
Una donna, curva sotto il peso di una gerla. Il Monumento alla civiltà alpina, collocato a Mocchie (Val di Susa), simboleggia bene il peso, la fatica, il sacrificio della gente di montagna.
«Fasce della popolazione o paesi particolarmente vulnerabili sentono di più il peso della crisi climatica. Nelle montagne lo vediamo per esempio nelle donne. Lo cito perché l’11 dicembre scorso si è celebrata la Giornata Internazionale della Montagna, come ogni anno l’11 dicembre, ma quest’anno il tema dominante era “le donne muovono le montagne”, perché da un lato si riconosce che le donne sono appunto più vulnerabili alla crisi climatica, adesso che per esempio gli uomini migrano per andare a cercare mezzi di sussistenza altrove, perché le montagne risentono particolarmente degli effetti della crisi climatica, e quindi sulle donne ricade non solo il peso delle attività che facevano già normalmente ma anche quelle che prima erano prettamente maschili, cioè diventano agricoltrici, si dedicano alla pastorizia, diventano mercanti, imprenditrici, radunano la collettività. Fanno un po’ tutto e quindi ovviamente si affaticano. Dall’altro però si capisce che nel momento in cui alle donne vengono riconosciuti pari diritti e opportunità (gestione di ricchezze o la possibilità di possedere terreni) diventano veramente il motore del cambiamento. Lo si è visto, sta succedendo e quindi è molto importante capire che se da un lato si tratta di soggetti più vulnerabili alla crisi, dall’altro, messe nelle giuste condizioni, possono veramente muovere le montagne».
Elisa Palazzi, docente di Fisica del clima all’Università di Torino ospite dell’incontro “Cambiamenti climatici, l’impatto su montagna e ghiacciai”, tenutosi il 17 dicembre scorso a Bergamo.
⇒ https://tg24.sky.it/ambiente/2022/12/17/cambiamenti-climatici-live-in-bergamo-2022-video (min. 18:28)
Non succedeva la stessa cosa, qualche tempo fa nelle valli piemontesi?
