Lascia che il sangue mi scorra nelle vene

Che i miei occhi possano parlarti.
Che gli sguardi dei miei fratelli possano illuminarti il sentiero.
Quel sentiero che hai smarrito da tempo, permettendo alla mente di silenziare il cuore.
Le nostre anime abitano corpi diversi, ma siamo tutti espressione della bellezza di Gaia, di cui anche tu fai parte.

Hai scordato questo legame profondo che ti radica e nutre da sempre, illudendoti di poterne fare a meno.
Hai lasciato che l’Ego tracciasse la strada, erigendo muri e costruendo gabbie contro ogni richiamo naturale, per sentirti unico e possente, conquistatore, padrone assoluto di ogni respiro: colui che manovra i fili vitali degli altri esseri viventi.
Hai creato la “tua dimensione” e credi di poter mettere ordine e pulire secondo le tue intenzioni, annientando con la forza, versando sangue e tacendo il cuore che grida in silenzio.
Guardami negli occhi, non c’è odio alcuno in me, solo paura e rammarico di non poter fermare la mano che abbraccia il fucile, con la convinzione di fare la cosa giusta per ”pulire e contenere” un mondo che non riconosci. Una natura che sfugge al controllo e che ti inquieta, che presenta ostacoli e ti conduce verso riflessioni oscure.
Così le ombre si annidano nel tuo pensiero, si traducono in gesti rabbiosi, soffocando la vita che ti scorre intorno, per non sentire quanto gridi la tua che stai appesantendo con l’odio.
Ti convinci di fare quanto necessario per affrontare il “problema”, ti affidi alla precisione del mirino e all’infallibile fiuto dei cani che mi scoveranno nella macchia, inseguendomi fino a che cadrò a terra sfinito.
Allora sarò tuo.
Mi avrai davanti, inerme, scoperto, smarrito, annientato, esangue.
Richiami i cani, ringraziandoli per l’ottimo lavoro, lucidi la canna del fucile con soddisfazione e ti compiaci della mira eccellente… rivoli rossi mi scendono dal naso, gli occhi si fanno opachi e la luce cede spazio al buio.
Lascio a terra questo mio corpo con la speranza che la tua anima, dopo aver annientato la mia, torni a parlare e ti scuota le membra.
Questo è il mio ultimo messaggio per te: che il tuo Cuore si faccia leggero, così da lasciare che il sangue continui a scorrere nelle vene dei nostri fratelli!

Una Vita fermata.

Federica Caprioglio e Marco Demaria


In vigore la Legge di Bilancio 2023 con il devastante emendamento caccia selvaggia.

2 pensieri riguardo “Lascia che il sangue mi scorra nelle vene

  1. Da un articolo di Anacleto Verrecchia: “Ho conversato a lungo, su questi argomenti, con Konrad Lorenz, padre dell’etologia moderna. Alla domanda se anche gli animali siano consapevoli, con il tono passionale e affascinante che lo distingue, risponde: “Nessuna persona seria dovrebbe dubitare di questo. Sono pienamente convinto, dico pienamente, che gli animali hanno una coscienza. L’uomo non è il solo ad avere una vita interiore soggettiva”. E aggiunge che l’uomo è troppo presuntuoso, troppo preso di sé. Naturalmente, dice ancora il grande scienziato, il fatto che gli animali abbiano una coscienza “solleva dei problemi”. Forse l’uomo ha paura di fare altri passi in questa logica: riconoscendo una vita interiore agli animali, sarebbe costretto a inorridire per il modo con cui li tratta.
    Lorenz mi ha parlato anche dell’infallibilità con cui gli animali conoscono subito le intenzioni di chi sta loro di fronte. Ma non c’è bisogno di scomodare tanta autorità, per commentare l’episodio del gorilla in questione. Solo una mente rozza o malata di dogmatismi, potrebbe dubitare delle buone intenzioni dell’animale. E i cani di Vienna, compresi quelli di Lorenz, non sono mai minacciosi per istinto o perché capiscono che la gente li ama e non farebbe loro mai del male?
    In fondo l’etologia va confermando quello che Giordano Bruno aveva intuito con il suo genio filosofico, e cioè che tutti gli esseri viventi sono fenomeni diversi di un’unica sostanza universale. Traggono dalla stessa radice metafisica e la loro differenza è quantitativa non qualitativa o, per usare il linguaggio di Kant, fenomenica non noumenica. L’intelletto, che serve a intuire la relazione delle cose tra di loro, è comune, sia pure proporzionato ai bisogni, a tutti gli esseri viventi. Questo insegnano i grandi pensatori, a incominciare da Schopenhauer, e questo sostiene, in ultima analisi, Lorenz.
    Sarebbe pura cecità considerare l’uomo come qualche cosa di completamente avulso dal resto del regno animale. La scoperta che gli animali mentono – per esempio i gracchi alpini e corallini, ma Lorenz mi ha parlato anche di altri animali – e quindi sono capaci di astrazione ha fatto cadere perfino il dogma che solo l’uomo avesse la facoltà di riflettere in abstracto.
    La filosofia occidentale è troppo impregnata di teologia. Lo riconosceva perfino Nietzsche, che pure parlava e predicava come un prete capovolto. Il male è già all’inizio: “Crescete e moltiplicatevi, e popolate la terra, ed assoggettatevela, e signoreggiate i pesci del mare e i volatili del cielo, e tutti gli animali che si muovono sulla terra.” Signoreggiate, cioè opprimete, tormentate e uccidete tutti gli altri esseri viventi: parla così, un Dio? E non poteva anche risparmiarsi queste parole, dopo aver creato un essere malvagio come l’uomo? Lorenz, sia pure dopo una disamina di carattere storico, definisce “satanico” un simile comandamento.
    Quale penoso contrasto con le sublimi parole che Buddha rivolse al suo cavallo quando lo lasciò libero: “Và! Anche tu, un giorno, sei destinato al nirvana”.
    Questo episodio faceva tremare di commozione Schopenhauer e Wagner, ma non impressiona minimamente la corteccia cerebrale dei nostri filosofi-teologi. A loro è più congeniale Cartesio, che considerava gli animali delle semplici macchine.
    Vicino a Lorenz si respira meglio sia scientificamente che moralmente. Proprio perché ha scandagliato come nessun altro la vita interiore degli animali, sa anche quale responsabilità morale questo comporti….”
    (Anacleto Verrecchia – Lorenz: anche le bestie hanno un’anima – articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa dell’8 settembre 1986).

    Piace a 1 persona

    1. Forse tu sapevi che, riportando questo articolo stupendo di Verrecchia, mi avresti fatto una dono straordinario? Concordo con tutto!
      Ti sono molto grato!
      (ho trovato l’articolo sull’archivio storico de La Stampa. Grazie!)

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