Un selfie al capezzale non è da tutti, specialmente con il sorriso smagliante. Bisogna avere la giusta dose di cinismo ed essere freddi come ghiacciai bollenti. Forse anche un tantino nichilisti. Forse un po’ folli e disumani.
La banda suona mentre il Titanic affonda – ormai non ci facciamo più caso – e noi simulacri di alpinisti-escursionisti facciamo festa in cima alle vette, inondando i social con selfie di visi sorridenti, felici ed entusiasmanti per le “imprese” di poveri falliti, mentre intorno a noi i ghiacciai muoiono, le pareti franano e gli stambecchi devono raggiungere quote sempre più elevate per sopravvivere durante le scalate da brividi delle zero termico di un’estate allucinante, inimmaginabile solo 20-30 anni fa: 4000 metri, 4500, 5000…
Gli escursionisti che raggiungono Gias Nuovo Fontane, balcone straordinario sulla testata della Val Grande (la più settentrionale delle Valli di Lanzo), si trovano al cospetto di paesaggi grandiosi che lasciano senza fiato.
27 settembre 2020.Gruppo delle Levanne (versante sud-est), sulla cresta di confine con la Francia (Alta Moriana): dalla Punta Clavarino (3260 m), a sinistra, alla Levanna Orientale (3555 m), a destra. Foto scattata poco prima di toccare Gias Nuovo Fontane (1996 m)Continua a leggere “L’anello del Colle della Fea”→
Rintracciare una copia del libro Il glacialismo nelle Valli di Lanzo, di Federico Sacco, non è stato semplice. Qualche anno fa mi trovai in un vicolo cieco quando scoprii che una copia per la consultazione era disponibile all’Accademia delle Scienze di Torino ma per entrarci era necessario essere socio oppure farsi presentare da uno di essi. Successivamente mi venne in aiuto – ormai insperato – Giacomo Re Fiorentin, geologo dell’Arpa Piemonte.
Pubblicato nel 1928, sono riportate le memorie del Prof. Sacco sulle osservazioni e sugli studi del glacialismo delle Valli di Lanzo, corredato di carta glaciologica e fotografie.
Prima di continuare nella lettura di questo post, vi invito a guardare un paio di video per rendervi conto di quanto sta succedendo quest’estate in alta quota.
Sulle carte escursionistiche, sui programmi del Cai, tra le parole delle comitive di alpinisti, sui giornali si parla di “ghiacciai” quando in verità molti di questi, sulle Alpi piemontesi, sono diventati – purtroppo – “glacionevati” o più precisamente “fossili climatici” (G. Baccolo, 2020). I cambiamenti climatici sono rapidissimi e di conseguenza trasformano gli ambienti delle Alpi: quello che avveniva in centinaia di migliaia di anni, ora lo possiamo osservare nel giro di pochi decenni. Eppure tutto questo non ci scuote minimamente e continuiamo imperterriti a scaricare in atmosfera i gas serra che sono la principale causa di questa mostruosità.
Glacionevato della Ciamarella (alta Val d’Ala – Valli di Lanzo – Alpi Graie – Piemonte), 31/07/2022. Video di Ivano Ravicchio durante l’escursione all’Uja di Ciamarella (3676 m) del Cai di Lanzo Torinese.
Domenica 24 luglio siamo a Plan Borgno (2700 m circa), durante una memorabile escursione organizzata dal Cai di Lanzo per festeggiare i 100 anni di vita del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Alle spalle di Mara, intenta a farsi un selfie da fine del mondo, i ghiacciai del Massiccio del Gran Paradiso. Oggi lo zero termico è sui 4600-4800 metri mentre la vetta dell’unico 4000 interamente in territorio italiano non supera i 4061 metri di altitudine. Sapessero scalare, questi ghiacciai si innalzerebbero di altri 2000 metri per poter sfuggire alla fine inesorabile inflitta dall’uomo. E per poter ancora donare, alle prossime generazioni, un selfie da fine del mondo.
Ghiacciaio del Travignòlo (Pale di San Martino) nel 1922.
Quando il giardino della memoria inizia a inaridire, si accudiscono le ultime piante e le ultime rose rimaste con un affetto ancora maggiore. Per non farle avvizzire, le bagno e le accarezzo dalla mattina alla sera: ricordo, ricordo, in modo da non dimenticare.
(Orhan Pamuk)
Sono rari i libri di montagna che mi hanno lasciato un segno profondo, immergendomi in lunghe riflessioni e al contempo facendomi provare emozioni intense.
Giovanni Baccolo, giovane alpinista e ricercatore dell’Università di Milano-Bicocca, ha trascorso diversi anni tra le Pale di San Martino, il più grande gruppo dolomitico, facendosi accompagnare da un personaggio d’eccezione: Bruno Castiglioni (1898-1945), fratello del più citato Ettore, grande appassionato di montagna e considerato il più importante glaciologo dolomitico degli Anni ’30 e ’40.
“Prettamente glaciale, il piccolo gruppo si erge al di là della cresta spartiacque, interamente in territorio francese. Unica vetta interamente rocciosa il Pic Régaud. Soprattutto nel bacino des Evettes, visto dai pressi del rifugio omonimo, il Glacier des Evettes, con la sua fiumana centrale, le numerose piccole seraccate e le pareti ghiacciate dell’Albaron e della Piccola Ciamarella, conferiscono all’ambiente un aspetto decisamente glaciale, degno di gruppi più elevati e comunque insospettabile a chi non conosce la zona”. Così scrivevano Giulio Berutto e Lino Fornelli nel 1980 nella celebre Guida dei Monti d’Italia dedicata dalle Alpi Graie Meridionali. In realtà nel mio post non volevo presentare esclusivamente il gruppo dell’Albaron e cime limitrofe ma volevo estendere il mio campo di osservazione alla cerchia di vette che circondano una sezione più estesa dell’Haute Maurienne. Volevo presentare la visione davvero spettacolare che si rivela davanti agli occhi dell’escursionista che percorre il Sentier Balcon du Carro. Come dice il nome, è davvero un balcone! Continua a leggere “Il Sentier Balcon du Carro”→
La meta di oggi è il vallone del ghiacciaio. È una lingua di detriti incuneata tra alte pareti che nella parte più bassa si perde tra ghiaioni che degradano verso i pascoli, ma in alto è così definito da sembrare un canyon. È un luogo disumano, ma non perché lassù si vivano esperienze insopportabili, bensì perché tra quelle rocce l’uomo è un alieno. Prova di ciò è la solitudine cristallina che vi regna: non ho mai incontrato nessuno nel vallone. Non bisogna però lasciarsi trarre in inganno, quello di cui stiamo parlando non è uno di quei luoghi remoti che richiedono ore e ore di fatica per essere raggiunti, tutt’altro. Per arrivarci basta un’ora di cammino da alcuni dei più affollati prati delle Dolomiti, eppure nel vallone non ci va mai nessuno. Non ci sono tracce che lo percorrono e non esistono modi semplici per attraversarlo, è questo il suo bello: non ci sono scopi preconfezionati che spingano a raggiungerlo.
Grazie alla sua posizione, il vallone permette di passare dalla faccia turistica della montagna, fatta di biciclette elettriche, impianti a fune e malghe/ristorante, alla sua antitesi, la wilderness. Il silenzio, contrapposto al chiasso umano dei pascoli, è una barriera invisibile e insormontabile che separa le due prospettive. Continua a leggere “Il vallone del ghiacciaio”→
Manca poco all’alba. A sinistra si nota il Sasso Moro (3108 m), più in lontananza, mezzo nascosto tra le nuvole, il Piz Argient (3944 m), uno dei satelliti del Bernina.
Testo e foto di Giovanni Baccolo
Apriamo la porta del rifugio, il sole non è ancora sorto e la nebbia avvolge tutto in un’umida confusione. Qualche cima di larice sbuca qua e là tra le brume, un lontano rumore d’acqua, erba ingiallita, un silenzio ovattato che nasconde tutto, nient’altro. Sembra proprio che l’autunno non sia arrivato soltanto sul calendario, ma che abbia voluto annunciarsi con tutta la sua potenza in questo suo primo giorno.
Siamo in alta Valmalenco, una valle laterale della Valtellina che da Sondrio si incunea verso nord fino a raggiungere il 4000 più orientale delle Alpi, il Bernina, al confine con la Svizzera. La nostra idea è raggiungere la cima del Pizzo Scalino (3323 m) dalla via normale che attraversa il suo ghiacciaio. Si tratta di una gita non troppo lunga (dai rifugi intorno a Sasso Moro la cima dista circa 4 ore, con un dislivello di 1200 metri), ma che attraversa paesaggi meravigliosi che offrono splendide viste del massiccio del Bernina, di quello del Disgrazia e di vasta parte delle Alpi Centrali. La vista dallo Scalino è così ampia perché è una montagna solitaria e dalla sua cima non vi sono impedimenti che limitano lo sguardo. Esso rappresenta la massima elevazione di un massiccio poco conosciuto, credo a causa dei tanti vicini celebri che ne oscurano l’indubbio fascino. Ma al di là del fascino diciamo panoramico c’è anche quello provocato dall’ardita silhouette di questa montagna che non a caso è soprannominata il Cervino della Valmalenco. Il nome Scalino è dovuto alla curiosa presenza di un gigantesco scalino di roccia che lo circonda quasi interamente. La cima vera e propria è infatti separata dal basamento da ripide pareti che fanno sembrare questa montagna un’enorme piramide adagiata su un pulpito. Il motivo di tale conformazione è da ricercarsi nella geologia della montagna. Continua a leggere “Il Pizzo Scalino”→
Ghiacciaio di Sea e Uja di Ciamarella (3676 m) visti da NE-Foto Camosci bianchi – Agosto 2017
Testo e foto di Franco Rogliardo (tutte le foto sono ingrandibili cliccandoci sopra due volte)
Note generali
Prosegue anche nel 2017, come nelle due precedenti annate, il depauperamento delle masse glaciali, il quadro complessivo dei ghiacciai delle Valli di Lanzo è estremamente negativo. La stagione di ablazione Maggio-Settembre 2017 è stata la terza più calda degli ultimi venti anni, dopo l’estate torrida del 2003 e la quasi altrettanto calda del 2009. La fusione primaverile iniziata a Maggio ha registrato nei mesi a seguire una brusca impennata, le ondate di calore estivo hanno rapidamente fuso quasi tutta la neve invernale entro la metà di Agosto. Dei sedici ghiacciai osservati solamente 6 conservavano ancora un buon innevamento residuo: Mulinet Sud e Nord, Martellot, Talancia-Girard e Levanna Sud e Nord, tutti situati al piede della catena alpina Monfret-Levanna Orientale sopra il paese di Forno A.G.. L’ablazione è poi proseguita sino ad inizio Novembre (con il mese di Ottobre insolitamente tiepido) causando la scomparsa generalizzata del manto nevoso stagionale sulla quasi totalità degli apparati. In tardo autunno tutti i ghiacciai soffrono di scarsa o assente alimentazione, evidenze di fusione profonda si osservano anche nei settori più elevati dei bacini di raccolta; sensibilmente meno penalizzati i ghiacciai situati lungo la catena alpina Monfret-Levanna Orientale, dove il ghiaccio ha cominciato ad affiorare solo nella seconda metà di Agosto, e l’ablazione diretta sul ghiacciaio si è così limitata alle dieci settimane di fine estate inizio autunno. Ghiacciaio Croce Rossa e Glacier d’Arnès (Francia): ad inizio Settembre risultavano scoperti quasi completamente (anche alle quote più elevate) dalla neve invernale, rimarranno in ablazione sino ad inizio Novembre. Continua a leggere “Ghiacciai delle valli di Lanzo – Osservazioni 2017”→
Sarà che sono affettivamente legato al Gran Paradiso, gruppo montuoso le cui valli piemontesi erano meta di gite domenicali con la famiglia durante la mia infanzia, però, a parte questo, tale massiccio ha da sempre colpito la mia fantasia ed è da sempre, per me, l’emblema della montagna. È decisamente alto, è coperto da ghiacciai che, pur non raggiungendo quasi mai dimensioni notevoli, caratterizzano estesamente il territorio montuoso e, soprattutto, ospita alcuni luoghi che presentano una bellezza paesaggistica e naturalistica di immenso valore.
Per comodità il turista domenicale torinese frequenta forse più spesso la Valle Orco anche perché, a parte le recenti limitazioni al traffico delle ormai celebri “A piedi in Paradiso”, la sua strada raggiunge la notevole quota di 2612 m del Colle del Nivolet con panorami davvero incantevoli. Tra l’altro segnalo che il solo Nivolet meriterebbe un post a parte. Continua a leggere “Un balcone sulla Tribolazione”→
Ci sono luoghi di montagna che suscitano in me diverse emozioni. Ve ne sono alcuni che, magari per via del vasto panorama, mi danno un senso di grandiosità, altri mi incutono un po’ di timore reverenziale magari perché mi trovo al cospetto di enormi pareti rocciose o grandi cascate di seracchi, altri ancora fanno nascere un senso di tranquillità, di calma. Ci sono poi alcuni luoghi dove ad essere dominante è la sensazione di isolamento che si prova. Questa sensazione l’ho provata recentemente nel Vallone di Chavannes. Siamo in Valle d’Aosta nella Valle di La Thuile e il vallone suddetto inizia poco sopra La Thuile e si incunea, piuttosto linearmente, verso Nord Ovest.
Il vallone in questione è percorso interamente da una strada sterrata che, a prima vista, potrebbe “addomesticare” il luogo ma il contesto ambientale davvero selvaggio prevale tanto che, come dicevo prima, è forte la sensazione di isolamento che si prova. Il motivo? Il vallone è molto lungo e piuttosto elevata è la lontananza dall’ultimo paese inoltre non vi sono punti di appoggio come rifugi o bivacchi. Vi sono solo un paio di alpeggi.
Che sia stata una stagione invernale piuttosto nevosa sulle Alpi piemontesi non ci sono dubbi, gli articoli pubblicati sul sito della Società Meteorologica Italiana (SMI) spiegano infatti come l’inverno trascorso abbia apportato, soprattutto dal Monte Rosa verso Est, notevoli quantità di neve. Per confermare queste informazioni, e per sottolineare come la stagione estiva in corso sia iniziata in sordina, vorrei postare due immagini che ritraggono la Ciamarella ripresa dalla collina di Torino. Continua a leggere “Un’estate sottotono?”→
Con estremo piacere, visto l’interesse per il tema dei ghiacciai più volte affrontato su questo blog, segnalo questa bellissima iniziativa:
Sabato 13 e domenica 14 luglio presso il Rifugio Gastaldi sarà inaugurato il sentiero dei laghetti glaciali. Questo sentiero, segnato con bolli bianco/rossi e con cartelli indicatori dai volontari del CAI Lanzo lo scorso luglio, è un percorso ad anello che, passando sulla morena sotto la Bessanese, permette di ammirare i laghetti glaciali che si sono formati dopo lo scioglimento del ghiacciaio. Domenica polenta concia offerta dal Rifugio Gastaldi.
La GlacierWorks è un organizzazione non-profit che documenta l’arretramento, le modifiche dei ghiacciai himalayani e porta alla luce i cambiamenti climatici grazie alla scienza, all’arte e all’ avventura.
E’ stata fondata da David Breashears (alpinista, fotografo e regista) ed attraverso le spedizioni “fotografiche” cattura lo stato attuale dei ghiacciai rendendolo accessibile a tutti e non solo agli alpinisti provetti che si cimentano nelle ascensioni.
Ad esempio, grazie a questa foto del ghiacciaio Khumbu in gigapixel, cliccandoci sopra, puoi osservare e muoverti usando i tastini alla base dell’immagine. Continua a leggere “Senza segreti?”→