IL MOVIMENTO DELLE DONNE SOLITARIE.
Testo di Rita Sozzi. Foto di Pierluigi Mondani, di Raymond Puill e di persone incontrate per strada “di cui non so il nome“.
È in uno dei più remoti paesini della Siberia, ormai prossima al confine con la Mongolia, che mi rendo conto di quanta strada io abbia percorso in questo viaggio. Ai passi, sulle alture, non ci sono più né croci né statue di Lenin, ma rotoli di preghiera buddisti. “Sono lontana da casa più di quanto non lo sia mai stata” penso con un brivido misto di orgoglio e paura. Ma la parola giusta per descrivere questa sensazione è consapevolezza. Di sé e degli altri. Due mesi fa, a inizio di luglio (2017), 6000 km or sono, ho caricato la Signora, la mia fedele bicicletta rossa, con tutto il necessario per affrontare un viaggio lungo la Transiberiana e la Transmongolica, da Mosca alla capitale della Mongolia, Ulan Bator. Da sola. Volevo esplorare questi luoghi che sono continenti interi, dove la storia si è infranta a ondate e quasi mai è stata gentile.
