Barmes News blog

Testo e foto di Gianni Castagneri

Barmes News – ieri, oggi, domani – alla scoperta del nostro villaggio. Ricordo ancora la sorpresa e l’emozione provata una sera di dicembre del 1993 quando Giorgio Inaudi, ideatore e fondatore del notiziario, mi consegnò il numero 1 della rivista. Il titolo era già una linea programmatica. E i contenuti, fin dall’inizio, preannunciavano la scoperta di notizie spesso sconosciute agli stessi autoctoni.

Scriverà Inaudi in occasione del numero 50 della rivista: Continua a leggere “Barmes News blog”

L’isolamento delle Valli di Lanzo

Una cartolina di Balme nel 1972

Testo di Gianni Castagneri

I tempi complicati che la situazione attuale ci costringe a vivere, ci porta ad esperienze che credevamo relegate al passato e che solo qualche mese fa avremmo ritenuto impensabili. Le opportune misure di contenimento del contagio, che ci trattengono dal continuare a fare ciò a cui eravamo allegramente abituati, ci paiono anche un po’ strette. La solitudine ci attrae se è autoimposta ma appena ne siamo obbligati la percezione cambia: ci appare come una privazione di quella libertà di cui prima eravamo persino inconsapevoli.

A Balme, paese sempre un po’ ai margini, geografici, politici, economici, tecnologici, sociali, l’isolamento forzato non è una novità e nemmeno un alibi. Nel passato queste condizioni rientravano nelle normali circostanze della vita in alta montagna, accettate grazie soprattutto alla relativa autosufficienza dell’economia tradizionale, che poteva supplire sia pure con sacrifici e privazioni, al protrarsi dei disagi.

Alcune informazioni, reperite dalla storica Mariateresa Serra, che al tema delle pestilenze ha dedicato molte delle sue ricerche, ci ricordano che già Il 7 settembre 1564 fu vietato l’ingresso delle valli a chiunque, “salvo habbi suva bolletta dal luogo donda viene contrassegnata del sigillo di Lanzo”. Disposizione che viene ripetuta nel 1577 e di nuovo nel 1630. Continua a leggere “L’isolamento delle Valli di Lanzo”

Balme si candida all’alpinismo

Il piccolo villaggio di Balme (1432 m) dominato dal versante est dell’Uja di Bessanese (3620 m)
Balme si candida a diventare il primo Villaggio degli alpinisti del Nord-Ovest

Balme, il più piccolo ed elevato comune delle Valli di Lanzo, ha presentato la propria candidatura a far parte del prestigioso circuito dei Villaggi degli alpinisti (Bergsteigerdorfer), sotto l’egida della Convenzione delle Alpi. Il Club alpino italiano, tramite l’Unione delle Sezioni del Canavese e Valli di Lanzo (Intersezionale CVL), ha promosso l’adesione, ritenendo che proprio Balme possegga tutte le caratteristiche per rientrare tra le località prescelte.

I Villaggi degli alpinisti, promossi inizialmente in Austria, sono esemplari nuclei di sviluppo regionali con una rilevante tradizione nel turismo alpino sostenibile. Garantiscono una elevata qualità dell’offerta turistica per gli escursionisti e alpinisti, si caratterizzano per una qualità paesaggistica e ambientale eccellente, impegnandosi per la conservazione dei valori culturali e naturali locali. In qualità di centri di competenza alpina i Villaggi degli alpinisti puntano su serietà, abilità, consapevolezza, nonché sul comportamento responsabile e rispettoso dell’ambiente da parte di chi è ospite. Continua a leggere “Balme si candida all’alpinismo”

Una storia infinita

La storia infinita delle famigerate piste agro-silvo-pastorali nelle Valli di Lanzo (ma non solo), chi è affezionato a questo blog la conosce molto bene. Per chi invece è all’oscuro di tutto, allora suggerisco di dare un’occhiata proprio al tag “piste agro-silvo-pastorali“. Sono circa una trentina i post che negli ultimi anni hanno parlato di questa peste, come già nel 1994 recitava il titolo di una pubblicazione di Pro Natura Torino.

Abbiamo sempre fortemente dubitato sulla vera utilità di queste infrastrutture realizzate grazie ai soldi dei contribuenti europei (via PSR). La scusa una volta era la filiera del legno, l’altra lo sviluppo delle attività pastorali. Nella realtà queste “opere” (eufemismo) hanno annientato sentieri storici, un patrimonio culturale sedimentato nei secoli e portato fino a noi grazie alla straordinaria inventiva e laboriosità delle antiche genti alpine. Oggi questo patrimonio continua ad essere a rischio distruzione. E’ soprattutto un bene comune e, come tale, soggetto agli attacchi degli interessi particolaristici. Ci sono dei contributi europei (in buona misura a fondo perduto) e allora perché non prenderli? E chi se ne importa se poi si deve fare qualche danno ad un bene di tutti. Oggi è così, e vale sia per un umile sentiero (vero e straordinario propulsore di turismo escursionistico sostenibile e intelligente) e sia per l’aria che respiriamo. Non importa se si fanno danni pubblici (danni che tutti subiscono). Ciò che conta è che ci sia un guadagno privato, il solo che permette di fare parte della cerchia (tutt’altro che ristretta) dei furbi, ovvero di quelli che oggi sono i “vincenti”, coloro che ce l’hanno fatta proprio perché hanno gabbato la maggioranza per un tornaconto personale. Continua a leggere “Una storia infinita”

Montagne del diavolo

“QUEST’OGGI TEMPO BELLO SONO A CERCARE SETTE PECORE PER QUESTE MONTAGNE DEL DIAVOLO”.
Una delle tante iscrizioni che si trovano incise sulle rocce della grande parete che sovrasta le case di Balme.

Su queste montagne del diavolo e sulla via per conoscerle, il Labirinto Verticale, si trova molto materiale in rete. Noi qui ne abbiamo parlato in un paio di occasioni grazie a due pilastri della20110528-001 (1024x768) cultura delle Valli di Lanzo, ovvero Giorgio Inaudi e Gianni Castagneri, entrambi innamorati del villaggio di Balme (1439 m), ultimo Comune della Val d’Ala che si incontra prima di raggiungere il Pian della Mussa (in auto) e i valichi ad oltre 3000 metri di quota (a piedi), che consentono di guadagnare l’Alta Moriana in Francia attraversando montagne severe e bellissime.
Nato una quindicina di anni fa da un’idea di Inaudi, questo percorso per escursionisti esperti (il Club Alpino Italiano lo classifica con la sigla “EE“) consente di aggrapparsi alla mastodontica ed impressionante parete che domina, verso nord, i balmesi e coloro che giungono fino a qui per godere degli ambienti di alta quota di un angolo selvaggio delle Alpi Graie meridionali. Se la strada asfaltata terminasse a Balme, per continuare a viaggiare (a piedi, magari dopo aver trovato una tappa di ospitalità in questo minuscolo borgo alpino) avresti ben tre scelte cardinali: verso sud inoltrandosi nel magnifico Vallone del Paschiet, lungo la Grande Traversata delle Alpi, con i suoi laghi e l’omonimo Passo, verso ovest per toccare il Piano e poi i valichi storici con le sue vette oppure verso il diavolo, ovvero in direzione nord, arrampicandosi sui Torrioni del Ru o, come dicono i balmesi, “al ròtches at Bàrmes”, le rocce di Balme che sanno raccontarti qual è la loro anima. Non del diavolo bensì molto verticale e severa, un ambiente di alta montagna adatto a chi dispone di piede fermo ed apprezza gli ambienti aerei, esposti e verticali su terreni prevalentemente rocciosi.

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10 volte al giorno

La vita è un processo in cui si deve costantemente scegliere tra la sicurezza (per paura e per il bisogno di difendersi) e il rischio (per progredire e crescere). Scegli di crescere almeno dieci volte al giorno.
(Abraham Maslow)

Siamo andati tra le valanghe del Pian della Mussa in una giornata bellissima, mentre l’azzurro e il grigio si contendevano il cielo, mentre il sole e la neve si disputavano la scena.

Prima di Pasqua abbiamo scelto di evitare la gabbia, raggiungendo l’alta Val d’Ala in una giornata dove molti ti direbbero di stare a casa, al “sicuro” tra le pareti domestiche.

Non chiedetevi, dopo aver visto le immagini che seguono, se ci saremmo andati anche con l’ordinanza del sindaco che vieta la montagna. L’abbiamo già fatto senza sapere che c’era il divieto. E lo rifaremmo perché è stata un’esperienza indimenticabile.

Se vuoi la sicurezza totale, vai in prigione. Ti danno cibo, vestiti, cure mediche e così via. La sola cosa che ti mancherà… è la libertà.
(Dwight D. Eisenhower)

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Vivere una fiaba

Provate ad aprire quella porticina, semi sommersa dalla neve, cliccando qui

Sulla nostra pagina Facebook oltre 6100 persone hanno visto uscire da questa piccola baita (foto a sinistra) le caprette di Giuseppe, durante la transumanza nella bufera avvenuta ai primi di dicembre dello scorso anno (qui invece su questo blog).  Le reazioni sono state oltre un migliaio.
Sabato scorso è il momento perfetto per ritornarci: nevica, ma non troppo, le strade dell’alta Val d’Ala sono percorribili senza problemi e soprattutto c’è il minuscolo villaggio dei Cornetti (subito a sinistra di Balme, salendo) situato esattamente sul bordo tra il domestico e il selvatico: una soglia, un confine tra la nostra anima, ingabbiata dalla vita sintetica, e l’Uomo Selvatico.
In estate frotte di trekker nordeuropei giungono qui dal Ghicet Paschiet, ad oltre 2400 metri di quota, grazie alla Grande Traversata delle Alpi, lungo gli scenari grandiosi delle Alpi Graie meridionali. Cercano risposo e accoglienza, un sorriso, una doccia calda e un pasto per poi ripartire il mattino seguente cavalcando i sentieri delle Valli di Lanzo. Continua a leggere “Vivere una fiaba”

Un sogno nella neve

2017-02-05-410-1024x768«Rimanere isolati dalla neve, senza la possibilità di ricevere o di trasmettere notizie al mondo, è un’esperienza incredibilmente piacevole e unica nel suo genere. Si è a contatto solo con gli elementi della natura e si prova un’ebrezza panica. Ci si sente, per così dire, reintegrati nella natura. È una specie di apo-catastasi. I rumori del mondo e la commedia della vita sono lontani, e questo dà pace allo spirito.»


Anacleto Verrecchia, Diario del Gran Paradiso, 1997

Tutto questo un giorno qualcuno l’ha sognato. Qualcuno ci ha immaginato liberi di fare esperienze profonde immersi nella natura delle montagne.
Un sogno nato dalla pace che solo i silenzi oceanici degli angoli più remoti delle Alpi Graie sanno donare.
Ma attenzione: un angolo è remoto non perché fisicamente distante dal baccano della civiltà. Lo è perché qualcuno lo sogna.
E in quel sogno si racchiude un dono, prezioso come la libertà che non soggiace ad alcun compromesso. Continua a leggere “Un sogno nella neve”

Un esploratore a Balme all’inizio dell’800

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Castello Francesetti
Castello Francesetti a Mezzenile

Quella che vi presentiamo è la più antica descrizione di Balme, scritta dal Conte Luigi Francesetti di Mezzenile all’inizio dell’Ottocento, nelle sue “lettres” in lingua francese (la lingua colta dell’epoca).

Fortunato imprenditore (possedeva numerose fucine di chiodi), intellettuale e uomo politico (fu anche sindaco di Torino), il Francesetti passava le vacanze nel suo castello di Mezzenile, da cui partiva – a piedi – per lunghe escursioni nelle Valli. Lo accompagnava un servo che portava le provviste e gli strumenti scientifici (termometro e barometro a mercurio) con cui il Francesetti misurava la temperatura delle sorgenti, misurava l’altezza sul livello del mare dei villaggi, faceva osservazioni sulle rocce, sulla flora, sulla fauna, sulla vita e sulle attività quotidiane dei montanari. Le “lettres” rappresentano la prima descrizione scientifica e per così dire esplorativa delle nostre Valli.
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Lou tchavrìn dal ròtches

La vista sul paese sottostante
Balme vista dalla parete rocciosa che la sovrasta

Testo e foto di Gianni Castagneri

Una parte consistente del seppur vasto territorio balmese, risulta essere improduttiva: diversi ettari della sua superficie sono infatti occupati dai ghiacci perenni, rocce e pietraie. In un simile scenario, dove anche la parte ritenuta fruttifera non è poi gran cosa, risulta difficile immaginare l’esistenza di un’economia rurale che sostentò per secoli qualche centinaio di montanari. Quella gran distesa rocciosa esposta a sud, “a l’andrèt”, che sembra solo una rugosa parete che si eleva verso il cielo alle spalle del capoluogo, dalla quale neanche i metalli furono mai estratti, ebbe anch’essa un ruolo nei tempi passati. “Al ròtches at Bàrmes”, le rocce di Balme, fino al secondo dopoguerra, rappresentarono una superficie sulla quale pascolare le capre, le bestie dei poveri. Nel bilancio delle fasce meno abbienti infatti, le capre rivestivano un ruolo importante, poiché il loro mantenimento era poco oneroso: in estate si mantenevano in buona parte con rovi e germogli, dopo le prime gelate autunnali venivano lasciate a brucare erba secca e arbusti e di nuovo ai primi tepori di fine inverno potevano trovare ben presto i primi nutrimenti. A causa anche di una certa propensione alla vita selvatica, succede ancora oggi che branchi di capre debbano essere recuperate nel pieno dell’inverno tra le rocce dove sono state sorprese dalle nevicate, alle quali non sempre sopravvivono. I caprini sono infatti capaci di resistere alle basse temperature, ma non sopportano la pioggia e la neve caduta sul corpo, tanto che tendono a ripararsi da esse correndo alla ricerca di sporgenze rocciose o alberi.

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La tragedia della mongolfiera

La sposa dell'ariaQuest’anno ricorrono i 120 anni dall’avvenimento. Si tratta del primo viaggio di nozze tentato in pallone ed è anche stato raccontato da Marco Albino Ferrari nel suo libro “La sposa dell’aria“.

Per Annetta Demichelis, giovane sposina diciottenne, questo è un giorno che ricorderà per sempre… e se non avessero osato così tanto, lei ed il futuro marito, il celebre aeronauta Giuseppe Charbonnet, non  sarebbero diventati una leggenda…

Teatro della vicenda sono le Alpi Graie, il maltempo, le manovre sbagliate, il ghiacciaio sconosciuto e l’aerostato Stella “che è capace di 1700 metri cubi di gas, e puo’ ospitare sei uomini oltre alla zavorra“.

Una lieta giornata, coronata con il loro matrimonio, si trasforma in un evento infausto.

Narra la cronaca dell’epoca su la Gazzetta Piemontese dell’8 ottobre 1893 che gli abitanti e le maestranze della città di Torino parteciparono numerosi e con curiosità “…Fin dal tocco poi una vera moltitudine di persone si addensavano nei pressi dell’officina del gas di borgo San Secondo, luogo della partenza. Le vie di Montevecchio, San Secondo, Sacchi e le altre adiacenti poco a poco si affollarono, sì che non è esagerazione il dire che la folla ammontava a molte migliaia di persone…”.

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Antonio Castagneri detto Tòni dìi Toùni

Antonio_ Castagneri
Antonio Castagneri detto Tòni dìi Toùni (1845-1890)
ritratto di Gigi Chessa

Ho scritto tempo fa dell’Ecomuseo delle Guide Alpine di Balme  “Antonio Castagneri” ed ora cerco di raccontare il personaggio al quale è stato dedicato l’Ecomuseo stesso.

Non lo faccio usando parole mie, ma quelle del  reverendo  W.A.B. Coolidge grande estimatore del nostro Tòni dii Toùni e pure lui abile esploratore ed alpinista nel periodo vittoriano.

Questa sua commemorazione/elogio è stata pubblicata  dall’ Alpine Club of London sulla più antica e  prestigiosa tra le riviste di montagna: Alpine Journal (da qui si può ben intuire che la fama di Antonio Castagneri aveva valicato i confini italiani e lo stesso Coolidge ne apprezzava le doti, lui così duro ed avido di guidizi nei riguardi dei montanari francesi ed italiani per via della loro arretratezza culturale e sociale). Quella che riporto qui sotto è stata recuperata da Barmes News n.14.

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Il fascino della grande parete

E’ possiiscrizionebile immaginare, con uno “sguardo” cittadino, che una parete di roccia possa essere un luogo che custodisce un vissuto umano molto importante? Qualcuno, che sa molto di montagna, ogni tanto parla di “paesaggio culturale”, ovvero di ciò che non è immediato percepire con i nostri occhi se prima non abbiamo fatto provvista di conoscenza. E allora proviamo a guardare con occhi culturali, grazie a Giorgo Inaudi, uno straordinario paesaggio di alta montagna.

Giorgio ci narra della parete che sovrasta il Comune di Balme (Val d’Ala, provincia di Torino) e di come, per poter sopravvivere in ambienti ostili, si è cercato di “addomesticarla” non dimenticando, però, tradizioni ed usanze.

“Quest’oggi tempo bello sono a cercare sette pecore per queste montagne del diavolo”.

E’una delle tante iscrizioni che si trovano incise sulle rocce a picco che sovrastano le case di Balme. Molte recano nomi e soprannomi, date, osservazioni sul tempo, sulle stagioni, sul lavoro, ma ci sono anche dichiarazione di fede religiosa o di filosofia di vita come, ad esempio, tuti abbiamo di morire oppure cibrario tundu’ giuan domenico dei costantini figlio di costantino di uceglio buon pastore per fare pascolare le pecore e vi saluto tutti in paradiso se procureremo di andare, ali 26 di ago 1865.

L’Ròtchess” – le rocce –  è il nome che i Balmesi danno alla grande parete che incombe sul loro villaggio e che sulle carte militari è indicata con il nome di Torrioni del Ru [NdA: “Ru” significa “canale irriuguo di alta quota”].

Una parete priva di vegetazione e solcata da cascate, che piomba per quasi mille metri di salto dalle vette della Punta Rossa e dell’Uja di Mondrone fino dietro ai magri campi e le vecchie case di pietra. Una parete che di lontano appare uniforme e compatta e che invece si articola in una miriade di anfratti, di canali, e di torrioni, che assumono reali proporzioni soltanto quando le nuvole s’insinuano nel rilievo delle creste e dei contrafforti o quando la neve si posa sulle cenge e sulle terrazze, disegnando i contorni di un gigantesco labirinto verticale. Continua a leggere “Il fascino della grande parete”

Barmes News

Barmes NewsBarmes News compie vent’anni e festeggia con l’uscita n.40 di Luglio 2013.

Ragguardevole traguardo per il  Comune più alto delle Valli di Lanzo (1432 m)  con la voglia di puntare al futuro non dimenticando il proprio passato.

Ringraziamo affettuosamente tutti i balmesi e non che lì vi scrivono procedendo in  questa missione di ricerca, di tradizione, di storia, e del sentirsi parte di un gruppo portando avanti la propria identità.

Grazie al volontariato ed alla grande passione di chi scrive e dedica parte del proprio tempo a questa pubblicazione abbiamo appreso momenti importanti di vita quotidiana montanara,  usanze e tradizioni, vicende storiche che forse sarebbero andate perse se non scritte.     

Qui l’edizione n.40 in formato pdf. Continua a leggere “Barmes News”

Torre d’Ovarda (3069 m)

diapositivaReduce da una serata organizzata dal Corso Base di Escursionismo del C.A.I. UGET Torino,  in cui si affrontava il primo soccorso, la chiamata del 118 e l’organizzazione del Soccorso Alpino, ho ritenuto interessante riportare un articolo (più sotto) scritto dal nostro amico Giorgio Inaudi per Barmes news n.15 che parla di un intervento accaduto negli Anni ’20 del secolo scorso.

Oggi il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, che fa parte del Club Alpino Italiano ed è un’associazione di volontariato senza scopo di lucro, è nato ufficialmente nel 1954 ma il grande spirito di solidarietà delle genti di montagna ha sempre permesso, anche prima di quella data, il soccorso in montagna  fin dalla nascita del C.A.I. (1863).

La Repubblica Italiana, con Legge 74/2001, ha riconosciuto al C.N.S.A.S. la funzione di Servizio di Pubblica Utilità sul territorio nazionale. Continua a leggere “Torre d’Ovarda (3069 m)”