Le feste natalizie: presagi e auspici per il futuro

Tratto dal libro Il segno dei giorni. Ricorrenze e tradizioni nelle Valli di Lanzo di Ariela Robetto (Daniela Piazza Editore, 2002).

N.B.: cliccando sul numero delle note, si apre un file in pdf dove le trovate tutte (per comodità di lettura, potete tenerlo aperto e consultarlo quando necessario; le note sono anche rintracciabili alla fine del post).


“Tempora temporale! Avessi digiunato alla vigilia di Natale!” esclamava Bàtistëtta Droetto, classe 1848, allorché, con occhio sgomento vedeva gonfiarsi le nubi da tempesta a tramontana, là verso l’Uja, verso il passo dell’Ometto, tanto basse da coprire i pascoli del Granmont, appena sopra Mondrone1. Uomo religiosissimo (il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo metteva a digiuno anche il suo bestiame) non sospettava certamente di rinnovare un’antica usanza pagana allorché faceva dipendere le rovine del temporale da un periodo da sempre considerato foriero di presagi come quello del solstizio d’inverno, riconvertito dalla cristianizzazione nelle festività per la nascita di Gesù Cristo.

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Piccoli ghiacciai alpini

Ghiacciaio del Travignòlo (Pale di San Martino) nel 1922.

Quando il giardino della memoria inizia a inaridire, si accudiscono le ultime piante e le ultime rose rimaste con un affetto ancora maggiore. Per non farle avvizzire, le bagno e le accarezzo dalla mattina alla sera: ricordo, ricordo, in modo da non dimenticare.
(Orhan Pamuk)

Sono rari i libri di montagna che mi hanno lasciato un segno profondo, immergendomi in lunghe riflessioni e al contempo facendomi provare emozioni intense.

Giovanni Baccolo, giovane alpinista e ricercatore dell’Università di Milano-Bicocca, ha trascorso diversi anni tra le Pale di San Martino, il più grande gruppo dolomitico, facendosi accompagnare da un personaggio d’eccezione: Bruno Castiglioni (1898-1945), fratello del più citato Ettore, grande appassionato di montagna e considerato il più importante glaciologo dolomitico degli Anni ’30 e ’40.

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La via del sacro non è sempre quella giusta

Sacro Monte di Varallo. Foto di Stefano Aietti (da www.cittaecattedrali.it)

Abbiamo ricevuto un contributo dal dott. Bruno Farinelli (Università di Anversa) in merito al post “Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso”. Lo ringraziamo sentitamente per averci fornito un autorevole spunto di riflessione sulla proposta di Toni Farina in vista dei 100 anni del Parco Nazionale del Gran Paradiso.

Testo di Bruno Farinelli

La proposta di istituire una montagna sacra all’interno del Parco del Gran Paradiso per celebrare i 100 anni dalla sua nascita ha suscitato notevole interesse in molte persone, compreso in chi ha deciso di scrivere questa breve riflessione. I miei studi mi hanno portato a indagare la materia religiosa e in particolare la sua declinazione in ambito montano. Questa proposta mi spinge a proporre, senza alcuna intenzione polemica, alcune riflessioni sui risvolti che “la via del sacro” può portare con sé. Continua a leggere “La via del sacro non è sempre quella giusta”

L’ultima scena di un mito

Cresta di Bionnassay dal Rif. Gonella – versante S del Monte Bianco (foto di Alberto Cucatto)

«Nell’accingermi ad enumerare le imprese del Castagneri sento che sto per fare buona parte della storia alpinistica della Sezione Torinese; sono 25 anni di alpinismo schietto ed ardito che si compendiano nel suo nome e nei quali egli ebbe come guida la presidenza perpetua delle nostre escursioni; con lui si accompagnarono i fondatori del nostro Club e molti dei più noti ed arditi dei nostri colleghi.»

Guido Rey, 1890

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Un mito lo riconosci dall’uscita di scena e che la guida alpina di Balme Antonio Castagneri lo sia, nessuno lo mette in dubbio. Ma quale ultima scena ha fatto smarrire questo grandissimo alpinista delle Valli di Lanzo? Cosa ha potuto fermare le imprese di un personaggio così straordinario?

Metti insieme la roccia e il ghiaccio e cerca i migliori interpreti italiani di questi due terreni. E poi sogna la gloria sul Monte Bianco. Siamo alla fine del XIX secolo e la roccia si chiama Antonio Castagneri (Toni dei Tuni di Balme, villaggio dell’alta Val d’Ala) mentre il ghiaccio è Jean-Joseph Maquignaz. Il sogno lo fa il conte Umberto Scarampi di Villanova – socio del Cai Torino – nell’imminenza di sposarsi. Desidera lasciare la sua firma sul massiccio più alto d’Europa facendosi condurre da due tra le più forti ed esperte guide dell’epoca. Come se oggi mettessimo insieme Simone Moro e Steve House. Per fare cosa?

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Un millenario per le Alpi

«Sensibili alla bellezza e permeabili all’amore»

Tre anni per san Bernardo di Aosta

Testo di Bruno Farinelli*

Uno dei più importanti storici del Novecento, Fernand Braudel, dovendo indicare quale catena montuosa europea rappresentasse al meglio la montagna mediterranea si trovò, quasi costretto, a negare questo primato alle Alpi: non di certo per antipatia verso lo spazio alpino ma, al contrario, perché riconosceva a esso delle caratteristiche che lo rendevano unico nel suo genere. «Sì, ma le Alpi sono le Alpi», ragionava Braudel nel suo Mediterranée, «montagne eccezionali per risorse, discipline collettive, qualità dell’umanità, numero delle strade». L’eccezionalità delle Alpi deriva soprattutto da quella «qualità dell’umanità» individuata dallo storico francese, un’umanità che su di esse s’insediò nei secoli, contraddistinta da una profonda spiritualità. Tra le grandi figure che rappresentarono al meglio questa eccezionalità dell’ambiente alpino, possiamo sicuramente annoverare quella di san Bernardo di Aosta, il cui nome rimanda immediatamente al passo del Gran San Bernardo, dove il santo fondò un ospizio nel secolo XI.

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Lettera al Sindaco di Germagnano (To)

Pubblichiamo la lettera che abbiamo ricevuto da Ezio Sesia e che è stata inoltrata alle sezioni Cai delle Valli di Lanzo (To), al Cai Uget Torino e alla Società Storica delle Valli di Lanzo.
E’ l’ennesimo scempio che si sta perpretando sulla straordinaria rete sentieristica delle Valli di Lanzo (provincia di Torino), patrimonio inestimabile di cultura, storia e natura.


Presso la cappella si San Giovanni a Creusmurai (768x1024)Egregio Sig. Sindaco Francesco Airola,

siamo venuti a conoscenza che nel territorio del suo comune sta per essere realizzato il collegamento stradale fra la frazione di Colbeltramo e la cappella di San Giovanni a Creusmurai. Tale intervento, a quanto ci risulta (e naturalmente ci auguriamo che le informazioni avute siano errate!), comporterebbe la distruzione della mulattiera che attualmente unisce le due località, uno degli ultimi tratti originali rimasti dell’antica strada usata fino al 1842 per risalire la Val di Viù e arrivare in Savoia attraverso il colle dell’Autaret.

Tale percorso, di rilevante interesse storico oltre che paesaggistico, è inserito nel catasto regionale dei sentieri con il n. 101, e allestito come sentiero natura, con segnaletica e tabelle illustrative apposite.

Confidiamo che Lei, tra i primi nelle Valli di Lanzo a mostrare lodevolmente fin dagli anni 80 sensibilità e attenzione alla sentieristica nella nostra zona e in particolare nel suo comune, insieme all’Amministrazione comunale poniate la massima cura ad evitare che Tratto della mulattiera a rischio presso Colbeltramo (768x1024)il danno paventato possa verificarsi, se necessario negando l’autorizzazione all’effettuazione dei lavori; del resto la cappella di San Giovanni già adesso è raggiungibile in pochi minuti dalla carrozzabile sul versante di Pian Bausano, e riesce davvero arduo comprendere la necessità di un collegamento stradale sull’altro versante, svilendo una zona oggi assai piacevole e frequentata dagli escursionisti in tutte le stagioni.

Saremmo lieti di avere da lei delle rassicurazioni in merito, onde poter continuare a praticare, insieme a tanti turisti ed escursionisti, sentieri e mulattiere che costituiscono una delle più apprezzate attrattive delle nostre valli, e che numerosi volontari e soci del CAI, con la collaborazione delle amministrazioni comunali più sensibili, hanno contribuito con fatiche e ore gratuite di lavoro a rendere percorribili con piacere e sicurezza.

Ezio Sesia (Società Storica Valli di Lanzo)


“Sapevamo, o credevamo di essere «un popolo di poeti, artisti, eroi, santi, pensatori, scienziati, navigatori, trasmigratori», com’è scritto (da un discorso di Benito Mussolini del 1935) sulle quattro facciate del Palazzo della Civiltà del Lavoro, a Roma-Eur. Invece siamo «un popolo di scimmie», dedito allo «smantellamento brutale e alla distruzione metodica della bellezza, alla trasformazione di luoghi bellissimi in luoghi senz’anima», scrive, dispiaciuto e adirato come Achille, Raffaele La Capria in Ultimi viaggi nell’Italia perduta (Bompiani).”
Articolo di Carlo Vulpio sul Corriere della Sera.

Pertus

Ponte delle Scale
Il Ponte delle Scale nei pressi del villaggio fantasma di Pertus (foto di Ezio Sesia, presa due giorni prima dell’alluvione del 15 ottobre del 2000 che lo spazzò via)

C’era una volta in Valle d’Ala un paesino minuscolo, abitato da una cinquantina di persone dedite alla fusione e alla lavorazione di argento e ferro, oltre che all’agricoltura e all’allevamento del bestiame. Per la sua posizione infossata presso il torrente Stura, all’incirca a valle dell’attuale borgata di Chiampernotto, frazione di Ceres, fu chiamato Pertus, che significa “buco”.
Venne fondato nel 1267, in seguito ad una concessione di Guglielmo VII di Monferrato, da un gruppo di coloni provenienti quasi sicuramente da fuori valle: erano forse i leggendari “bergamaschi” o “biellesi”, allora specializzati nei lavori minerari.
Per quasi 400 anni a Pertus si visse abbastanza tranquillamente, pur tra gli alti e bassi che si alternano come in qualunque altro posto, tra operosità e povertà, rischi di epidemie e carestie, periodiche minacciose alluvioni, finché, il 17 settembre 1665, il villaggio fu spazzato via dalle acque della Stura, che avevano sfondato il temporaneo sbarramento causato da una immane frana caduta dalla zona della Courbassera.
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Camussòt

logo_camussotDopo importanti lavori di ristrutturazione, a metà maggio 2015 è prevista la riapertura dello storico Albergo Camussòt di Balme, in alta Val d’Ala (Valli di Lanzo).

Luogo simbolo dell’alpinismo torinese da quando alla vigilia di Natale del 1874 i due compagni di collegio ed amici Alessandro Emilio Martelli e Luigi Vaccarone vi pernottarono prima di tentare la salita all’Uja di Mondrone con l’oramai internazionale guida alpina “audace, esperta, fidata, prudenteAntonio Castagneri detto Tòni dìi Toùni.

Vorrei condividere con voi la riapertura del Camussòt con delle note note bibliografiche di Claudio Santacroce pubblicate su Barmes news n.25 – Gennaio 2006 : una sorta di recensioni dei media del tempo. Continua a leggere “Camussòt”

Nascita dell’alpinismo invernale: Uja di Mondrone 1874

Il versante Est dell’Uja di Mondrone (2965 m)

La spinta nell’andar per monti oltre i boschi ed i pascoli delle Terre Alte, non per motivi spirituali, di caccia o raccolta di cristalli, avviene tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento grazie ad un’esplorazione scientifica sempre più frequente da parte di uomini di cultura, studiosi e clericali provenienti da ricche famiglie.

L’Alpine Club di Londra nasce nel 1857; il Club Alpino Italiano invece nel 1863 per volere di Quintino Sella, Bartolomeo Gastaldi ed altri pari gentiluomini.

Si condivide un leggendario e fortunato periodo dove nasce l’interesse della stampa e degli artisti – che son spesso alpinisti – a documentare e a dipingere le ascensioni, le bellezze delle montagne e dei paesaggi.

Tutto è in fermento.

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In memoria di

Punta del Rous 2014.09.21“There was no way of determining drift. No way of calculating wind. No way of fixing position. Turning back was out of the question.” (cit. John Roos)

Nel nostro minuto di silenzio, rispettato per ricordare l’ultimo volo dei ragazzi di Sua Maestà, morti giovanissimi sulle rocce di Punta del Rous settant’anni fa, solo un rumore si è intromesso: è stato quello di un aereo, ma non uno di quelli a reazione che sovente attraversano i cieli sopra le Valli di Lanzo, con le loro scie: questo era un velivolo ad elica con il suo inconfondibile rombo. E’ stato spontaneo ed immediato credere che loro fossero lassù per solcare orizzonti liberi dalla follia umana che li ha portati a morire sulle montagne della Val d’Ala.

Nove i partecipanti all’escursione organizzata dal Cai di Lanzo per commemorare i 70 anni della tragedia del B-24 Liberator KG 999 schiantatosi il 12 ottobre 1944 sullo spartiacque Val d’Ala-Val Grande, a circa 2500 metri di quota, durante una missione di rifornimento per i partigiani.

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Punta del Rous 70 anni fa

Equipaggio KG999 -12.10.1944
L’equipaggio del KG 999 (foto: Gavs Torino)

Tra le 16:00 e le 16:40 del 12 ottobre del 1944 venti aerei B-24 Liberator del 31° Squadron appartenenti al 2° Wing S.A.A.F. decollarono dall’aeroporto di Celone (Foggia) per raggiungere il Nord Ovest dell’Italia e lanciare sulle montagne gli aiuti ai partigiani.

All’equipaggio del KG 999, alzatosi in volo alle 16:15, viene assegnato l’obiettivo “Chrysler”, corrispondente alla zona della bassa Val Toce, a nord del lago d’Orta. Il tempo è peggiore di quanto inizialmente previsto, sia lungo la rotta che sugli obiettivi, con cielo coperto variabile da 7 a 10/10 e nuvolosità estesa tra i 1500 e i 3000 metri di quota.

La loro missione si conclude tragicamente alle 20:30 sullo spartiacque Val d’Ala-Val Grande di Lanzo nelle Alpi Graie meridionali: il velivolo, avvolto dalla fitta nebbia ed immerso nella totale oscurità, si schianta pochi metri sotto la Punta del Rous, a circa 2500 metri di altezza.
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Ciriè – Lanzo

Ceres - StazioneIn Italia tutti i cultori della storia di treni e delle ferrovie sanno dov’è Ceres. Non perché conoscano a memoria gli orari ferroviari ma perché è il capolinea di una piccola grande ferrovia. Una linea romantica per il bel paesaggio attraversato. Interessante per le tecniche innovative che l’hanno contraddistinta negli anni. Tratto di molte corse speciali del Museo Ferroviario Piemontese. E per molti anni museo vivente essa stessa, dal momento che nel 1982 era ancora esattamente come quando era stata elettrificata, nel 1920.  Massimo Condolo

Chi meglio dell’autore del libro “Torino-Ceres – 140 anni di storia” può introdurre la Cirié-Lanzo? (così affettuosamente chiamata da noi torinesi la ferrovia Torino-Ceres). Continua a leggere “Ciriè – Lanzo”

Angeli e demoni

soleNatale si sta avvicinando e ho pensato di lasciare in questo blog un augurio speciale a tutti voi riportando un breve brano del libro Il segno dei giorni, di Ariela Robetto. Farete, nel giro di pochissimi minuti, un viaggio tra Oriente e Occidente, tra bene e male, tra angeli e demoni.

Tra storia e cultura delle Valli di Lanzo.


[…] Il Natale ha preso, verso la metà del secolo IV, nella Chiesa d’Occidente, il posto della festa di Mitra, Natalis solis invicti, cadente secondo il calendario romano il 25 dicembre, ritenuto erroneamente solstizio d’inverno al posto del 21.

Mitra era una divinità iranica, il cui culto fu diffuso nel II-III secolo d.C. dai soldati delle legioni romane che lo avevano conosciuto nelle campagne d’Oriente. Era identificato con il Sole e veniva adorato nei mitrei, santuari che in Roma erano circa in numero di duemila: si trattava di sale sotterranee in cui gli adepti consumavano il pasto comune, uno degli atti solenni del culto che richiama il banchetto eucaristico della tradizione cristiana. Nei mitrei si svolgeva un servizio quotidiano rivolto alla statua, un altro settimanale per santificare la domenica, infine la grande festa annuale del 25 dicembre, anniversario della nascita del dio solare, immaginato uscente da una rupe. A sostegno di tutto vi era una dottrina centrata sui benefici scaturiti dalla vittoria divina sul male (identificato con il toro), ricca di contrapposizioni dualistiche tra angeli e demoni, tra bene e male. Il banchetto mitraico ripeteva quello celebrato da Mitra vittorioso con i suoi alleati all’ origine del tempo e anticipava quello finale quando, secondo le credenze, Mitra avrebbe suscitato i morti dal sonno e separato i giusti dai malvagi. Continua a leggere “Angeli e demoni”

Autunno bianco in Val Servin

La domenica appena passata è stata una ghiotta occasione per condividere con gpcastellano, blacksheep77, serpilloCristina, Paolo e Gaia (tutti e tre del CAI di Pinasca, Val Chisone) la Val Servin tra le montagne di Balme.

Al termine di questa deliziosa e remunerativa escursione, in un angolo solitario e selvaggio dell’alta Val di Ala, ci siamo incontrati con Lichene1 e Gianni Castagneri che, con grande disponibilità, ci ha aperto le porte dell’Ecomuseo delle Guide Alpine “Antonio Castagneri”.

Abbiamo poi festeggiato il primo  anno di vita di  questo blog insieme a ometto83 e fenneck nei bellissimi locali dell’Antico Albergo Camussot dove Antonella e Guido ci hanno coccolato con una superba merenda sinoira.

Con tutta franchezza, possiamo dire che non ci siamo fatti mancare proprio niente per onorare un incontro tra blogger e simpatizzanti appassionati e innamorati di montagna.

Peccato davvero per tutti coloro che non ci hanno potuto raggiungere tra le splendide montagne dall’alta Val di Lanzo. Continua a leggere “Autunno bianco in Val Servin”

Libro storico ferrovia Torino – Ceres

copertina del libro

Oggi ho visto che il 16 dicembre GTT farà uscire un nuovo libro storico sulla ferrovia Torino – Ceres. Non ho avuto modo di vederlo, ma se è come gli altri dev’essere un bel documento, ricco di fotografie. L’unica pecca sarà probabilmente il prezzo. Non sono riuscito a recuperare il link, ma appena riesco lo mando.
Buona neve!

by Andrea