Fa un freddo cane ai Cornetti, il piccolo villaggio in alta Val d’Ala dove in inverno l’ombra e il silenzio ti si appiccicano addosso, mentre calzi le racchette da neve. Non so se per la coda dell’estate infernale, se perché non sono più abituato, se l’abitacolo dell’auto era troppo caldo, ma le mani mi fanno male. Resisto con i ridicoli guantini ma so che tra una mezz’oretta di marcia andrà meglio. E’ sempre stato così. Meno sette non è nulla di strano qui, a 1450 metri, a due passi da Balme dove si dice che l’inverno dura otto mesi. Ma stamane c’è il vento, forte in quota, che appesantisce la sensazione di gelo.
Marjeta Keršič-Svetel è esperta di comunicazione strategica, grande conoscitrice delle aree protette alpine, giornalista ed ex vicepresidente della CIPRA. All’età di 3 anni è partita senza genitori per raggiungere le montagne vicine.
Un’intervista su azioni pionieristiche, i problemi delle Alpi e il loro futuro. Qui riportiamo le sue due ultime risposte a domande su temi cruciali, di cui sentiamo particolarmente l’urgenza.
Qual è, secondo lei, il problema principale che le Alpi devono affrontare oggi? Le Alpi sono sempre state in difficoltà, ma ora la situazione sta peggiorando. La gente di qui era molto brava in quello che oggi chiamiamo uso sostenibile delle risorse, ma quei giorni appartengono al passato. La pressione delle masse di coloro che non vivono nelle Alpi e vi esercitano la loro influenza non è mai stata così grande. Le Alpi con le loro preziose risorse vengono svendute, i giovani se ne vanno, il cambiamento climatico è sempre più evidente. Senza decisioni sagge, questo effetto valanga continuerà. E non riguarderà solo la popolazione delle Alpi. Le comunità locali non possono affrontare queste sfide da sole. Dobbiamo lavorare a livello internazionale per uno sviluppo sostenibile delle Alpi.
Cosa si augura per il futuro delle Alpi? Vorrei che le comunità locali delle Alpi conservassero i loro valori e la loro identità culturale. Non solo per preservare l’eredità del passato, ma anche per plasmare lo sviluppo a modo loro. E che in Slovenia la CIPRA ottenga il sostegno e il peso che ha in altri Paesi alpini.
La strada deve essere tracciata verso un futuro turistico con meno emissioni, meno consumi energetici, meno traffico, meno consumi idrici e una crescente consapevolezza del valore dei luoghi naturali e delle aree tecnicamente “non sviluppate”.
Lo sostiene il Dr. Tobias Hipp (geografo fisico con un dottorato di ricerca sugli effetti dei cambiamenti climatici sul permafrost alpino ed appassionato alpinista e sciatore del Club alpino tedesco) in una breve ma intensa intervista che trovate su di un sito della Convenzione delle Alpi che tratta del Piano d’azione per il clima 2.0.
Il piccolo villaggio di Balme (1432 m) dominato dal versante est dell’Uja di Bessanese (3620 m)
Balme si candida a diventare il primo Villaggio degli alpinisti del Nord-Ovest
Balme, il più piccolo ed elevato comune delle Valli di Lanzo, ha presentato la propria candidatura a far parte del prestigioso circuito dei Villaggi degli alpinisti(Bergsteigerdorfer), sotto l’egida della Convenzione delle Alpi. Il Club alpino italiano, tramite l’Unione delle Sezioni del Canavese e Valli di Lanzo (Intersezionale CVL), ha promosso l’adesione, ritenendo che proprio Balme possegga tutte le caratteristiche per rientrare tra le località prescelte.
I Villaggi degli alpinisti, promossi inizialmente in Austria, sono esemplari nuclei di sviluppo regionali con una rilevante tradizione nel turismo alpino sostenibile. Garantiscono una elevata qualità dell’offerta turistica per gli escursionisti e alpinisti, si caratterizzano per una qualità paesaggistica e ambientale eccellente, impegnandosi per la conservazione dei valori culturali e naturali locali. In qualità di centri di competenza alpina i Villaggi degli alpinisti puntano su serietà, abilità, consapevolezza, nonché sul comportamento responsabile e rispettoso dell’ambiente da parte di chi è ospite. Continua a leggere “Balme si candida all’alpinismo”→
Un angolo del Piano della Mussa (1800 m circa), in una “normale” giornata estiva. Alta Val d’Ala – foto camosci bianchi
In realtà il problema in questione proprio nuovo non è. Perché a dire il vero inizia a presentarsi fin dagli anni Sessanta del Novecento, periodo in cui prende forma la motorizzazione di massa. Un’auto per ogni famiglia, l’auto simbolo di libertà e tante strade per muoversi, appunto, in libertà. Auto con cui risalire le valli nelle domeniche d’estate, in cerca di refrigerio.
Proprio nuovo non è, ma negli ultimi anni ha assunto dimensioni più rilevanti, direttamente proporzionali alle canicole estive. Auto ovunque, tante, troppe per la dimensione fisica della montagna. Questione di spazio, dunque, ma anche di decoro. Di sostenibilità.
La novità sta proprio lì: la sostenibilità. Lo sviluppo detto “sostenibile”. Un comandamento, l’undicesimo, soggetto però a interpretazioni varie, talvolta molto soggettive. E certo molto soggettiva e personale è stata l’interpretazione di “sostenibilità” che ha ispirato il progetto “Recupero ambientale e miglioramento della fruizione del Lago di Malciaussia” (tecnicamente uno studio di fattibilità).
Ambiente alpestre, alte montagne, il Rocciamelone che vigila a occidente
Così è Malciaussia, 1800 metri di quota, alla testata della Valle di Viù, la più meridionale delle tre Valli di Lanzo, a una cinquantina di chilometri da Torino.
Una conca in gran parte occupata da un invaso artificiale che al momento della realizzazione, negli anni Trenta del Novecento, sommerse il villaggio omonimo. Nello spazio residuo, sulla riva sinistra del lago, corre una strada sterrata che termina in località Pietramorta, poche case addossate a una rupe.
Dalla strada si alzano i ripidissimi pendii basali della Lera, altra montagna caratteristica della zona (pendii sui quali sale in allungati tornanti il sentiero per l’alto Colle dell’Autaret, antica via di collegamento tra Roma imperiale e la Gallia). Continua a leggere “Malciaussia, Valli di Lanzo: nuovi problemi, vecchie soluzioni”→