Intorno all’Uja di Calcante

Reportage a pedali in un sabato di mezza estate

Lanzo, tre valli in cerca di futuro

È ormai trascorso più di un secolo da quando les touristes scoprirono il piacere di inerpicarsi sui bricchi alpini. Da luogo di fatica e lavoro per molti, le montagne divennero luogo di svago per pochi. Prossime alla pianura, le Valli di Lanzo parteciparono di buon grado a questa trasformazione epocale.
Non c’erano strade per salire ai borghi più alti, ma non era certo la mancanza di comodità a frenare i signori, avidi di altezze, ansiosi di respirare l’aria fina dei 3000. Un privilegio il loro: farsi accompagnare da Antonio Castagneri (Tòni dìi Toùni), emerita guida balmese, a “conquistare l’inutile” e vantare poi le gesta nei salotti buoni della città.

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Grandi panchine e grandi croci, nuove proposte per il turismo della montagna

Testo e foto di Toni Farina

Big Bench di Vinchio (At)

Sono chiamate Big Bench e ormai sono un must, un brand, si trovano in molte location, tant’è che c’è pure un apposito tour. E, udite udite, c’è pure una Big Bench Community Project.

Mi scuso per il maccheronico uso dell’inglese, ma oggi va così, tanto vale farci il callo.

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Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso

Testo di Toni Farina

Il Gran Paradiso, primo parco naturale italiano e fra i primi istituiti sulle Alpi, fra due anni compirà 100 anni di vita. Correva infatti il 1922 quando Vittorio Emanuele III di Savoia decise di donare allo stato italiano il territorio della riserva reale di caccia con lo scopo di tutelare le specie animali e vegetali, in particolar modo lo stambecco (Capra ibex).

Il toponimo “Gran Paradiso” non ha in realtà attinenza con il Paradiso. Ma è fuor di dubbio che tale denominazione abbia sempre contribuito ad arricchire di fascino queste montagne a cavallo fra Piemonte e Valle d’Aosta. E con molta probabilità abbia anche favorito la nascita di un parco naturale la cui vita non è certo stata facile.

Le “100 candeline” saranno occasione di festeggiamenti. Si organizzeranno convegni, si spenderanno molte parole. Il compleanno sarà anche occasione di ragionamenti sul futuro. Sui prossimi 100 anni, e non soltanto del parco. Momenti di riflessione sul rapporto fra Uomo e Natura. Continua a leggere “Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso”

Parchi naturali in Piemonte: 25, 40, 100 anni di natura protetta

Parco Alpe Veglia Devero

Testo e foto di Toni Farina

“Quanto spendiamo in Italia per i parchi naturali? Meno di un cappuccino all’anno. È quanto emerge dal rapporto Check-up Parchi nazionali italiani del WWF Italia che fotografa lo stato di salute delle aree naturali protette” nostrane”.
Titolo e sottotitolo a effetto di un articolo apparso di recente su Piemonte Parchi web. Un magazine istituzionale edito dalla Regione Piemonte.
Piemonte Parchi è uno spunto ideale per parlare ancora di parchi naturali. A suo tempo il mensile “cartaceo” fu un’esperienza unica nel suo genere. Un caso editoriale che si conquistò fama e apprezzamenti su vasta scala. Come apprezzamenti su vasta scala caratterizzavano il “Sistema Piemonte” di aree naturali protette.
Le prime sei furono istituite nel 1978, 40 anni fa. Presidente Aldo Viglione, assessore Luigi Rivalta. Da sud a nord della regione: Parco naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (oggi Parco naturale del Marguareis), Parco naturale La Mandria (aveva un altro nome che non ricordo, ne ha cambiati tanti), Riserva naturale del Bosco del Vaj, Parco naturale delle Lame del Sesia, Parco naturale della Valle del Ticino (oggi solo Ticino), Parco naturale dell’Alpe Veglia.

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Tutte le strade portano in (alta) montagna

In bicicletta verso Pian del Re

Testo e foto di Toni Farina
Video da YouTube

Strade che salgono in alto. Oltre i paesi, verso le arene del silenzio. Le infrangono.
La questione è da tempo oggetto di contesa. E così accadrà anche quest’anno, 2018, con l’arrivo della calura estiva. Contesa fra portatori d’interesse diversi, talora opposti, sostenitori di posizioni che è arduo conciliare. Da un lato i fautori del turismo dolce per i quali queste strade devono essere in via prioritaria lasciate a camminatori e ciclisti. Una posizione che, è importante sottolinearlo, è fatta propria anche da titolari di esercizi commerciali, gestori di rifugi e posti tappa per i quali l’escursionista è il cliente principale. Un cliente esigente, che mal tollera la convivenza con i motori. Soprattutto se il cliente in questione proviene da oltralpe.
Dall’altro i fautori della massima “la montagna è di tutti”. “Non bisogna escludere nessuno”. Soprattutto non bisogna escludere quell’importante fetta di mercato composta da motociclisti e fuoristradisti, molti dei quali, provenienti anche da oltralpe, trovano sulle montagne del Bel Paese un terreno di gioco molto libero, impensabile nelle loro contrade. Una posizione condivisa da gran parte degli amministratori pubblici, restii a imporre limitazioni.
La questione è da tempo oggetto di contesa, ma nell’estate 2017 è diventata più stringente. Complice il gran caldo, la montagna è diventata luogo di salvezza. E così sarà anche quest’anno e nel tempo a venire. Ma la montagna è per sua intima natura anche luogo del limite: etico (per ci crede) e fisico. E così dalle Dolomiti alla Conca del Prà in Val Pellice, dall’Ossola alle Alpi Liguri è tutto un fiorire di soluzioni intermedie, “provvisorie”, “sperimentali”, spesso figlie dell’italica incapacità di decidere.
Numero chiuso, orario o periodo stagionale limitato, pedaggio, navetta. Lo scopo è di accontentare tutti. Col rischio di non accontentare nessuno.
Tuttavia emergono qua e là timidi segnali. Nulla di strutturato, però si inizia a capire che un accesso più dolce ai luoghi turistici di alta montagna non solo è possibile, ma può essere anche vantaggioso. Può creare qualità. E così si aderisce a campagne di mobilità sostenibile, nella speranza (convinzione sarebbe eccessivo) di dare un impulso a quel turismo tanto vagheggiato, quanto ancora semi-clandestino. Continua a leggere “Tutte le strade portano in (alta) montagna”

Malciaussia, Valli di Lanzo: nuovi problemi, vecchie soluzioni

Un angolo del Piano della Mussa (1800 m circa), in una “normale” giornata estiva. Alta Val d’Ala – foto camosci bianchi

In realtà il problema in questione proprio nuovo non è. Perché a dire il vero inizia a presentarsi fin dagli anni Sessanta del Novecento, periodo in cui prende forma la motorizzazione di massa. Un’auto per ogni famiglia, l’auto simbolo di libertà e tante strade per muoversi, appunto, in libertà. Auto con cui risalire le valli nelle domeniche d’estate, in cerca di refrigerio.
Proprio nuovo non è, ma negli ultimi anni ha assunto dimensioni più rilevanti, direttamente proporzionali alle canicole estive. Auto ovunque, tante, troppe per la dimensione fisica della montagna. Questione di spazio, dunque, ma anche di decoro. Di sostenibilità.
La novità sta proprio lì: la sostenibilità. Lo sviluppo detto “sostenibile”. Un comandamento, l’undicesimo, soggetto però a interpretazioni varie, talvolta molto soggettive. E certo molto soggettiva e personale è stata l’interpretazione di “sostenibilità” che ha ispirato il progetto “Recupero ambientale e miglioramento della fruizione del Lago di Malciaussia” (tecnicamente uno studio di fattibilità).

Ambiente alpestre, alte montagne, il Rocciamelone che vigila a occidente

Così è Malciaussia, 1800 metri di quota, alla testata della Valle di Viù, la più meridionale delle tre Valli di Lanzo, a una cinquantina di chilometri da Torino.
Una conca in gran parte occupata da un invaso artificiale che al momento della realizzazione, negli anni Trenta del Novecento, sommerse il villaggio omonimo. Nello spazio residuo, sulla riva sinistra del lago, corre una strada sterrata che termina in località Pietramorta, poche case addossate a una rupe.
Dalla strada si alzano i ripidissimi pendii basali della Lera, altra montagna caratteristica della zona (pendii sui quali sale in allungati tornanti il sentiero per l’alto Colle dell’Autaret, antica via di collegamento tra Roma imperiale e la Gallia). Continua a leggere “Malciaussia, Valli di Lanzo: nuovi problemi, vecchie soluzioni”

Appennino piemontese: un parco naturale per la Val Borbera

Sull’ampio crinale fra Monte Chiappo e Monte Ebro (foto T. Farina)

Testo di Toni Farina

Il Consiglio comunale di Carrega Ligure, riunitosi il 27 maggio, ha votato all’unanimità i due seguenti punti:

1. Richiesta di istituzione di un’area protetta regionale denominata “Parco naturale Alta Val Borbera” gestita dall’Ente strumentale Aree protette dell’Appennino piemontese.

2. Richiesta di delimitazione di un’area contigua di Carrega Ligure al “Parco naturale Alta Val Borbera” e annessi proposti indirizzi per la disciplina della gestione della caccia e della tutela dell’ambiente e della biodiversità.

Direi che non c’è miglior modo di iniziare un articolo. Per noi, abituati a novità tutt’altro che confortanti, quanto sopra è davvero una notizia, una bella notizia.
Un comune di montagna che chiede l’istituzione di un parco naturale. Non sarà la prima volta, ma certo è accaduto di rado.

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L’ultimo sole su Boschietto

Ultimo sole su Boschietto

Testo e foto di Toni Farina

Metti che qualcuno del tutto ignaro del Parco nazionale Gran Paradiso mi chieda dove andare per iniziarne la conoscenza, dove lo mando? Cogne? Ceresole? Affatto! A Forzo, lo mando. Il Vallone di Forzo è il consiglio giusto, il luogo più indicato per entrare subito in sintonia con l’anima profonda de Lo Parc.

Forzo è in Val Soana, provincia di Torino:

La Valle Soana […] è una valle ignota a quanti non vi hanno interessi diretti, dimenticata nelle antiche carte topografiche, mal descritta nelle nuove, eppure degna di attrarre non solo gli alpinisti, dilettanti di caccia, di botanica di siti pittoreschi, di squisite trote, di tranquillità, ma anche gli ascensionisti amanti delle rupi e dei ghiacci, delle balze e dei ripidi canaloni”.
(Vaccarone e Nigra, Guida delle valli Orco e Soana, 1878).

A parte i ghiacci che ormai scarseggiano, “rupi, balze e ripidi canaloni” sono gli stessi di fine ‘800. E così i “siti pittoreschi”, le “squisite trote” e la “tranquillità”. Requisiti che nel Vallone di Forzo trovano massima espressione.

A Forzo dunque, in un giorno compreso fra la metà e la fine di ottobre. Se possibile durante la settimana. Chi c’è stato, “in un giorno compreso fra la metà e la fine di ottobre” (durante la settimana), sa quel che intendo. Continua a leggere “L’ultimo sole su Boschietto”

Lentamente, anche solo per guardare

Foto di Francesco Berlucchi

Testo di Toni Farina

Dunque si corre. Anche in montagna. Soprattutto in montagna. In inverno con gli sci e d’estate con le scarpette. Attrezzature iper-tecniche e leggere consentono performance un tempo impensabili. Al resto pensa l’allenamento. Regolare, scientifico.
Impressiona scorrere sul sito web dedicato il fitto calendario di gare che si svolgono in ogni settore dell’arco alpino. Trail, ultra trail, skyrunning, lunghi percorsi e vertical race in ogni dove, dalle località note a quelle anonime. In Piemonte si va dal Bettelmatt Trail ossolano alla tradizionale Tre Rifugi sciistica nelle Alpi Liguri, al lato opposto della Regione.
E in Valle d’Aosta c’è il Tor des Geants (Tour dei Giganti). Massacrante prova non competitiva (si fa per dire) con partenza e arrivo a Courmayeur. L’intero periplo della Vallée lungo le alte vie 1 e 2: 330 chilometri, 24.000 metri di dislivello.

Si è concluso alle ore 18:00, come previsto, il primo periodo di iscrizioni al Tor 2017. A partire da lunedì mattina verranno selezionati i nomi dei corridori che potranno iscriversi in sostituzione di coloro che non hanno confermato la propria partecipazione in questi 15 giorni di tempo. A ogni corridore selezionato verrà inviata una mail. Invitiamo tutti a controllare la lista pre-iscritti del proprio paese in caso di mancato ricevimento della comunicazione. I nomi dei corridori selezionati appariranno evidenziati in verde. Il sistema di selezione tiene conto delle quote paese, come da regolamento. Ad oggi si sono iscritti 615 corridori provenienti da 65 nazioni. Al raggiungimento dei 750 corridori iscritti non si faranno più ripescaggi dalla lista dei pre-iscritti” (Dal sito web del Tor des Geants).

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25 anni di Percorsi Occitani

Orizzonti distesi a mezzogiorno dalla cima di Rocca La Meja

Testo e foto di Toni Farina

Ancora a scrivere di Val Maira. Ma l’occasione dell’anniversario è troppo ghiotta. D’altronde un quarto di secolo sono davvero un bel traguardo per questo progetto di turismo dolce. Un’esperienza relativamente giovane, ma consolidata, anche grazie alla quale questa splendida valle della Granda è diventata un caso, un esempio.
Bisognerebbe fare come in Val Maira”, è un leit motiv diffuso. Ma dirlo è una cosa, farlo un’altra. Occorrono alcune condizioni non facili a trovarsi. Primo, nella valle in questione non ci deve essere “niente”. Che significa niente grandi e invasive infrastrutture turistiche. Secondo, occorre che si coaguli un drappello di amministratori locali preveggenti, un po’ visionari, dotati della capacità di vedere oltre, nel tempo e nello spazio. Terzo, un po’ di fortuna, o casualità. Forse il caso ha voluto che negli anni ‘80 giungessero da queste parti viaggiatori d’oltralpe, visionari anche loro. Viaggiatori curiosi che, sedotti dal “niente” della valle, con un passa parola capillare l’hanno “portata” nei loro paesi (in Germania soprattutto, molti cittadini tedeschi hanno letteralmente adottato la valle). Quarta condizione, ma non ultima per importanza, l’ambiente, o meglio, la morfologia, l’evoluzione geologica che ha disegnato un solco vallivo un po’ budello, tutto anse. Dove la strada pare fatta apposta per scoraggiare le visite frettolose.
Il niente della Val Maira è stata la premessa per progettare il “tutto”. Il turismo dei passi, del camminare, in ogni stagione. I Percorsi Occitani, un itinerario che in 14 tappe (e molte varianti) compie l’intero periplo della valle, toccando tutti i comuni. In 14 giorni si va da una valle laterale all’altra, tra boschi e altopiani, alpeggi e borgate. Ognuna con il suo posto tappa.
Una rete di locande accomunate da un’accoglienza di qualità: buon cibo, informazioni, gentilezza. E una navetta (lo Sherpabus) per la logistica, i recuperi e le emergenze.

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Parchi naturali, sono davvero utili?

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Parco del Monviso

Testo e foto di Toni Farina

Provate a immaginare un neo-ministro della difesa che all’atto del suo insediamento esordisca con queste parole: “L’Arma dei Carabinieri non si deve limitare a garantire l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini ma, pattugliando le strade, deve anche tappare le buche (sempre più numerose). Nel volgere di qualche ora il neo-ministro sarebbe sommerso da critiche e richieste di dimissioni provenienti dall’intero arco politico/parlamentare. Il compito primario della Benemerita non è infatti in discussione, e nessuno accampa dubbi in merito. Nel caso dei parchi naturali questo però non avviene, anzi il loro ruolo primario, ovvero la tutela dell’ambiente naturale (si badi bene, ruolo stabilito dalla LEGGE) è continuamente in discussione e deve essere sempre ribadito. Tant’è che ogni neo-ministro (o neo-assessore regionale) all’atto del suo insediamento ripete come un mantra: “i parchi non si devono limitare alla tutela (dell’ambiente naturale) ma devono al contempo promuovere lo sviluppo economico”. Continua a leggere “Parchi naturali, sono davvero utili?”

Valli di Lanzo, zona franca dall’eliski

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Pian della Mussa – Foto di Gianni Castagneri

Uno dei post più visti di sempre su questo blog è stato “Il Silenzio di Pian della Mussa“. Lo pubblicai a fine novembre del 2013, appena dopo essere stato trattato terapeuticamente da quell’immenso e profondo serbatoio di silenzio che è il Pian della Mussa, alla testata della Val d’Ala, nelle Valli di Lanzo (provincia di Torino). Su Twitter ho iniziato da poco ad associare alle foto che condivido, di queste superbe vallate, l’hastag #AlpidiTorino. Questo silenzio nutriente, spalmato su montagne bellissime, dista dal caos della pianura torinese, e da tutto il resto di inquinante e malsano, appena poco più di un’ora d’auto.
Adesso immaginate il mondo impestato dal rumore in ogni suo angolo, montagne comprese, e fate finta di essere straricchi come Zuckerberg per andarvi a comprare il Silenzio.
Poi tornate qui e diteci in quale store l’avete trovato. Continua a leggere “Valli di Lanzo, zona franca dall’eliski”