviso; in tal modo si può fare il giro con calma e senza dover partire molto presto, apprezzandone tutti gli aspetti con le dovute osservazioni e contemplazioni. Escursione sconsigliata in caso di nebbia o tempo incerto o dopo periodi molto piovosi (presenza di tratti molto scivolosi e difficoltà nell’attraversamento dei rii). Prestare attenzione al fatto che le passarelle sul Torrente Gura e sul Rio Bramafam (vedere questa foto), sul sentiero 315 (1 h e 10 min. dal Daviso), vengono posate e rimosse dal Rifugio (rispettivamente ad inizio e fine periodo di gestione) e quindi potrebbero esserci difficoltà a guadarli, quando la loro portata è notevole.
20 agosto 2022. Guado Rio delle Lose, 1905 m circa sul sentiero 318A
Suddividiamo questo anello in tre parti distinte:
– da Forno A. G. fino al bivio per il Colle della Piccola (quota 1877 m; cartelli indicatori) sul sentiero 318 che si svolge su traccia visibile e non comporta particolari problemi, a parte nei casi di forte umidità (es.: dopo periodi piovosi) per il superamento di alcune cenge scivolose o nell’attraversamento della vegetazione invadente (nei periodo più caldi, se il sentiero non viene curato nella pulizia), soprattutto nella zona del Gias Colombin (1666 m); difficoltà “E” (qui la descrizione);
Bivio 318 – 318A a quota 1877 m
– dal bivio a quota 1877 al Colle della Fea (2597) su sentiero 318A dove sovente non c’è traccia visibile; il terreno in alcuni tratti è impervio e infido, con pendii ripidi e scivolosi di erba. Qualche breve tratto esposto su traversi e cenge. I rii che si incontrano prima di toccare Gias Cornanera (1946 m) possono risultare difficili da superare se in piena (attenzione quindi a valutare scrupolosamente il periodo in cui fare l’escursione); difficoltà “EE” (qui la descrizione);
– dal Colle della Fea (2597)a Forno A. G. su sentiero 315A e 315 con traccia visibile ed adeguate segnalazioni. E’ il tratto più semplice di tutto il giro ad anello, sebbene sia discretamente lungo; difficoltà “E” (qui la descrizione).
Partenza: Forno Alpi Graie (1230 m, Comune di Groscavallo).
Tempo complessivo per compiere l’intero giro ad anello: 8 h 40 min. (escluse le soste, compresa quella d’obbligo al Rifugio Daviso).
Periodo consigliato: in linea di massima da fine giugno a settembre ma il periodo migliore dipende soprattutto dalle condizioni meteorologiche precedenti l’escursione; essendo la zona generalmente umida e ricca di torrenti, evitare di farla dopo periodi prolungati di piogge (difficoltà nel guadare) o repentini abbassamenti della temperatura che possono far ghiacciare il percorso, corsi d’acqua compresi.
Segnavia: 318 + 318A + 315A + 315 con bolli bianco-rossi, picchetti segnavia, ometti e cartelli indicatori; nel tratto Gias Cornanera (1946 m) – Gias Prà (2321 m) la segnaletica non è sempre di immediata individuazione.
Cartografia: n. 17 – “Alte Valli di Lanzo, Val Grande, Val d’Ala, Val di Viù” carta dei sentieri 1:25.000, edita da L’Escursionista editore oppure “Valli di Lanzo n. 8”, scala 1:25000, edita dalla Fraternali Editori (attenzione che le indicazioni dei gias sul sentiero 318A non sono corrette); notare che i volontari della sentieristica del Club alpino italiano hanno provveduto a dotare di segnaletica un tratto di percorso non presente su queste carte (vedere qui la linea gialla tra Gias Cornanera e Gias Baudron).
In giallo il tracciato GPS del giro del Colle della Fea (percorso in senso antiorario il 20/08/2022) con partenza da Forno Alpi Graie.Elaborazione su estratto della carta digitale Fraternali Editore n. 8 (Valli di Lanzo); cliccare sull’immagine per ingrandirla(N.B.: cliccare qui per visualizzare la carta del sentiero 318A con corretto posizionamento dei gias)
La traccia GPS del giro del Colle della Fea (effettuata il 20/08/2022) la trovate più avanti liberamente scaricabile ma prima è necessario e fondamentale che leggiate la seguente dichiarazione di non responsabilità:
– la traccia non è da ritenersi in nessun caso precisa, è uno dei tanti strumenti che la tecnologia mette a disposizione per la divulgazione del percorso proposto; – in nessun caso è tale da sostituire od integrare la conoscenza delle carte topografiche ed escursionistiche e non è sostitutiva dei tipici strumenti per l’orientamento in montagna; – è importante per l’escursionista la conoscenza del funzionamento del proprio dispositivo GPS, il test del funzionamento con il file gpx scaricato da questo sito internet per verificarne preliminarmente la compatibilità e la fruibilità con il proprio dispositivo GPS. Sono questi prerequisiti essenziali per l’escursionista che intenda usare le traccia GPS scaricabile quale mero ausilio (e non già unico strumento di orientamento) per l’escursione qui descritta; – in nessun caso si risponde dell’esattezza della traccia GPS scaricabile nel sito, né dei danni che possano derivare agli utenti e/o a terzi dall’utilizzo delle stesse; – la traccia GPS disponibile nel sito ha il solo scopo di arricchire le descrizioni degli itinerari, ma in nessun caso sostituisce la conoscenza del luogo, la disponibilità delle mappe escursionistiche, la capacità di orientamento richiesti per programmare l’escursione, anche in rapporto alle condizioni ambientali e fisico-atletiche; – la traccia GPS è da intendersi, pertanto, meramente quale informazione aggiuntiva e parte complementare della descrizione del percorso; – la scelta di utilizzare le traccia GPS fornita nel sito ricade nella totale ed esclusiva responsabilità dell’utilizzatore.
Segnalo che in occasione del raduno Val Grande in Verticale, che si terrà nei giorni 3-4 settembre 2022, è in programma l’escursione appena qui descritta a cura della Sottosezione Val Grande del Cai di Lanzo. Qui la locandina (pagina Facebook del Cai di Lanzo).
Ringrazio di cuore i volontari della sentieristica delle Sezioni del Cai (in ordine alfabetico) di Lanzo, Torino, Uget Torino, Val Grande (Sottosezione di Lanzo) e Venaria, Marco Blatto per la sua presenza culturale, Pier Luigi Mussa, la Biblioteca Nazionale del Cai, Daniele Cat Berro (SMI – Nimbus) e Giovanni Baccolo dell’Università Milano-Bicocca.
Un ringraziamento in particolare va ai gestori-volontari del Rifugio Daviso.
1400 m circa sul sentiero 315. A destra si osserva l’imponente bastionata rocciosa del Roncet, mentre la vetta acuminata è quella del Barrouard (2863 m). In basso si nota la piana alluvionale dei Gabi. A sinistra il Vallone del Rio delle Lose. Cliccare sopra l’immagine per ingrandirla.
Le dimore tradizionali, legate all’espletamento delle attività agro-silvo-pastorali, rispondevano a esigenze di funzionalità e di adattamento alle costrizioni imposte dall’ambiente difficile ed ostile. Non vi era un archetipo ideale al quale ispirarsi, uno stile architettonico di riferimento. I materiali da costruzione impiegati si ispiravano a una prassi a «chilometro zero», quindi essenzialmente pietra e legno. Per queste ragioni, si parla forse impropriamente di «architettura spontanea, vernacolare, minore o povera». La semplicità nell’uso e nell’approvvigionamento dei materiali ha reso queste forme architettoniche uniche e irripetibili. […] Il loro valore estetico e paesaggistico è direttamente proporzionale alla loro utilità. In tali esempi di architettura montana gli orpelli sono banditi, così come le finzioni, le superfetazioni e certe «messe in scena» del tutto arbitrarie. Il costruire era pensato in funzione dell’abitare e del vivere la quotidianità, quasi un’appendice umana nella reinterpretazione del creato. In questo modo le comunità tradizionali di montagna davano forma agli spazi vissuti trasformando la morfologia complessa dei terreni in territori identificabili, immediatamente riconoscibili. Identificazione e rispecchiamento della comunità nel paesaggio costruito sono gli effetti diretti di una relazione biunivoca fra popolazione e territorio. Da questa relazione scaturisce la propensione delle popolazioni montane di epoca preindustriale ad immedesimarsi empaticamente nel «proprio» luogo, senza fratture di senso e di significato.
Annibale Salsa “I paesaggi delle Alpi” (2019, Donzelli Editore).
Un amante della montagna, quella vera, non quella stereotipata della neve e dello sci.
Accompagnatore del CAI, mi piace fare escursioni in tutte le stagioni cercando di vedere con occhi nuovi la montagna, trasformando la mia "vista" da cittadino adulto in quella da bambino che scopre cose nuove.
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10 pensieri riguardo “L’anello del Colle della Fea”
Per i 60 anni di gestione, il Rifugio Daviso festaggia domenica 11 settembre offrendo a tutti i partecipanti il pranzo.
Articolo molto bello, che mi ha fatto rivivere efficacemente le emozioni di cinquant’anni fa, quando effettuai due volte l’anello del Colle Fea. La seconda volta fu un po’ diverso. Con un amico ero partito un po’ tardi e per risparmiare tempo eravamo saliti al Gias Seccio ed avevamo percorso un ripidissimo, micidiale canalino con traccia di sentiero, forse dei pastori (oggi sarà impraticabile), fino a Corna Nera. Di lì in poi tutto come nell’articolo, che giustamente valorizza le zone al di sopra di Gias Prà, indimenticabili. Malinconia nel vedere che a Corna Nera c’è solo più una baita, ma così vanno le cose. Complimenti all’autore.
Grazie mille, i suoi apprezzamenti mi ripagano della fatica spesa per scrivere questo post (estenuante il lavoro sulle foto che sperano facciano comprendere la meraviglia dei paesaggi).
Può essere interessante, sul piano storico, ricordare l’esistenza di due percorsi, ormai scomparsi, nella zona descritta nell’articolo. Entrambi partivano dal Gias Seccio, che è il più basso della serie e si raggiunge attraversando il torrente dopo una deviazione dal sentiero del Colombin. Il primo, riservato al bestiame e ormai completamente cancellato dalla vegetazione, partiva sulla sinistra delle baite e con una lunga ansa raggiungeva Gias Corna Nera. Mi risulta che qualcuno del CAI avesse tentato di ripristinarlo, ma avesse dovuto rinunciare per la difficoltà del compito. Il secondo, riservato alle persone, partiva a destra delle baite e con un lungo traverso, raggiungeva direttamente Pian ‘d Zout (penso con qualche problema per l’attraversamento dei corsi d’acqua). Forse varrebbe la pena ripristinare questo tracciato, magari cosa non impossibile. Ritengo che questa segnalazione possa essere utile a chi vuole conoscere meglio la storia dell’utilizzo del territorio in queste valli.
molto interessante. Frugando negli archivi ho ritrovato molti documenti del settecento sugli alpeggi di tutta questa zona, che descrivono i vari sentieri, le mandrie, gli alpeggi ecc. con i confini tra una stazione e l’altra, documenti a volte quasi illeggibili che sto poco per volta trascrivendo
si potrebbero unire le due esperienze: la mia antica e la vostra attuale
Che bella notizia! Grazie per quello che fai!
Sarei molto contento di poter leggere le tue trascrizioni: l’ideale sarebbe pubblicarle qui. Pensi sia una buona idea?
Per i 60 anni di gestione, il Rifugio Daviso festaggia domenica 11 settembre offrendo a tutti i partecipanti il pranzo.
Prenotazione obbligatoria:
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Articolo molto bello, che mi ha fatto rivivere efficacemente le emozioni di cinquant’anni fa, quando effettuai due volte l’anello del Colle Fea. La seconda volta fu un po’ diverso. Con un amico ero partito un po’ tardi e per risparmiare tempo eravamo saliti al Gias Seccio ed avevamo percorso un ripidissimo, micidiale canalino con traccia di sentiero, forse dei pastori (oggi sarà impraticabile), fino a Corna Nera. Di lì in poi tutto come nell’articolo, che giustamente valorizza le zone al di sopra di Gias Prà, indimenticabili. Malinconia nel vedere che a Corna Nera c’è solo più una baita, ma così vanno le cose. Complimenti all’autore.
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Grazie mille, i suoi apprezzamenti mi ripagano della fatica spesa per scrivere questo post (estenuante il lavoro sulle foto che sperano facciano comprendere la meraviglia dei paesaggi).
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Può essere interessante, sul piano storico, ricordare l’esistenza di due percorsi, ormai scomparsi, nella zona descritta nell’articolo. Entrambi partivano dal Gias Seccio, che è il più basso della serie e si raggiunge attraversando il torrente dopo una deviazione dal sentiero del Colombin. Il primo, riservato al bestiame e ormai completamente cancellato dalla vegetazione, partiva sulla sinistra delle baite e con una lunga ansa raggiungeva Gias Corna Nera. Mi risulta che qualcuno del CAI avesse tentato di ripristinarlo, ma avesse dovuto rinunciare per la difficoltà del compito. Il secondo, riservato alle persone, partiva a destra delle baite e con un lungo traverso, raggiungeva direttamente Pian ‘d Zout (penso con qualche problema per l’attraversamento dei corsi d’acqua). Forse varrebbe la pena ripristinare questo tracciato, magari cosa non impossibile. Ritengo che questa segnalazione possa essere utile a chi vuole conoscere meglio la storia dell’utilizzo del territorio in queste valli.
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Grazie!
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molto interessante. Frugando negli archivi ho ritrovato molti documenti del settecento sugli alpeggi di tutta questa zona, che descrivono i vari sentieri, le mandrie, gli alpeggi ecc. con i confini tra una stazione e l’altra, documenti a volte quasi illeggibili che sto poco per volta trascrivendo
si potrebbero unire le due esperienze: la mia antica e la vostra attuale
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Che bella notizia! Grazie per quello che fai!
Sarei molto contento di poter leggere le tue trascrizioni: l’ideale sarebbe pubblicarle qui. Pensi sia una buona idea?
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ora sono impegnata, appena posso vi mando un piccolo riassunto Mariateresa Serra
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Meraviglioso!!! Complimenti vivissimi per un giro entusiasmante!!! Fa grande piacere vedere questi scorci!! Bravissimi!!!
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Grazie!
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