Piccoli ghiacciai alpini

Ghiacciaio del Travignòlo (Pale di San Martino) nel 1922.

Quando il giardino della memoria inizia a inaridire, si accudiscono le ultime piante e le ultime rose rimaste con un affetto ancora maggiore. Per non farle avvizzire, le bagno e le accarezzo dalla mattina alla sera: ricordo, ricordo, in modo da non dimenticare.
(Orhan Pamuk)

Sono rari i libri di montagna che mi hanno lasciato un segno profondo, immergendomi in lunghe riflessioni e al contempo facendomi provare emozioni intense.

Giovanni Baccolo, giovane alpinista e ricercatore dell’Università di Milano-Bicocca, ha trascorso diversi anni tra le Pale di San Martino, il più grande gruppo dolomitico, facendosi accompagnare da un personaggio d’eccezione: Bruno Castiglioni (1898-1945), fratello del più citato Ettore, grande appassionato di montagna e considerato il più importante glaciologo dolomitico degli Anni ’30 e ’40.

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Irriducibili cafoni

Foto www.mountcity.it

Dal mare (le grandi navi a Venezia) alla montagna (Dolomiti, ma non solo perché anche le Valli di Lanzo fanno la loro porca figura) siamo un popolo di irriducibili cafoni.

Dolomiti pandemonio dell’umanità?

Nel tripudio delle celebrazioni per i dieci anni del patrocinio Unesco alle Dolomiti solo i cosiddetti e da più parte deprecati ambientalisti e qualche sparuto blog, mountcity compreso, si sono presi la briga di fare il punto sul degrado dei nostri cari Monti Pallidi. Silenzio totale, salvo errori, da parte del Club Alpino Italiano che a queste cose è morto e sotterrato per dirla con le rime di Giuseppe Giusti. Per fortuna a fare il punto su una situazione, che degenera di giorno in giorno sotto gli occhi di tutti, è Corrado Augias nella sua rubrica sul quotidiano La Repubblica. “Dolomiti patrimonio ma di quale umanità?” titola opportunamente lo scrittore domenica 28 luglio 2019 rispondendo al lettore Francesco Carbone che delle Dolomiti offre un quadro desolante. Qualche spunto? Ciclisti che vanno piano in salita e come fulmini in discesa. Camion e tir che salgono e scendono dal Passo Sella, dal Gardena, dal Pordoi, dal Falzarego. Bus con targhe di ogni Stato europeo, bus con rimorchi per le biciclette, bus che a ogni tornante creano ingorghi. E poi suv di ogni cilindrata, diesel inquinanti e motociclettone americane rombanti. Chiudono i pedoni, zaino in spalla, cagnolino al guinzaglio o in borsa. Nessuno fa caso a chi incontra, pochi allo scenario incantato dei Monti Pallidi… Leggi il resto dell’articolo su MountCity

Il vallone del ghiacciaio

Testo e foto di Giovanni Baccolo

La meta di oggi è il vallone del ghiacciaio. È una lingua di detriti incuneata tra alte pareti che nella parte più bassa si perde tra ghiaioni che degradano verso i pascoli, ma in alto è così definito da sembrare un canyon. È un luogo disumano, ma non perché lassù si vivano esperienze insopportabili, bensì perché tra quelle rocce l’uomo è un alieno. Prova di ciò è la solitudine cristallina che vi regna: non ho mai incontrato nessuno nel vallone. Non bisogna però lasciarsi trarre in inganno, quello di cui stiamo parlando non è uno di quei luoghi remoti che richiedono ore e ore di fatica per essere raggiunti, tutt’altro. Per arrivarci basta un’ora di cammino da alcuni dei più affollati prati delle Dolomiti, eppure nel vallone non ci va mai nessuno. Non ci sono tracce che lo percorrono e non esistono modi semplici per attraversarlo, è questo il suo bello: non ci sono scopi preconfezionati che spingano a raggiungerlo.

Grazie alla sua posizione, il vallone permette di passare dalla faccia turistica della montagna, fatta di biciclette elettriche, impianti a fune e malghe/ristorante, alla sua antitesi, la wilderness. Il silenzio, contrapposto al chiasso umano dei pascoli, è una barriera invisibile e insormontabile che separa le due prospettive. Continua a leggere “Il vallone del ghiacciaio”