La seggiovia “Karfen” di Ala di Stura (siamo in Val d’Ala, Valli di Lanzo) è stata recentemente sequestrata. E’ La Stampa del 21 aprile scorso a darne notizia (qui l’articolo) e tra le righe del pezzo si parla – sorprendentemente – di paesaggio: secondo gli inquirenti non sarebbero state rispettate le relative norme.
Che ne sappiamo di paesaggio? Soprattutto di quello di montagna? E che cosa avrebbero combinato le ennesime ruspe sguinzagliate sui versanti all’ombra di Ala di Stura?
Acqua per l’innevamento articiale presa dal Lago di Lusignetto, stupendo specchio d’acqua posto a 2174 metri di quota
Da queste parti si è gia avuto modo di citare Enrico Camanni. Chi ama la letteratura di montagna lo conosce sicuramente molto bene per la sua straordinaria conoscenza del mondo alpino (quello vero…)
L’altro giorno faccio un salto sul sito dell’Associazione “Dislivelli” (di cui Camanni è Vicepresidente) e incrocio un suo scritto che ha come tema lo sci, con tutti i suoi problemi di costi, di sostenibilità e di impatto sull’ambiente alpino, soprattutto in un’epoca in cui le mutazioni climatiche non garantiranno più la neve a bassa quota (il tema di dicembre di Dislivelli attiene proprio a questo sport).
Questo scritto mi è così piaciuto che ho subito pensato di riportarlo qui, su questo diario virtuale. Sarebbe bastato un link per suggerirvi di leggerlo. Ma poterlo postare qui, dopo la gentile autorizzazione di Camanni – che ringrazio di cuore – , è un po’ come avere un ospite speciale. E, soprattutto, è un modo per sentirsi sostenuto nelle proprie idee, visto che proprio ad agosto avevo parlato dell’innevamento artificiale, che dalle parti di Ala di Stura (Val d’Ala) per produrlo si servono addirittura delle acque cristalline di un gioiello di lago alpino, quello del Lusignetto (qui il post). Continua a leggere “Viva lo sci!”→
Acqua del Lago di Lusignetto utilizzata per produrre neve artificiale (Val d’Ala)
Vi ricordate il post Alla ricerca del limite perduto con cui si è documentato come si “sfrutta” l’acqua di un incantevole lago alpino per l’innevamento artificiale?
Sull’ultima newsletter della CIPRA apprendo la notizia che trovate qui di seguito e che infonde un po’ di speranza affinché la montagna non sia sempre e solo sci a tutti i costi (anche quando il buon senso suggerirebbe di guardare oltre), soprattutto se pensiamo all’impatto dei cambiamenti climatici sui comprensori sciistici a bassa quota.
Era dal 2008, in occasione della XI Settimana Nazionale dell’Escursionismo, che non percorrevo più l’anello del Lago di Viana, passando per il bellissimo Lago di Lusignetto (2174 m), con partenza da Ala di Stura in località “La Fabbrica” (1060 m circa) lungo il sentiero 211.
Le citazioni che trovate qui di seguito le ho prese dall’articolo di Paolo Rumiz che parlava degli impianti di risalita “fantasmi” ovvero quelli abbandonati perché ormai non più funzionanti. Ne avevo parlato nel post “Seggiovie ed alberghi fantasma…” scritto nel 2009.
Con la legge regionale 2/2009 il Piemonte aggiunge regole più severe per le attività invernali in montagna allo scopo di aumentare la sicurezza. In particolare le norme più discusse sono quelle, inserite nell’articolo 30, che obbligano tutti coloro che si muovono su terreno innevato al di fuori delle piste o percorsi definiti sicuri dai singoli comuni di “munirsi di appositi sistemi elettronici di segnalazione e ricerca, pala e sonda da neve per garantire un idoneo intervento di soccorso“. Non voglio certamente mettere in discussione l’importanza di muoversi con la maggiore sicurezza possibile in montagna, ma mi rendo conto che prima ancora dei dispositivi di sicurezza bisogna utilizzare le regole del buonsenso. Purtroppo una legge non riesce a tenere conto delle sfumature della realtà che cerca di regolare e in questo caso non riesce nel difficile compito di segnare una linea di confine tra escursioni oggettivamente poco pericolose e le gite di scialpinismo. Questo potrebbe dare la falsa sensazione a chi frequenta la montagna in maniera superficiale di sentirsi al sicuro solo perchè indossa un ARVA oppure tenere alla larga coloro che vorrebbero farsi due passi nella neve, ma non intendono spendere così tanti soldi per comprarsi l’attrezzatura, magari per utilizzarla un paio di volte l’anno. Bisogna inoltre considerare che tutto ciò potrebbe ostacolare non poco quel turismo legato alle escursioni invernali che invece bisognerebbe incentivare perchè è una forma sostenibile di sfruttamento del territorio.
Lascio il link ad un aggiornamento del CAI Piemonte dove si parla in dettaglio dell’articolo e si specifica che “si demandava ad un apposito provvedimento della Giunta Regionale la definizione delle modalità e dei criteri per l’attuazione” e che tale regolamento non è ancora stato emanato, quindi “è evidente che, non applicando la norma non si applicano le conseguenti sanzioni“ http://www.caipiemonte.it/
E’ giunta all’ottava edizione la Carovana delle Alpi, la campagna di Legambiente che ogni estate effettua il check up dell’ambiente alpino. Anche quest’anno Legambiente percorrerà le Alpi italiane, dal 25 luglio fino a ottobre, con iniziative per denunciare le aggressioni al territorio montano, ma anche per ricercare e promuovere progetti di tutela e salvaguardia. Il filo conduttore di questa edizione sono le speculazioni d’alta quota e la piaga delle seconde case: così i comprensori sciistici nelle Alpi Orobie, la deregulation dell’edilizia turistica in Valle d’Aosta e i resort sulla Marmolada si sono visti assegnate la bandiera nera. Tra le iniziative meritevoli della bandiera verde ne emergono alcune legate alla gestione dei corsi d’acqua alpini. Sono premiate la Provincia di Trento, che ha introdotto misure per garantire i deflussi idrici a valle delle opere di presa e la Provincia di Sondrio, che ha approvato un sistema di regole per le concessioni idroelettriche innovativo nel campo della gestione idrica. Il dossier completo con l’attribuzione delle bandiere nere e verdi ed il calendario delle iniziative può essere scaricato da: