Camminare è magico, camminare trasforma. (Hamish Fulton)
Cesare Ferro Milone (1880 – 1934) – Escursione sulla mulattiera di Malciaussia – Anni ’20 – inizio anni ’30 (Museo Civico Alpino «Arnaldo Tazzetti» di Usseglio).Alta Valle di Viù, Valli di Lanzo.
Difficile oggigiorno posare i piedi su mulattiere così tirate a lucido nelle Valli di Lanzo. Ma questi erano sentieri per montanari, non per escursionisti. Ed era la normalità.
Tratto dal libro Il segno dei giorni. Ricorrenze e tradizioni nelle Valli di Lanzo di Ariela Robetto (Daniela Piazza Editore, 2002).
N.B.: cliccando sul numero delle note, si apre un file in pdf dove le trovate tutte (per comodità di lettura, potete tenerlo aperto e consultarlo quando necessario; le note sono anche rintracciabili alla fine del post).
“Tempora temporale! Avessi digiunato alla vigilia di Natale!” esclamava Bàtistëtta Droetto, classe 1848, allorché, con occhio sgomento vedeva gonfiarsi le nubi da tempesta a tramontana, là verso l’Uja, verso il passo dell’Ometto, tanto basse da coprire i pascoli del Granmont, appena sopra Mondrone1. Uomo religiosissimo (il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo metteva a digiuno anche il suo bestiame) non sospettava certamente di rinnovare un’antica usanza pagana allorché faceva dipendere le rovine del temporale da un periodo da sempre considerato foriero di presagi come quello del solstizio d’inverno, riconvertito dalla cristianizzazione nelle festività per la nascita di Gesù Cristo.
L’autunno è la più intima delle stagioni e Lia in questo scritto si lascia dolcemente andare ai ricordi della sua infanzia.
E’ arrivato l’autunno: gli alberi si spogliano delle loro chiome, i prati piano piano perdono il loro colore, la terra si avvia al sonno invernale. Presto arriverà la neve, in passato questa era la stagione autunnale, ma purtroppo non è più così: il tempo, le stagioni sono cambiate.
Un tempo cadeva tanta neve e per chi abitava in montagna la vita diventava più difficile.
Testo e foto di Pier Mario Migliore* (pubblicato sul numero di dicembre 2020 de “L’escursionista”, rivista online dell’UET – Unione Escursionisti Torino, sottosezione del CAI Torino).
Il lupo è arrivato alle porte di Torino. Le aquile, ieri una rarità, oggi decisamente più visibili. Il gipeto, dagli iniziali insediamenti sulle Alpi Marittime, è ora presente sulle Cozie e Graie. Il tipico volteggio in gruppo dei Grifoni, negli anni passati solo prerogativa delle Alpi francesi, è ora visibile anche nelle nostre valli di Susa, Chisone, Lanzo…
«Il paesaggio rappresenta uno spazio di vita in cui riconoscersi, un antidoto allo spaesamento generato da non-luoghi senza identità, relazione e storia. La perdita più grande, sia per i residenti nella montagna alpina che per i suoi frequentatori più sensibili, rischia di essere quella di trovarsi al cospetto di uno scenario muto, fatto di cose anonime, museificate ed alienanti. Sono queste le ragioni per le quali non vogliamo che i paesaggi alpini vengano messi a tacere. Le nostre Alpi devono continuare a comunicare la propria anima alle future generazioni, pur con le necessarie trasformazioni imposte dai tempi e dalla natura delle cose» (Annibale Salsa – I paesaggi delle Alpi).
Un ambiente tra i più suggestivi delle Valli di Lanzo; soprattutto in autunno il paesaggio del Plu assume un fascino veramente straordinario, per la vastissima gamma di colori dei fitti boschi alla base degli speroni. Anche in inverno quando la neve colma i ripidi e profondi canaloni il Plu è interessantissimo; il paesaggio muta e si avvicina assai a quello dell’alta montagna.
Barmes News – ieri, oggi, domani – alla scoperta del nostro villaggio. Ricordo ancora la sorpresa e l’emozione provata una sera di dicembre del 1993 quando Giorgio Inaudi, ideatore e fondatore del notiziario, mi consegnò il numero 1 della rivista. Il titolo era già una linea programmatica. E i contenuti, fin dall’inizio, preannunciavano la scoperta di notizie spesso sconosciute agli stessi autoctoni.
Mito e fortuna delle Alpi occidentali tra Ottocento e Novecento
Museo Civico Alpino «Arnaldo Tazzetti» | Usseglio
Dal 27 giugno al 26 luglio 2020
Testo di Emanuela Lavezzo*
Il Museo Civico Alpino “Arnaldo Tazzetti” di Usseglio, capofila del Museo Diffuso Valle di Viù, quest’estate propone la mostra Montagne. Mito e fortuna delle Alpi occidentali tra Ottocento e Novecento. Ideata e fortemente voluta da Alberto Tazzetti, presidente del Museo, e realizzata in collaborazione con Luca Mana, direttore della Fondazione Accorsi-Ometto, Antonio Musiari, docente dell’Accademia Albertina di Belle Arti, e con il contributo per gli approfondimenti storici di Eugenio Garoglio e Alessia Giorda.
L’esposizione offre un percorso cronologico su come la montagna è stata percepita e raffigurata da vari artisti, a partire dalla fine del Settecento, quando iniziarono le prime esplorazioni “d’alta quota”, fino alla metà del secolo scorso, attraverso quattro sezioni tematiche: dall’alba dell’alpinismo, al mito delle Alpi, alla montagna come luogo di distensione e svago.
Aprono la rassegna alcune interessanti opere provenienti dalla Fondazione Accorsi-Ometto che propongono al visitatore l’approccio pioneristico di scoperta della montagna, avviato negli ultimi decenni del Settecento, quando contemporaneamente ai primi studi scientifici di botanica e di geologia, nasceva l’alpinismo. Continua a leggere “Montagne”→
L’olio di noci oggi è considerato per diversi effetti benefici sulla salute ma una volta…
L’utilizzo dell’olio di noci è noto fin dai tempi dei Romani.
Era usato in sostituzione all’olio di oliva nelle case contadine e come combustibile per lampade; ai giorni nostri lo troviamo nella cosmetica come idratante per i capelli e la pelle, nella pittura ad olio ed ancora in cucina ma, a causa del suo prezzo elevato, ha poca diffusione.
Un tempo le nostre valli erano isolate, inesistenti i mezzi di comunicazione. Erano le campane, con i loro rintocchi, l’unico mezzo per diffondere le notizie, anche le calamità; le popolazioni, contando il numero dei rintocchi, sapevano vita e morte di tutta la valle. Continua a leggere “Olio di noci”→
Siamo andati a cercare la Via Lattea passando da Vrù.
Ci siamo andati come facevano i vecchi montanari, a piedi, lasciandoci sospingere da tramonti infiniti e da oscurità senza tempo.
Ci siamo andati a Natale, quando la luce del giorno muore dietro le creste e il buio divora tutto.
Vrù è un minuscolo villaggio alpino, autentico come gli orizzonti delle Valli di Lanzo. Lo scovi sospeso e sonnecchiante su di un giaciglio glaciale, custode di tempi remoti quando i montanari seppero, con la loro povertà, lasciarci la Bellezza. E un domani possibile. Continua a leggere “Luoghi”→
Montagne e domande vitali dalle quali non possiamo sfuggire
La montagna si sta appiattendo. Tutte le montagne del mondo si stanno sgretolando. In senso geologico: l’erosione agisce incessantemente e mette a disposizione della forza di gravità pietre sempre nuove che rotolano in basso. In senso climatico: l’aumento delle temperature riduce i ghiacciai, abbassa le vette e fonde il permafrost che da millenni incolla insieme strati di rocce diverse, liberandole alla caduta. Non basta a contrastare il fenomeno la pressione delle placche continentali, che non smette mai di spingere, né il sollevamento dei continenti, ininterrotto dalla fine dell’ultima glaciazione. Sono troppo lenti rispetto alla velocità della demolizione.
Soprattutto, le montagne si sono livellate nella nostra testa e nei nostri comportamenti. Il mondo moderno fa di tutto per eliminarle, fisicamente e culturalmente. Gallerie ferroviarie e stradali le traforano continuamente alla base, per andare dritti. Skylift ed elicotteri le risalgono usando energia fossile anziché quella di uomini e animali addomesticati. Reti elettriche e informatiche annullano i dislivelli e collegano istantaneamente luoghi isolati fino a vent’anni fa.
«Lassù sotto la luna!».
Era ormai trascorso molto tempo da quando quelle poche parole erano fluite dalla voce per nulla meravigliata di quello che fu un giovane e solido alpigiano, quando inoltrandosi un po’ alticcio e a notte fonda verso le malghe estive, imboccando il ripido sentiero era stato sorpreso dai gendarmi assegnati all’inibizione del contrabbando. Gli chiedevano dove fosse diretto e la sua era stata una risposta schietta, convincente e quasi elegante, visto che proprio là in alto, sopra gli alpeggi che doveva raggiungere, scintillava una provvidenziale luna piena.
Un mattino di fine estate di tanti anni dopo, mentre il sole già cominciava ad arrossare la grande parete adombrata da nembi solo apparentemente minacciosi, inforcato pensieroso lo zaino con in mente la perspicace esclamazione che anni prima aveva contraddistinto quel montanaro, mi inoltravo alla riscoperta di quel vallone ormai deserto. Incedevo senza alcuna premura, disgiunto dall’impazienza che invece dissimulavano le prime auto sull’asfalto della lontana carrozzabile. Tra quei declivi, un tempo vissuti con lentezza e perfino incredibilmente coltivati, era da tempo sceso il sipario. Ormai, i pendii erbosi pettinati dalle ricorrenti brezze, per secoli curati e dissodati con necessaria accortezza e sui quali avevano pasturato migliaia di vacche e capre, vestivano il desolante stadio di un frettoloso oblio e del conseguente e immeritato silenzio. Continua a leggere “Il regno del silenzio”→
Sono le sei di mattina quando al Pian della Mussa prendiamo il sentiero per il Rifugio Gastaldi. Le previsioni meteo per questo week-end di fine luglio non lasciano molto spazio alla fantasia. Sabato sono previsti temporali dalle ore centrali, con possibili fenomeni intensi con locali nubifragi, grandinate e violente raffiche di vento. Domenica manco a parlarne.
Sfogliamo diversi bollettini meteo, compresi quelli che forniscono previsioni ora per ora. Intorno alle 12 di sabato 27 luglio dovrebbe cominciare a piovere. Tutti convergono su questo punto. Bene. Noi non abbiamo alcuna intenzione di stare a casa ad aspettare la pioggia e allora pensiamo che una colazione al Gastaldi sia una cosa fattibile. Ma a che ora partire con l’escursione? Due ore per salire con calma. Altre due per scendere. Sei più quattro dieci. Almeno un’ora per godersi il Rifugio e per fare una chiacchierata con Roberto. E siamo alle 11. E poi se prenderemo qualche goccia, pazienza. Saremo comunque in discesa, cammineremo su di un buon sentiero protetti dalle giacche a vento. Attenzione al massimo, certo. Ma con tutta la solitudine e il silenzio prodotto dal ticchettio delle gocce sugli indumenti… Una stupenda sensazione di intimità che solo la montagna ti può donare, soprattutto quando il tempo non è “bello”. Continua a leggere “Rendez-vous al Rifugio Gastaldi”→
A me è capitato di utilizzare questo luogo così ameno come meta a sé stante: risalito il Vallone Vercellina, ho deviato a destra per il Gias Massi (m 2315), da cui un sentiero abbastanza evidente mi ha condotto al Colle della Valletta. Di qui sono sceso al Gias dou Soleil (m 2203) e di lì a Pian d’le Riane, chiudendo poi l’anello. Un giro che vale davvero la pena.
Abbiamo abbandonato la GTA-Sentiero Italia del Vallone di Vercellina deviando a destra per il Gias Massi, mentre in alto su di un dosso una famiglia di stambecchi ci ammiccava invitandoci ad inseguire l’ignoto. Niente sentieri indicati sulle carte escursionistiche. Nessuna informazione recente. Solo la fiducia verso un escursionista d’eccezione come lo è Gian Marco Mondino. Continua a leggere “Il Colle della Valletta”→
I laghi di Unghiasse costituiscono una delle mete più suggestive delle Valli di Lanzo, un esempio di wilderness ancora intatto, che rimane impresso nella memoria di chi ha la fortuna di visitarli. Il Gran Lago, il più esteso delle tre valli, si impone per le acque scure e profonde e per l’ambiente severo che lo circonda. Poco più a monte il bacino della Fertà, con il suo colore azzurrissimo e le rive verdeggianti, offre invece uno scenario bucolico, da cui, ricordo, mi separavo con rammarico al momento del ritorno. E non dimentichiamo gli specchi d’acqua minori, tra cui quello del Crotass, incassato in un profondo avvallamento, quasi fuori dal mondo. Per l’escursionista medio (e tale io mi consideravo) queste distese lacustri costituiscono già una meta impegnativa, sia per la distanza sia per il dislivello, ma la fatica è sempre ben compensata dallo spettacolo offerto dai luoghi. Per me e mia moglie la gita ad Unghiasse era un classico della stagione ed offriva ogni volta emozioni intense, consuete e nuove ad un tempo, di quelle che si conservano nel profondo dell’animo. Continua a leggere “I laghi di Unghiasse”→