Il castagno dimenticato

Vorrei che i giovani potessero gustare tante castagne e ascoltare i nonni che raccontano la loro vita, seduti vicino a un cumulo di ricci.

Tutto questo ha fatto parte della nostra economia, della nostra cultura, del nostro passato: quando l’uomo aveva rispetto della natura e amor di Dio e la natura lo ricompensava a piene mani.

Lia Poma

Avrei voluto commentare direttamente il post di Ivo Reano (Non c’è pace per il patrimonio escursionistico delle Valli di Lanzo) ma non è possibile aggiungere contributi fotografici e/o risorse internet nel form delle risposte.

Di costruzione di strade sterrate nelle Valli di Lanzo qui – purtroppo – se ne è trattato ampiamente (tag: https://camoscibianchi.wordpress.com/tag/piste-agro-silvo-pastorali/) ma non ci era mai capitato di avere un resoconto da parte di un titolato ORTAM (ovvero con un’importante formazione culturale fornita da parte del Sodalizio), che può vantare una lunga esperienza sul campo, soprattutto nel rilevamento dei sentieri tramite GPS, procedura necessaria per attuare il catasto del patrimonio escursionistico piemontese, come previsto dalla Legge della Regione Piemonte n. 12 del 2010.

Negli ultimi dieci anni, in cui abbiamo assistito alla proliferazione di decine e decine di chilometri di piste-agro-silvo-pastorali, sovente di dubbia utilità, da parte delle istituzioni locali non abbiamo mai sentito tirare in ballo una parola molto importante ovvero “patrimonio” che invece è posta in risalto proprio nella Legge Regionale del 2010. Continua a leggere “Il castagno dimenticato”

Luoghi

Siamo andati a cercare la Via Lattea passando da Vrù.

Ci siamo andati come facevano i vecchi montanari, a piedi, lasciandoci sospingere da tramonti infiniti e da oscurità senza tempo.

Ci siamo andati a Natale, quando la luce del giorno muore dietro le creste e il buio divora tutto.

Vrù è un minuscolo villaggio alpino, autentico come gli orizzonti delle Valli di Lanzo. Lo scovi sospeso e sonnecchiante su di un giaciglio glaciale, custode di tempi remoti quando i montanari seppero, con la loro povertà, lasciarci la Bellezza. E un domani possibile. Continua a leggere “Luoghi”

Uno sguardo sull’infinito

Testo di Luca Giunti*

Montagne e domande vitali dalle quali non possiamo sfuggire

La montagna si sta appiattendo. Tutte le montagne del mondo si stanno sgretolando. In senso geologico: l’erosione agisce incessantemente e mette a disposizione della forza di gravità pietre sempre nuove che rotolano in basso. In senso climatico: l’aumento delle temperature riduce i ghiacciai, abbassa le vette e fonde il permafrost che da millenni incolla insieme strati di rocce diverse, liberandole alla caduta. Non basta a contrastare il fenomeno la pressione delle placche continentali, che non smette mai di spingere, né il sollevamento dei continenti, ininterrotto dalla fine dell’ultima glaciazione. Sono troppo lenti rispetto alla velocità della demolizione.

Soprattutto, le montagne si sono livellate nella nostra testa e nei nostri comportamenti. Il mondo moderno fa di tutto per eliminarle, fisicamente e culturalmente. Gallerie ferroviarie e stradali le traforano continuamente alla base, per andare dritti. Skylift ed elicotteri le risalgono usando energia fossile anziché quella di uomini e animali addomesticati. Reti elettriche e informatiche annullano i dislivelli e collegano istantaneamente luoghi isolati fino a vent’anni fa.

Perché tutto questo? Perché la montagna ci sbatte in faccia attributi che la nostra specie non vuole vedere, o non vuole più vedere. Continua a leggere “Uno sguardo sull’infinito”

Il regno del silenzio

Testo e foto di Gianni Castagneri

«Lassù sotto la luna!».
Era ormai trascorso molto tempo da quando quelle poche parole erano fluite dalla voce per nulla meravigliata di quello che fu un giovane e solido alpigiano, quando inoltrandosi un po’ alticcio e a notte fonda verso le malghe estive, imboccando il ripido sentiero era stato sorpreso dai gendarmi assegnati all’inibizione del contrabbando. Gli chiedevano dove fosse diretto e la sua era stata una risposta schietta, convincente e quasi elegante, visto che proprio là in alto, sopra gli alpeggi che doveva raggiungere, scintillava una provvidenziale luna piena.
Un mattino di fine estate di tanti anni dopo, mentre il sole già cominciava ad arrossare la grande parete adombrata da nembi solo apparentemente minacciosi, inforcato pensieroso lo zaino con in mente la perspicace esclamazione che anni prima aveva contraddistinto quel montanaro, mi inoltravo alla riscoperta di quel vallone ormai deserto. Incedevo senza alcuna premura, disgiunto dall’impazienza che invece dissimulavano le prime auto sull’asfalto della lontana carrozzabile. Tra quei declivi, un tempo vissuti con lentezza e perfino incredibilmente coltivati, era da tempo sceso il sipario. Ormai, i pendii erbosi pettinati dalle ricorrenti brezze, per secoli curati e dissodati con necessaria accortezza e sui quali avevano pasturato migliaia di vacche e capre, vestivano il desolante stadio di un frettoloso oblio e del conseguente e immeritato silenzio. Continua a leggere “Il regno del silenzio”

Rendez-vous al Rifugio Gastaldi

Sono le sei di mattina quando al Pian della Mussa prendiamo il sentiero per il Rifugio Gastaldi. Le previsioni meteo per questo week-end di fine luglio non lasciano molto spazio alla fantasia. Sabato sono previsti temporali dalle ore centrali, con possibili fenomeni intensi con locali nubifragi, grandinate e violente raffiche di vento. Domenica manco a parlarne.

Sfogliamo diversi bollettini meteo, compresi quelli che forniscono previsioni ora per ora. Intorno alle 12 di sabato 27 luglio dovrebbe cominciare a piovere. Tutti convergono su questo punto. Bene. Noi non abbiamo alcuna intenzione di stare a casa ad aspettare la pioggia e allora pensiamo che una colazione al Gastaldi sia una cosa fattibile. Ma a che ora partire con l’escursione? Due ore per salire con calma. Altre due per scendere. Sei più quattro dieci. Almeno un’ora per godersi il Rifugio e per fare una chiacchierata con Roberto. E siamo alle 11. E poi se prenderemo qualche goccia, pazienza. Saremo comunque in discesa, cammineremo su di un buon sentiero protetti dalle giacche a vento. Attenzione al massimo, certo. Ma con tutta la solitudine e il silenzio prodotto dal ticchettio delle gocce sugli indumenti… Una stupenda sensazione di intimità che solo la montagna ti può donare, soprattutto quando il tempo non è “bello”. Continua a leggere “Rendez-vous al Rifugio Gastaldi”

La fabbrica del tempo

Il tempo resta il bene più prezioso che abbiamo, il vero lusso della nostra epoca. (Vittorio Sabadin)

Ci vogliono soltanto una decina di minuti di auto per raggiungere Vonzo (1231 m) dal Comune di Chialamberto (875 m), nelle Valli di Lanzo.
Pensate a questo piccolo borgo alpino come ad un trampolino di lancio per compiere svariate ascensioni nel versante sud della Val Grande: Ciavanis, Bellavarda, Roc d’le Masche, Bojret, Vassola, Castej d’le Rive,… sono tutti toponimi appartenenti a bellissime ed appaganti escursioni, per tutti i gusti e per tutte le gambe. E ve ne ho elencate solo alcune. Intorno a Vonzo c’è un mondo strabiliante per chi ama scarpinare. Per chi fa della fatica e del sudore il proprio way of life.

In quella manciata di minuti noi sentiamo di salire rapidamente verso un un punto di partenza. Magari arriviamo dalla pianura torinese o dal canavese. Oppure semplicemente da un qualche villaggio delle Valli di Lanzo. O forse da più lontano ancora. Tra i tornanti della strada asfaltata, in un attimo bruciamo quasi quattrocento metri di dislivello dal fondovalle. A piedi, un’ora di marcia tranquilla. Continua a leggere “La fabbrica del tempo”

Tutte le strade portano in (alta) montagna

In bicicletta verso Pian del Re

Testo e foto di Toni Farina
Video da YouTube

Strade che salgono in alto. Oltre i paesi, verso le arene del silenzio. Le infrangono.
La questione è da tempo oggetto di contesa. E così accadrà anche quest’anno, 2018, con l’arrivo della calura estiva. Contesa fra portatori d’interesse diversi, talora opposti, sostenitori di posizioni che è arduo conciliare. Da un lato i fautori del turismo dolce per i quali queste strade devono essere in via prioritaria lasciate a camminatori e ciclisti. Una posizione che, è importante sottolinearlo, è fatta propria anche da titolari di esercizi commerciali, gestori di rifugi e posti tappa per i quali l’escursionista è il cliente principale. Un cliente esigente, che mal tollera la convivenza con i motori. Soprattutto se il cliente in questione proviene da oltralpe.
Dall’altro i fautori della massima “la montagna è di tutti”. “Non bisogna escludere nessuno”. Soprattutto non bisogna escludere quell’importante fetta di mercato composta da motociclisti e fuoristradisti, molti dei quali, provenienti anche da oltralpe, trovano sulle montagne del Bel Paese un terreno di gioco molto libero, impensabile nelle loro contrade. Una posizione condivisa da gran parte degli amministratori pubblici, restii a imporre limitazioni.
La questione è da tempo oggetto di contesa, ma nell’estate 2017 è diventata più stringente. Complice il gran caldo, la montagna è diventata luogo di salvezza. E così sarà anche quest’anno e nel tempo a venire. Ma la montagna è per sua intima natura anche luogo del limite: etico (per ci crede) e fisico. E così dalle Dolomiti alla Conca del Prà in Val Pellice, dall’Ossola alle Alpi Liguri è tutto un fiorire di soluzioni intermedie, “provvisorie”, “sperimentali”, spesso figlie dell’italica incapacità di decidere.
Numero chiuso, orario o periodo stagionale limitato, pedaggio, navetta. Lo scopo è di accontentare tutti. Col rischio di non accontentare nessuno.
Tuttavia emergono qua e là timidi segnali. Nulla di strutturato, però si inizia a capire che un accesso più dolce ai luoghi turistici di alta montagna non solo è possibile, ma può essere anche vantaggioso. Può creare qualità. E così si aderisce a campagne di mobilità sostenibile, nella speranza (convinzione sarebbe eccessivo) di dare un impulso a quel turismo tanto vagheggiato, quanto ancora semi-clandestino. Continua a leggere “Tutte le strade portano in (alta) montagna”

Vivere una fiaba

Provate ad aprire quella porticina, semi sommersa dalla neve, cliccando qui

Sulla nostra pagina Facebook oltre 6100 persone hanno visto uscire da questa piccola baita (foto a sinistra) le caprette di Giuseppe, durante la transumanza nella bufera avvenuta ai primi di dicembre dello scorso anno (qui invece su questo blog).  Le reazioni sono state oltre un migliaio.
Sabato scorso è il momento perfetto per ritornarci: nevica, ma non troppo, le strade dell’alta Val d’Ala sono percorribili senza problemi e soprattutto c’è il minuscolo villaggio dei Cornetti (subito a sinistra di Balme, salendo) situato esattamente sul bordo tra il domestico e il selvatico: una soglia, un confine tra la nostra anima, ingabbiata dalla vita sintetica, e l’Uomo Selvatico.
In estate frotte di trekker nordeuropei giungono qui dal Ghicet Paschiet, ad oltre 2400 metri di quota, grazie alla Grande Traversata delle Alpi, lungo gli scenari grandiosi delle Alpi Graie meridionali. Cercano risposo e accoglienza, un sorriso, una doccia calda e un pasto per poi ripartire il mattino seguente cavalcando i sentieri delle Valli di Lanzo. Continua a leggere “Vivere una fiaba”

Malciaussia, Valli di Lanzo: nuovi problemi, vecchie soluzioni

Un angolo del Piano della Mussa (1800 m circa), in una “normale” giornata estiva. Alta Val d’Ala – foto camosci bianchi

In realtà il problema in questione proprio nuovo non è. Perché a dire il vero inizia a presentarsi fin dagli anni Sessanta del Novecento, periodo in cui prende forma la motorizzazione di massa. Un’auto per ogni famiglia, l’auto simbolo di libertà e tante strade per muoversi, appunto, in libertà. Auto con cui risalire le valli nelle domeniche d’estate, in cerca di refrigerio.
Proprio nuovo non è, ma negli ultimi anni ha assunto dimensioni più rilevanti, direttamente proporzionali alle canicole estive. Auto ovunque, tante, troppe per la dimensione fisica della montagna. Questione di spazio, dunque, ma anche di decoro. Di sostenibilità.
La novità sta proprio lì: la sostenibilità. Lo sviluppo detto “sostenibile”. Un comandamento, l’undicesimo, soggetto però a interpretazioni varie, talvolta molto soggettive. E certo molto soggettiva e personale è stata l’interpretazione di “sostenibilità” che ha ispirato il progetto “Recupero ambientale e miglioramento della fruizione del Lago di Malciaussia” (tecnicamente uno studio di fattibilità).

Ambiente alpestre, alte montagne, il Rocciamelone che vigila a occidente

Così è Malciaussia, 1800 metri di quota, alla testata della Valle di Viù, la più meridionale delle tre Valli di Lanzo, a una cinquantina di chilometri da Torino.
Una conca in gran parte occupata da un invaso artificiale che al momento della realizzazione, negli anni Trenta del Novecento, sommerse il villaggio omonimo. Nello spazio residuo, sulla riva sinistra del lago, corre una strada sterrata che termina in località Pietramorta, poche case addossate a una rupe.
Dalla strada si alzano i ripidissimi pendii basali della Lera, altra montagna caratteristica della zona (pendii sui quali sale in allungati tornanti il sentiero per l’alto Colle dell’Autaret, antica via di collegamento tra Roma imperiale e la Gallia). Continua a leggere “Malciaussia, Valli di Lanzo: nuovi problemi, vecchie soluzioni”

L’ultimo sole su Boschietto

Ultimo sole su Boschietto

Testo e foto di Toni Farina

Metti che qualcuno del tutto ignaro del Parco nazionale Gran Paradiso mi chieda dove andare per iniziarne la conoscenza, dove lo mando? Cogne? Ceresole? Affatto! A Forzo, lo mando. Il Vallone di Forzo è il consiglio giusto, il luogo più indicato per entrare subito in sintonia con l’anima profonda de Lo Parc.

Forzo è in Val Soana, provincia di Torino:

La Valle Soana […] è una valle ignota a quanti non vi hanno interessi diretti, dimenticata nelle antiche carte topografiche, mal descritta nelle nuove, eppure degna di attrarre non solo gli alpinisti, dilettanti di caccia, di botanica di siti pittoreschi, di squisite trote, di tranquillità, ma anche gli ascensionisti amanti delle rupi e dei ghiacci, delle balze e dei ripidi canaloni”.
(Vaccarone e Nigra, Guida delle valli Orco e Soana, 1878).

A parte i ghiacci che ormai scarseggiano, “rupi, balze e ripidi canaloni” sono gli stessi di fine ‘800. E così i “siti pittoreschi”, le “squisite trote” e la “tranquillità”. Requisiti che nel Vallone di Forzo trovano massima espressione.

A Forzo dunque, in un giorno compreso fra la metà e la fine di ottobre. Se possibile durante la settimana. Chi c’è stato, “in un giorno compreso fra la metà e la fine di ottobre” (durante la settimana), sa quel che intendo. Continua a leggere “L’ultimo sole su Boschietto”

Fino all’imbrunire

E’ impressionante percepire la velocità con cui tutto sta cambiando nella nostra epoca. Il clima, modificato da noi oppure no, è l’imperituro giudice che stabilisce chi avrà il diritto di continuare ad abitare la Terra.

Ma è altrettanto impressionante osservare, durante le escursioni sulle Alpi Graie, come ci sia qualcosa che non scompare tanto facilmente, sebbene quest’ultime siano spazzate da ogni sorta di evento atmosferico: sono le imponenti opere in pietra dei vecchi montanari.

Se volete ristabilire un contatto con il tempo cronologico portatevi in Val Grande di Lanzo e dimenticatevi l’auto a Bonzo. Il sentiero da prendere è il n. 322 (andate qui per la mappa), magari proprio in autunno per farvi accogliere dalle foreste incantate. Accorgersi di quante cose cambiano e passano rapidamente nel nostro tempo, osservando i lentissimi manufatti di nuda pietra, che resistono a tutto, è una doccia di benessere psicofisico. Sono stupefacenti e commuoventi.
Mentre ci passano a fianco sentiamo il loro sussurro che ci narra di come sia arduo, difficile e terribilmente faticoso modellare l’avvenire. Loro sapevano farlo e sono qui a testimoniarcelo. A noi non resta che riprendere l’incerto cammino a testa bassa, vergognandoci profondamente per non aver saputo cogliere il messaggio.
In tempo.

P.S.
Raggiunto a piedi Alboni, incantevole villaggio di pietra, si può ritornare a Bonzo con un giro ad anello molto appagante (basta proseguire per la Mea col sentiero 323 e poi scendere nel fondovalle col n. 322A).

Torneranno tutte le genti
che non hanno voluto parlare
scenderanno giù dai monti
ed allora staremo a sentire
quelle storie da cortile
che facevano annoiare
ma che adesso sono aria
buona pure da mangiare
.
(Negroamaro – Fino all’imbrunire) Continua a leggere “Fino all’imbrunire”

Lentamente, anche solo per guardare

Foto di Francesco Berlucchi

Testo di Toni Farina

Dunque si corre. Anche in montagna. Soprattutto in montagna. In inverno con gli sci e d’estate con le scarpette. Attrezzature iper-tecniche e leggere consentono performance un tempo impensabili. Al resto pensa l’allenamento. Regolare, scientifico.
Impressiona scorrere sul sito web dedicato il fitto calendario di gare che si svolgono in ogni settore dell’arco alpino. Trail, ultra trail, skyrunning, lunghi percorsi e vertical race in ogni dove, dalle località note a quelle anonime. In Piemonte si va dal Bettelmatt Trail ossolano alla tradizionale Tre Rifugi sciistica nelle Alpi Liguri, al lato opposto della Regione.
E in Valle d’Aosta c’è il Tor des Geants (Tour dei Giganti). Massacrante prova non competitiva (si fa per dire) con partenza e arrivo a Courmayeur. L’intero periplo della Vallée lungo le alte vie 1 e 2: 330 chilometri, 24.000 metri di dislivello.

Si è concluso alle ore 18:00, come previsto, il primo periodo di iscrizioni al Tor 2017. A partire da lunedì mattina verranno selezionati i nomi dei corridori che potranno iscriversi in sostituzione di coloro che non hanno confermato la propria partecipazione in questi 15 giorni di tempo. A ogni corridore selezionato verrà inviata una mail. Invitiamo tutti a controllare la lista pre-iscritti del proprio paese in caso di mancato ricevimento della comunicazione. I nomi dei corridori selezionati appariranno evidenziati in verde. Il sistema di selezione tiene conto delle quote paese, come da regolamento. Ad oggi si sono iscritti 615 corridori provenienti da 65 nazioni. Al raggiungimento dei 750 corridori iscritti non si faranno più ripescaggi dalla lista dei pre-iscritti” (Dal sito web del Tor des Geants).

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25 anni di Percorsi Occitani

Orizzonti distesi a mezzogiorno dalla cima di Rocca La Meja

Testo e foto di Toni Farina

Ancora a scrivere di Val Maira. Ma l’occasione dell’anniversario è troppo ghiotta. D’altronde un quarto di secolo sono davvero un bel traguardo per questo progetto di turismo dolce. Un’esperienza relativamente giovane, ma consolidata, anche grazie alla quale questa splendida valle della Granda è diventata un caso, un esempio.
Bisognerebbe fare come in Val Maira”, è un leit motiv diffuso. Ma dirlo è una cosa, farlo un’altra. Occorrono alcune condizioni non facili a trovarsi. Primo, nella valle in questione non ci deve essere “niente”. Che significa niente grandi e invasive infrastrutture turistiche. Secondo, occorre che si coaguli un drappello di amministratori locali preveggenti, un po’ visionari, dotati della capacità di vedere oltre, nel tempo e nello spazio. Terzo, un po’ di fortuna, o casualità. Forse il caso ha voluto che negli anni ‘80 giungessero da queste parti viaggiatori d’oltralpe, visionari anche loro. Viaggiatori curiosi che, sedotti dal “niente” della valle, con un passa parola capillare l’hanno “portata” nei loro paesi (in Germania soprattutto, molti cittadini tedeschi hanno letteralmente adottato la valle). Quarta condizione, ma non ultima per importanza, l’ambiente, o meglio, la morfologia, l’evoluzione geologica che ha disegnato un solco vallivo un po’ budello, tutto anse. Dove la strada pare fatta apposta per scoraggiare le visite frettolose.
Il niente della Val Maira è stata la premessa per progettare il “tutto”. Il turismo dei passi, del camminare, in ogni stagione. I Percorsi Occitani, un itinerario che in 14 tappe (e molte varianti) compie l’intero periplo della valle, toccando tutti i comuni. In 14 giorni si va da una valle laterale all’altra, tra boschi e altopiani, alpeggi e borgate. Ognuna con il suo posto tappa.
Una rete di locande accomunate da un’accoglienza di qualità: buon cibo, informazioni, gentilezza. E una navetta (lo Sherpabus) per la logistica, i recuperi e le emergenze.

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Nel cuore delle Alpi

Più gli anni passano e più mi sento vicino alla montagna di personaggi come Renzo Videsott, Anacleto VerrecchiaVirgilio Giacchetto, o di quel Guardaparco incontrato tra le pagine di un libro che mi ha proiettato verso escursioni indimenticabili. Personaggi che hanno avuto in comune qualcosa di importante da proteggere per consegnarlo all’avvenire.

In alta Val d’Ala (Valli di Lanzo), sospeso sul Piano della Mussa, il Piano della Ciamarella (2100 m) è nel cuore delle Alpi Graie meridionali. Dominato dalla mole dell’Uja di Ciamarella (3676 m), dall’Albaron di Sea (3261 m) e dalla Bessanese (3620 m), si concede come un affascinante ed incantevole punto di contatto grazie ad un umile sentiero che arranca fino al Ghicet di Sea (2726 m), valico che porta nel Vallone di Sea e nella Val Grande.

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CIPRA Italia: no ai voli ludici in zone montane

cipra_logoRiportiamo la posizione del Consiglio direttivo della CIPRA Italia (che tra i soci fondatori annovera anche il Club Alpino Italiano) in merito ai sorvoli con velivoli a motore in zone di montagna.
Posizione assolutamente condivisa dai camosci.

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Voli in elicottero in zone montane
CIPRA Italia chiede il divieto generalizzato per i voli a fini ludici

CIPRA Italia da anni denuncia come l’Italia sia l’unico paese alpino sprovvisto di normativa in materia di voli a motore in zone di montagna. CIPRA Italia ricorda i problemi causati dal sorvolo a bassa quota, da quelli ambientali causati dal rumore, al rischio di provocare il distacco di valanghe, al disturbo arrecato ad altre pratiche sportive, in particolare lo scialpinismo, o in generale ad altre forme di fruizione silenziose della montagna, negli ultimi anni in crescita.
Per il trasporto in alta quota di poche persone intere valli sono costrette a subire per ore il rumore di un elicottero. Per la fauna selvatica, specie nel periodo invernale, il rumore dell’elicottero può essere fatale o provocare l’abbandono dei quartieri di svernamento verso aree meno appropriate.

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