Le feste natalizie: presagi e auspici per il futuro

Tratto dal libro Il segno dei giorni. Ricorrenze e tradizioni nelle Valli di Lanzo di Ariela Robetto (Daniela Piazza Editore, 2002).

N.B.: cliccando sul numero delle note, si apre un file in pdf dove le trovate tutte (per comodità di lettura, potete tenerlo aperto e consultarlo quando necessario; le note sono anche rintracciabili alla fine del post).


“Tempora temporale! Avessi digiunato alla vigilia di Natale!” esclamava Bàtistëtta Droetto, classe 1848, allorché, con occhio sgomento vedeva gonfiarsi le nubi da tempesta a tramontana, là verso l’Uja, verso il passo dell’Ometto, tanto basse da coprire i pascoli del Granmont, appena sopra Mondrone1. Uomo religiosissimo (il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo metteva a digiuno anche il suo bestiame) non sospettava certamente di rinnovare un’antica usanza pagana allorché faceva dipendere le rovine del temporale da un periodo da sempre considerato foriero di presagi come quello del solstizio d’inverno, riconvertito dalla cristianizzazione nelle festività per la nascita di Gesù Cristo.

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L’alpe Corniele: un nido d’aquila nelle Valli di Lanzo

Un brandello di memoria lo si può tramutare in un’escursione al limite dell’impossibile?
Ho recuperato un numero del 2015 della rivista “Panorami-Vallate Alpine”, che purtroppo ha chiuso i battenti, in un angolo buio e polveroso di uno scantinato. In quel cantuccio, uno scritto della cara amica Ariela attende di dimostrarti che il concetto di tempo (cronologico) è una pura invenzione umana. Aspetta di confermarti che semplicemente non esiste. È la coscienza l’ingranaggio del “tempo”. Sfuma in noi, lentamente ed inesorabilmente, mentre andiamo incontro alla vecchiaia. Abbiamo solo un’arma per tenerla vigile: la memoria, l’unica ed insostituibile “bomba nucleare” che possa annientare le ombre tenebrose che eclissano la coscienza.

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Fiou at San Giàn

La peonia selvatica non ho avuto ancora la fortuna di vederla perchè non sarei riuscita a dimenticare i suoi grandi fiori rossi ma ricordo molto bene quella viola porpora in giardino da mia mamma che a maggio ce ne regalava di splendidi.

Riporto uno scritto di Ariela Robetto che parla  di questa pianta e del perchè, a Balme, viene chiamata fiore di San Giovanni.

Paeonia_peregrina da wikispeciesGli storici Giovanni e Pasquale Milone, nel loro studio relativo alle Valli di Lanzo del 1911, scrivevano: «Una cinquantina d’anni fa in Balme usavasi ancora il giorno di S. Giovanni Battista ornare esternamente la cappella della Visitazione con fronde e fiori, in particolare con peonie selvatiche, che diconsi ivi fiori di S. Giovanni, nonché inalzare presso la stessa cappella una specie di albero della cuccagna, adorno di fiori e di nastri».

La ricorrenza del Battista doveva essere particolarmente sentita in paese sin dai tempi della sua costituzione, portando il nome del santo colui il quale può essere considerato il capostipite dei balmesi, Gioanni (Jouan) Castagnero Ljintch.

La cappella della Visitazione della Beata Vergine, o di Sant’Urbano, venne costruita nel 1608; nel 1674, come riferisce la Visita Pastorale dell’Arcivescovo monsignor Michele Beggiamo, era chiusa davanti con cancelli, presentava un’icona dipinta sul muro ed apparteneva alla comunità. Continua a leggere “Fiou at San Giàn”

Il Vallone di Trione

La parte alta del Vallone di Trione
A destra la parte alta del Vallone di Trione

Sono molto onorato e anche molto felice di poter ospitare qui Ariela Robetto che voglio ringraziare sentitamente per avermi trasmesso un suo scritto sul vallone di Trione, quello che il Comune di Chialamberto la scorsa estate ha voluto sbarazzarsene vendendolo al miglior offerente (per 93.000 euro: se vi interessa saperne qualcosa di più, qui il post).

Il Vallone di Trione, situato nel versante all’inverso della Val Grande, è un vero gioiello naturalistico delle Valli di Lanzo, solcato dalla Grande Traversata delle Alpi e dalla Via Alpina, i due principali percorsi  escursionistici che permettono di attraversare le Alpi.

L’aspetto curioso è che per riuscire a piazzare qualche immagine della zona su questo post, sono dovuto andare a spulciare nel mio archivio delle foto stampate (quando feci l’escursione non disponevo ancora della fotocamera digitale): gli scatti li ho fatti il 25 agosto del 2001, esattamente cinque anni dopo la data che trovate riportata qui sotto!

Adesso vi suggerisco di prendervi qualche minuto di tempo per percorrere il vallone di Trione con la vostra immaginazione grazie ai ricchi e succosi spunti culturali -descritti con rara ricchezza di linguaggio- della bravissima Ariela Robetto.

Poi preparate scarponi e zaino. Continua a leggere “Il Vallone di Trione”

Una donna bellissima…

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…possedeva una carnagione così chiara e trasparente che quando beveva si vedeva il liquido scenderle lungo il collo bianchissimo…

Si narra che Madama la Bianca abitasse a Pian dël Pin, situato presso una sorgente, in un meraviglioso castello il quale aveva dominio su tutta la vallata. Questa donna bellissima possedeva una carnagione così chiara e trasparente che quando beveva si vedeva il liquido scenderle lungo il collo bianchissimo; ella calava a valle in portantina e risaliva la sera dopo aver trascorso la giornata a controllare i suoi possedimenti. Cfr. E. Sesia con la collaborazione di M. Gaido, I nostri sentieri. Passeggiate, escursioni, grotte sulle montagne di Mezzenile, Mathi, s.d. (però 1993)

Se volessimo individuare la località “Pian dël Pin” su di una carta escursionistica in commercio forse avremmo qualche problema. Nella didascalia dell’immagine qui sotto indico dove la si può rintracciare. Continua a leggere “Una donna bellissima…”

La Contessa del Lago fantasma

Pian dell'UccelloIl silenzio di questi luoghi dove nulla vive, nulla si muove, dove il fracasso del mondo abitato non giunge… tutto concorre a rendere le meditazioni più profonde, a dar loro quel tono severo, quel carattere sublime ch’esse acquistano quando l’anima plana… sugli abissi del tempo.

R. De Carbonnières

Paologiac a novembre, con Storia e Preistoria a Cantoira, ci ha parlato di presenze megalitiche in Val Grande di Lanzo, precisamente a monte di Cantoira (To), e noi camosci, il 9 di dicembre, ci ritroviamo proprio su quel sentiero 301A che unisce questo Comune con il “Santuario di Santa Cristina in rupe“.

L’idea di fare un giretto nella zona del Dolmen nasce inizialmente da un commento di Gp (blog Ventefioca).

Dopo essermi soffermato sull’estratto della carta n. 8 sulle Valli di Lanzo edita della Fraternali (già segnalata nel post e qui sotto riportata) parlo con paologiac e ci troviamo immediatamente d’accordo su organizzare l’uscita. Continua a leggere “La Contessa del Lago fantasma”

La notte di Samain all’Alpe Grosso

La Rocca Moross alle cui pendici sorge l’Alpe Grosso

Chissà se starà nevicando all’Alpe Grosso… E chissà se in qualche malga c’è ancora un pastore lassù, a quasi 1800 metri di quota, dove le masche amano danzare…

Riporto una bella leggenda della notte di Samain che riguarda la Val di Viù e che fa parte del capitolo “Inizi di novembre: il culto dei morti e San Martino del libro “Il segno dei Giorni” di Ariela Robetto di cui ho parlato nel post precedente.

Per chi volesse raggiungere il pastore, segnalo che l’escursione parte dall’Alpe Bianca situata nella bella Conca dei Tornetti…

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Nella zona di Viù un’altra leggenda è legata alla data dell’1 novembre. Racconta di un pastore di pecore che, la vigilia dei Santi, era ancora all’Alpe Grosso (42) con i suoi animali e di lì a pochi giorni sarebbe sceso a valle. Cominciò a nevicare ed egli si mise accanto al camino per scaldarsi, ma dalle lose del tetto sentì una voce esclamare: “Ooooh, che fret!(43). Egli invitò lo sconosciuto ad entrare per scaldarsi e dal tetto cadde la gamba di una persona. L’esclamazione si ripeté più volte e ad ogni invito del pastore una parte di corpo scese sul pavimento di fronte al camino. Alla fine il corpo si ricompose ed ordinò all’uomo di scavare il pavimento; egli ubbidì e ritrovò una pignatta piena zeppa di marenghi d’oro. Egli l’afferrò velocemente e fuggì inseguito dal corpo, che era la morte, il quale ripeteva: “Fium, fium, sinto l’audeu ‘d cristianum!(44). La fuga durò tutta la notte ed il mattino seguente il pastore con le pecore e la pignatta scese a valle (45). Continua a leggere “La notte di Samain all’Alpe Grosso”

Inizi di novembre nelle Valli di Lanzo: il culto dei morti

Ariela Robetto ci racconta del culto dei morti nelle Valli di Lanzo grazie ad un libro che personalmente trovo davvero molto bello: Il segno dei giorni – Ricorrenze e tradizioni nelle Valli di Lanzo pubblicato da Daniele Piazza Editore.

Quello che segue sono solo le prime pagine del capitolo intitolato Inizi di novembre: il culto dei morti e San Martino in cui la Robetto, oltre a spiegarci l’origine lontanissima di questo culto, ci presenta le più importanti leggende che si rintracciano nelle Valli di Lanzo.

Per chi volesse addentrarsi completamente nel mondo affascinante delle tradizioni e delle ricorrenze delle Valli di Lanzo, suggerisco vivamente l’acquisto di quest’opera.

Per leggere le note di  piè di pagina potete cliccare sui numeri corrispondenti che trovate nelle parentesi: si aprirà un file in pdf. Continua a leggere “Inizi di novembre nelle Valli di Lanzo: il culto dei morti”

La Pereuva

Alpe Parona 1696 m

Grazie all’ultimo numero del notiziario Barmes News (il n. 38) scopro l’origine di un toponimo presente sulle carte escursionistiche della Val d’Ala, che sicuramente molti frequentatori della zona avranno avuto occasione di accorgersene durante la loro consultazione, per programmare un’uscita all’ombra dell’Uja di Mondrone.

Il toponimo in questione è “Parona” e lo si incontra percorrendo la GTA (la Gran Traversata delle Alpi) nel tratto che dalla borgata Molera (1458 m – fraz. di Ala di Stura) porta fino al Colle di Trione (2498 m), passando per il suggestivo Lago Vasuero (2237 m). Dal Colle poi si può proseguire per scendere fino in Val Grande di Lanzo verso Migliere (1054 m – frazione di Groscavallo), sempre lungo la GTA.

Con questo esempio di toponimo criptico (vero e proprio fossile come sovente capita di incontrarne nelle Alpi), Ariela Robetto, autrice di libri ed articoli molto interessanti e ricchi di spunti culturali sulle Valli di Lanzo, ci parla di una pietra particolare che ci attende proprio sulla GTA. E’ così che possiamo capire, grazie alla sua straordinaria capacità narrativa, che anche stando fermi ad osservare, possiamo fare un escursionismo davvero estremo, lungo il tempo e lo spazio.

Spero che il racconto di Ariela Robetto vi faccia sorgere una sana curiosità escursionistica verso quel luogo adagiato misteriosamente sul versante solatio della Val d’Ala (senza perdervi poi l’Alpe Pian Prà, distante pochi minuti di marcia da Parona, dove il panorama è davvero stupendo).

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Angeli e demoni

soleNatale si sta avvicinando e ho pensato di lasciare in questo blog un augurio speciale a tutti voi riportando un breve brano del libro Il segno dei giorni, di Ariela Robetto. Farete, nel giro di pochissimi minuti, un viaggio tra Oriente e Occidente, tra bene e male, tra angeli e demoni.

Tra storia e cultura delle Valli di Lanzo.


[…] Il Natale ha preso, verso la metà del secolo IV, nella Chiesa d’Occidente, il posto della festa di Mitra, Natalis solis invicti, cadente secondo il calendario romano il 25 dicembre, ritenuto erroneamente solstizio d’inverno al posto del 21.

Mitra era una divinità iranica, il cui culto fu diffuso nel II-III secolo d.C. dai soldati delle legioni romane che lo avevano conosciuto nelle campagne d’Oriente. Era identificato con il Sole e veniva adorato nei mitrei, santuari che in Roma erano circa in numero di duemila: si trattava di sale sotterranee in cui gli adepti consumavano il pasto comune, uno degli atti solenni del culto che richiama il banchetto eucaristico della tradizione cristiana. Nei mitrei si svolgeva un servizio quotidiano rivolto alla statua, un altro settimanale per santificare la domenica, infine la grande festa annuale del 25 dicembre, anniversario della nascita del dio solare, immaginato uscente da una rupe. A sostegno di tutto vi era una dottrina centrata sui benefici scaturiti dalla vittoria divina sul male (identificato con il toro), ricca di contrapposizioni dualistiche tra angeli e demoni, tra bene e male. Il banchetto mitraico ripeteva quello celebrato da Mitra vittorioso con i suoi alleati all’ origine del tempo e anticipava quello finale quando, secondo le credenze, Mitra avrebbe suscitato i morti dal sonno e separato i giusti dai malvagi. Continua a leggere “Angeli e demoni”