La bellezza del Meisino è che è così. Vuoto. Vero. Senza strutture o attrezzature di alcun tipo.
(Giovanna Mezzogiorno)
Ma così come nella vita quotidiana abbiamo bisogno di un momento in cui non succede nulla, anche gli spazi hanno bisogno di una parentesi che li difenda dall’ossessione di occuparli e gestirli a prescindere.
(Ernesto Ferrero)

Le due citazioni sono recentissime e riguardano le infrastrutture sportive che il Comune di Torino vorrebbe costruire nella riserva naturale “Parco del Meisino”.
Ma che c’entra un parco urbano con un blog di montagna?
Leggendo i due bellissimi interventi (qui e qui) mi è subito venuto in mente che il medesimo prurito improvviso verso il vuoto si manifesta anche nelle vallate alpine. Avete presente le recenti “infrastrutture” come lo Skylodge di Usseglio e le famigerate panchinone? Per non citare i mega comprensori sciistici in progetto?

Avete presente questi ex “vuoti” pruriginosi? Ecco, tanti li amano (come Mezzogiorno e Ferrero, che evidentemente non hanno queste reazioni allergiche) ma purtroppo periodicamente spuntano strani soggetti che reagiscono: quelli sono vuoti che devono essere riempiti. Vuoti della natura a perdere.

La vita non ama i vuoti, li riempie, dice Luca Giunti, parlando del ritorno del lupo. La natura riempie i vuoti e lo vogliamo fare anche noi. Alberi contro cemento. Una bella sfida.
Sarebbe interessante approfondire dal punto di vista psicologico l’ossessione di riempire i vuoti, che in verità sono belli così come sono, come la natura li ha già riempiti.
Forse non è il caso di scomodare psicologi e psichiatri ma invece rivolgere un pensiero al solito tornaconto personale? Affari? Speculazioni? Denaro pubblico da spendere (fondi vari, ecc…)? Tutto sostenibile, ovviamente.
Ma qualcosa lo vogliamo salvare da noi stessi?
Siamo 8 miliardi e se tutti noi desiderassimo un rifugio dell’anima, una big bench o una cittadella sportiva, negli ultimi spazi di natura “vuoti” rimasti, allora non rimarrebbe che scavarci una fossa.
L’unica infrastruttura sostenibile che ci meriteremmo.

Il periodo del gotico e del barocco furono caratterizzati dall’ “horror vacui”, il terrore del vuoto. Rimediarono costruendo immense cattedrali e splendidi palazzi. Anche il presente teme il vuoto, simbolo di solitudine, del non essere, della morte; ma le nostre menti e, ancor più, le nostre anime sono desolatamente vuote e allora… innalziamo grandi panchine!
ariela
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Grazie Ariela, è sempre un grande piacere leggerti.
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