Homo sapiens über alles

Sedersi con le spalle all’ingresso del bivacco Molino (2283 m; Val d’Ala – Valli di Lanzo) ed osservare un branco di stambecchi che pascolano a pochi metri di distanza, è al contempo un evento inconsueto ed un’emozione straordinaria.

Dopo aver pascolato, il branco ha sfilato davanti a noi andando avanti e indietro in fila indiana, le femmine in testa e i piccoli al seguito, mentre alcuni esemplari sono rimasti appostati come sentinelle sulle prominenze rocciose, che si erigono alle spalle al bivacco.

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Il glacialismo nelle Valli di Lanzo

Rintracciare una copia del libro Il glacialismo nelle Valli di Lanzo, di Federico Sacco, non è stato semplice. Qualche anno fa mi trovai in un vicolo cieco quando scoprii che una copia per la consultazione era disponibile all’Accademia delle Scienze di Torino ma per entrarci era necessario essere socio oppure farsi presentare da uno di essi. Successivamente mi venne in aiuto – ormai insperato – Giacomo Re Fiorentin, geologo dell’Arpa Piemonte.

Pubblicato nel 1928, sono riportate le memorie del Prof. Sacco sulle osservazioni e sugli studi del glacialismo delle Valli di Lanzo, corredato di carta glaciologica e fotografie.

Prima di continuare nella lettura di questo post, vi invito a guardare un paio di video per rendervi conto di quanto sta succedendo quest’estate in alta quota.

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Il fu ghiacciaio della Ciamarella

Sulle carte escursionistiche, sui programmi del Cai, tra le parole delle comitive di alpinisti, sui giornali si parla di “ghiacciai” quando in verità molti di questi, sulle Alpi piemontesi, sono diventati – purtroppo – “glacionevati” o più precisamente “fossili climatici” (G. Baccolo, 2020). I cambiamenti climatici sono rapidissimi e di conseguenza trasformano gli ambienti delle Alpi: quello che avveniva in centinaia di migliaia di anni, ora lo possiamo osservare nel giro di pochi decenni. Eppure tutto questo non ci scuote minimamente e continuiamo imperterriti a scaricare in atmosfera i gas serra che sono la principale causa di questa mostruosità.

Glacionevato della Ciamarella (alta Val d’Ala – Valli di Lanzo – Alpi Graie – Piemonte), 31/07/2022. Video di Ivano Ravicchio durante l’escursione all’Uja di Ciamarella (3676 m) del Cai di Lanzo Torinese.

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Il sentiero effimero

Il primo ottobre dello scorso anno, con grande impegno ed entusiasmo, pubblico il post L’anello di Rocca Tovo ma se sapeste il tempo che ci ho dedicato, probabilmente mi dareste dello scemo.

Siamo in alta Val d’Ala, nelle Valli di Lanzo, e un sentiero storico è finalmente tornato in vita, consentendo di percorrere a piedi il versante Nord di Pian della Mussa, parcheggiando l’auto proprio sul confine con il Sito di Interesse Comunitario.

Tabella segnavia Cai – Regione Piemonte all’Agriturismo La Masinà, presente da diversi anni.

Wow! Finalmente si può fare escursionismo sul Piano senza percorrerlo con l’automobile per raggiungere qualche sentiero o qualche abbuffata in piole o pseudo rifugi? Ma davvero possiamo vivere quest’esperienza liberatrice? Finalmente non siamo condannati dai padroni del vapore (ops… del petrolio e affini, scusate) a pompare gas climalteranti in atmosfera proprio in habitat particolarmente pregiati e fragili? Finalmente possiamo indossare gli abiti di esseri umani non distruttori, ricercando una qualche forma (parziale, certo) di turismo sostenibile? Dopo anni di discussioni sulla necessità o meno di chiudere il S.I.C. Pian della Mussa al transito del traffico privato?

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Sulla via della desertificazione?

La seggiovia “Karfen” di Ala di Stura (siamo in Val d’Ala, Valli di Lanzo) è stata recentemente sequestrata. E’ La Stampa del 21 aprile scorso a darne notizia (qui l’articolo) e tra le righe del pezzo si parla – sorprendentemente – di paesaggio: secondo gli inquirenti non sarebbero state rispettate le relative norme.

Che ne sappiamo di paesaggio? Soprattutto di quello di montagna? E che cosa avrebbero combinato le ennesime ruspe sguinzagliate sui versanti all’ombra di Ala di Stura?

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L’alpe Corniele: un nido d’aquila nelle Valli di Lanzo

Un brandello di memoria lo si può tramutare in un’escursione al limite dell’impossibile?
Ho recuperato un numero del 2015 della rivista “Panorami-Vallate Alpine”, che purtroppo ha chiuso i battenti, in un angolo buio e polveroso di uno scantinato. In quel cantuccio, uno scritto della cara amica Ariela attende di dimostrarti che il concetto di tempo (cronologico) è una pura invenzione umana. Aspetta di confermarti che semplicemente non esiste. È la coscienza l’ingranaggio del “tempo”. Sfuma in noi, lentamente ed inesorabilmente, mentre andiamo incontro alla vecchiaia. Abbiamo solo un’arma per tenerla vigile: la memoria, l’unica ed insostituibile “bomba nucleare” che possa annientare le ombre tenebrose che eclissano la coscienza.

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Due giornate alle pendici del Plu: la Piramide

Il Monte Plu (2196 m) sorge completamente in Val d’Ala (la mediana delle Valli di Lanzo) e dalla sua cresta orientale, che forma una lunga spalla rocciosa, si staccano tre distinti crestoni. Da ovest: lo Sperone Grigio, la Cresta Botto e la Piramide. Verso sud-est, invece, precipita nel Vallone di Crosiasse la “Cresta della Scuola“. Tra queste rocce, situate in un ambiente estremamente selvaggio, solitario e tetro, si sono cimentati alpinisti del calibro di Boccalatte, Motti, Manera, i fratelli Piero e Lino Fornelli, Dionisi…

A = Monte Plu (2196 m); B = Sperone Grigio; C = Cresta Botto; D = Piramide; E = colletto “Alpe il Tourn”; (1620 m); F = borgata Monaviel (1280 m); G = casolari Vieia (1350 m); H = Cresta della Scuola (foto ed elaborazione camosci bianchi).
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È arrivato l’autunno

L’autunno è la più intima delle stagioni e Lia in questo scritto si lascia dolcemente andare ai ricordi della sua infanzia.


E’ arrivato l’autunno: gli alberi si spogliano delle loro chiome, i prati piano piano perdono il loro colore, la terra si avvia al sonno invernale. Presto arriverà la neve, in passato questa era la stagione autunnale, ma purtroppo non è più così: il tempo, le stagioni sono cambiate.

Un tempo cadeva tanta neve e per chi abitava in montagna la vita diventava più difficile.

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L’anello di Rocca Tovo

Gli escursionisti provetti che risalgono in auto tutta la Val d’Ala (la mediana delle Valli di Lanzo), per guadagnare il Pian della Mussa (1800 m), difficilmente si accontenteranno di salire sulla vetta di Rocca Tovo che è alta “solo” 2298 metri e richiede poco meno di due ore di marcia per raggiungerla.

Intorno a questo ex lago di origine glaciale -il Piano-, su cui passa la Strada provinciale 1 delle Valli di Lanzo, ci sono vette molto più accattivanti che possono attirare le loro ambizioni.

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Le molte ombre e poche luci del progetto Punta Corna

Testo di Alberto Valz Gris*

Nei giorni scorsi il quotidiano La Stampa e altri giornali locali hanno dato spazio ad una serie di articoli (qui per visionarli) in cui si parla di un progetto di estrazione mineraria nella zona di Punta Corna nel Comune di Usseglio, in alta Valle di Viù (Valli di Lanzo). Il progetto è in realtà avviato da qualche anno, ma i quotidiani lo riportano giustamente al dibattito pubblico dato che quest’anno l’azienda titolare, l’australiana Altamin Ltd, ha rinnovato la richiesta per proseguire ed estendere l’area in cui effettuare sondaggi alla ricerca di cobalto, argento e metalli associati nella zona di Punta Corna. I permessi di ricerca sono stati avanzati anche per i comuni di Balme e Lemie.

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La mia salita al Plu (Cresta Botto)

Una ricognizione suggestiva su una salita insolita nelle valli di Lanzo

Testo di Enrica Grandis

Sono diverse e si sovrappongono le motivazioni che spronano a una salita in montagna: per alcuni è la passione di una vita, per altri è l’anelito della prestazione, o ancora uno sfogo o un desiderio di mettersi alla prova, qualcuno per assecondare il desiderio di altri, ma tutto in qualche modo si intreccia. Nel mio sentire è la curiosità a dominare su tutto. Non sono un’atleta né un’alpinista, solo un’amante della montagna, e sono curiosa. Tuttavia per frequentare la montagna devo comunque allenarmi, almeno un po’. Quel minimo accettabile e con quella certa costanza che consente di godersi una bella gita con gli sci o una piacevole scalata senza troppi affanni. La curiosità mi porta in luoghi incantevoli, a volte singolari. Ogni tanto capita un’occasione un po’ speciale, come questa, alla cresta Botto. Continua a leggere “La mia salita al Plu (Cresta Botto)”

La nuova normalità alpina

Le due foto che vedete di seguito ritraggono entrambe il Rio Courbassere che scende dal versante sud del Monte Plu (2196 m), in Val d’Ala (Valli di Lanzo). Quella di sinistra è stata scattata il 9 aprile 2021 mentre quella di destra il 9 aprile 2007. Siamo a 1245 metri sul sentiero 239, poco prima di toccare l’Alpe Cré da Riàn (1230 m), situato nella palestra di roccia delle Courbessere.

Il versante a solatio della Val d’Ala è ormai da molti giorni desolatamente privo di innevamento fino sul crinale dello spartiacque, che in questo tratto della Valle (area del Comune di Ala di Stura) arriva a circa 2500 m di quota.

Ad inizio aprile, le condizioni dei torrenti assomigliano a quelle che si rinvengono in estate inoltrata, con le temperature torride degli ultimi anni. La situazione è un pochino migliore a nord, ma non è certo incoraggiante.

Potete scorrere la barra verticale bianca nel centro per fare il confronto, tenendo d’occhio l’asterisco rosso.

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La Cresta Botto al Monte Plu

Illuminati dagli ultimi raggi del sole di una giornata di fine autunno, gli speroni del Monte Plu invitano a guardare in alto.

Il Monte Plu (2196 m) sorge completamente in Val d’Ala (la mediana delle Valli di Lanzo) e dalla sua cresta orientale, che forma una lunga spalla rocciosa, si staccano tre distinti crestoni. Da ovest: lo Sperone Grigio, la Cresta Botto e la Piramide. Verso sud-est, invece, precipita nel Vallone di Crosiasse la “Cresta della Scuola“. Tra queste rocce, situate in un ambiente estremamente selvaggio, solitario e tetro, si sono cimentati alpinisti del calibro di Boccalatte, Motti, Manera, i fratelli Piero e Lino Fornelli, Dionisi…


Il tracciato della via della Cresta Botto. Alla sua sinistra ed in alto, si scorge la vetta del Monte Plu (2196 m). Clic per ingrandire.

Testo di Luca Enrico (CAAI)

Quando vado a ripetere certe salite desuete, cadute ormai nel dimenticatoio, cerco spesso di identificarmi nei primi salitori. In un viaggio a ritroso nel tempo provo ad immedesimarmi in quegli alpinisti che non molto dissimilmente da me risalirono gli stessi sentieri e le stesse rocce che oggi io sto percorrendo. Eppure tante cose sono cambiate, soprattutto per salite che hanno cento anni o poco meno. Un altro mondo, altri problemi, altri ritmi, eppure credo che la passione sia sempre immutata, che quella che ci spinge oggi sia identica a quella che spinse quei pionieri. Continua a leggere “La Cresta Botto al Monte Plu”

Io non mi diverto

Ho guardato il bellissimo documentario “Le Temps d’une Vie” che il Gran Paradiso Film Festival ha concesso gentilmente in visione gratuita.

E’ la storia a ritroso di uno stambecco del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Si chiama Becco e i suoi geni sono sopravvissuti alle ere glaciali fino a quando non ha incontrato Homo sapiens, rischiando così l’estinzione. Ma poi ha incrociato un Re e dei guardaparco e così la sua traiettoria è cambiata. Il film narra del tempo di una vita: quando hai imparato il segreto dell’infinito, è tempo di morire. Continua a leggere “Io non mi diverto”

Le suggestioni del Plu

Un ambiente tra i più suggestivi delle Valli di Lanzo; soprattutto in autunno il paesaggio del Plu assume un fascino veramente straordinario, per la vastissima gamma di colori dei fitti boschi alla base degli speroni. Anche in inverno quando la neve colma i ripidi e profondi canaloni il Plu è interessantissimo; il paesaggio muta e si avvicina assai a quello dell’alta montagna.

Gian Piero Motti (1974)

Non è necessario essere alpinisti provetti per sentire un ambiente così affascinante, come quello descritto da Motti. Continua a leggere “Le suggestioni del Plu”